incontro con le religiose della diocesi in tempo di quaresima
Ogni volta che compiamo qualsiasi azione, più l’azione é importante, più dobbiamo entrare nel senso pieno del significato di questa azione.
Un tempo di raccoglimento in ascolto della Parola del Signore, da parte delle religiose della diocesi che rappresentano tutte le consorelle che non hanno potuto essere presenti, costituisce una realtà di chiesa del tutto particolare. Questa realtà é espressa anche dalla vostra consacrazione al Signore. Voi avete seguito il consiglio del maestro di abbandonare tutto e seguire lui solo. Voi, intorno al vescovo, nella chiesa siete l’espressione visibile della realtà di tutti coloro che hanno abbandonato tutto per seguire nostro Signore Gesù Cristo, e di conseguenza diventare in mezzo alla comunità, un segno della realtà della salvezza, un segno dei beni futuri, un segno della caducità dei beni presenti.
La vostra vita deve essere una testimonianza della speranza che deponete in Colui che avete scelto, che chiamate vostro Signore e vostro Dio e che, come i discepoli del Signore, è giusto che seguiate. E’giusto dire: che seguiamo, perché il vescovo che vi parla è il più consacrato, é il più impegnato ad abbandonare i beni di questo mondo per essere fedele seguace di nostro Signore Gesù Cristo.
Gesù preso dagli impegni del suo ministero, ricercato dalle folle, pressato da tutti quelli che avevano necessità urgenti, abbandona la folla, non ascolta l’osservazione degli apostoli che gli dicono: hanno bisogno di te – si ritira in disparte trascorre la notte in preghiera conduce con sé i discepoli perché imparino da lui quanto è indispensabile la preghiera.
Che potere ha la preghiera di Gesù? Rimane un mistero nel senso che non dobbiamo pretendere di scrutare ciò che avveniva tra il Figlio di Dio e il Padre. Però la preghiera di Gesù, così come si è manifesta, è chiaramente indicativa per l’uomo che vive in questo mondo, per dire che é indispensabile creare dei momenti di sosta, dei momenti di pausa, dei momenti di raccoglimento, dei momenti di impegno esplicito, per intrattenersi unicamente con il proprio Dio e Signore e Salvatore e Padre, con colui che vuole fare di noi degli amici. Non dei servi! Queste indicazioni sono molto chiare.
La chiesa che celebra, ossia attualizza attraverso le azioni liturgiche i misteri della vita di nostro Signore Gesù Cristo, stabilisce il tempo di Quaresima come il tempo nel quale si deve dare un primato di attenzione alla preghiera come l’ha intesa Gesù, e quindi un tempo di liberazione dalle preoccupazioni che ci assillano quotidianamente. Questo è difficile. Questo è sempre stato difficile. E’ difficile soprattutto ai tempi nostri nei quali la vita è organizzata meccanicamente, per cui anche noi entriamo nel meccanismo delle occupazioni e non abbiamo il tempo di rientrare in noi stessi perpensare a ciò che è più importante.
Nei tempi passati – bisogna andare molto indietro – il tempo di Quaresima era anche un tempo di rallentamento delle occupazioni. Una civiltà agricola lo permetteva, perché durante questo tempo in campagna non c’era una grande urgenza di lavori e perciò era anche possibile un digiuno quotidiano, ed erano possibili – qualcuno le ricorderà- le prediche quaresimali e tante altre pratiche di vita cristiana che oggi non sono più possibili. Ora è indispensabile, se noi vogliamo salvare i valori della vita cristiana e quindi della vita religiosa, creare in tempo di Quaresima una certa difesa nell’organizzazione del tempo, perché ci sia una distensione che permetta veramente il raccoglimento.
Le pratiche di pietà si possono fare materialmente come sempre. Ma, non è questo che nostro Signore Gesù Cristo e la Chiesa intendono dirci facendoci celebrare il mistero della preghiera di nostro Signore Gesù Cristo in questo tempo di Quaresima. Celebrare – ho detto – che vuole dire attualizzare, rendere attuale in noi, rendere vivo in noi ciò che c’è in Gesù Cristo, per mezzo di Gesù Cristo che vive in noi il suo mistero. La Chiesa ci suggerisce una certa difesa dalle preoccupazioni, dagli stati ansiosi, dai progetti sul ‘da fare’ e possibilmente creare delle condizioni esterne perché la preghiera possa essere possibile. Se siamo presi da altri interessi non possiamo intrattenerci con il Signore. Cosa si intende per “intrattenerci” con il Signore in senso cristiano, ve l’ ho già fatto rilevare tante volte, ma é bene insistere.
Non dimenticate mai che il movimento della vita cristiana va da Dio a noi.- da Dio all’uomo. E’ Lui che si rivolge a noi. E’ Lui che cerca noi. E’ Luiche vuole intrattenersi con noi. E’ Lui che s’intrattiene con noi come con degli amici. E’ Lui che vuole introdurci nell’intimità della sua amicizia, del suo amore, della comunione alla sua vita stessa. Insisto. Teniamolo presente perché si sentono sovente, in ambiente religioso cristiano, espressioni come queste: cercare Dio, stare con Dio, parlare a Dio, rivolgersi a Dio che denotano un atteggiamento sbagliato, se volete una parola più forte, ma vera un atteggiamento eretico.
Se non fosse Dio a pensare noi, Se non fosse Dio a cercare noi, Se non fosse Dio a intrattenersi con noi, Se non fosse Dio a comunicare se stesso a noi, noi che cosa saremmo? Noi non saremmo capaci di niente. Che cosa diremmo a Dio? E poi, dopo che abbiamo detto le nostre cose a Dio, che cosa capita? Forse che Dio non le sapeva? Siamo noi che abbiamo bisogno di conoscere Dio. Di scoprire Dio!
La vita spirituale cresce, si perfeziona, si approfondisce ogni volta che, sotto l’azione dello Spirito Santo, noi siamo introdotti in una maggiore conoscenza del nostro Dio. Lo scopriamo per quello che è, per quello che vuole essere, per quello che fa nel creato e per noi con l’ascolto della parola di Dio. Qui si progredisce e allora si capisce anche che questo tempo di Quaresima deve essere un tempo di ascolto della Parola di Dio.
Ad un certo momento della vita, forse si esagera, ma io divento insofferente dinanzi a certe espressioni che riscontro nell’ambiente religioso. Si sente dire che. quel padre con la barba va bene…quello senza barba non va bene… quello con i piedi scalzi predica bene! Io sono convinto che, c’è un modo più fedele e un modo meno fedele di amministrare la Parola di Dio, ma ciò che conta è la Parola di Dio. Ciò che conta è Dio che parla.
Giovanni dice: “E’ necessario che io diminuisca e che Lui cresca”. San Paolo dice che di fronte all’esercizio del ministero è necessario scomparire perché sia Cristo a parlare. Non é chi predica che è andato in croce per la nostra salvezza. Chi parla é Colui che è andato in croce ed é morto in croce. Se non è quello il maestro che ascoltiamo, se non è quello l’amico col quale ci intratteniamo, la nostra non è preghiera. Se non é preghiera, la nostra vita cristiana non è alimentata.
Che cosa ci dice Gesù Cristo? Gesù Cristo ai discepoli ha fatto un discorso molto pedagogico. Ha cominciato dal poco, é andato avanti in profondità ed altezza ed è arrivato al culmine del discorso quando ha detto – come abbiamo letto in questi giorni nelle lezioni – è necessario che il Figlio dell’uomo salga a Gerusalemme dove sarà maltrattato, schiaffeggiato, messo in croce. E… chiunque vuole venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.
Altro tema specificamente quaresimale L’invito che ci viene da Gesù Cristo mentre va in croce, non è un invito generico di una perfezione astratta. E’ un invito a metterci sui suoi passi che si muovono verso la più alta espressione dell’amore per Padre e per gli uomini. Quindi dobbiamo trovare il modo di incontrarci con Gesù, per stare con Lui e lasciare che ci parli della sua passione.
Lasciare che ci parli la sua passione, significa anche fare la via crucis, non per dire dei Pater Noster, non per acquistare le indulgenze. Sì, anche alle indulgenze e anche ai Pater noster, ma perché ci importa che Gesù Cristo ci parli di se stesso. Ognuno può essere colpito o attratto da un particolare della passione. Non ha alcuna importanza che siano tutti gli episodi delle stazioni. E’ Lui che va a morire per la nostra salvezza. E’ Lui che va a morire per dimostrare quanto amore porta verso il Padre al posto di tutto l’amore che gli uomini gli hanno negato. E’ Lui che va a morire in croce, per dire quanto amore porta ai fratelli che sono separati dal Padre in forza e in conseguenza del peccato.
San Bernardo diceva, dobbiamo pensare chi è che soffre, come soffre, per chi soffre. Queste domande le dovremmo porre sempre a noi stessi, ma particolarmente in questo tempo nel quale la Chiesa celebra i misteri della passione e morte di nostro Signore Gesù Cristo, per prepararci alla celebrazione del mistero della sua risurrezione. Ma stiamo attenti. La risurrezione ha senso, la risurrezione é vera, la risurrezione ha il suo valore e segna un culmine o la tappa finale, in quanto è preceduta dalla passione e morte. E che morte! Da questa passione e morte di nostro Signore Gesù Cristo ci viene una parola chiara ed esplicita: la parola del vangelo, l’invito di nostro Signore Gesù Cristo, – chi mi ama mi segua,.. chi vuole venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce…. E’ il tema della mortificazione.
E’ inconcepibile la vita cristiana senza la mortificazione. Tanto più è inconcepibile la vita religiosa senza la mortificazione. Questo è sempre e sarà sempre inconcepibile, ma lo é tanto più ai tempi nostri che sono tempi di edonismo, tempi nei quali l’uomo è preoccupato unicamente di condurre una vita più che confortevole ed è tutto intento a procurarsi sempre maggiori mezzi per godere più abbondantemente, per soddisfare più pienamente le sue passioni, per placare le sue inclinazioni che lo legano alla terra, al mondo e che gli danno l’illusione di trovare qui un paradiso. Questo è un discorso che il mondo non vuole ascoltare.
Poi avvengono cose che bisogna ritenere siano il gioco della provvidenza di Dio. Sappiamo il fatto degli arabi. Sembrava di parlare di gente stracciona che seguiva il cammello nel deserto e che non contava niente. Ebbene, questa gente mette in ginocchio le potenze dell’America, dell’Occidente e di tutte le nazioni industrializzate. Aumenta il prezzo del petrolio, chiude i rubinetti del petrolio e tutti si inginocchiano.
La gente capisce che questo non può continuare, non si adatta più e si ribella, dà la colpa ai partiti e al sistema. Reagisce perché non vuole rinunciare alla gita della domenica, non accetta di essere nelle condizioni di spendere mille lire di meno. Mi dicevano di un locale non molto distante, sorto da due anni, fornito di piscine, di balere. L’abbonamento alla piscina, per poterla frequentare un’ora al giorno, é di 150 mila lire! Quanti buoni cristiani hanno l’abbonamento per tutta la famiglia altrimenti non sono come gli altri, non sono all’altezza dei tempi!
Sono cose che, da un punto di vista cristiano, abbastanza inconcepibili negli ambienti religiosi. Come diceva il nostro san Bernardo: il monaco, nonostante tutta l’attenzione, vivendo nel mondo si impolvera. Quanta di questa polvere di ricerca del benessere c’é anche in questi ambienti? Si dice, sono altri tempi, bisogna vivere al livello dei tempi nostri, bisogna vivere al livello delle popolazioni in mezzo alle quali svolgiamo la nostra attività. Non scendo a particolari. Dico che una persona ha bisogno di essere nutrita, dico che il nutrimento deve essere sano, dico che sono sani anche i cavoli e le barbabietole, dico che è sana e nutriente la carne di bue oltre a quella di vitello. Capite no?
E poi ci sono tante altre “cosine”. C’è chi custodisce gelosamente le sue cosine senza venire meno al voto di povertà. Alcune cose sono sue, e guai a chi gliele tocca. Dice: questa cosa l’ ha usata il “tale” e la voglio usare anch’io. Io sono il primo a riconoscere, e lo dichiaro sempre, che se c’è una penitenza che normalmente fate è quella del lavoro esagerato. Una suora normalmente non lavora soltanto otto ore al giorno. Questa è una grande penitenza, ma può essere anche un grande sbaglio perché il Signore, il nostro buon Dio, non vi considera bestie da soma. Considera lo spirito con cui lavorate. Considera la solerzia, l’industriosità, la generosità con cui lavorate, ma non vuole la rovina della vostra salute, non vuole che diventiate vecchie a cinquant’anta anni, non vuole che siate “fuori corso” a sessant’anni e diventiate un peso per gli altri. Altro è il dovere della cura della salute, altro é la pigrizia o la smania di lavorare, altro é quello che si fa davanti al Signore e per amore del Signore, altro é quello che si fa per amore di quello che dice l’amministratore.
In tutto ci vuole spirito di mortificazione che si può esercitare in vari modi. Televisione sì? Televisione no? Non è questo il problema. Il problema è un altro: fino a che punto tutto mi serve per conoscere il mondo? E nel mondo gli interessi di nostro Signore Gesù Cristo? E quello che io debbo fare per Gesù e per il mondo almeno con la preghiera e con i sacrifici? Radiolina sì, radiolina no? Neppure qui c’è un problema. Il problema può essere che, uno abbia i “nervi tesi” e che accendendo la radiolina i “nervi” si plachino, allora é meglio una canzonetta che una pastiglia di tranquillante. Siete intelligenti!
Non ci può essere vita cristiana, e vita religiosa, se non c’è mortificazione. Se san Paolo dice che é la mortificazione che ci conforma a nostro Signore Gesù Cristo, noi la dobbiamo portare intorno come una divisa, come un abito che tutti abbiano a vedere. Noi dobbiamo diventare credibili, perché crediamo che Gesù Cristo è morto per la remissione dei nostri peccati e per la salvezza del mondo, e crediamo che Gesù Cristo ci associa al mistero della sua passione e morte per la salvezza dei nostri fratelli.
Tutti sappiamo a memoria che la vita comune è la più grande mortificazione. La prendiamo questa vita comune come lo strumento più fine, più a portata di mano, più ben fatto, che nostro Signore Gesù Cristo ha ispirato alla chiesa con il suo amore?
Voi siete qualificate proprio dalla vita comune, dal vivere insieme. Poi si vedono tre persone. Due parlano tra loro. E l’altra? Se ne vedono quattro. Due parlano tra loro, l’altra parla col gatto e l’altra col cane! Sono fatti veramente inconcepibili per chi vuole comunicare con nostro Signore Gesù Cristo e poi non comunica con la consorella, la quale avrà i suoi difetti, il suo temperamento, le sue colpe ed è quello che è, ma se il Signore me l’ ha data come compagna di viaggio perché io prenda la mia croce e lo segua, quella persona dovrebbe diventare la persona più amabile di questo mondo, perché è lo strumento più diretto della amabilità di nostro Signore Gesù Cristo. Che gusti ha nostro Signore Gesù Cristo! E’ qui che si vede.
OM 542 Suore 77