Contemplazione é un’attività normale
dello spirito cristiano o dello spirito del cristiano
Nell’atmosfera del ritiro
*pensiamo che un rapporto particolarmente attivo si stabilisce ogni istante tra noi, il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo e tutti gli uomini del mondo;
*pensiamo e manteniamoci nello spirito di questo ritiro, entriamo, cioè nella dimensione contemplativa della nostra esistenza;
*pensiamo alle mete della certezza, della sicurezza, della pace e della gioia.
La contemplazione suppone una realtà stupenda da percepire con la apertura di tutto noi stessi.
La realtà stupenda, che ci propone la Rivelazione cristiana, é Dio presente nella storia umana, al fine di salvare l’uomo.
La realtà stupenda della Rivelazione cristiana é Dio che, attraverso la storia entra in dialogo con l’uomo per glorificarlo ed esaltarlo fino a dimensioni divine. Quindi questo é l’oggetto della nostra contemplazione. Contemplazione é un’attività normale dello spirito cristiano o dello spirito del cristiano.
Una lunga storia della spiritualità cristiana ha definito, per quasi diciotto secoli su venti, la contemplazione come un’attività straordinaria dello spirito del cristiano. Bisogna correggere questo equivoco o trovando altre espressioni o correggendo il senso di questa espressione, cioè del senso della contemplazione, perché in noi, Dio ha fatto cose stupende.
Ogni cristiano, ogni battezzato é Figlio di Dio fratello con Gesù Cristo dimora, tempio, tabernacolo dello Spirito Santo.
Per ogni cristiano é certo che, lo Spirito Santo diffonde in lui la capacità di amare di Dio stesso, quindi la costituzione della personalità cristiana é di natura mistica, cioè misterica, cioè di una presenza speciale di Dio che opera cose stupende.
Tutto questo si dispiega dinanzi al nostro sguardo spirituale – e per sguardo spirituale intendo lo sguardo illuminato ed esaltato dallo Spirito Santo – su una lunga storia che a brevissimi tratti, possiamo definire in varie pause o momenti particolari o in tappe particolari, questa storia si compendia nei rapporti di Dio con …….
*Il momento della creazione: il rapporto di Dio con Adamo ed Eva prima del peccato, della promessa di una salvezza.
*E poi i rapporti di Dio con i patriarchi: continua una specie di natale tra una generazione e l’altra, della presenza di Dio in mezzo ai “suoi”.
*I rapporti di Dio con Mosè in particolare, durante tutta la lunga vicenda dell’esodo,
*poi coi profeti
*e infine con Gesù Cristo, Parola decisiva di Dio: la Parola in persona di Dio al centro di questa lunga storia dell’Antico e del Nuovo Testamento,
Nell’Antico Testamento ci sta l’Alleanza:
Dio che prende l’iniziativa di salvare l’uomo,
Dio che prende l’iniziativa di liberarlo da una schiavitù sociale,
Dio che prende l’iniziativa di stabilire un rapporto, un contratto, un’alleanza con questo popolo particolare che, chiama “il suo popolo”che, diventa il “suo popolo” per il quale Dio compie cose straordinarie.
Le grandi visioni di Dio: nel mistero, nel fuoco, nel dell’oscurità della notte riferite a Mosè, riferite ai profeti, riferite prima dei profeti ai patriarchi, sono tutti sprazzi -si direbbero oggi sono tutti flecs- su Dio, su chi é Dio.
E Dio si rivela, si fa conoscere nella sua natura attraverso eventi, non attraverso definizioni verbali. L’unica definizione del Padre é la più breve che possa esistere “Io sono”. Dio dice di se stesso “Io sono” Quindi, colui che é l’essere, il fondamento dell’Essere, l’operatore, il creatore, il salvatore.
La nuova Alleanza. Noi siamo chiamati particolarmente a contemplare gli eventi della nuova Alleanza. Sono sanciti questi eventi, oppure l’alleanza nuova é sancita nel sangue di Gesù Cristo. L’Alleanza antica era sancita nel sangue dei capri, dei tori. L’alleanza nuova é sigillata nel momento in cui il Figlio di Dio, Verbo fatto uomo, versa il suo sangue per compiere il disegno del Padre:
liberare il mondo dal peccato e
introdurre nel mondo una vita nuova, la vita stessa di Dio.
Vediamo brevemente la definizione del regno negli scritti del nuovo Testamento:
i Sinottici usano “ regno di Dio o il regno dei cieli”.
San Giovanni dice la stessa realtà con l’espressione “vita eterna”
San Paolo particolarmente con la parola “grazia”.
E allora, normalmente noi possiamo chiamare: il regno di Dio, la vita eterna, la grazia in noi, per noi, nel mondo, per il mondo, nell’universo perché anche l’universo é coinvolto in questa magnifica storia, in questa stupenda avventura.
Io do alcune indicazioni o citazioni tratte appunto dai Vangeli, in particolare da san Giovanni e in modo speciale nel – così detto – discorso della cena. Domani mattina vedremo la tessa realtà in San Paolo.
“Il tempo é compiuto, il regno é vicino, convertitevi e credete al vangelo (Mc 1, 11)
“Venga il tuo regno” -la preghiera del Padre
“Il regno dei cieli é dentro di voi” (Luca 17, 20-21) .Non so se è esatta questa citazione, cioè le parole sono esatte, ma…
“Questa é la vita eterna che conoscano te unico vero Dio e colui che hai mandato, Gesù Cristo ”
Questa é la vita eterna, questo é il regno di Dio, questa é la cosa stupenda ineffabile.
“Che conoscano te unico vero Dio e colui che hai mandato”, ma qui c’é da fare un richiamo molto importante, per la continuità e la comprensione del nostro discorso cioè, del discorso di Dio con noi.
Conoscere, in senso biblico, non é semplicemente un atto dell’intelligenza che scopre una verità, non riguarda solo l’intelligenza. Per esprimere il senso della conoscenza della vita, nel Vecchio e nel Nuovo Testamento si rifanno all’espressione dell’amore coniugale: due persone che si aprono l’uno verso l’altra per accogliere in se stessi ciò che ognuno ha. Possiamo dire: il vuoto da una parte e la pienezza dall’altra, ma con tutto se stesso, perché Dio si fa conoscere totalmente – nel mistero s’intende – e si dona totalmente.
Ecco un elemento della conoscenza: il dono che Dio fa di se stesso attraverso tutta una vicenda storica che comincia da Adamo e termina in Nostro Signore Gesù Cristo, e termina in questo momento nell’amore che Dio ha per me. E ognuno di voi può dire la stessa cosa.
Noi, rispetto a questo dono di se stesso di Dio, dobbiamo essere aperti all’accoglienza. E’ una realtà difficilmente da definire. Il dono del marito alla propria moglie e l’accoglienza della moglie del dono del marito è, sotto un certo aspetto viceversa, perché nessuno dei due può rimanere soltanto passivo e nessuno dei due può essere solo attivo.
C’é una reciprocità però – come vedremo forse domani o forse anche questa sera – questa capacità d’accoglienza, questa dilatazione della nostra capacità di accogliere é già dono di Dio. Noi diventiamo capaci di conoscere in senso biblico, per un dono gratuito di Dio e a tutti, -non soltanto a santa Teresa o san Giovanni della croce – ma a tutti battezzati Dio dà questa capacità, perché
questa é la vita eterna,
questa é la salvezza,
questo é il regno di Dio “che conoscano te vero Dio”, cioè come Padre, non come il Dio dei filosofi, (ma anche dei teologi!) “e colui che hai mandato Gesù Cristo”
Ecco, la vita cristiana si compendia, arriva al nocciolo e si definisce da questo punto della conoscenza di Dio -come abbiamo detto- e del suo Figlio Gesù Cristo.
Non c’é un regno divino diverso da questo, non c’é un “di più” nel regno di Dio! Tutto qui!
La Messa è per fare la vera esperienza di questa conoscenza di un Dio che si dona: il Padre che dona il Figlio, Gesù Cristo che dona se stesso. Gesù Cristo che dona se stesso sul Calvario, per diventare la vita,
la vita nuova,
la pienezza della vita,
la pienezza della grazia,
che vuole che sia per ognuno di noi abbondante.
Rifacciamoci un momento a san Matteo nei sinottici
“Beati i puri di cuore perché vedranno Dio” (Mt 5, 11)
Vedere: é un atto della conoscenza e qui é un atto della conoscenza che infonde tutto il nostro essere; il puro di cuore non é soltanto colui che custodisce – a seconda dello stato in cui si trova- la castità. No. Puro di cuore è, colui che é retto, é colui che é trasparente nei suoi pensieri, nei suoi affetti, nei suoi rapporti. Insisto molto sulla rettitudine, cioè, quella disposizione che ci porta chiaramente verso Dio, che ci porta a camminare nella chiarezza di Dio.
Ritorniamo a san Giovanni “Non vi chiamo più servi perché il servo non sa quello che fa il suo padrone ma vi ho chiamato amici perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio lo ho fatto conoscere a voi”
Ecco l’elemento della conoscenza.
“Ma vi ho chiamato amici”
Ecco il segno della predilezione, del vero rapporto con Gesù Cristo “perché tutto quello che ho udito dal Padre mio lo ho fatto conoscere a voi”
Sempre di quella conoscenza di cui abbiamo parlato. Gv 11, 14
E Gesù Cristo, in questo senso, diventa l’unica via per arrivare al Padre “Io sono la via la verità, la vita, nessuno viene a me se non per me”(Gv 16, 6)
E’ interessante la reazione degli apostoli, quando sono colpiti dal fatto che Gesù si riferisca tutto al Padre, faccia tutto con il Padre, faccia tutto per il Padre.
“Signore mostraci il Padre e ci basta”!
Ne aveva parlato così tanto e così bene!
Gli rispose Gesù: “Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto. Chi ha visto me ha visto il Padre, come puoi dire: mostraci il Padre, non credi che io sono nel Padre e il Padre é in me? Le parole che io vi dico non le dico da me stesso ma il Padre che é in me compie le sue opere”.
Vedete questo passaggio dalle parole alle opere, questa reciprocità tra il Padre e il Figlio e noi?
“Credetemi, Io sono nel Padre e il Padre é in me, se non altro credetelo per le opere stesse”.
“Chi mi ama”
Possiamo dire chi mi conosce.
“sarà amato”
Cioè conosciuto.
“dal Padre mio e anch’egli lo amerà e mi manifesterò”
Di rivelarsi, di comunicarsi, ma non é una rivelazione intellettualistica, astratta; é una rivelazione attraverso il dono personale di se stesso: del Padre del Figlio e dello Spirito Santo.
“Se uno mi ama osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo in lui e prenderemo dimora presso di lui ” (Gv 14, 23)
Altro che le visioni, i rapimenti di santa Teresa! Saranno di una particolare intensità, ma non sono di natura diversa da quelli che ci provengono dal battesimo e dalla cresima e dalla sacra ordinazione! Non sono di natura diversa!
I rapimenti di santa Teresa suppongono tutto quello che é comune a tutti i credenti, a tutti i cristiani. E’ difficile discorrere di queste realtà senza finire in affermazioni alle volte eccessive, ma questo é certo:
é certamente più grande, più valido, più prezioso,
il passaggio dallo stato di creatura,
allo stato di Figlio di Dio,
quindi attraverso il battesimo,
di quanto non sia il più alto rapimento di qualunque mistico.
Capite che qui noi dobbiamo – non dico fermarci – ma qui dobbiamo stare. Questo é il balcone da cui dobbiamo e possiamo contemplare le meraviglie del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
“Ecco io sto alla porta e busso” Ap 3, 20
Queste ultime parole che sto per leggervi sono rivolte all’angelo della chiesa di Filadelfia, quello che non é né caldo né freddo, che il Signore sta per vomitare dalla sua bocca. Gli dice “Ecco io sto alla porta e busso”.
Vedete che Dio non se ne va!
“Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre, io entrerò da lui e cenerò con lui”
Ci può essere qualche cosa di più? Entrare e cenare “io con lui ed egli con me?
Guardate che é più fondamentale questo rapporto, é più prezioso questo rapporto, questa dimensione del nostro rapporto con Dio di quanto non sia qualunque fenomeno mistico!
E Gesù va avanti nel suo discorso in Giovanni 15, 4-5
“Rimante in me e io in voi, come il tralcio non può portare il frutto da se stesso se non rimane nella vite così anche voi se non rimanete in me”
“Rimanete in me e io in voi, io sono la vite e voi i tralci, chi rimane in me e io in lui dà molto frutto perché senza di me non potete fare nulla”
Tutto questo mondo meraviglioso, stupendo, del rapporto del credente, del battezzato nei confronti di Dio, é tutta opera di Dio.
E’ lui che parte per primo.
E’ lui che ci rende capaci.“Senza di me non potete far nulla”. Sant’Agostino commenta, “Non dice poco o tanto: nulla!”
“Se osservate i miei comandamenti rimanete nel mio amore come io ho osservato i comandamenti del Padre mio rimango nel suo amore”
Non si tratta dei dieci comandamenti della legge di Dio, ma si tratta del rapporto fondamentale che esiste tra Dio e noi quando crediamo e siamo battezzati.
Questo discorso della cena non é un discorso di addio. E’ un grande discorso di grandi promesse, in particolare della promessa dello Spirito Santo, e di grandi precetti.
Non posso portarvi tutte le citazioni, ma ricordiamo la promessa dello Spirito Santo.
“E’ necessario che io vada. Ho molte cose da dirvi, ma per ora non le potete portare, quando verrà il consolatore egli vi introdurrà in tutta la verità”: il grande comandamento, il mio comandamento, quello da cui gli altri sapranno che noi crediamo in Gesù: “Amatevi come io vi ho amato”
Ecco come la contemplazione delle meraviglie del signore, ci portano all’osservanza dei comandamenti, ma del comandamento in particolare, dell’amore.
Lasciate che la grazia di Dio operi in voi, che lo Spirito Santo, pregato da Maria nostra madre, vi illumini.