Mantova 27 Aprile 1969 – la parola del Vescovo –
Al termine della presentazione delle nuove a Preci Eucaristiche » (Riv. Dioc.2/1969) esprimevo l’intenzione di far seguire alcune norme direttive per le celebrazioni liturgiche in genere e in particolare per la Messa per i giovani.
Oggi abbiamo già in mano il nuovo “Ordo Missae” che ci pone in una situazione più stabile e definita ed è accompagnata da norme chiaramente giustificate e indiscutibilmente impegnative; perciò non faccio che rimandare allo studio della « Institutio » e ai documenti ai quali essa esplicitamente si riferisce. Prima che scada la “vacatio”, troveremo anche il modo per studiare insieme il contenuto e le norme di questo documento fondamentale per la celebrazione e della “Coena Dominica”.
La celebrazione della Messa per i giovani, ferme restando le norme liturgiche, deve corrispondere ai seguenti principi e alle indicazioni che ne conseguono:
1 – Requisito essenziale di ogni celebrazione è di escludere tutto ciò che può essere motivo di frattura nella comunità e di tendere decisamente alla edificazione dell’unità, come è nella natura di ogni azione ecclesiale.
2 – I gruppi giovanili devono situarsi come lievito di un autentico rinnovamento e di una vitale animazione della celebrazione liturgica.
3 – Precisamente al fine di una animazione, è indispensabile che i gruppi giovanili abbiano raggiunto un livello spirituale di vita cristiana di cui le parti che assumono nella celebrazione siano espressione sincera; i gesti, le azioni (preghiere, letture), i canti sono validi liturgicamente nella misura in cui esprimono un corrispondente comportamento esistenziale.
4 – I gesti, le azioni, i canti devono essere consoni alle imprescindibili esigenze dell’azione liturgica: non solo devono evitare le singolarità individualistiche, ma favorire la comprensione, l’adesione e la maturazione personale della partecipazione alla Mensa della Parola e del Pane che Cristo ci prepara; perciò devono sottolineare sia il momento della celebrazione (penitenziale, meditativo, di rendimento di grazie, di gioia di fratelli che stanno insieme, ecc.), sia il tempo liturgico. « Il primato va dato alla celebrazione nel suo insieme, non alle modalità espressive, ad essa subordinate; al clima di fraternità e di preghiera; al giusto ritmo di ascolto e di risposta, di parola e di silenzio, di interiorità e di gesto espressivo » (Card. Pellegrino).
5 – La introduzione di mezzi musicali nuovi, a giudizio di competenti, non si ritiene affatto indispensabile; in ogni caso è fuori dubbio che la loro funzione è quella di sostenere il canto: quindi non devono sovrapporsi o sostituirsi ad esso e tanto meno distrarre dall’azione liturgica a cui servono. Si abbia invece la cura della buona esecuzione e ci si adoperi attivamente per giungere a uno degli scopi dell’animazione: che tutta l’assemblea canti.
6 – Le esigenze particolari che comporta la retta impostazione delle Messe per i giovani oltrepassano la competenza dei singoli: è necessario quindi che tali esperienze siano attuate sotto la guida e il controllo responsabile della Commissione liturgica, alla quale è pure demandato di promuovere e favorire con ogni mezzo idoneo la realizzazione di modelli specifici di celebrazione, a cui si possa da tutti e con sicurezza riferirsi.
7 – La fedeltà a questi principi e a queste norme è affidata all’impegno educativo della comunità presbiterale e la loro osservanza alla responsabilità dei Vicari Foranei.
Carlo FERRARI, Vescovo
Mantova, 27 Aprile 1969
ST 331 Messa 69 – Mantova, 27 Aprile 1969
Rivista diocesana n4 -Aprile 1969 pag. 133-134