La finalità del Concilio
Per capire il capitolo VIII della Costituzione ” Lumen gentium ” bisogna essere nelle disposizioni d’animo che si richiedono per capire tutto il Concilio Vaticano II.
Il massimo Magistero della Chiesa in questo Concilio porta in sé una nota di concretezza, ha una finalità espressamente pastorale, ha uno stile biblico, ha il suo centro focale nel Mistero della Chiesa. Era semplicemente logico e coerente che il Concilio trattasse il tema mariano secondo le linee che lo caratterizzano.
Papa Giovanni ha indicato con chiarezza e con forza ciò che il Concilio doveva proporre: ” Il punctum saliens di questo Concilio non è dunque una discussione di un articolo o dell’altro della dottrina fondamentale della Chiesa, in ripetizione diffusa dell’insegnamento dei Padri e dei Teologi antichi e moderni quale si suppone sempre ben presente e familiare allo spirito. Per questo non occorreva un Concilio. Ma dalla rinnovata, serena e tranquilla adesione a tutto l’insegnamento della Chiesa nella sua interezza e precisione quale ancora splende negli atti conciliari da Trento al Vaticano I, lo spirito cristiano, cattolico e apostolico del mondo intero, attende un balzo innanzi verso una penetrazione dottrinale e una formazione delle coscienze, in corrispondenza più perfetta alla fedeltà alla autentica dottrina, anche questa però studiata ed esposta attraverso le forme della indagine e della formulazione letteraria del pensiero moderno ” (Discorso di Papa Giovanni XXIII, nell’apertura del Concilio Vaticano II).
Il Concilio proprio come supremo atto di Magistero è entrato in pieno nelle intenzioni del Papa, nelle quali attraverso la riflessione, la discussione, e sotto l’azione dello Spirito Santo, hanno trovato il loro punto di convergenza l’unanimità delle volontà dei Padri. Che la Rivelazione non abbia per scopo la composizione di ben architettati sistemi dottrinali, ma il nutrimento delle anime e quindi la loro salvezza è un fatto indiscutibile; che il suo contenuto debba essere trasmesso in un linguaggio comprensibile è del tutto naturale- che perciò il Magistero debba avere una finalità pastorale, “condurre ai buoni pascoli”(Sl,23, 2), sia quanto al metodo che al contenuto è la fondamentale coincidenza del Concilio.
Iddio attraverso la Rivelazione, che si è sviluppata lungo una storia, ha fatto sapere agli uomini soltanto ciò che serve loro per entrare in quella comunione di vita nella quale si realizza la loro salvezza. Lo stesso S. Tommaso ritiene oggetto ” per sé ” della fede e quindi della Rivelazione ” id per quod homo beatus efficitur “, cioè ciò che conduce alla vita eterna.
La storia della salvezza che si incentra nel Mistero di Cristo, non è l’esposizione di una semplice dottrina, ma una serie di avvenimenti dei quali sono protagonisti le stesse Persone divine: ” Questa economia della Rivelazione avviene con eventi e parole intimamente connessi, in modo che le opere, compiute da Dio nella storia della salvezza manifestano e rafforzano la dottrina e le realtà significate dalle parole, e le parole dichiarano le opere e il mistero in esse contenuto ” (Dei Verbum, n. 2): è la conoscenza (nel senso biblico) delle divine Persone che ci manifestano le meraviglie del loro Amore che costituisce la nostra salvezza.
Un insegnamento puramente speculativo che procede per deduzioni astratte, anche secondo le regole più legittime della logica umana, rischia di portare le sue proposizioni molto lontano dalle “vie”, ” le vostre vie non sono le mie “: Is. 55, 8), sulle quali il Signore vuole che lo incontriamo. Facilmente si fa della cultura, ma non si conduce alla ” pastura “.
Tutta la teologia ha peccato in questo senso e forse la ” mariologia ” su questa strada è andata parecchio lontano. Posta la verità rivelata che Maria è Madre di Dio e Madre degli uomini, sulla via delle deduzioni logiche è possibile trovare un limite ai ” titoli ” che si potrebbero attribuire a questa Creatura incomparabile?
E se tutti questi ” titoli ” che corrispondono ad altrettante prerogative di Maria debbono essere ” onorati “, quante saranno, per esempio, le ” devozioni,i ” mariane?
Lo spirito umano è limitato, il tempo per la preghiera pure: un cristiano non finirebbe di essere angustiato per non poter adempiere a tutte le devozioni mariane?
Vogliamo poi avere il coraggio di riconoscere che purtroppo tra i nostri fedeli non sono pochi quelli che pensano a tante ” madonne “, quante sono le ” devozioni ” che conoscono?
Altro che ” pascoli ” per la salvezza!
La Costituzione Liturgica “Sacrosanctum Concilium” riferendosi alla formazione liturgica nei seminari e negli studentati religiosi afferma: ” I professori, soprattutto della teologia dogmatica, della Sacra Scrittura, della teologia spirituale e pastorale, abbiano cura di mettere in rilievo, secondo le intrinseche esigenze di ogni disciplina, il mistero di Cristo e la storia della salvezza, in modo che risulti chiara la loro connessione con la Liturgia e l’unità della formazione sacerdotale ” (n. 16).
Maria è tutta riferita a Cristo (Paolo VI) e questo riferimento non è puramente dottrinale, ma coincide con gli avvenimenti della salvezza, nei quali Maria è presente nella presenza stessa di Cristo.
Prospettiva biblica
Tutto questo balza evidente quando lo spirito ha la grazia di affacciarsi alla prospettiva biblica che il Concilio ha aperto.
Tutti i documenti conciliari sono improntati allo stile biblico; ciò significa molte cose: non solo per quanto riguarda il testo dei documenti composto di molte citazioni scritturistiche, ma soprattutto perché ogni verità è ricondotta alla sua sorgente diretta che è la Bibbia, quindi è espressa prima di tutto secondo il senso letterale dei testi, poi secondo la concretezza e il dinamismo storico dei fatti biblici e perciò secondo la prospettiva del piano di salvezza.
Questa prospettiva non esclude che nella Chiesa sia legittima la riflessione speculativa sul dato rivelato, però ne segna le linee e ne limita certamente gli spazi arbitrari. Molta teologia, bisogna ammetterlo, oggi si sente mortificata; nelle persone può essere motivo di sofferenza e di disorientamento e bisogna tenerne conto.
Il rinnovamento biblico, che ha avuto dal Concilio la massima approvazione e garanzia, mette indubbiamente in grave imbarazzo le costruzioni di una certa mariologia, che ha continuato il suo lavoro senza tenere conto dell’apporto degli studi biblici degli ultimi decenni. Dai tempi in cui si accettava, come scontato, ” il silenzio della Scrittura sulla Madonna “, oppure si abbondava in citazioni bibliche più o meno approssimative, si è percorso un lungo cammino. Il senso letterale della Sacra Scrittura ha acquistato in rigore scientifico, in chiarezza e profondità; una delle scoperte che devono rallegrare tutti è che la Bibbia è tutt’altro che ” silenziosa ” a riguardo di Maria: essa appare in una luce più splendente e sicuramente più autentica.
Senza dubbio c’è qualcosa destinato a cadere, ma era fatale: i gioielli ” sintetici ” non reggono a confronto di quelli veri.
Anche qui si verifica felicemente il ” ritorno alle sorgenti “. Si tratta di una sorgente alta e altrettanto più fresca e cristallina. Maria non ne esce impoverita: la Parola che in Lei ha potuto incarnarsi è soltanto ricchezza senza confini. Il Vangelo dell’infanzia (Lc. cap. I e II) e tutto S. Giovanni ci pongono davanti a delle rivelazioni forse insospettate. Maria è la sintesi di tutte le grandezze dell’Antico Testamento, e le sorpassa meravigliosamente: è l’approdo di tutte le promesse e di tutte le attese: il Verbo che si stabilisce fra noi. Maria è la Madre del Messia, ma come la serva, in umiltà e obbedienza, che sono i segni dei valori veri della grazia.
Maria è veramente il vertice della gloria di Israele e soprattutto è la sorgente da qui sgorga la Salvezza, è ” la via libera ” (fiat mihi) attraverso la quale Dio scende per abitare ” corporalmente ” tra gli uomini, è la Vergine della fedeltà e della di~~disponibilità allo Spirito, la Vergine del silenzio e dei dolori, è la presenza materna vicina al Figlio dell’uomo e ai suoi discepoli, ecc.
Il Concilio anche a riguardo di Maria non ha inteso proporre una dottrina completa o definitiva e neppure ha inteso ridurla a nudi dati scritturistici. Il Concilio ha tracciato una via, ha segnato delle indicazioni di rotta; ciò che importa è di non deviare e di fare del buon cammino, magari prendendo l’avvio da certi punti abbandonati, per esempio, i Padri.
Il Santo Padre ha detto ai vescovi italiani, il ó dicembre scorso: ” L’efficacia pastorale di un Concilio non dipende soltanto dalla saggezza e dalla autorità delle sue leggi; dipende anche e soprattutto dalla docilità e dalla alacrità con cui quelle leggi sono applicate… E a questo proposito ricordiamo che dall’accettazione nostra ormai umile, leale, senza postumo senno e senza tacite o palesi riserve delle norme conciliari dipenderà l’accettazione del Clero e dei fedeli “. Queste parole cadono opportune in larga misura nel nostro discorso. L’autentica devozione mariana ha come caratteristica la fedeltà al Magistero, così la Mariologia più sicura sarà quella più fedele alla lettera e allo spirito del massimo Magistero che è quello conciliare.
Conseguenze sul culto di Maria
La storia della salvezza incentrata nel Mistero di Cristo è attuale nella storia degli uomini; la Chiesa è il luogo, il tempo privilegiato e lo strumento sicuro ed efficiente in cui quella storia continua, la Chiesa raggiunge il culmine della sua azione salvifica e trova la sorgente dell’efficienza soprannaturale della propria azione nella S. Liturgia (cfr. Sacrosanctum Concilium, n. 9).
” L’interesse per l’incremento e il rinnovamento della Liturgia è giustamente considerato come un segno dei provvidenziali disegni di Dio nel nostro tempo, come un passaggio dello Spirito Santo nella Chiesa; esso imprime una nota caratteristica alla sua vita, anzi a tutto il modo di sentire e di agire religioso del nostro tempo ” (n. 43).
Una visione più chiara del posto e del ruolo di Maria Santissima nello svolgimento del Piano di Dio, la sua presenza nel Mistero del Cristo, reso attuale nella Chiesa specialmente nella celebrazione liturgica, chiariscono la natura e le finalità del culto della Madre del Cristo e della Chiesa. La Costituzione ai nn. 66 e 67 chiarisce, giustifica e dà gli orientamenti sicuri da seguire sia agli studiosi, che ai pastori e ai fedeli.
Il culto che deve essere ” generosamente ” promosso è ” s,specialmente ” quello liturgico anche se si devono considerare con ” grande stima ” le pratiche e gli esercizi in onore della Beata Vergine, che il Magistero ha raccomandato attraverso i secoli. Questa norma è una applicazione del principio generale sancito dalla Costituzione sulla S. Liturgia al n. 13; nel quale si conclude: ” bisogna però che tali esercizi, tenendo conto dei tempi liturgici, siano ordinati in modo da essere in armonia con la Sacra Liturgia, da essa traggano in qualche modo ispirazione, e ad essa, data la sua natura di gran lunga superiore, conducano il popolo cristiano “.
L’incremento del culto liturgico della Madonna va inteso nel giusto senso, che non consiste nel moltiplicare le feste liturgiche in suo onore, ma nello scoprire, nel mettere in evidenza, nello esprimere con più chiarezza che esso non si separa che non si contrappone al culto unico e sommo che tributiamo a Cristo e mediante Cristo, nello Spirito Santo, a Dio nostro Padre; proprio perché il disegno di Dio non separa mai Maria da Cristo e le grandi verità basilari di tutta l’economia della salvezza hanno in Maria una luminosa espressione (cfr. discorso di Paolo VI, 2-2-66).
La riforma liturgica stessa dovrà tenere presente queste ” verità basilari ” e nella stessa struttura della Liturgia dovranno essere evidenti le ” linee mariane ” del Mistero cristiano che viene celebrato; i tempi liturgici dovranno avere una distribuzione più logica della celebrazione dei vari Misteri, i testi delle nuove composizioni dovranno portare il segno della presenza di Maria nella Economia divina. Perciò gli studiosi sono espressamente invitati allo studio delle diverse liturgie (n. 67), senza trascurare naturalmente le acquisizioni recenti della teologia mariana.
Questo è certamente il traguardo a cui mira il Concilio; ciò che importa è la fedeltà alle norme sufficientemente chiare da esso indicate e poi la disposizione a sacrificare qualche cosa di meno valido perché trovino la loro piena espressione le verità generatrici del culto a Maria che hanno la loro origine nella Scrittura e nella secolare e genuina meditazione della Chiesa. Il Santo Padre non esita ad affermare che ” l’omaggio reso a Maria dal recente Concilio Ecumenico e inserito nella Costituzione Dogmatica sulla Chiesa ci obbliga a rivedere le ragion,i e le forme del nostro culto mariano ” (ivi).
Centralità della Chiesa
Ripetere che il Mistero della Chiesa è il punto focale del Vaticano II rischia di diventare un luogo comune, come affermare che la Costituzione ” Lumen Gentium ” è il documento base di tutto il Concilio. Paolo VI non teme di ripetersi quando coglie ogni occasione per dichiarare che del Mistero della Chiesa bisogna a prendere coscienza “; che i Documenti conciliari vanno prima di tutto conosciuti studiati fino al punto d’intravvedere una sintesi, di scoprire le linee maestre, i temi essenziali; che da questa conoscenza deve nascere uno spirito nuovo, una nuova visione, delle nuove prospettive, una nuova mentalità: addirittura e semplice una conversione!
Non è un mistero che il capitolo sulla SS. Vergine si è inserito con notevole difficoltà nella Costituzione a De Ecclesia “. I motivi sono molteplici, ma il principale è la difficoltà che nasceva dal passaggio da una concezione giuridica e gerarchica della Chiesa, a quella dogmatica e storica, che scopre nella Chiesa il luogo, il tempo, lo strumento in cui le divine Persone attuano la salvezza della persona degli uomini.
La Chiesa nei simboli della fede è il punto di convergenza di tutte le realtà divine: Dio Padre Creatore, Dio Figlio Redentore, Dio Spirito che dà la vita; la Chiesa a sua volta è il punto di partenza da cui, per il Battesimo, si opera la remissione, dei peccati, da cui si attende di entrare nella vita del mondo che verrà. La Chiesa è preparata dal Padre che dalla eternità concepisce di incentrare tutto nel Figlio e dal tempo della creazione e dalla vocazione di Abramo coinvolge tutti gli avvenimenti della storia del suo Popolo nello slancio che a ad intra ” lo porta tutto verso il Verbo; la Chiesa è fondata nel tempo che va dall’istante dell’Incarnazione al momento dell’Ascensione del Figlio e lo slancio della vita intima del Figlio verso il Padre è tutto nel senso~dell’opera della Redenzione: Gesù e tutto con Lui, ritorna al Padre.
La Chiesa vive dal giorno della Pentecoste fino al ritorno del Signore per quel movimento di vita che attua nella persona degli uomini una misteriosa e reale partecipazione alle ” relazioni ” delle divine Persone, perché ormai lo Spirito è dato agli uomini e in Lui diventano figli di Dio per la stessa grazia per cui diventano fratelli tra di loro: è lo Spirito Santo, Amore personale del Padre per il Figlio, del Figlio per il Padre che diffonde nei cuori la carità, capacità e potenza misteriosa che introduce nella comunione di vita (1 Gv. 1, 3) con Dio e con gli uomini.
Questo abbozzo delle vitali relazioni della Chiesa con la vita trinitaria è quanto mai imperfetto, ma non è una divagazione; forse è la via per comprendere che Maria è nella Chiesa (ci si permetta ]’espressione senza le distinzioni che pure bisogna sottintendere),come il Padre, come il Figlio, come lo Spirito Santo, come noi. Il Padre che ha una tenda tra le tende del suo Popolo è ” Dio vicino ” e rimane l’altissimo; il Figlio, che si fa uomo e abita fra gli uomini, è ” il Signore “; lo Spirito che abita a in noi ” è più intimo a noi di quanto non lo siamo noi a noi stessi, eppure è santissimo.
Maria è nostra sorella, nostra Madre ma Madre di Dio, è della stirpe di Adamo ma concepita senza peccato, è Madre e Vergine. I suoi privilegi singolarissimi non costituiscono una serie di cose belle che suscitano ammirazione, sono invece la misura dei suoi rapporti con Dio che ci salva nella Chiesa e con noi che siamo bisognosi di salvezza; essi hanno un valore dogmatico, non per la ragione che si possono esprimere in termini speculativi, ma perché stanno in un rapporto reale di salvezza.
E’ in questo contesto della concretezza della storia della salvezza, della verità biblica e del mistero ecclesiologico, dove l’ha collocata Dio nella sua Rivelazione, nel quale dobbiamo ogni giorno meglio scoprire il posto di Maria: a il più alto dopo Cristo e per noi il più vicino ” (Discorso di Paolo VI, 4 dic. 63).
Le scoperte più recenti degli esegeti sono concordi nel rilevare che la Rivelazione, pur avendo un sicuro fondamento ontologico, pone l’accento sulla economia divina: Dio tutto proteso nel suo Amore infinito a salvare gli uomini. Gli studiosi,i di pastorale a loro volta individuano l’aspetto più dannoso della nostra catechesi in una presentazione di un Dio astratto ” senza uomini “, la quale sarebbe responsabile in larga misura della esistenza di troppi uomini ” senza Dio “.
La Madonna è la grande via per arrivare a Cristo e per Cristo a Dio; ma è necessario che gli uomini la scoprano meglio come la stupenda e incomparabile via attraverso cui Dio ha espresso il suo Amore per loro, entrando nella loro storia come un Padre, nella loro vita come un Fratello, nelle loro tristezze e nelle loro gioie come un Amico.
Non c’è dubbio che in questa ,prospettiva, anche i fratelli separati scopriranno più facilmente il ruolo di Maria nel Piano della salvezza gli uni (Protestanti) e si sentiranno più in sintonia con noi gli altri (Ortodossi).
CARLO FERRARI
Vescovo di Monopoli
Via Verità e Vita “Maria nel mistero di Cristo e della Chiesa- Giugno 1966 EP.-
ST 224 Maria Chiesa 1966