è prendere parte al significato di una storia
che Iddio ha scritto per noi
Cattedrale di Monopoli – 8 febbraio, ore 19
Carissimi rinnoviamo i nostri incontri, le nostre celebrazioni non per ripetere sempre le stesse cose, ma perché le stesse cose ripetute siano da noi più approfondite, più chiarite, più comprese, più vissute. Tutti gli anni diamo inizio alla santa quaresima, come diamo inizio ai vari tempi dell’anno liturgico, ma tutti gli anni dobbiamo crescere nella comprensione e, se si può dire così, nella manifestazione agli altri di ciò che noi celebriamo.
La santa quaresima è una veneranda solennità per la Chiesa, è il tempo durante il quale si digiuna più solennemente, é il tempo nel quale si entra in modo più esplicito e più profondo nel mistero della nostra Pasqua: nel mistero della passione e morte e resurrezione di nostro Signore Gesù Cristo,
è il tempo nel quale si entra nel significato della vita cristiana che è appunto il prendere parte alla passione e morte di nostro Signore Gesù Cristo per prendere parte alla sua gloriosa resurrezione. La vita cristiana dunque è segnata dalle caratteristiche della pasqua preparata in antico nel popolo di Israele e vissuta personalmente dal Figlio di Dio fatto uomo.
La Pasqua preparata da Dio, nel suo popolo, è stata il passaggio dalla schiavitù di Egitto attraverso il Mare Rosso e il deserto, per giungere al possesso e al godimento della terra promessa.
La pasqua vissuta personalmente dal Figlio di Dio fatto uomo è il mistero della sua incarnazione: della sua venuta in mezzo a noi; è il mistero della sua povertà; è il mistero della sua solitudine in mezzo agli uomini; è il mistero della persecuzione degli uomini contro di lui; è il mistero della sua condanna a morte; è il mistero della sua passione e morte, ma che termina nella gloria della manifestazione della potenza di Dio quando il Padre lo fa risorgere da morte e lo costituisce signore di tutti i viventi .
La nostra pasqua di cristiani è prendere parte, quindi, al significato di una storia che Iddio ha scritto per noi, è prendere parte alla grazia del mistero della vita terrena di nostro Signore Gesù Cristo figlio di Dio fatto uomo.
Fin dal concepimento siamo nel peccato, noi abbiamo bisogno di essere redenti, di essere strappati dalla schiavitù del peccato, dall’ annientamento della morte che il peccato produce in noi e abbiamo bisogno di arrivare alla terra promessa di una vita nuova. Questo ci è possibile unendoci misteriosamente ma realmente attraverso i segni della grazia, alla persona del Figlio di Dio fatto uomo che produce, per mezzo dei meriti che egli si è acquistato durante la sua vita terrena, la distruzione della morte in noi e conseguentemente la risurrezione ad una vita nuova.
Ma, Gesù, Figlio di Dio non vuole fare ciò che dobbiamo fare noi personalmente. Non ci salva come degli esseri inerti, incoscienti, determinati necessariamente dalle circostanze in cui viviamo, ma come persone e quindi come esseri che comprendono, che capiscono, che sono capaci di determinarsi liberamente attraverso la scelta che compiono tra il bene e il male, quindi che comprendono il mistero a cui vogliono partecipare: il mistero della vita del Signore che è croce e sofferenza, che è passione e morte, che è umiliazione e contrarietà, che è solitudine, debolezza, tristezza.
Ma queste sono cose belle? Sono cose degne della nostra persona. Sono il nostro stato, sono la nostra condizione, sono il frutto e la conseguenza del peccato. Gesù Cristo si immerge in queste nostre realtà, le vive nella sua persona per trasformarle, per renderle strumenti della nostra purificazione, della nostra liberazione, della nostra salvezza. Perciò la partecipazione nostra alla vita di Cristo vuole dire: deciderci liberamente a portare la nostra croce, a seguire Gesù Cristo e conseguentemente a rinnegare noi stessi.è il mistero Ecco: – il significato della penitenza, – il significato della quaresima, – il significato di questo tempo che ci prepara alla pasqua, alla resurrezione di nostro Signore Gesù Cristo.
Miei cari, questo, come qualsiasi periodo della nostra esistenza, è il tempo in cui camminiamo ogni giorno, ogni istante in quelle cose pesanti e tristi di cui abbiamo detto, però dobbiamo tenere ben presente la meta a cui vogliamo arrivare, il fine a cui siamo destinati. Il termine della nostra vita è la Pasqua. La quaresima non ha ragione di essere soltanto come partecipazione alla passione e morte del Signore, così come la passione e morte di nostro Signore Gesù Cristo non ha avuto ragione di essere per se stessa. Il mistero di Gesù salvatore non termina con la sua morte ma con la vittoria sulla morte, sul male, sulla sofferenza e con l’affermazione di una pienezza di vita, di gaudio e di gioia.
Ecco allora: durante questo tempo, teniamo presente soprattutto la meta verso cui camminiamo che è la vita nuova, la vita più piena e più abbondante e perciò la soddisfazione, il gaudio, la letizia, la gioia, la pace che non saranno mai stabili in questa vita, ma nella vita eterna.
Secondo l’invito del Profeta, secondo l’insegnamento di Gesù che questa sera ci vengono proposti dalla Chiesa entriamo decisamente in questo tempo di passione e di penitenza, ma la nostra penitenza sia soprattutto penitenza del cuore. Non strappiamoci le vesti ma tormentiamo il nostro cuore perché si ravveda, perché si decida, perché pianga, perché si incammini verso nostro nostro Signore Gesù Cristo, perché ritorni al suo Dio e al suo Salvatore. La nostra penitenza non abbia l’espressione di quelli che non hanno fede e che assumerebbe il volto della tristezza. Assuma invece l’espressione della gioia perché andiamo verso il Padre, verso la vita, verso la resurrezione, verso la gioia perché ci prepariamo alla felicità eterna.
Abbracciamo la nostra croce! E’ la croce stessa di nostro Signore Gesù Cristo e non diciamo intorno il nostro dolore e la nostra sofferenza; diciamo intorno la nostra speranza e quindi la nostra gioia. E camminiamo così: rivolgendoci a nostro Signore Gesù Cristo, alla sorgente della nostra purificazione, al sostegno della nostra penitenza, allo scopo della nostra fiducia, alla forza della nostra debolezza e ricordiamo che tutti i giorni è quaresima ma tutti i giorni ci prepariamo alla pasqua.
La quaresima, ho detto a principio, è una solennità, una celebrazione che compiamo insieme come popolo adunato, come assemblea del Signore per cantare le sue meraviglie, la sua grazia, la sua misericordia. Prendiamo tutte le occasioni, che ci offre la chiesa in questo tempo per comprendere meglio i misteri che celebriamo attraverso l’ascolto della parola di Dio. Approfittiamo di queste celebrazioni compiute insieme: da tutti i fedeli di tutte le parrocchie della città, per esprimere anche davanti ai nostri fratelli con umiltà e con spirito di apostolato le verità che professiamo, e con la nostra fede il bisogno della penitenza.
Tutto questo deve costituire la celebrazione della nostra quaresima: frequentare la chiesa, -ascoltare la parola di Dio, -prendere parte alle processioni penitenziali, -pregare insieme, -manifestare vicendevolmente la nostra carità, -ricordarci degli altri che hanno bisogno di salvezza nel corpo e nell’anima, -corrispondere alle iniziative che ormai si diffondono in tutto il mondo cristiano. Per esempio la fame nel mondo. -prendere parte a tutte le iniziative che si fanno nelle parrocchie per prepararci convenientemente a ricevere i santi sacramenti nel tempo pasquale.
Il Signore ci sostenga con la sua grazia.
OM 56 Ceneri 1967