Castelbelforte 1968 – 28 settembre 1968 ore 22 con i giovani
Carissimi, da quando ho deciso di venire in mezzo a voi per incontrarmi particolarmente coi giovani e con le giovani, in quest’occasione straordinaria del ritorno a Castelgoffredo di Luigi Gonzaga santo, nel segno della sua reliquia, vi dico semplicemente, in confidenza, che in cuor mio ho preparato tanti discorsi; vale a dire che porto nel cuore tante cose da dire qui, a Castelgoffredo alla gioventù, ma non si può parlare soltanto ai giovani.
I ragazzi e le ragazze non sono degli isolati, non sono degli orfani, non sono dei derelitti. I ragazzi e le ragazze hanno un padre, una madre, delle sorelle, dei fratelli e vivono in un determinato ambiente. Questi ragazzi e ragazze, per la massima parte vivono una situazione nuova in un ambiente molto diverso da quello in cui vissero il loro padre e la loro madre
Capitemi bene. Non sono venuto qua a fare delle lamentazioni. Sono qui a fare delle constatazioni prima di tutto coi miei sacerdoti, poi con voi tutti, genitori e adulti che siete i più numerosi, anche se S. Luigi é qui principalmente per i giovani. Dobbiamo chiederci perché i giovani non sono presenti questa sera. Andate ad indovinare le ragioni per cui non sono qui! Potrebbero anche non essere presenti perché incomincia Canzonissima e i ragazzi e le ragazze di Castelgoffredo stanno davanti al televisore, perché tra il giovane san Luigi e gli altri giovani hanno scelto i giovani che cantano e si esibiscono.
Se i giovani di Castelgoffredo – tanto i ragazzi come le ragazze – sono assenti unicamente perché é incominciata Canzonissima e, potessimo pensare che se non fosse incominciata Canzonissima sarebbero stati presenti, sono tutti assolti, possono stare tranquilli loro e possiamo stare tranquilli anche noi. Direte: ma guarda un po’ questo Vescovo che scusa i giovani che per stare a vedere uno spettacolo televisivo non sono venuti a venerare il Protettore della gioventù di tutto il mondo, proprio questa sera che la sua reliquia insigne è a Castelgoffredo.
Sì, li scuso se non vengono a venerare la reliquia di san Luigi,ma posso pensare che in chiesa ci vengano e frequentano la messa di domenica perché è più importante andare alla messa che venerare la reliquia di san Luigi.
Li scuso se posso pensare che si accostano di frequente a tutti i santi sacramenti perché sono più importanti i sacramenti che la reliquia di San Luigi;
Li scuso se posso pensare che nella loro giornata impostano il loro comportamento secondo quei principi che hanno ispirato san Luigi, cioè secondo i principi della fede.
Li scuso se psso pensare che sono coscienti di non essere nel mondo come semplici creature, ma come figli di Dio che portano in loro la grazia del Battesimo e sono impegnati a rispettare i grandi comandamenti dell’amore di Dio e dell’amore del prossimo.
Se possiamo pensare tutto questo: Deo gratias! Ma, sono così? Voi lo sapete meglio di me. Io non inizio con un pensiero pessimista, ma scusate se il mio discorso questa sera non fila molto spedito. Ci sono dei papà e delle mamme che dicono: ai nostri tempi quando c’era don Aldo i giovani e le giovani li aveva tutti davanti. Vi accorgete che cosa dite quando fate queste affermazioni?
Quando viveva don Aldo, di santa memoria e ne parlano ancora tutti e si vede che era un sacerdote veramente a modo, ricordate che bastavano due castagne secche per attirare i ragazzi? Al mio paese bastava una padella per le caldarroste e si trascorreva una serata.
Allora le ragazze erano chiuse in casa guardate a vista dal padre, dalla madre, dalla nonna e dalla zia e i ragazzi erano tutti al verde e non avevano dove andare, e i più grandi e non solo i più grandi, erano stanchi morti alla fine di una giornata. Ai tempi di don Aldo, di domenica, c’era appena la bicicletta e non tutti i ragazzi di Castelgoffredo avevano la bicicletta. Cari papà e mamme, vi accorgete che le cose sono cambiate del tutto?
Io vorrei mettere qui non solo un sacerdote santo. Vorrei mettere qui anche un don Bosco. Don Bosco faceva qualche gioco, qualche partita a bara rotta – come si diceva ai miei tempi – e tutto era a posto perché c’era niente altro. Ma oggi? Oggi non bastano più due castagne, non bastano più due giochi da saltimbanco, non basta più la pia esortazione ad essere dei bravi figlioli. Aprite gli occhi: la situazione è cambiata.
Oggi voi genitori così soddisfatti dei vostri ragazzi e delle vostre ragazze che vanno in fabbrica e portano a casa tanti soldi, potete dirmi: se la situazione è cambiata, se la religione è finita? No, non basta la religione di vent’anni fa, forse anche semplicemente di dieci anni fa, non basta più il piccolo catechismo, non basta più il “Vangelino” della domenica, non sono più sufficienti la comunione e la confessione fatti per devozione. Ci vuole qualche cosa d’altro.
Che cosa ci vuole? Parecchi in mezzo a voi, dicono che ci vuole una casa per la gioventù”. Cosa farà la casa per la gioventù? Io sono venuto a Castelgoffredo, più di una volta, proprio per questo problema. Sono del parere che non la impedirò se sorgerà. Anzi, io impegno la responsabilità dei genitori a pensare ai loro figlioli. Se pretendete, – con tutti i soldi che hanno in tasca -, che la domenica non vadano a ballare, non vadano scorrazzando con le macchine, non stiano in giro di notte come ne hanno voglia, dovete provvedere, dovete studiare qualche cosa, dovete mettervi d’accordo con i vostri ragazzi e con le vostre ragazze. Genitori, è un problema vostro. Non è un problema di un don Aldo X.
I figli sono vostri e i sacerdoti sono a disposizione per aiutare voi. Ma l’iniziativa deve essere vostra, la responsabilità é principalmente vostra. I sacerdoti, oggi, -lo avrebbero dovuto fare anche ieri – devono fare i sacerdoti, ossia : – devono annunziare la Parola di Dio, – devono essere a disposizione per i problemi spirituali delle vostre ragazze e dei vostri ragazzi, – devono ordinare convenientemente la celebrazione dei sacramenti e in particolare dell’eucaristia. Questo è il loro compito ed è già tanto. Gli altri compiti sono i vostri.
Io vi pongo davanti alle vostre responsabilità, miei cari, sapendo di mettervi davanti a gravi difficoltà e vorrei che questa sera, in quest’incontro ne prendeste coscienza e pensaste: sono io padre, sono io madre che deve dare un’educazione a mio figlio e a mia figlia; é a me personalmente che il Signore chiederà che cosa ho fatto per i miei figli. Avete fatto bene a pensare ad una sistemazione economica dei vostri figlioli e delle vostre figliole. Non é male che lavorino, che guadagnino, che possano vestire meglio, e neppure che si possano convenientemente divertire. Non é male, però tutto questo non fa il giovane, non fa l’uomo. Non fa la giovane, non fa la donna, e tanto meno fa i giovani cristiani. I soldi, il vestito, il benessere, il divertimento vanno bene, ma c’è qualche cosa in noi che é molto più importante.
Quando un ragazzo e una ragazza hanno tutte le cose che abbiamo ricordato, pensate voi che siano soddisfatti?
Quando i vostri ragazzi per tutto il giorno, per tutta la settimana, devono essere alla dipendenza di altri, devono sempre subire e non possono disporre di se stessi, pensate che siano felici?
Quando le ragazze stanno legate alla macchina dal mattino alla sera, per fare sempre la stessa cosa fino al punto da diventare macchine anche loro, pensate che siano soddisfatte? Pensate che siano felici?
Oggi si raccolgano in mezzo alla gioventù manifestazioni molto significative. La così detta contestazione, questa ribellione dei giovani all’ordine costituito, agli ordinamenti vigenti, che cosa sono? Che cosa indicano? Vuol dire che non bastano i soldi, non basta il divertimento, non basta il così detto “amore”. Vuol dire che manca qualche cosa. Forse mancano tante cose.
Si dice che viviamo in tempi di libertà. Io chiedo a tutti quelli che lavorano nelle fabbriche, quanta libertà hanno. Hanno la libertà di fare quello che vogliono gli altri. Intendiamoci, da un certo punto di vista è giusto, perché pagano, ma si paga la libertà? Manca la possibilità di scegliere. Per esempio, impiantano qui una fabbrica di calze? Voi non potete scegliere e dovete fare calze. Impiantano una fabbrica di chiodi? Voi dovete fare chiodi. Dove é la vostra libertà di scelta? Dove é la vostra facoltà di decisione?
Non sono un nostalgico dei tempi andati. No. Affatto Non deploro i tempi presenti. I tempi presenti sono ricchi di possibilità, ma,bisogna capire quali sono i “segni dei tempi”
Che cosa potete decidere? Quante persone in mezzo a voi possono decidere di lavorare o di non lavorare? di lavorare in un modo piuttosto che in un altro? Pochi, e gli altri? Gli altri devono fare tutto secondo le decisioni dei pochissimi. Le cose stanno così, allora si cerca di dimenticare, ed ecco che la domenica si scorrazza, la sera si va in giro, in casa si dice: dopo tutto lavoro durante la settimana, guadagno ed ho il diritto di divertirmi. Tu cosa vuoi?
I genitori vedono i soldi, chiudono un occhio, ne chiudono due, rimangono anche mortificati, non sono contenti, ma non sanno cosa fare. Potreste anche chiedermi; al nostro posto che cosa farebbe? Molto umilmente vi rispondo che, al vostro posto anch’io non saprei che cosa fare, però il problema rimane. C’è una soluzione? A tutti i problemi umani c’è una soluzione, però bisogna cercarla insieme. Non bisogna dire: è responsabile il Vescovo, oppure l’Arciprete, o don x; non bisogna neppure dire che sono responsabili quelli che comandano, perché anche loro sono presi nel gioco. Mi dicono che, fino a quando uno è operaio si lamenta del padrone, poi quando riesce a mettersi in proprio e a diventare padrone, si dimentica di come stavano le cose e tratta gli altri com’era stato trattato lui. E’una catena, capite, é un sistema. I giovani contestano il sistema.
Dicevo: una soluzione c’è. Ma io non ve la so indicare concretamente, per il vostro paese, questa sera.
Allora, perché é venuto? Sono venuto perché sono preoccupato come voi e forse anche più di voi. Vi devo dire proprio tutto? Sapete, neh, che la nostra Diocesi si divide in basso e alto mantovano e si dice, che nel basso mantovano sono rossi, nell’alto mantovano sono bianchi e vanno in chiesa. E’ancora vero questo a livello della gioventù? A livello di giovani e uomini è ancora vero? Là le cose stanno come sono, può darsi anche che migliorino. Qua stanno precipitando. Guardate che la religione d’autorità, la religione di andare in chiesa perché vi mandano in chiesa, la religione del parroco che comanda, del prete che ha sempre ragione, è finita perché non è la religione di nostro Signore Gesù Cristo.
Facevano male i nostri vecchi a fare così? No. Non facevano male perché erano tempi diversi. Oggi si vuole capire, oggi si vuole essere liberi di giudicare, oggi soprattutto si esige – ed è giusto- la libertà di decidere, quindi bisogna capire, allora ci vuole tutta un’altra cultura. Anche per affrontare la vostra situazione di uomini ci vuole un’altra cultura, anche per affrontare le vostre situazioni economiche, ci vuole un’altra cultura. Non bisogna soltanto essere capaci di fare tante dozzine di calze al giorno, ma bisogna anche sapere qual è il giro degli affari. Lasciamo stare questo discorso che non spetta a me.
Ma nelle cose della fede spetta a me sottolineare che bisogna capire e ci vuole un’altra cultura. Il cristianesimo, il Vangelo, nostro Signore Gesù cristo, i santi, non hanno paura della situazione odierna. Il Vangelo è di una ricchezza inesauribile ed ha la risposta e la soluzione per tutti i problemi, ma bisogna impararlo, bisogna approfondirlo, bisogna accostarlo con intelligenza di uomini, e di donne, e non per sentito dire, bisogna farsi le proprie convinzioni, bisogna scoprire che cos’è la religione bisogna scoprire il valore della religione nella vita, bisogna scoprire la funzione della religione che, è legata: ai problemi della dignità della persona, ai problemi della libertà della persona, ai problemi della capacità di giudizio sulle situazioni, ai problemi delle scelte, delle decisioni, degli impegni quotidiani.
La religione non è estranea, ma intimamente legata a tutto questo. La religione non é solo recitare il Padre nostro al mattino e alla sera, e andare alla messa la domenica. La religione é vita da vivere in ogni istante della giornata. Avete sentito nel brano di Vangelo che abbiamo letto, Gesù che risponde ai Sadducei: non avete letto quel che fu detto? Io sono il Dio di Abramo, Isacco e di Giacobbe. Non è dunque il Dio dei morti, non è dunque la religione dei funerali, dei suffragi, ma è il Dio dei vivi, il Dio di quelli che soffrono, di quelli che lavorano e che faticano, di quelli che hanno davanti a se un avvenire e una responsabilità, di quelli che hanno da scoprire stessi, di quelli che hanno da scoprire il valore dell’esistenza che non è quella di essere legati come schiavi ad una macchina e di diventare degli automi, non è quella di servire al portafoglio degli altri, non è quella di essere in balia del profitto degli altri, Ma bisogna scoprirlo, bisogna capirlo, bisogna approfondirlo.
Miei cari, siete tanto bravi perché mi siete stati ad ascoltare con attenzione anche se ho detto delle cose buttate lì e forse, invece di portarvi gioia vi ho portato preoccupazione. San Paolo diceva, se con le mie parole vi ho rattristato, non sono contento della vostra tristezza, ma nello stesso tempo sono contento, perché se uniremo insieme le nostre preoccupazioni, faremo veramente qualche cosa di bene per tutti i nostri giovani e le nostre ragazze, per tutti quelli che stasera non sono venuti.
Non andate a dire il Vescovo si è lamentato perché ieri sera non c’eri in chiesa, No.
Noi che, siamo venuti in chiesa stasera, se incominciamo a capire la nostra religione, il cristianesimo, < dobbiamo avvertire in un modo vivo che portiamo anche la responsabilità di quei giovani che non sono venuti in chiesa questa sera.
Forse, guardando a noi che veniamo in chiesa, alcuni di loro, o magari parecchi, non vengono più, proprio per il modo con cui noi facciamo le cose in chiesa. Forse è proprio per quell’attaccamento alle cose passate che oggi non valgono più, che essi rifiutano di stare con noi. Può dipendere da noi che molti non siano in chiesa questa sera soltanto perché noi non camminiamo coi tempi.
Camminare coi tempi, capitemi bene, vuole dire camminare con nostro Signore Gesù Cristo, vuole dire camminare con il Vangelo tutto intero non soltanto con qualche pagina che richiede soltanto un po’ di devozione, ma il Vangelo che impegna tutta un’esistenza, dal mattino alla sera, in tutti gli istanti della giornata.
Ringraziamo S. Luigi perché ci ha dato la possibilità di incontrarci così. Questa sera è già una grazia. Io avrei potuto fare un bellissimo discorso su San Luigi. Avrei potuto dirvi che ai suoi tempi fu un giovane che ha contestato la famiglia, il casato, il ceto sociale, che ha rinunziato a tutto ed è morto al servizio dei suoi fratelli.
Avrei potuto fare un bellissimo discorso sotto questo profilo e avreste detto, che bel contestatore è stato S. Luigi, che bel discorso ci ha fatto il Vescovo. Invece ho preferito dirvi le cose che porto nel cuore che da ora innanzi porteremo insieme. Intanto portiamole all’altare e nostro Signore Gesù Cristo che sarà presente in mezzo a noi, per illuminarci, darci il coraggio della sua grazia e la capacità del suo amore.
OM 146 Castelbelforte 68 – 28 settembre 1968 ore 22