Duomo, 4 novembre 1980 messa di san Carlo Borromeo
Un breve richiamo alla Parola del Signore, che celebriamo insieme al fine di farla penetrare in noi stessi e farla fruttificare nel migliore dei modi.
La nostra attenzione, in questa memoria liturgica di san Carlo Boromeo, è incentrata sulla figura del buon pastore che non è san Carlo e tanto meno il vescovo, ma Gesù Cristo.
San Carlo ha fatto di tutto per imitare Gesù buon pastore. Il vescovo fa lo sforzo di imitare il suo protettore per essere conforme al Pastore dei pastori, Gesù Cristo.
E’ bella questa figura biblica del pastore che ha cura delle sue pecore. E’ una figura che nel nostro ambiente è quasi scomparsa, ma che è nella memoria, e corrisponde ad una persona che condivide la propria esistenza col suo gregge quasi come fosse uno del gregge. Il pastore ha cura del gregge e si espone anche ai pericoli dei lupi, e ama tanto le sue pecore che le conosce una per una, le chiama per nome ed esse rispondono.
Pensiamo che tutto questo realismo di vita è il realismo della Incarnazione e della Redenzione operata da nostro Signore Gesù Cristo, che continua ad essere attiva e viva in tutti i momenti della storia della chiesa, che è poi la storia di ciascuno di noi. Gesù da buon pastore ha condiviso in tutto, fuor che nel peccato, la condizione umana. Si è fatto uomo in mezzo a noi e ha dato se stesso per noi. Il mondo non conosce Gesù Cristo. Il mondo neppure conosce il cristiano perché non sa, non può concepire una misura di amore come quella di nostro Signore Gesù Cristo che dà la vita ,e la dà nella concretezza della sua passione e nella desolazione della sua morte.
E questo dono è per ciascuno di noi. Ciascuno deve ripetere a se stesso: Cristo mi ha amato e ha dato se stesso per me. Cristo mi ama e dona se stesso per me. Cerchiamo di ravvivare la nostra fede nelle realtà che ci toccano così personalmente: la realtà di Gesù in mezzo a noi, la realtà del Figlio di Dio morto per noi, la realtà del Figlio di Dio che ci ama e ci ama personalmente. E cerchiamo di rispondere a questo amore.
L’evangelista Giovanni mette in rilievo che la migliore risposta all’amore di Dio per noi, la migliore risposta all’amore del Padre che manda il suo Figlio, la migliore risposta all’amore del Figlio, il buon Pastore che muore per noi, è l’amore per i fratelli.
“Io ho delle altre pecore che non sono di questo ovile ed è necessario che tutte siano chiamate e che si faccia un solo ovile sotto un solo pastore”. Che anelito è quello del cuore di nostro Signore Gesù Cristo! Perché non lo facciamo diventare anche un anelito del nostro cuore nei confronti dei fratelli, coi quali viviamo? Di tutti i fratelli, incominciando dai più vicini fino ai più lontani, cercando che non ci siano divisioni all’interno delle nostre famiglie e delle nostre comunità,perché solo così rispondiamo alla grazia, al dono di avere Gesù Cristo, Figlio di Dio come pastore delle anime nostre.
OM 662 San Carlo 80