Venerdì di passione Cattedrale,
ore 9, per la processione dell’Addolorata
Questa mattina, da tutte le parrocchie cittadine vi raccogliete in cattedrale per onorare insieme una Donna la quale ci prepara ad assistere alla morte di suo Figlio che è il figlio di Dio.
La Chiesa ha trasferito la commemorazione dei dolori di Maria nel mese di settembre perché vuole che in questi giorni si profili netta davanti a noi la persona di Gesù, ma la Chiesa sa benissimo che Gesù non va da solo verso il Calvario e la croce, e vuole che ricordiamo accanto a Lui fedelissima, intrepida, coraggiosa e dolorante la madre sua che associa i propri dolori a quelli del Figlio.
Dal Vangelo, che abbiamo or ora ascoltato, possiamo capire quali giorni si stanno preparando per Gesù, come i suoi nemici con a capo i sommi sacerdoti, gli scribi e i farisei cercano dei pretesti per condannarlo a morte e quindi toglierlo di mezzo perché compiva cose strepitose e ormai tutta la gente lo seguiva.
Che cosa significano questi giorni per la madre di Gesù, la quale sapeva -i profeti lo avevano annunziato e i fatti glielo dimostravano – che il figlio suo non sarebbe rimasto per molto tempo accanto a lei e che dai suoi nemici avrebbe subito una morte dolorosissima ed umiliante?
Voi siete tutte donne, per la maggior parte siete mamme e quindi avete una particolare capacita di intendere cosa significa vedere il figlio incamminato verso una morte indicibilmente dolorosa. Possiamo pensare come Maria abbia desiderato di morire al posto del figlio suo e come, non potendo morire materialmente insieme con lui, sia morta di strazio nel proprio cuore, raggiungendo una sofferenza più grande – se così possiamo dire – di quella del figlio che, con la morte fisica ha posto subito fine alle proprie sofferenze.
Il dolore di Gesù che fu causa del dolore di Maria e il dolore di Maria che si associa a quello del figlio suo Gesù Cristo, quale motivo hanno? Ognuno di noi deve dare la propria risposta. Il mistero del dolore del Figlio di Dio e della madre sua fa luce su qualsiasi dolore dell’umanità: quello dei giusti e quello degli ingiusti, ma al di sopra di tutto c’è qualche cosa che reclama ed esige questa sofferenza come una salvezza. Sono i nostri peccati che reclamano il dolore di Gesù, di Maria e di tutta l’umanità. Tanto è grave il peccato. Tanto è profonda la malizia del peccato. Accanto a Maria non piangiamo su di lei o sul Figlio suo, ma piangiamo su di noi perché noi siamo i peccatori, perché noi siamo la causa di questa sofferenza e della nostra, perché noi abbiamo bisogno di essere liberati dal peccato. Peccato è: andare contro all’amore di Dio che ci è padre, fratello, salvatore.
I nostri peccati sono: l’odio, la cattiveria di cuore verso i nostri fratelli che sono come noi, che hanno i nostri stessi diritti, la nostra stessa dignità, i nostri stessi bisogni, le nostre stesse esigenze e sono, per Iddio, creature sue come lo siano noi, figli suoi come lo siamo noi.
Maria che abbraccia il figlio suo e accetta di seguirlo ai piedi della croce, compie un grande atto di amore verso il figlio suo, che è il Figlio di Dio e verso tutte le creature umane viventi anche le più brutte, le più repellenti, le più cattive, le più maliziose, perché le accoglie in una grande stretta di tenerezza materna per poterle salvare.
Abbiamo devozione per la Madonna addolorata? Non portiamo delle candele accese ma un cuore ardente di amore; portiamo lacrime di pentimento e non della cera che gocciola sui pavimenti, portiamo sentimenti sinceri di compassione e mettiamo nel cuore un po’ di bontà! Chi dice di non credere, tante volte è in questa condizione di spirito, perché vede che coloro i quali si dicono credenti come noi e non hanno un cuore buono, non sono generosi come lo è stato Gesù che è morto per noi, come lo è stata Maria che si è posta accanto al figlio suo per dare tutti i sentimenti buoni di donna e di madre, per esprimere un amore senza confini.
OM 59 Addolorata 1967