Duomo 19 marzo 1976 memoria di san Giuseppe
Miei cari, la nostra é una singolare condizione: ci prepariamo alla solennità liturgica di san Giuseppe, patrono universale della chiesa, celebrando il giorno prima la festa di Sant’Anselmo, patrono della nostra chiesa particolare. Inginocchiandomi dinanzi alle sue reliquie, ancora esposte. Prima di incominciare questa celebrazione, pensavo in quale modo Sant’Anselmo avrebbe parlato di san Giuseppe.
Indubbiamente ci sono dei tratti nella figura di Sant’Anselmo che lo possono avvicinare a san Giuseppe. Non artificiosamente. Tanto poco artificiosamente che anche noi dobbiamo misuraci sullo stile, sul tipo di vita, sull’impostazione dell’esistenza di san Giuseppe descritta dal vangelo che abbiamo appena terminato di ascoltare.
San Giuseppe é detto l’ultimo dei patriarchi perché come tutti i patriarchi dell’Antico Testamento si é affidato totalmente alla parola di Dio, alla promessa di Dio, contro ogni evidenza umana e contro ogni convenienza umana. Secondo il Vangelo che abbiamo ascoltato, San Giuseppe si trova in un momento di grave angustia. Destinato sposo a Maria succede in lei qualche cosa che non sa spiegarsi. La spiegazione viene a Giuseppe da parte di Dio e allora non tiene più in conto neppure la legge della tradizione e tanto meno le convenzioni umane e si abbandona al piano di Dio, che vuole portare avanti la salvezza del mondo affidandosi alla sua disponibilità e alle sue premure paterne. Disponibilità alla volontà di Dio contro ogni convenienza, contro ogni interesse!
Contro ogni modo di giudicare umano, san Giuseppe si mette nelle mani di Dio senza sapere a quale futuro andrà incontro. Sa chi è Colui nel quale ripone la sua fiducia, conosce ciò che vuole fare di lui, perciò in tutta fiducia diventa lo sposo di Maria, madre di Gesù, Figlio di Dio fatto uomo. Dinanzi agli uomini san Giuseppe per questo non diventerà grande. Per questo non migliorerà la sua condizione sociale, per questo non acquisterà maggiore prestigio presso i concittadini e i parenti. Tutt’altro. Ma egli si fida di Dio.
Ecco miei cari un tema di vita cristiana, di vita religiosa. Non basta credere che c’é Dio. E’ necessario che dal momento che crediamo in Dio, ci affidiamo a lui per tutta la nostra vita, per tutta la nostra esistenza.
Per comprendere meglio quest’esigenza della vita religiosa e della vita cristiana bisogna guardare in che cosa consiste il peccato. Il peccato non consiste tanto nel volere essere come Dio così come ci é descritto anche nella caduta dei nostri primi parenti, ma consiste concretamente nel non voler essere come Dio ci vuole. Non basta non rifiutare Dio e non mettere “altri” al posto di Dio. E’ necessario accettare Dio come Colui che concepisce la nostra esistenza, la nostra persona, tutta la nostra vita, tutto lo svolgimento della nostra vita. Questo non significa mettersi in un atteggiamento fatalista, per cui attendiamo giorno per giorno la provvidenza di Dio. Questo deve essere un atteggiamento cosciente, lucido, aperto, responsabile, per scrutare ciò che Dio vuole fare di noi, ciò Dio che vuole realizzare nella nostra persona.
Siamo adulti. Noi – per quanto dipende da noi- che decidiamo il da farsi di ogni giornata, c’interroghiamo in questo senso? Soprattutto quando abbiamo deciso di dare un orientamento alla nostra esistenza, ci siamo interrogati se quell’orientamento corrispondeva al piano di Dio su di noi in modo da concepire la nostra esistenza come una risposta alla sua volontà? Ci siamo interrogati se volendo realizzare noi stessi volevamo diventare per i nostri fratelli coloro che li avrebbero aiutati a realizzare, a loro volta, se stessi? Siamo entrati nella vita guardando alle indicazioni di Dio oppure alla carriera, all’interesse, al successo per se stessi o altre motivazioni che ci venivano al da fuori della fede? Se intendevamo la realizzazione di noi stessi secondo ciò che Dio pensa di noi tutti e di ciascuno, per essere i suoi figli, per essere i fratelli dei suoi figli, perché i nostri rapporti fossero i migliori realizzabili nella situazione concreta in cui ci saremmo venuti a trovare?
Noi siamo di Dio, apparteniamo a Dio non in un modo indeterminato. Iddio non ha con noi dei rapporti generici, ma personali.
Ci troviamo, questa sera, dinanzi alla figura di san Giuseppe. Sappiamo quali rapporti singolari san Giuseppe ha avuto col Figlio di Dio e conseguentemente con il Padre. Sappiamo che qualche cosa di straordinario si é realizzato anche esteriormente nei fatti concreti che hanno accompagnato la sua esistenza. Rispetto a Dio, la persona di ciascuno di noi si trova nelle stesse condizioni. Noi rispetto a Dio, siamo nel rapporto di creature sue, di figli suoi e, per noi come per san Giuseppe ha un pensiero.
Non gli é indifferente che la nostra vita si realizzi in un modo o in un altro, che la nostra vita si realizzi o non su realizzi. Iddio per ognuno di noi ha un piano, un disegno, un desiderio e impegna il suo amore perché ognuno di noi diventi quello che deve essere. Forse non siamo sufficientemente religiosi e di conseguenza non siamo sufficientemente cristiani e ci rivolgiamo a Dio unicamente in determinati momenti e non in un modo continuo, come deve essere un rapporto tra persone, in particolare con la Persona che vale più di tutte le persone. Rapporto che poi, dà senso a tutti i rapporti che abbiamo con le persone, e che, se é un rapporto che entra nel piano di Dio, é un rapporto di grazia. Se non siamo in questi rapporti con gli altri, siamo privi di questa grazia, non siamo strumenti di grazia per gli altri, ma possiamo diventare un impedimento della grazia che é destinata agli altri. E’ tremendo questo pensiero!
Cerchiamo di entrare in noi stessi per vedere se la nostra vita, se la nostra esistenza quotidiana risponde al piano di Dio. Più semplicemente: il nostro comportamento risponde alle indicazioni del vangelo o alle indicazioni che ci vengono da altre parti?
L’incontro di oggi con la figura di san Giuseppe, patrono della Chiesa ci ottenga la grazia di intendere che la vita ha valore se é orientata secondo Dio, se realizza il piano di Dio.
La nostra vita è secondo la volontà di Dio se é ispirata al Vangelo. Sia Lodato Gesù Cristo
OM 521 San Giuseppe 76