Santuario della Madonna della Comuna
Pellegrinaggio degli uomini di Malcantone in preparazione alla Pasqua
La Parola del Signore e la parola del vostro vescovo.
La Parola del Signore é un avvenimento vivo. Le parole ripetute dal ministro sono le parole stesse che Gesù Cristo rivolge a noi per fare qualche cosa con noi. Allora, noi dobbiamo intendere la Parola del Signore non solo per coglierne il significato ma per riceverne tutta la forza, tutta la grazia interiore, per realizzare in ciascuno ciò che dice.
La Parola che abbiamo ascoltato é tanto bella, tanto grande, tanto preziosa. “Tutto quello che il Padre mi dà, verrà a me”, Dunque, prima di Gesù Figlio di Dio, che viene in questo mondo e si fa uomo, c’è il Padre che pensa di mandare il Figlio perché vuole la nostra salvezza.
Iddio che da tutta l’eternità pensa alla nostra salvezza, é una cosa che non siamo capaci di immaginare perché noi viviamo nel tempo, perché per noi c’è un passato, un presente e un futuro. Dio opera al di fuori del tempo. Dio ha sempre rivolto il suo pensiero a noi, perché noi siamo quelli che egli vuole salvare e perciò ci ha consegnato al suo Figlio perché non andiamo perduti.
“Tutto quello che il Padre mi dà, verrà a me”.
“Che io non perda nessuno di quanti mi ha dato il Padre e chiunque viene a me, io lo custodirò e lo risusciterò nell’ultimo giorno”.
” questa é la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna”. Noi siamo giunti fino a nostro Signore Gesù Cristo.
Se questa sera siamo in chiesa è perché in un giorno della nostra vita abbiamo scoperto, abbiamo capito qualche cosa di nostro Signore Gesù Cristo e siamo giunti a Lui. La parola che abbiamo ascoltato dice:“Colui che viene a me – e siamo ognuno di noi – non lo caccerò fuori”. Potete immaginare se Gesù ci caccia fuori, Lui che – lo vedremo domani se tornerete in chiesa – dichiara di essere il buon pastore, Lui che lascia le novantanove pecorelle all’ovile per andare alla ricerca di quella perduta.
Cari uomini e giovani che questa sera vi trovate qui per celebrare in un modo del tutto singolare la vostra pasqua sotto lo sguardo di Maria santissima, pensiamo che siamo l’oggetto dell’amore infinito di Dio, il quale per nostro amore ha dato il Figlio suo. Lo concepite un amore capace di dare la vita di uno dei figli per la salvezza degli altri?
Noi siamo delle creature e il nostro amore é limitato anche quando é grande. L’amore di Dio ha superato tutti i limiti, tutte le nostre capacità di amare e dimostra il suo grande amore per noi dandoci il Figlio suo.
E Gesù viene per fare la volontà del Padre, e la volontà del Padre é che egli porti la vita. Quest’affermazione ha un significato molto largo. Gesù porta la vita di Figlio di Dio, perché la sua vita di Figlio dell’uomo la ha sacrifica per noi morendo sulla croce. Noi siamo coloro per i quali Gesù ha dato la vita. San Paolo esprime questo concetto con una affermazione sicurissima: “dilexit me et tradidit semetipsum pro me”: Gesù Cristo ha voluto bene a me – a ciascuno di noi – e ha dato tutto se stesso per me – per ognuno di noi-. Gesù Cristo ha insegnato che non c’è amore più grande di quello di colui che dà la propria vita perché ama. Gesù ha tradotto con i fatti le parole, ha confermato ciò che aveva detto, e ci ha dato il più grande segno della sua amicizia e del suo amore, morendo per noi.
Per nostro Signore Gesù Cristo dare la vita non é soltanto morire per noi. Con la sua morte egli giunge a dimostrare che é il nostro salvatore venuto nel mondo a portare la vita. Gesù risuscita da morte, vince la morte e dimostra di essere il Signore della vita. Gesù é venuto nel mondo proprio a portare la vita, una vita che si protrarrà per sempre, nella eternità, e che avrà il suo pieno compimento come Gesù dice: “io lo risusciterò nell’ultimo giorno”. Egli, Gesù Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo, ha vinto la morte ed é risuscitato a vita nuova perché noi avessimo questa vita nuova.
La vita nuova che ci ha portato nostro Signore Gesù Cristo nel suo amore infinito, e che ci ha procurato con la sua morte e risurrezione, noi incominciamo a viverla dal momento del battesimo. Ma quella vita di grazia di Dio si può indebolire in noi, si può anche disgraziatamente spegnere. Gesù Cristo ha pensato alla nostra debolezza, alla condizione di creature umane e ci ha dato il mezzo di recuperarla, di rinfrancarla, di renderla stabile per mezzo dei sacramenti, in particolare con la confessione, la eucaristia.
Il sacramento della confessione non cancella semplicemente i peccati, ma ci comunica una vita rinnovata, se l’abbiamo perduta, una vita più abbondante se ancora la abbiamo. Il sacramento della confessione è un fatto della vita personale, non un fatto legato ad una cerimonia per cui andiamo a dire i peccati al sacerdote che ci assolve come ci assolverebbe un giudice di questo mondo ma che non ci manda in prigione. La confessione é l’atto più interiore che ci possa essere. Attraverso l’azione del sacramento la vita stessa di figli di Dio, che ci ha portato nostro Signore Gesù Cristo, è ridata o aumentata.
Questa vita che ci porta nostro Signore Gesù Cristo deve essere alimentata. Dirà ancora Gesù: “Io sono il pane di vita, Io sono il pane disceso dal cielo”. Gesù preparava i suoi ascoltatori ad accogliere la grande affermazione: “Il pane che io vi darò é la mia carne per la salvezza del mondo”,è la eucaristia. Con l’Eucaristia noi non ci troviamo nella occasione di fare un bel atto di venerazione, come recitare il santo rosario, o innalzare alla Madonna un bel cantico, ma ci troviamo nel momento migliore per unirci a Lui personalmente, perché dalla sua persona alla nostra ci sia una comunicazione di vita.
Comunione é unione tra due. Ma, ricordiamo sempre che la comunione eucaristica non viene tra noi e Gesù. Ma viene tra Gesù e noi. E’ un’altra cosa! E’ Gesù che ci stringe a se. E’ Gesù che ci dà qualche cosa. E’ Gesù che ci comunica la vita, la accresce in noi e la rinvigorisce. Capite allora come il sacramento della comunione non è legato semplicemente alla celebrazione della Pasqua, o al compimento del precetto, ma deve diventare un bisogno di vita.
In noi ci sarà veramente la vita cristiana se ci sarà la vita di Gesù Cristo. Noi saremo veramente cristiani se porteremo nella nostra persona Gesù vivente coi suoi pensieri, con i suoi sentimenti, con le sue disposizioni e con le sue azioni. Questo é vivere il cristianesimo, questo è vivere la vita cristiana.
Come si può vivere una vita di fede, una vita di autentici cristiani? Quando pensiamo come pensa Gesù Cristo.
E come possiamo sapere come pensa Gesù Cristo? Intanto dobbiamo imparare a conoscere il suo insegnamento che ad una certa età, in qualche modo, lo conosciamo. Sappiamo benissimo che Gesù pensa dei pensieri modesti, dei pensieri giusti, dei pensieri retti e buoni. Pensare secondo i pensieri di Gesù Cristo che risuonano nella nostra coscienza, portare in noi i suoi sentimenti di Gesù Cristo è vivere la vita cristiana.
“Imparate da me che sono mite ed umile di cuore”. – dice Gesù – Che il nostro cuore sia come il cuore di nostro Signore Gesù Cristo! Il cuore di nostro Signore Gesù Cristo non ha voluto il male di nessuno, né di quelli che lo perseguitavano, né di quelli che hanno fatto di tutto per condannarlo a morte, né di quelli che lo hanno crocifisso. Ha soltanto amato tutti e ha pregato per tutti: “Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno”. Ha amato i suoi discepoli nonostante lo avessero abbandonato. Ha amato – e come! – Pietro anche se lo ha rinnegato, e Giuda se si fosse pentito avrebbe visto il suo amore Ha amato i piccoli, i sofferenti, i peccatori.
Capite che essere cristiani è: portare nel nostro cuore i sentimenti stessi di nostro Signore Gesù Cristo, portare nella nostra vita gli atteggiamenti e le disposizioni di nostro Signore Gesù Cristo, soprattutto volere bene a tutti indistintamente?
Questa sera, nell’esame di coscienza chiediamoci: –io che sono oggetto di un amore infinito da parte del Padre mio al punto che per me ha dato il suo Figlio. –io che sono oggetto di un amore infinito di Gesù Cristo Figlio di Dio fatto uomo al punto che é morto in croce per me –io che porto in me stesso la vita che il Padre ha voluto che il Figlio suo mi comunicasse personalmente, perché io possa essere il suo figliolo e un giorno avere la vita eterna ed essere risuscitato come é risuscitato nostro Signore Gesù Cristo?
Questa vita la custodisco in me per mezzo dell’azione dei santi sacramenti, in particolare la confessione e la comunione?
Questa vita cerco di svilupparla in me, tutti i giorni, preoccupandomi di conformare i miei pensieri a quelli di nostro Signore Gesù Cristo, per rendere il mio cuore simile a quello di nostro Signore Gesù Cristo?
Sia questo l’esame che facciamo mentre insieme celebriamo la santa Messa, mentre si compie in mezzo a noi, sacramentalmente, l’atto di amore infinito di Gesù che dà la sua vita per noi, l’atto infinito dell’amore dello Spirito Santo che ci comunica l’amore del Padre e del Figlio a ciascheduno di noi.
Continuiamo la celebrazione pensando a tutto questo e la Parola di Dio, dentro di noi, per l’azione dello Spirito Santo, sarà più chiara e diventerà veramente parola di vita.
Che la Parola del Signore, sia per ciascuno di voi e per i vostri cari, veramente parola di vita, e lo sia per l’intercessione materna di Maria.
E’ l’augurio che il vescovo vi fa in questo incontro di grazia.
OM 115 Comuna 68 – 27 Aprile 1968 – al Santuario della Madonna della Comuna
Gli uomini di Malcantone in preparazione alla Pasqua