La libertà non è per il cristiano un problema di psicologia umana, ma un evento di salvezza.
In principio c’è un mistero dei piú sconcertanti: Dio ha creato l’uomo libero, nel senso che gli ha lasciato la facoltà di rifiutarlo; Dio per assicurare all’uomo la libertà ha accettato di essere lasciato da parte. Egli, infinitamente sovrano, si ferma davanti al rifiuto della sua creatura. Dio non impedisce il peccato, che consiste appunto nel rifiutare Lui e il suo piano. Già nell’Antico Testamento gli anziani di Israele andarono da Samuele per chiedergli un re. Samuele turbato si rivolse a Dio. Dio rispose di accontentarli, ma mise in chiaro il significato della richiesta: « costoro non hanno rigettato te, ma hanno rigettato me, perché io non regni piú su di essi » (1 Sm 8, 7).
Come si vede, la libertà è un valore così alto che Dio stesso misteriosamente rispetta; ne deriva una conseguenza molto grave e non facile da intendere: nessuno al mondo può impedire all’uomo di rifiutare Dio, cioè di commettere il peccato. Così nel piano di Dio la libertà diventa un valore assoluto, che praticamente va rispettato come si rispetta Dio. Sul piano esistenziale si pongono dei problemi molto seri che la nostra educazione come la nostra mentalità non sono sempre disposte a rispettare debitamente. Dio, di fatto, lascia liberi gli israeliti di scegliersi un re (cfr 1 Sm 8, 9).
In conseguenza del peccato l’uomo ha bisogno di essere redento. Cristo infatti, instaura per tutti quelli che aderiscono a Lui nella fede e nella carità una condizione di libertà perfetta e definitiva. « Affinché fossimo liberi, Cristo ci ha dato la libertà… voi certo siete stati chiamati alla libertà, o fratelli » (Gal 5, 1. 13); « se rimanete fedeli alla mia parola sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi… se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero » (Gv 8, 32.36). Dunque, la libertà dei credenti è una grazia che va alimentata e resa sicura e stabile con i mezzi che garantiscono una autentica vita cristiana, dall’ascolto della Parola alla preghiera, ai sacramenti e agli impegni di una seria mortificazione.
La libertà per i cristiani corrisponde alla liberazione. La nostra libertà è stata assunta dallo Spirito Santo e innestata nella libertà con cui Gesú ha ubbidito al Padre e volontariamente ha offerto la sua vita per noi, al fine di liberarci dal peccato, dalla legge e dalla morte.
Il peccato è la vera schiavitù da cui Gesú ci strappa. Paolo nella lettera ai Romani descrive quanto fosse dura la tirannia che il peccato esercitava sul mondo, ma lo fa per poi mettere in evidenza la sovrabbondanza della grazia: «ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo morirono tutti, molto di piú la grazia di Dio e il dono concesso in grazia di un solo uomo, Gesú Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti gli uomini… infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di piú quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesú Cristo » (Rm 5, 15-17); « Dio ci ha sottratti al potere delle tenebre (schiavitù dei peccato) e ci ha trasferiti nel regno del suo Figlio diletto, per il quale abbiamo la redenzione (la libertà), la remissione dei peccati » (Col 1, 13).
Gesú ci libera dalla Legge. E’ una verità che abbiamo già richiamato: siamo passati dalla economia della Legge alla economia della Grazia. Per quanto sorprendente possa apparire questa affermazione, non bisogna diminuirne l’importanza col pericolo di fraintendere tutto il Vangelo. La vita cristiana non ha piú come norma i dieci comandamenti ma la condizione dei nuovi rapporti personali, con il Padre, con il Figlio, con lo Spirito Santo: siamo figli del Padre, partecipiamo alla vita che ci ha portato Gesú, abbiamo la capacità di amare e, soprattutto, la certezza di essere amati, che ci vengono dallo Spirito diffuso nei nostri cuori. E’ vero che Gesú afferma che dalla legge non sarà tolta neppure una virgola, ma si tratta di una legge nuova, che non è piú estrinseca, ma intrinseca, cioè legata a un fatto vitale che sta alla base di rapporti personali con le Divine Persone: questa legge nuova è compendiata nella carità e noi sotto la mozione dello Spirito, aderiamo ad essa spontaneamente, perché dove è lo Spirito del Signore, lì è la libertà (cfr 2 Cor 3, 17).
Tutto questo era stato previsto dal Profeta, il quale dice: « Ecco verranno giorni – dice il Signore – nei quali con la casa di Israele e con la casa di Giuda io concluderò un’alleanza nuova. Non come l’alleanza che ho conclusa con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dal paese d’Egitto, una alleanza che essi hanno violato, benché io fossi loro Signore. Parola del Signore. Questa sarà l’alleanza che io concluderò con la casa di Israele dopo quei giorni, dice il Signore: « Porrò la mia legge nel loro animo, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi il mio popolo » (Ger 31, 31-33
Cristo ci libera dalla morte: la morte è la conseguenza del peccato, ma per la grazia di nostro Signore Gesú Cristo essa ha perduto il suo pungiglione (cfr 1 Cor 15, 17). 1 cristiani non sono piú schiavi dei suo timore (cfr Ebr 2, 14 ss).
A questo riguardo, la liberazione non sarà perfetta se non dopo la risurrezione gloriosa, perché ci troviamo ancora « nell’attesa della redenzione del nostro corpo » (Rm 8, 23), ma in qualche modo i nuovi tempi sono già inaugurati e noi « siamo passati dalla morte alla vita » (1 Cor 3, 14) nella misura in cui viviamo nella fede e nella carità.