è una liberazione che eleva…
La purezza come del resto qualsiasi altra virtù, è una disposizione cosciente e libera con cui ci conformiamo alle esigenze della nostra natura come è concepita da Dio..
Ogni disposizione per essere umana e virtuosa deve constare di tre elementi:
I) conoscenza di un disegno superiore
2) libera accettazione di esso
3) abituale conformità al medesimo.
E’ quindi evidente che per educare il giovane candidato al sacerdozio alla virtù della purezza è necessario prospettargli chiaramente il disegno di Dio perché se ne renda cosciente, lo accetti liberamente e vi si conformi abitualmente.
L’errore fondamentale che si commette a questo proposito consiste nel lasciare all’oscuro il disegno secondo il quale Dio ha concepito la nostra natura da cui, per conseguenza sono derivate le sue esigenze e inclinazioni.
In Seminario si parla fin troppo di purezza, ma ben raramente si arriva a dire in che cosa essa consista e anche quando la si definisce dal punto di vista della morale, non si arriva a chiarirne il concetto ontologico e le conseguenti esigenze psicologiche.
Il giovane che, capisce teoricamente il limite tra il bene e il male non arriva a capire se stesso e rimane con l’impressione che la purezza sia per lui una inibizione che lo limita e non una liberazione che lo eleva.
Quanti inutili turbamenti e malsane curiosità destano certe prediche su peccati impuri e quanto sono fatui gli entusiasmi accesi dalla presentazione della bella virtù a base di gigli, di nevi candide e di limpidi laghi. Forse in clima di romanticismo ottocentesco potevano valere anche questi argomenti: un sano realismo psicologico esige più immediatezza di verità.
Mentre il giovane matura fisiologicamente bisogna guidarlo passo passo alla scoperta del piano di Dio affinché gli interessi, che si impongono alla sua attenzione, trovino sempre la giustificazione rassicurante e soddisfacente.
E’ necessario saper parlare con naturalezza e serenità dello cose che ha fatto la sapienza e la santità di Dio, senza lasciarsi turbare dalle brutture che vi ha indotto il peccato.
Il cosiddetto mistero della vita, con tutte le sue conseguenze, deve essere presentato con delicata chiarezza al giovane che sta per assumersi la tremenda responsabilità di rimanere casto per tutta la vita. Quel pudore che può suggerire di tacere nasconde sovente un irreparabile tradimento.
Il giovane che non avrà davanti, chiaro il piano di Dio, se ha occhi per vedere e intelligenza per capire, a contatto continuo con la fecondità della natura, non potrà non sentirsi come l’unico escluso dal sontuoso banchetto della vita imbandito dal Signore per l’espansione gioiosa di tutti gli esseri.
Per sentirsi in armonia con ciò che lo circonda e nella stabilità che deriva dall’equilibrio, deve arrivare a scoprire ciò che ordinatamente lo soddisfa e tra tutti i giovani il chierico deve sentirsi il più soddisfatto.
Guai al sorgere su questo settore dei cosiddetti “complessi d’inferiorità”. Sarebbe una delusione disastrosa se, chi ha scelto il Creatore come sua porzione, scoprisse di essere meno soddisfatto di chi ha scelto la creatura.
Purtroppo è un fenomeno facile da riscontrarsi: il chierico più di una volta accusa di questi complessi. Le manifestazioni dell’eleganza, p. esempio, che fa un giovane avviato al matrimonio sono dei mezzi normali, in lui diventano tentativi per mantenersi al livello degli altri.
Gli educatori che hanno tante preoccupazioni per insegnargli la tecnica per liberarsi dai pensieri cattivi, non si preoccupano invece di insegnargli a liberarsi da questi complessi che sono la sorgente di tutte le meschinità e di tutte le brutture. In molti casi non si renderebbe necessario richiamarlo da certe manifestazioni mondane, (capelli, fumo, letture ecc. ) quando lo avessimo liberato dalla sensazione di essere meno uomo.
Facciamo sentire al giovane candidato che proprio da un punto di vista umano egli è immensamente superiore agli altri e gli avremo messo in mano la chiave di tutte le vittorie.
Diamogli il senso della sua superiorità su quanto vi è di grande, di bello, di fecondo di amabile nella vita; facciamogli constare che non ha nulla da invidiare a nessuno; creiamo questa atmosfera di soddisfazione e di grandezza ed avremo preparato l’ambiente normale per lo sviluppo di una vocazione e il fiorire della virtù.
Senza crudezze e senza violenze, a un certo punto al giovane seminarista è necessario tenere un discorso come questo:”Vedi come ha disposto le cose il Signore. Un giorno Adamo si è destato ed ha scoperto accanto se una dolce sorpresa Eva. Ne fu tanto entusiasta che la chiamò, come di fatto era, carne della sua carne e ossa delle sue ossa. Sentirono dalla bocca del Signore che dovevano essere l’uno per l’altra, che dovevano crescere e moltiplicarsi.
Anche tu, un giorno della tua vita ti sei come destato e hai per la prima volta come scoperta la donna. Fino a ieri era mamma, sorella, compagna: ora avverti che è qualche cosa di diverso, forse in quello stesso giorno si è scatenata in te una bufera che ti ha profondamente turbato fino allo smarrimento; forse la figura di una ragazza si è imposta alla tua attenzione, il suo fascino ti ha incantato. Se in quel momento eri in ascolto dovevi sentire il Signore che ti diceva così: non turbarti, questo fascino l’ha creato la mia Sapienza e la mia Bontà, questa attrattiva determinerà l’unione di due giovani che diventeranno partecipi della mia paternità, saranno papà e mamma e il grande dono della vita continuerà sulla terra.
Ma ai figli degli uomini io ho preparato un altro dono, un’altra vita per cui diventeranno i miei figli. Vuoi tu partecipare a questa mia più grande paternità e comunicare a quelli che nascono “dalla carne e dal sangue” la vita chi li fa rinascere ” dall’acqua e dallo Spirito Santo”?
Vuoi quindi rinunciare ad associare la tua esistenza a quello strumento di vita che è la donna per dedicarti a me, autore della vita?
Rinunciare alla dolcezza delle gioie che ti potrebbe procurare la (mia) creatura per immergerti nelle gioie del tuo creatore; al fascino della sua bellezza per lo splendore della mia Bellezza; alla sua premurosa delicatezza per la mia misericordiosa tenerezza; al suo amore per il mio Amore?
Ecco, proprio a te io propongo di rinunciare alla donna che per l’uomo è tutto, per seguire il mio Divin Figliuolo Redentore degli uomini. Su questa terra avrai il centuplo: il centuplo della paternità, il centuplo della fecondità della tua vita e, nella vita eterna, sederai vicino al tuo Signore.”
Questo è il piano di Dio; questa è la scelta che il candidato al Sacerdozio deve fare liberamente. Questo è il senso dell’alternativa che viene proposta all’Accolito con la solennità del pontificale al momento di muovere il passo verso gli Ordini maggiori.- Sarà compito dell’educatore di facilitare al giovane questa scelta svelandogliene i motivi .
Dobbiamo convincerci che senza qualche cosa di splendido che illumini l’orizzonte della vita del giovane e senza un cuore premuroso e pieno di dedizione al suo fianco egli non sarà capace di far maturare la sua paternità e di sopportarne il peso. E che se egli non arriva a quel completo sviluppo di se stesso che è la paternità non sentirà la propria completezza efficiente e sarà un insoddisfatto; per la porta aperta di questa insoddisfazione entreranno tutte le miserie che guastano la vita del Sacerdote.
L’educatore a tale riguardo deve proporsi due cose:
– I) rendere ragionevole e facile la rinuncia all’amore della donna
– 2) rendere facile e attraente l’amore per il Signore.
Il primo errore che si commette nel tentativo di distogliere l’attenzione del giovane dalla donna, oggetto naturale delle sue inclinazioni, per orientarla verso Dio é quello di screditarla parlandone male; non ci si accorge che si finisce di screditare il capolavoro della Creazione.
Ammettiamo lealmente davanti al giovane che, tra le creature, la donna è la più amabile e che questa amabilità è stata voluta da Dio come primo elemento di quel gioco meraviglioso architettato da Lui per indurre l’uomo a corrispondere al divino intento di conservare la vita sulla terra. Altrettanto lealmente riconosciamo che per rinunciare a questa amabilità è necessaria molta generosità la quale avrà ragione di essere e durerà fino a quando l’attenzione del giovane sarà rivolta al Suo Signore che (da tempo) avrà scoperto infinitamente più amabile di ogni creatura. Inoltre non dimentichiamo che il giovane è tanto più esaltato dalla sua generosità quando più arduo ne è l’atto, e che un atto di rinuncia è tanto pi meritorio quanto più apprezzato ne è l’oggetto .
Con questo non vogliamo creare degli eroi ad oltranza. Anzi è necessario persuadere il giovane che, se vuole rendere possibile la pratica di questa rinuncia deve, nel modo più deciso ed assoluto tenere lontana dal suo interesse e dall’intimo della sua vita, la donna, come tale, poiché ciò che ha riflessi diretti sul problema della Purezza sono le caratteristiche sessuali. Tenuto conto però che la sua vita si svolge su questa terra e che il suo ministero lo impegnerà necessariamente in continui contatti, anche intimi, con questa creatura é quanto mai opportuno educarlo a vedere la donna nella luce di Dio (madre,sorella,sposa) e non nella luce dei sensi (femmina).
Questo evidentemente non lo immunizza dalla possibilità di sentire tutti i richiami che sono nella natura delle cose: quindi la necessità di stare lontano dalla donna tutte le volte che le ragioni di reale convivenza, di carità e di zelo non esigono altrimenti. E non basta star lontani materialmente, si esige una vigilanza continua perché tutte le vie per le quali essa può entrare siano al sicuro.
E’ sufficiente accennare le cautele che si esigono a proposito di letture, illustrazioni, riproduzioni, audizioni ecc…
Quindi tutto quanto ci ha tramandato una sana tradizione ascetica cristiana è sempre di attualità e non può in nessun modo essere sostituito. Ma ciò che più importa far capire al giovane è questo: che anche quando avrà acquistata una visione “religiosa” della donna e avrà messo in opera tutte le cautele e praticata tutta la mortificazione, non sarà ancora in grado di mantenersi puro. Soltanto l’intervento diretto della grazia di Dio lo renderà capace di mantenersi fedele ai suoi impegni. E’ per questo che per una completa educazione alla purezza è necessario avviare il giovane verso la pratica e il gusto dell’amore del Signore.
Per arrivare all’amore di Dio è necessario scoprirlo perché il fondamento del nostro amore per Lui sono le manifestazioni del Suo amore per noi “Diligamus Deum quoniam Ipse prior dilexit nos”. Quindi la via che un educatore deve tenere per portare il giovane all’ amore di Dio si apre sulla scoperta delle Sue manifestazioni anzi, proprio queste manifestazioni sono la chiave per capire la natura di Dio e la nostra natura, ossia l’aspetto sotto il quale Egli è amabile e il bisogno che noi abbiamo di questa amabilità. Ogni educatore dovrebbe avere per la natura umana e per le sue esigenze il rispetto che ne ha Dio, il quale avendoci dotati di una vita spirituale tutta legata all’attività dei sensi, quando ha voluto rivelarsi agli uomini lo ha sempre fatto in un modo sensibile e le stesse operazioni della vita soprannaturale le ha condizionate ad elementi sensibili.
Perciò sono i sensi del giovane che per primi devono essere condotti alla scoperta, alla contemplazione, al godimento dell’Amabilità di Dio la quale si manifesta ad essi con una evidenza ed immediatezza imponente in tutto il mondo della natura e della Grazia, soprattutto nei suoi elementi di Bellezza e di Bontà; anzi, se volessimo stabilire una proporzione tra ciò che nel mondo manifesta gli altri attributi di Dio,dovremmo concludere che Egli è soprattutto Bellezza e Bontà e che se così Egli ha voluto rivelarsi agli uomini questo significa che essi hanno bisogno soprattutto di bellezza e di bontà.
Se diamo uno sguardo ai nostri metodi educativi constatiamo purtroppo, che il culto e l’amore del bello è coltivato come qualche cosa che potrebbe anche ritenersi superfluo. Questo significa non capire Iddio e noi stessi e, a proposito della purezza, creare dei vuoti che possono diventare fatali.
La bellezza e la bontà hanno una duplice funzione: una di carattere sessuale l’altra di carattere religioso, cioè essa conduce o alla donna o a Dio: alla donna in quanto ne è l’espressione più sensibile, a Dio in quanto ne è l’autore. Il giovane candidato al Sacerdozio che ha rinunciato alla donna per volgersi tutto verso Dio dovrà coltivare la bellezza e ricercarne il senso religioso, cioè servirsene come di una scala che lo porti a Dio perciò quando esse minacciassero di diventare un inciampo, dovrà applicare quelle norme di mortificazione indispensabili per mantenere qualsiasi creatura nel suo ruolo di mezzo e non di fine.
L’altro elemento con cui si alimenta l’amore di Dio è la sua Bontà. Sarà quindi compito dell’educatore di condurre il giovane alla scoperta delle manifestazioni che rivelano la Bontà di Dio alla creatura umana. Ciò che non si deve dimenticare a questo proposito è il carattere sensibile di queste manifestazioni. Purtroppo una malintesa preoccupazione di non favorire nel giovane la sensualità porta sovente a trascurare la sua sensibilità,e, per conseguenza, a non lavorare intorno ad essa per svilupparla in un modo normale.
Ci pare contrario alla via seguita dal Signore pretendere di educare all’amore di Dio trascurando il carattere sensibile delle manifestazioni della sua Bontà sia nell’ordine naturale che nell’ordine soprannaturale, come pare contrario ai Suoi disegni di trascurare la bontà che Egli ha profuso nel mondo della natura per fermarsi unicamente su quella che ha manifestato nel mondo della Grazia,dimenticando che il Figlio di Dio è venuto a redimere tutti i valori della creazione.
L’educatore dovrà quindi farsi premura di condurre il suo allievo alla scoperta di tutte le manifestazioni della Bontà di Dio incominciando dalle più accessibili e comuni per arrivare a quelle soprannaturali. Soltanto così il giovane si sentirà tutto circondato e come continuamente accompagnato dall’Amore di Dio e più facilmente gli si arrenderà e troverà la forza di consacrarsi a Lui interamente .
Non bisogna dimenticare che ci siamo proposti di dare al giovane il senso di una superiorità e di una soddisfazione più completa nei confronti di quelli che seguono una via comune. Normalmente al giovane la soddisfazione proviene dal trovare nella donna il completamento della propria personalità. Le caratteristiche sessuali sono costituite da qualità prevalenti che trovano il loro equilibrio nella comunione di vita di due individui di diverso desso. Nell’uomo prevale la ‘sapientia’ (saggezza, capacità di governo) e la”virtus” (forza, coraggio) mentre nella donna c’è la prevalenza della “gratia”, (graziosità,bellezza) e la”charitas” che sono necessariamente limitate. Colui che ha aperto gli occhi su tutta la Bellezza di Dio e il cuore a tutto il Suo Amore spazierà indefinitamente su una bellezza e una bontà sempre nuova e per di più si sentirà circondato da tutta la “gratia”‘ a la”charitas” di Dio. Avrà “il centuplo e la vita eterna”.
Il Seminarista a questo punto conosce il piano che Dio gli propone, conosce i motivi per cui dovrebbe accettarlo; gli rimane da acquistare un comportamento che gli renda possibile e facile viverlo praticamente. Egli ormai sa che la soluzione del problema della purezza investe tutta la sua vita di creatura intelligente, libera e sensibile e che perciò dovrà servirsi della sua intelligenza e della sua libertà per muovere i suoi sensi nella luce che gli viene dal disegno di Dio. In pratica si tratta quindi di un problema di educazione dei sensi, o meglio della sensibilità.
La sensibilità,in questo caso, è la capacità che acquistano i sensi guidati dall’intelligenza illuminata dalla fede, di percepire e di gustare lo splendore di verità (bellezza) e di bontà (amore) che il Creatore rivela attraverso le creature. Non, è evidentemente l’emotività il cui grado dipende piuttosto dal temperamento, ma una possibilità che in ogni essere normale può essere sviluppata per mezzo dell’educazione. (Per inciso si potrebbe far rilevare che chi non fosse capace di uno sviluppo normale della sensibilità o possedesse una emotività eccessiva presenterebbe caratteri che lo escludono dalla vocazione sacerdotale: il primo perché può sempre essere vittima dei suoi sensi, il secondo perché lo sarà del suo cuore).
Il primo lavoro da compiere per l’educazione dei sensi è di una seria e diuturna mortificazione che li renderà strumenti docili dell’intelligenza e della volontà. Di pari passo si deve svolgere un lavoro positivo per abituarli a cogliere ovunque si manifestino le espressioni della Bellezza e della Bontà di Dio.
Il giovane Seminarista si impegnerà tanto più seriamente e volentieri nella pratica della mortificazione quanto più chiaramente gli saranno presenti i motivi della medesima. Non si tratterà perciò soltanto di abituarlo a una serie di atti afflittivi quanto di mettergli continuamente davanti i motivi per cui egli deve sottoporre se stesso a ciò che gli costa. Se il motivo ultimo deve sempre essere l’amore di Dio, ci pare che il motivo immediato debba essere la paternità spirituale a cui Dio lo chiama. E come il giovane che arriva alla vigilia del matrimonio sentendo la responsabilità di una esistenza che si lega alla sua e della vita degli esseri che dipenderanno da lui, diventa più serio e più impegnato, così il giovane che ha dinnanzi a sé la visione delle creature la cui salvezza dipenderà dal grado di efficienza del suo Sacerdozio, non potrà a meno di sentire il bisogno di sviluppare il senso della propria responsabilità e di acquistare nel massimo grado quelle qualità che lo renderanno capace di assolvere il proprio compito.
Quindi il suo senso di responsabilità lo impegnerà in tutto ciò che potrà sviluppare e rendere feconda la sua paternità: la fatica che importa il mantenersi nel raccoglimento per coltivare l’unione con Dio, il controllo che egli deve esercitare su se stesso per correggere i propri difetti, il lavoro a cui deve sottoporsi per acquistare la scienza e le doti indispensabili per l’esercizio del suo ministero, la disciplina del Seminario e le inevitabili contrarietà della vita comune, le prove che la Provvidenza del Signore gli preparerà, e a tutto questo aggiungerà, sotto il controllo del suo Direttore Spirituale, quelle mortificazioni volontarie che saranno un normale elemento della sua generosità.
Ma come il giovane che impegna la sua vita nel matrimonio si sente sostenuto a sopportare i pesi che ne derivano dal conforto dell’amabilità della sua sposa, così chi si avvia al Sacerdozio dovrà ricercare il conforto necessario per sostenere le responsabilità della propria paternità spirituale nelle gioie dell’intimità con Dio che si manifesta nel fascino della sua Bellezza del suo Amore nel mondo della natura e della Grazia
don Carlo Ferrari, direttore spirituale a Stazzano in diocesi di Tortona
Trovo stampa “Alle giovani 900” di A.C.- ora in archivio Ferrari-
MN 343 Purezza 1950