Domenica, 15 dicembre 1968 – incontro con gli sportivi
Lasciamoci raggiungere personalmente, nell’intimo di noi stessi dalla Parola di Dio che ci è stata proclamata nella Chiesa, nell’assemblea dei figli di Dio, in questo momento.
Avete ascoltato:”fratelli, siate sempre lieti nel Signore; ve lo ripeto: siate lieti, il signore è vicino (Fl.4,4-5) Noi, in questo tempo di avvento, specialmente con la celebrazione liturgica di queste domeniche, ci prepariamo a commemorare liturgicamente la venuta di Gesù.
Commemorare liturgicamente non significa soltanto ricordare un avvenimento accaduto nella lontananza dei tempi, ma rendere presente con la nostra presenza, con la nostra Fede, con i riti della liturgia questo avvenimento, accaduto nei tempi passati, non per rimanere nel passato, ma per essere attuale in tutte le epoche della storia, perché il protagonista di questo avvenimento di Natale è Gesù, il Figlio di Dio, che non è condizionato al tempo come noi, ma sovrasta tutti i tempi.
Gesù è al di fuori del tempo e nello stesso tempo è intimamente dentro tutti i tempi, allora noi che ci prepariamo a celebrare liturgicamente il Natale di nostro Signore Gesù Cristo, dobbiamo prendere coscienza del significato, della forza, della portata di questo avvenimento di Dio con noi, di Dio come uno di noi, di Dio in mezzo a noi nel Figlio Suo fatto uomo, per essere il nostro salvatore.
Gesù ha compiuto la salvezza.
Noi, celebrando il Natale, sappiamo che Gesù non è soltanto il bambino nato a Betlemme, ma anche Colui che ha percorso tutto l’arco della sua esistenza terrena conclusa con la morte, nella quale ha soddisfatto la giustizia di Dio – per dire così- e ha dimostrato il suo grande amore per gli uomini. Noi celebrando il Natale, abbiamo presente che Gesù è risuscitato, ha dimostrato di essere il vincitore della morte, ha dimostrato di possedere una vita più forte di qualunque potenza terrena; ed ha affermato che questa vita è per tutti quelli che credono in Lui.
Allora capite cosa significa: “il signore è con noi, il signore è in mezzo a noi?
Vuole dire che Gesù Cristo, il Figlio di Dio, ha veramente compiuto la salvezza, perché è morto ed è risuscitato e a noi che eravamo morti per il peccato, ha portato la vita nuova garantita dalla sua risurrezione, per cui abbiamo la certezza di essere dei salvati.
Miei cari, quando personalmente ci sentiamo deboli di fronte alle difficoltà e costatiamo i nostri limiti e la nostra incapacità di superarle, sentiamo il bisogno di Uno più grande di noi; quando davanti agli avvenimenti rimaniamo schiacciati dalla forza degli avvenimenti stessi e, per la nostra impotenza e debolezza ci sentiamo come condannati proprio dalle conseguenze dei nostri limiti e delle nostre debolezze, sentiamo il bisogno di uno più forte di noi; quando sentiamo il peso delle nostre tendenze al peccato, sentiamo maggiormente il bisogno di qualche altro più forte di noi che ci dia la capacità di superare queste debolezze native in cui ci troviamo.
Per di più noi camminiamo nella esistenza umana con sicurezza, con baldanza specialmente quando si è giovani e con speranza, ma sapendo che ci attende un traguardo umanamente parlando, quanto mai sconsolante, che può essere terrificante: la morte, la fine di questa esistenza. Chi ci libererà? Nessuno. L’uomo così grande, nonostante la sua scienza e i potenti mezzi della tecnica, si può dire che in molte circostanze, ha accelerato i tempi dell’incontro con la morte piuttosto che allontanarla. L’uomo non ha fatto nulla e, non può fare niente davanti alla morte.
Gesù ci libera dalla morte, ci assicura una liberazione definitiva da tutte le conseguenze del nostro essere mortale, quindi soggetto alla morte. “Io sono la risurrezione e la vita” non sono parole da niente. Gesù le ha pronunciate dinanzi al sepolcro di Lazzaro nel momento di dimostrare di essere capace di operare la risurrezione e di dare la vita. Ed è ancora poco. Gesù ha dimostrato di essere la risurrezione e la vita perché é risorto e con la risurrezione ha portato una vita nuova agli uomini, la vita piena, la vita definitiva, la vita eterna: “Chi crede in me avrà la vita eterna”.
Miei cari ,questi sono i motivi per cui l’apostolo Paolo, e la chiesa oggi, può ripetervi con insistenza: “fratelli siate sempre lieti”. Voi siete liberati dalle vostre debolezze, dai vostri peccati, dalla morte. Voi siete liberi, voi siete sicuri e allora dovete essere contenti. E allora la gioia deve essere la vostra caratteristica. Ma questa gioia!
Questa deve essere la vostra caratteristica non tanto come divisa esterna ma quanto divisa interiore della gioia perché crediamo in nostro Signore Gesù Cristo. E crediamo in Gesù Cristo nostro salvatore perché ne abbiamo la prova, perché ne abbiamo le garanzie, perché noi stessi attraverso queste prove e queste garanzie costruiamo giorno per giorno una sicurezza interiore, che può essere scossa, messa alla prova, ma che si riprende sempre perché i motivi della nostra sicurezza esistono sempre.
Questo deve essere il pensiero che entra nel vostro spirito questa mattina in cui concludete una vostra attività per impegnarvi nuovamente in una attività sportiva. Voi questa mattina siete qui anche con una certa gioia perché vi sarà dato un premio, un riconoscimento: E’ una piccola gioia. Ma quanto vi è costata? Fiducia in voi stessi, fiducia in chi vi guida, sforzo, sacrificio, impegno di disciplina e quando dovevate sottomettervi a questo impegno e a questa disciplina non eravate tanto contenti. Siete nella gioia questa mattina perché godete i frutti del vostro sforzo.
La gioia che ci propone nostro Signore Gesù Cristo è la gioia che si raggiunge con la fede in lui, non tanto in noi stessi, seguendo lui che proponendoci il gaudio – come dice san Paolo – ha sostenuto la croce. San Paolo paragona la vita cristiana a ciò che avviene nello stadio, sulle piste, nei campi,oggi si direbbe nelle palestre e dice :”tutti sono impegnati, pochi arrivano al traguardo”. E conclude: impegniamoci, facciamo in modo da impegnarci talmente nella vita nella pratica della nostra fede da raggiungere con sicurezza il traguardo dove ci incontreremo con Gesù< che non ci darà semplicemente una coppa simbolica o una medaglia, ma ci farà entrare nel regno della gioia eterna a partecipare alla comunione di vita che c’è in Dio.
Esprimiamo la nostra fede con la recita del credo.
OM 181 Sportivi 68 –