Iddio mandò il suo Figlio
Monopoli 1966 – Cattedrale triduo annuale per gli uomini
Miei cari, ieri sera abbiamo cercato di richiamare, di fissare, di incominciare a comprendere due grandi e fondamentali verità della nostra fede, due realtà della nostra religione che equivalgono ad avvenimenti accaduti nel tempo, che hanno una conseguenza in tutti i tempi e che avranno una conseguenza, vedremo domani sera, personalmente per ciascuno di noi: la Pasqua e la Chiesa.
La Pasqua è il passaggio dallo stato di schiavitù allo stato di popolo libero, che gode i beni della terra promessa. Questo è tutto il senso della storia di Israele.
I) il popolo di Dio che equivale, almeno inizialmente come figura, alla stessa realtà alla Chiesa
2) il punto di confluenza dove vanno a finire coloro che vengono dalla schiavitù
Ripeto:
gli Israeliti formano un solo popolo. E’ la realtà che noi, oggi, chiamiamo Chiesa.
Dal momento in cui formano un solo popolo. Oggi noi diremmo sono Chiesa.
Vanno verso il possesso della terra promessa.
Questo popolo era un aggregato di schiavi. – Fu liberato per l’intervento di Dio, – diventò popolo di Dio per mezzo della legge che lo costituì come popolo abbiamo detto che la legge di Mosè è una legge costitutiva – per l’alleanza,il patto di amicizia tra Dio e il suo popolo. Da quel momento, questo popolo alleato di Dio, nazione santa, popolo sacerdotale, si mise in cammino per arrivare alla terra promessa.
Notate tutti questi particolari.
Questo popolo di Israele era il simbolo, la preparazione di ciò che Iddio voleva, e vuole fare nel suo amore infinito, pei tutti gli uomini: – liberarli dalla dispersione della schiavitù del peccato, – fare di tutti un solo popolo in cammino, attraverso il tempo – verso la terra delle promesse, cioè, verso i doni di Dio .
Questo è il senso della conversione di ieri sera.
Questa sera cerchiamo di andare avanti a scoprire sempre il significato di quei due fatti: la Pasqua e la Chiesa.
Abbiamo terminato ieri sera con la visione del profeta Isaia. Iddio aveva prospettato che nei tempi futuri vi sarebbero state delle cose nuove: – la sua legge non sarebbe più stata scritta sulla pietra ma nei cuori, – il suo spirito sarebbe stato dato a tutti perché sarebbe venuto il Salvatore, e il Salvatore sarebbe stato la vera Pasqua.
Cari uomini, cerchiamo un po’ di comprendere queste cose di Dio. La Pasqua ebraica, di cui abbiamo parlato ieri sera, il passaggio dalla schiavitù alla terra promessa con la costituzione di un popolo nuovo è stato tutto un atto di liberazione che Iddio ha compiuto per mezzo dei suoi inviati. Non sono stati dei gesti che ha compiuto Lui direttamente, personalmente, in modo visibile. La presenza di Dio in mezzo al suo popolo era già un fatto costatabile di cui non potevano esservi dubbi.
Quando si compiono i tempi, secondo i quali Dio aveva detto che avrebbe compiuto le sue promesse, dice San Paolo: quando venne la pienezza dei tempi Iddio mandò il suo Figlio, fatto da donna, nato sotto la legge affinché liberasse coloro che erano soggetti alla legge e questi ricevessero l’adozione di figli.
Notate se il senso di queste parole non compie tutto il pensiero di Dio.
–Venuta la pienezza dei tempi, –Iddio non manda più un profeta, –manda il Figlio suo che si fa uomo, –per fare le stesse cose che ha fatto in tutti i tempi della salvezza: — redimere quelli che erano soggetti alla legge, –perché questi redenti dal peccati diventassero i suoi figli e quindi avessero i suoi beni, la sua terra, la sua eredità che non sarà solo in questo mondo ma anche nella vita eterna, perché sarà la stessa vita di Dio.
Per questo, san Paolo potrà affermare una cosa meravigliosa: “Purificatevi dal vecchio fermento per essere una nuova creatura perché voi siete azzimi, cioè un pane senza fermento, infatti la nostra Pasqua, Cristo, è stata immolata”. Dunque la nostra Pasqua è Cristo stesso.
Sentite come parla l’evangelista per descrivere la Pasqua di nostro Signore Gesù Cristo. E non dimenticate mai che la pasqua è un passaggio.
“Per questo mi ama il Padre, dice Gesù, perché io sacrifico la mia vita per prenderla di nuovo e nessuno me la può togliere, ma la do la mia vita da me stesso, ed ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo”.
Notate: Gesù nella pienissima libertà di disporre di se stesso. Nessuno lo può toccare.
Avete sentito Gesù nella lettura del “passio”: sono stato sempre in mezzo a voi, ero nel tempio, tutti i giorni ad insegnare e non mi avete mai fatto nulla, non siete mai riusciti a prendermi. Adesso è l’ora vostra. Io da me stesso do la mia vita.
Ma le parole che danno veramente alla vita e passione e morte di nostro Signore gesù Cristo il senso pasquale, il senso del passaggio, sono quelle con cui san Giovanni incomincia il racconto della passione. ” Prima della festa di pasqua, sapendo Gesù che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, vedete i termini del passaggio: da questo mondo al Padre avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino all’ultimo segno”. E, Cristo si immola, muore da se stesso per libera scelta, per poter compiere il passaggio da questo mondo al Padre e, come vedremo domani, per diventare la nostra pasqua, cioè la nostra possibilità di passare dalla schiavitù di peccato alla risurrezione di vita nuova che egli stesso ci porta.
Il mistero pasquale con il suo significato di passaggio dalla morte del peccato alla vita di Dio, si verifica totalmente con una pienezza di significato nuovo, e con una forza nuova nella persona e nella vita di Gesù Cristo. Adesso cerchiamo di fissare bene, nella vita di nostro Signore Gesù Cristo gli aspetti della pasqua e della chiesa che, sono sempre le due idee a cui noi dobbiamo rivolgere il nostro interesse e che devono penetrare per la grazia del Signore nelle anime nostre.
Prima di tutto lo stato di peccato nella persona del Figlio di Dio.
Non che Gesù Cristo abbia commesso dei peccati. Gesù Cristo si è caricato dei peccati degli uomini, e distrugge i peccati degli uomini per mezzo della sua morte. “Colui che non conobbe il peccato, dice san Paolo ai Corinzi, il Padre lo ha fatto diventare peccato per noi, affinché noi diventassimo giustizia di Dio in lui” Notate come san Paolo esprime con forza questa realtà: il Figlio di Dio innocente, senza peccato, senza macchia, pieno della vita di Dio, pieno della grazia di Dio, dal Padre suo è fatto peccato, cioè caricato di tutti i peccati degli uomini, perché si possa fare il passaggio dalla morte alla grazia. All’inizio della vita pubblica, Giovanni lo vide venire verso di lui ed esclamò: -quante volte lo ripetiamo!- “Ecco l’Agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo.
Nell’Apocalisse, San Giovanni ha una grande visione: “Cristo è il testimonio fedele, il primogenito dei morti e il principe dei re della terra, colui che ci ama e ci lava dai nostri peccati nel suo sangue”. Vedete come Gesù Cristo è nello stato di peccato per liberarci dai peccati?
In questo consiste l’amore: che noi non abbiamo amato Iddio, ma che Egli ha amato noi ed ha amato il Figlio suo, vittima di espiazione per i nostri peccati,ed Egli (Gesù Cristo) è vittima espiatrice per i nostri peccati e non soltanto per i nostri ma anche per quelli di tutto il mondo “E’ Gesù Cristo che ha dato se stesso per i nostri peccati, per toglierci dal malvagio secolo presente, secondo la volontà di Dio, nostro Padre”.
San Paolo scrive a quelli di Corinto: ” Vi ho infatti trasmesso tra le altre cose quello che io stesso ho ricevuto, cioè che Gesù Cristo è morto per i nostri peccati secondo le scritture” , secondo tutto il piano della volontà di Dio che ci vuole liberare da quella schiavitù di cui Israele in Egitto era soltanto la figura.
Ancora Gesù non era nato, e l’evangelista nota: “ Essa (la Madonna), darà alla luce un figlio e tu gli porrai nome Gesù. Egli, infatti, salverà il suo popolo dai suoi peccati”.
Miei cari, ecco la persona del Figlio di Dio fatto uomo, nella condizione di peccato e perciò nella conseguenza che porta con sé il peccato che deve essere distrutto con una distruzione totale! La distruzione del peccato stesso. Non vi sembri un gioco di parole. Iddio Padre ha fatto del suo Figlio il peccato e allora il peccato sarà distrutto nel Figlio fatto uomo, in quanto morirà per i nostri peccati. “Sic Deus dilexit mundum”: così Iddio ha amato il mondo da dare il Figlio suo a morte per noi, per distruggere il peccato.
Cari uomini, carissimi giovani, cerchiamo di intendere qualche cosa, oserei dire, del valore, del prezzo, della gravità del peso del peccato, se ha importato che il Figlio di Dio morisse! Non insisto sulla morte del Figlio di Dio. Ne abbiamo ascoltato il racconto questa sera. Lo celebreremo ancora meglio il giorno del venerdì santo. Pensate a tutti i particolari della passione e morte di nostro Signore Gesù Cristo: i flagelli, le spine, gli sputi, gli schiaffi, le mani e i piedi inchiodati, il cuore trafitto, l’agonia, e Gesù che muore.
Qui si fa la Pasqua. Qui si fa il passaggio, perché qui c’è la liberazione, perché qui c’e il liberatore che distrugge nella sua persona il peccato stesso, con la forza dell’amore che gli fa sopportare i dolori più atroci, per spargere il suo sangue in remissione dei nostri peccati.
Ma, la Pasqua, il passaggio, vuole dire un punto di partenza e un punto di arrivo. L’arrivo qual è? Nella Pasqua, il passaggio si compie nella persona di nostro Signore Gesù Cristo. Il punto partenza e di arrivo è nella persona stessa di nostro Signore Gesù Cristo che dalla morte passa alla vita. Nostro Signore Gesù Cristo lo dichiara fin dal principio della sua missione in questo mondo: “Io sono venuto perché gli uomini abbiano la vita e l’abbiano abbondantemente”, “Io sono la vita”.
San Giovanni noterà: “l’abbiamo visto pieno di vita e dalla sua pienezza noi tutti abbiamo attinto”. Presso il sepolcro di Lazzaro Gesù farà la grande affermazione che incomincerà poi a dimostrare: “Io sono la resurrezione e la vita”.
Queste parole del Vangelo sono state rinfrescate in questi ultimi anni, dalla fede di quel Papa che portiamo tutti nel cuore, il quale agonizzando e morendo al cospetto del mondo, ha proprio ripetute queste parole del Signore: “Io sono la risurrezione e la vita”.
Come farà Gesù ad essere la risurrezione e la vita?
Già lo aveva dimostrato risuscitando i morti e in particolare risuscitando Lazzaro, ma la prova non era ancora completa, perché non era venuto per portare la vita fisica.
Era venuto per dare una pienezza di vita che non era quella comunicata al bambino della vedova di Naim, oppure a Lazzaro.
Era una vita nuova che egli aveva portato su questa terra in contrapposizione alla morte, quella del peccato.
Notate come gli evangelisti ci preparano al grande avvenimento della risurrezione del Signore, cioè come Gesù prepara i suoi Apostoli e i suoi discepoli alla grande prova, alla grande testimonianza: che Egli è veramente la vita ed è veramente capace di ridare la vita, di produrre in noi la risurrezione dalla morte del peccato.
Matteo dice:
” Mentre percorrevamo insieme la Galilea Gesù disse loro:”il Figlio dell’uomo sta per essere dato nelle mani degli uomini, ma il terzo giorno risorgerà.
“Essi lo condanneranno a morte,
dice ancora Matteo,
e lo consegneranno ai gentili per farlo schernire, flagellare, crocifiggere
-notate che queste cose, Gesù, le diceva prima che accadessero-
ma il terzo giorno sarà risuscitato”.
Marco dice:
“partiti di là attraversarono la Galilea, ma egli voleva che nessuno lo sapesse difatti andava istruendo i suoi discepoli e diceva loro: il Figlio dell’uomo sarà dato nelle mani degli uomini i quali lo uccideranno e tre giorni dopo essere stato messo a morte, risusciterà”
E’ la grande istruzione che voleva dare perché fossero preparati allo scandalo della morte!
Sappiamo che tutti fuggirono dopo la morte di nostro Signore Gesù Cristo.
E voleva dire loro: state attenti, io sì morirò, ma poi risorgerò.
Lo scherniranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo faranno morire ma dopo tre giorni egli risusciterà.
Disse ancora Gesù:
“Così sta scritto: che il Cristo avrebbe sofferto e sarebbe risuscitato dai morti il terzo giorno”.
Vi ricordate quando sono dette queste parole?
Sono dette da Gesù, già risuscitato, sulla strada di Emmaus quando in mezzo ai due discepoli ricorda quello che i profeti e le scritture avevano detto di lui, quello che lui stesso aveva detto e che essi, tutti tristi, non capivano e non credevano perché non erano ancora in grado di constatare.
Ma ad un certo punto aprirono gli occhi e videro che era con loro nientemeno che nostro Signore Gesù Cristo.
Avete notato nella lettura del “passio” come la folla aizzata dai grandi sacerdoti, andava gridando: -“mettilo in croce”?
Pietro si presenta davanti a questa stessa folla dopo che aveva messo a morte Gesù e dice:
“Ma voi avete rinnegato il santo, il giusto e avete chiesto che vi fosse consegnato al suo posto un omicida: Barabba, mentre avete ucciso l’autore della vita che Iddio ha risuscitato dai morti. Di questo noi siamo testimoni”.
E, tutta la testimonianza degli apostoli si basa sul fatto della risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo, non solo per attestare che Gesù cristo era Figlio di Dio e perciò aveva il potere di vincere la morte, ma in particolare, e san Paolo insiste moltissimo, per fare intendere che Gesù Cristo è stato capace di riprendere la sua vita, perché è capace di comunicare la vita che è venuto a portare su questa terra.
Ecco,il passaggio è compiuto:
dalla morte conseguenza del peccato, alla vita della risurrezione
che è sorgente di vita nuova per quelli che crederanno in Gesù Cristo
e formeranno il suo popolo.
La Pasqua è la sorgente della Chiesa,
Nella esistenza e nella missione di nostro Signore Gesù Cristo, la Pasqua ha per scopo di fare di noi un solo popolo.
Nostro Signore Gesù Cristo, dal principio al termine della sua predicazione che cosa dice?
Dice che di tutti vuole fare una cosa sola e lo dice in tutti i modi specialmente con le figure e con le parabole.
Gesù dice:
“Io sono la vite, voi siete i tralci”:
vite e tralci formano una cosa sola
Gesù dice:
“io sono il pastore, voi siete il gregge”:
l’intento è questo: un solo ovile, un solo pastore, tutti insieme.
Ricordate la commovente, drammatica parabola della pecorella smarrita e la parabola del figliuolo prodigo?
La pecorella smarrita è una pecora che va lontana dal resto del gregge, che non forma un solo gregge.
Il figliuolo prodigo è uno che va via dalla casa del Padre, che si stacca dalla famiglia.
Ricordate ancora l’altra delicata figura della gallina?
Lui ha desiderato di raccogliere tutti, come la gallina raccoglie i pulcini sotto le proprie ali.
Gesù Cristo è il primogenito di una moltitudine di fratelli, secondo la volontà di Dio, che devono riunirsi intorno a lui.
Gesù Cristo è il Capo del suo Corpo e questo Corpo siamo noi e tutto deve essere ricapitolato, portato sotto questo Capo.
Gesù Cristo è morto e risuscitato perché noi formassimo una cosa sola, cioè, affinché noi fossimo la Chiesa.
Guardate se non sono queste le intenzioni di nostro Signore Gesù cristo?
Sono le ultime parole di Gesù, che egli esprime come un testamento agli apostoli prima della passione.
Cercate di intenderne il significato.
Gesù Cristo fa tutto quello che ha fatto, morirà per i nostri peccati, risorgerà per la nostra vita, ma perché formiamo tra di noi una cosa sola.
“Non prego solamente per questi
– si riferisce agli apostoli –
ma anche per coloro che crederanno in me mediante la loro parola affinché tutti siano una cosa sola come tu Padre sei in me io in te, affinché anch’essi siano una cosa sola in noi,
-cioè col Padre e col Figlio –
e il mondo creda che tu mi hai mandato.”
Ecco la testimonianza dei credenti, la testimonianza della Chiesa.
Ecco come la Chiesa può diventare il grande faro che illumina tutta la umanità: se i credenti formeranno una cosa sola tra di loro, se staranno insieme tra di loro come stanno insieme il Padre con il Figlio nella vita intima stessa di Dio.
” ed io
– continua Gesù ,
” la gloria di cui mi hai rivestito,
-cioè la sua felicità eterna che riceverà dopo la sua morte e risurrezione,
“l’ ho data ad essi affinché”
-cosa credete che segua adesso?-
” affinché giungano a perfetta unità”
Vedete tutto lo scopo dell’opera di nostro Signore Gesù Cristo?
Affinché giungano a perfetta unità e conosca il mondo che tu mi hai inviato ed hai amato loro come hai amato me.
Perché Gesù Cristo insiste sempre a dire affinché giungano a perfetta unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato, cioè affinché il mondo conosca che io sono Dio come te, che io sono il salvatore del mondo?
Perché non c’é nessuna cosa, che possa accadere tra gli uomini, che sia una testimonianza dell’azione di Dio in mezzo agli uomini oltre a questa: che si vogliano bene.
Se gli uomini si vogliono bene tra di loro non è un fatto semplicemente umano, ma è un fatto certamente divino ed è una cosa che veramente ci fa ad immagine e somiglianza di Dio.
Allora il mondo stupito crederà come avveniva per i primi cristiani di cui Tertulliano scrive che tutti erano ammirati e la gente diceva: “guardate come si vogliono bene”.
“Padre, quelli che tu mi hai dato,
voglio che dove sono io, anch’essi siano con me
affinché contemplino la gloria che tu mi hai dato,
perché tu mi hai amato prima della creazione del mondo.
Padre giusto il mondo non ti ha conosciuto,
io invece ti ho conosciuto
e questi hanno riconosciuto che tu mi hai mandato
e io feci conoscere ad essi il tuo amore e lo farò conoscere ancora
affinché l’amore col quale mi amasti sia in loro e io in essi”.
Quando l’amore che Iddio ci donerà sarà nei nostri cuori,
sarà nei nostri cuori nostro Signore Gesù Gristo e
noi saremo veramente una cosa sola con Lui.
Dunque avete capito come Cristo è la nostra Pasqua?
OM 32 Triduo 1966