1) La Chiesa è un Mistero
cioè la sua natura è “nello stesso tempo umana e divina, visibile ma dotata di realtà invisibili, fervente nell’azione e dedita alla contemplazione, presente nel mondo e tuttavia pellegrina; tutto questo in modo che ciò che in essa é umano sia ordinato e subordinato al divino, il visibile all’invisibile, l’azione alla contemplazione, la realtà presente alla futura città verso la quale siamo incamminati” (SC 2); in atri termini le Persone divine e le persone degli uomini impegnate nella storia della salvezza a realizzare il Regno di Dio costituiscono quell’insieme misterioso che è la Chiesa.
2) E’ un mistero di unità.
Dio ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza; questa caratteristica dell’uomo di essere l’immagine ne del suo creatore, e di somigliargli, ha un senso molteplice: tra l’altro quello di una reale partecipazione del tutto gratuita e soprannaturale alla natura di Dio. Ora la natura di Dio è unica e una: un solo Dio, cioè Dio è uno solo di una unità misteriosa che è data dal fatto che le tre divine Persone in piena coscienza e in infinita libertà si identificano con la divina natura; Dio è uno solo non unicamente perché è il Dio unico, ma ugualmente perché le tre Persone si amano al punto da essere una cosa sola, quasi una sola persona.
Il Mistero di un solo Dio in tre Persone è il fondo più intimo del mistero della Chiesa, nel quale gli uomini creati ad immagine e somiglianza di Dio si trovano nella condizione di partecipare a quel movimento di vita divina che, spinge tutti ad essere una cosa sola nell’amore.
3) La carità legge della Chiesa.
Dio in tre Persone è unico e uno per l’amore del Padre e del Figlio nell’unico Spirito: la vita di Dio è l’Amore delle divine Persone per cui Dio è Amore.
Lo stesso amore è diffuso nel cuore dei credenti, perché nell’amore siano una cosa sola.
Il Concilio
1) ha posto la Chiesa nella prospettiva del mistero
2) ha accentuato la nota dell’unità della Chiesa
3) ne ha rivelato l’Anima che è l’Amore di Dio che si rivela all’uomo e lo rende capace di amare come Dio ama.
Il Padre e la Chiesa (articolo 2)
1) Tutto incomincia dal Padre e tutto ritorna definitivamente in Lui: la vita delle divine Persone ha origine dal Padre, la vita di ciò che esiste fuori di Dio ha origine dal Padre . Il Padre con liberissimo e arcano disegno di sapienza e di bontà concepisce e crea l’universo incentrato nell’uomo, l’uomo incentrato nel Figlio: tutto è vostro, voi siete di Cristo, Cristo è di Dio.
2) Nella storia della salvezza il Padre svolge nel tempo il suo disegno di sapienza e di bontà nel quale la Chiesa sta al centro.
a) prefigurata sino dal principio del mondo,
b) preparata mirabilmente nella storia del popolo di Israele e nell’antica Alleanza,
c) stabilita negli ultimi tempi,
d) manifestata dall’effusione dello Spirito Santo
e) compiuta gloriosamente alla fine dei secoli.
3) Il Padre si riferisce al Figlio. Iddio è Padre in quanto esce da se stesso e riferisce tutto se stesso al Figlio; l’opera del Padre è segnata da questa caratteristica, Egli riferisce tutto al Figlio (come del resto il Figlio riferirà tutto al Padre) e sul Figlio realizza “l’immagine e la somiglianza” perfetta di se stesso. La creazione e la vocazione soprannaturale attuano fuori di Dio questo riferimento che il Padre fa di noi al Figlio: “tutti infatti il Padre, gli eletti, “li ha distinti nella sua prescienza e li ha predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio suo,affinché Egli sia il primogenito tra molti fratelli. (Rm. 8,29).
La Chiesa
1) è al centro del disegno del Padre e della storia della salvezza
2) come il Padre è “relativo” al Figlio, così la Chiesa é “relativa” a Gesù Cristo
3) il Padre ci chiama a realizzare “l’immagine” del Figlio, perché possiamo poi attuare la nostra “relazione filiale” con Lui.
Il Figlio e la Chiesa (art. 3)
1) La Chiesa è “stabilita” su Cristo “Pietra angolare”.
E’ venuto il Figlio, mandato dal Padre, il quale in Lui prima della fondazione del mondo ci ha eletti e ci ha predestinati ad essere adottati in figli, perché in Lui volle accentrare tutte le cose”. Gesù Cristo è il Primogenito in mezzo a una moltitudine di fratelli; è il Capo del suo Corpo che è la Chiesa; è il Mediatore intorno al quale avviene la convocazione del Popolo di Dio, ecc. (mettere in evidenza come il disegno del Padre, di incentrare tutto nel Figlio, si attui in Gesù Cristo. )
2) Gesù Cristo raccoglie tutti intorno a se,(cioè fa la Chiesa) col triplice ufficio di Profeta, Sacerdote e Pastore.
a) La convocazione del Popolo di Dio incomincia dall’ascolto dell’annunzio della Parola: Gesù Maestro che parla ai suoi e alla folla inaugura il Regno dei Cieli di cui la Chiesa è l’inizio; gli Atti degli Apostoli descrivono la crescita della Chiesa come conseguenza della diffusione della Parola di Dio.
b) Gesù dice:” Ed io quando sarò levato in alto da terra tutti attirerò a me”. Il Sacrificio in Croce di Gesù costituisce la nostra Pasqua, cioè, costituisce la realtà prefigurata della Pasqua ebraica: liberazione dalla disperazione della schiavitù e dell’esilio (peccato che ci allontana da Dio e ci divide tra noi), passaggio attraverso il mare e il deserto, ingresso nella terra promessa; Gesù opera la nostra riconciliazione col Padre e ci pacifica tra di noi con la sua azione di Pontefice (v.)
c) Gesù è il Pastore del gregge in cammino verso il Padre. Il pastore sta col gregge, lo guida ai pascoli, lo difende, lo riunisce, lo cura. Il pastore è un “nomade”, è in cammino col suo gregge (Chiesa peregrinante). La meta è il Padre: Gesù è la via al Padre.
3) Gesù si “riferisce” al Padre.
Come nella vita intima di Dio il Figlio non termina a se stesso, ma è tutto “relativo” al Padre, così la sua missione nel mondo è tutta caratterizzata da questa nota di riferire tutto al Padre, Egli viene dal Padre e ritorna al Padre; riceve tutto dal Padre e ordina tutto al Padre; chi vede Lui vede il Padre. Lui è la via é il Padre la meta: Lui e la verità ma è il Padre che la manifesta; Lui é la vita ma è il Padre da cui deriva a cui tende. ( Gv. 6,57).
Gesù Cristo
1) compie il disegno del Padre
2) coi suoi uffici di Maestro,Sacerdote e Pastore aduna la Chiesa
3) e ordina la Chiesa in cammino verso il Padre secondo la nota
di “essere relativo al Padre”.
Lo Spirito Santo e la Chiesa (art. 4)
1) La missione dello Spirito Santo.
Anche lo Spirito Santo nel mistero della vita ai Dio non si riferisce a se stesso, ma è lo Spirito del Padre e del Figlio, è relativo al Padre e al Figlio e chiude, sigilla, compie le relazioni del Padre e del Figlio come un atto infinito sussistente personale di amore. Perciò la missione dello Spirito Santo porta questa nota ai compimento nell’amore dell’opera del Padre e del Figlio.
L’opera del Padre e del Figlio non cessa nel mondo: il Padre continua a eleggerci, a chiamarci, a santificarci nel Figlio; il Figlio continua la sua opera di Maestro, Pontefice e Pastore.
Ma il Padre e il Figlio hanno affidato allo Spirito la loro opera, ora che è il tempo del compimento, della perfezione, dei frutti, dell’amore.
2) La Chiesa e lo Spirito.
Come il Padre ha preannunciato il suo disegno e lo ha preparato attraverso le figure, i segni e i simboli, e come il Figlio ha compiuto l’opera che gli affidò il Padre attraverso la sua Umanità, così lo Spirito Santo per adunare tutto in Cristo per mezzo della Parola, della Grazia e della Carità usa come strumento la Chiesa, specialmente attraverso i sacri ministeri. La voce dei sacri ministri, le loro azioni sacre, il loro servizio pastorale sono i segni sensibili dell’azione invisibile con cui lo Spirito santo continua nel tempo e nello spazio la Missione del Figlio di compiere il disegno del Padre.
3) Una comunione di vita.
Mentre il Padre ci sospinge verso il Figlio e il Figlio ci introduce presso il Padre, lo Spirito Santo compie un circolo di vita e ci trascina nella “comune unione” del Padre e del Figlio nello Spirito. Il Padre è con noi, il Figlio è in mezzo a noi lo Spirito Santo è in noi; noi, nello Spirito, siamo in Cristo, siamo in Dio. “Quello che era da principio, quello che abbiamo veduto coi nostri occhi, quello che abbiamo contemplato e che le nostre mani hanno toccato del Verbo di vita – poiché la vita si è manifestata e noi l’abbiamo veduta e ne tendiamo testimonianza, e vi annunziamo la vita eterna che era presso il Padre e si è manifestata a noi – quel che abbiamo veduto e udito lo annunziamo a voi, affinché abbiate comunione con noi; e la nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo. E vi scriviamo queste cose perché la vostra gioia sia piena” (1 Gv. 1,1-4). Con la missione dello Spirito Santo i nostri rapporti con Dio e coi fratelli sono di vera comunione di vita con la Trinità santissima.
1 ) Le divine Persone sono quelle attorno a cui si costituisce la “società di vita” che è la Chiesa.
2) la Chiesa è il tempo della Missione della terza Persona, cioè dello Spirito Santo
3) il tempo della Chiesa è quello delle relazioni “nell’amore” con le divine Persone e tra di noi.
La Chiesa popolo di Dio ( art. 9)
1) Perché Iddio si costituisce un popolo
“Dio volle santificare e salvare gli uomini non individualmente e senza alcun legame tra di loro ma volle costituire di loro un popolo che lo conoscesse nella verità e fedelmente lo servisse” (a9). La nota fondamentale del Mistero di Dio, uno in tre Persone, si riflette nella nota della Chiesa costituita da molti chiamati a fare una cosa sola. La persona umana dice nella sua essenza non riferimento a se stessa (individualismo) ma relazione alle altre persone (personalismo comunitario). Questa è la ragione profonda dell’ essenza stessa della Chiesa di essere popolo, famiglia, comunità, comunione di vita .
2) Storia del popolo di Dio
Israele secondo la carne (Abramo, Mosè, Giudici, Re, Tempio), Israele secondo lo Spirito.
3) Le caratteristiche del Popolo di Dio.
“Questo popolo messianico
a) ha per capo Cristo dato a morte per i nostri peccati e risuscitato per la nostra purificazione ed ora, dopo essersi acquistato un nome che è al di sopra di ogni altro nome regna glorioso in cielo;
b) ha per condizione la dignità e la libertà dei figli di Dio nel cuore dei quali dimora lo Spirito Santo come in un tempio;
c) ha per legge il nuovo precetto di amare come lo stesso Cristo ci ha amati;
d) ha per fine il Regno di Dio incominciato in terra dallo stesso Dio o che deve essere ulteriormente dilatato, finché alla fine dei secoli sia da Lui portato a compimento, quando comparirà Cristo, vita nostra e anche le stesse creature saranno liberate dalla schiavitù della corruzione per partecipare alla gloriosa libertà dei figli di Dio” ( a9 ).
La Chiesa Corpo di Cristo ( art 7)
La portata della figura del corpo.
Ad esprimere la natura vitale e organica della chiesa, popolo di Dio, la rivelazione e il magistero usano la metafora del “corpo” in cui Cristo é concepito come capo e centro di vita e di influssi salutari per tutte le membra e le membra, a loro volta, sono descritte nei loro vincoli soprannaturali.
a) capo di questo corpo é Cristo.
Egli é l’immagine dell’invisibile Iddio e in Lui tutto é stato creato; egli va innanzi a tutti e tutte le cose sussistono in Lui; egli é il capo del corpo che é la chiesa; egli é il principio e il primogenito dei redivivi, affinché in tutto abbia lui il primato; con la grandezza della sua potenza domina sulle cose celesti e terrestri e con la sovraeminente perfezione e operazione sua, riempie di ricchezze tutto il suo corpo glorioso
b)Tutti i membri del corpo devono conformarsi al capo fino a che il Cristo sia in essi formato.
Perciò siamo assunti ai misteri della sua vita, resi conformi a lui, fin che con lui regneremo. Ancora peregrinanti in terra, mentre seguiamo le sue orme nella tribolazione e nella persecuzione come il corpo al capo veniamo associati alla sue sofferenze e soffriamo con lui per essere con lui glorificati
c) Tutti i membri sono legati tra di loro.
Da Lui tutto il corpo ben fornito e ben compaginato, per mezzo di giunture e legamenti riceve l’aumento voluto da Dio. Egli nel suo corpo che è la Chiesa, continuamente dispensa i doni dei ministeri, con i quali, per virtù sua, ci aiutiamo vicendevolmente a salvarci e, operando nella carità conforme a verità, noi andiamo crescendo in ogni cosa in colui che è il nostro Capo.
d) I membri del Corpo partecipano allo Spirito del Capo
Perché poi ci rinnovassimo continuamente in Lui, ci ha resi partecipi del suo Spirito il quale, unico e identico nel Capo e nelle membra dà a tutti il corpo vita , unità e movimento, così che i santi Padri poterono paragonare la sua funzione con quella che esercita il principio vitale, cioè l’anima, nel corpo .
2) Vitalità soprannaturale del Corpo di Cristo
Il Figlio di Dio unendo a se la natura umana e vincendo la morte con la sua morte e resurrezione ha redento l’uomo e l’ha trasformato in una nuova creatura. Comunicando infatti il suo Spirito, fa che i suoi fratelli, chiamati di fra tutte le genti, costituiscono il suo corpo mistico.
In quel corpo la vita di Cristo si diffonde nei credenti che, attraverso i sacramenti si uniscono in modo arcano e reale a Cristo sofferente e glorioso: per mezzo del battesimo resi conformi a Cristo, “infatti noi tutti fummo battezzati in un solo Spirito per costituire un solo corpo” viene rappresentata e prodotta la nostra unione alla morte e risurrezione di Cristo: “Fummo dunque sepolti con Lui per l’immersione a figura della morte”, ma se “fummo innestati a Lui in una morte simile alla sua, ugualmente saremo anche in una risurrezione simile alla sua” ; così nella frazione del pane eucaristico partecipando noi realmente al corpo del Signore, siamo elevati alla comunione con lui e tra di noi” “Perché c’è un solo pane, un solo corpo siamo noi, quantunque molti, partecipiamo noi tutti di un solo Pane,” così noi tutti diventiamo membri di quel corpo e individualmente siamo membri gli uni degli altri”
3) Diversità e unità tra i membri del copro e loro solidarietà
Ma, come tutte le membra del corpo umano, anche se numerose formano un solo corpo così i fedeli in Cristo ( cf 1 Cr 12,12) Anche nella struttura del corpo mistico di Cristo vige una diversità di membri e uffici. Uno é lo Spirito, il quale per l’utilità della chiesa, distribuisce la varietà dei suoi doni con magnificenza proporzionata alla sua ricchezza e alla necessità dei ministeri (cf 1 Cor 12, 1-11)Tra questi doni eccelle quello degli Apostoli, alla cui autorità lo stesso Spirito, sottomette anche i carismatici (cf 1 Cor 12,26). Lo Spirito unificando egli stesso il corpo con la sua virtù e con l’interna connessione dei membri, produce e stimola la carità tra i fedeli. E quindi se un membro soffre, soffrono con esso tutte le altre membra; se un membro é onorato ne gioiscono con esso tutte le altre membra (cf 1 Cor 12,26).
Il Popolo di Dio –
Popolo sacerdotale (art.10-11)
1) Finalità culturale del Popolo di Dio.
Cristo Signore, Pontefice assunto di mezzo agli uomini, fece del nuovo popolo un “regno di sacerdoti per Dio e Padre suo; infatti per la rigenerazione e l’unzione dello Spirito Santo i battezzati vengono consacrati a formare un tempio spirituale e un sacerdozio santo, per offrire, mediante tutte le opere del cristiano, spirituali sacrifici e far conoscere i prodigi di colui che dalle tenebre vi chiama all ‘ ammirabile sua luce; tutti quindi i discepoli di Cristo, perseverando nella preghiera e lodando insieme Dio offrano se stessi come vittima viva, santa, gradevole a Dio, rendano dovunque testimonianza di Cristo e, a chi la richiede rendano ragione della loro speranza della vita eterna.
2) Natura sacerdotale del Popolo di Dio
La promessa di Dio a Mosè: ” E voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa” (Es.19,6), riceve il suo compimento col nuovo Israele: “Voi siete stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato per proclamare le grandezze di lui” ( 1Pt 2,9). Cristo fece del nuovo popolo un regno di sacerdoti, il sacerdozio comune dei fedeli e il sacerdozio ministeriale o gerarchico quantunque differiscano essenzialmente e non solo di grado, sono tuttavia ordinati l’uno all’altro, poiché l’uno e l’altro, ognuno a suo proprio modo, partecipano all’unico sacerdozio di Cristo.
Il sacerdote ministeriale, con La potestà sacra di cui è investito, forma e regge il popolo sacerdotale, compie il sacrificio eucaristico in persona di Cristo a nome di tutto il popolo: i fedeli, in virtù del regale loro sacerdozio concorrono all’oblazione dell’Eucaristia e lo esercitano col ricevere i sacramenti, con la preghiera e il ringraziamento, con la testimonianza di una vita santa, con l’abnegazione e l’operosa carità (art. l0).
I laici essendo dedicati a Cristo e consacrati dallo Spirito Santo sono in modo ammirabile chiamati e istruiti per produrre sempre più copiosi i frutti dello Spirito. Tutte infatti le loro opere, le preghiere e le iniziative apostoliche, la vita coniugale e familiare, il lavoro giornaliero, il sollievo spirituale e corporale, se sono compiute nello Spirito, e persino le molestie della vita se sono sopportate con pazienza, diventano spirituali sacrifici graditi a Dio per Gesù Cristo ( cf 1 Pt 2,5 ), i quali nella celebrazione dell’Eucaristia,sono piissimamente offerti al Padre insieme all’oblazione del Corpo del Signore. Così anche i laici, in quanto adoratori dovunque santamente operanti, consacrano a Dio il mondo stesso.
3) I Sacramenti e le virtù teologali attuano l’indole sacra e organica del popolo sacerdotale.
I fedeli incorporati nella chiesa col battesimo, sono destinati al culto della religione cristiana dal carattere, ed essendo rigenerati quali figli di Dio, sono tenuti a professare pubblicamente la fede ricevuta da Dio mediante la chiesa. Col sacramento della confermazione vengono vincolati più perfettamente alla chiesa, sono arricchiti di una speciale forza dallo Spirito Santo, e in questo modo sono più strettamente obbligati a diffondere e a difendere con la parola e con l’opera la fede come veri testimoni di Cristo. Partecipando al sacrificio eucaristico fonte e apice di tutta la vita cristiana offrono a Dio la vittima divina e se stessi con essa; così tutti, sia con l’oblazione che con la santa comunione, compiono la propria parte nell’azione liturgica, non però ugualmente, ma chi in un modo e chi in un altro. Cibandosi poi del corpo di Cristo nella santa comunione, mostrano concretamente l’unità del popolo di Dio, che da questo augustissimo sacramento è adeguatamente espressa e mirabilmente effettuata.
Quelli che si accostano al sacramento della penitenza, ricevono dalla misericordia di Dio il perdono delle offese fatte a Lui e insieme si riconciliano con la Chiesa, alla quale hanno inflitto una ferita col peccato e che coopera alla loro conversione con la carità, l’esempio e la preghiera.
Con la sacra unzione degli infermi e la preghiera dei sacerdoti, tutta la chiesa raccomanda gli ammalati al Signore sofferente e glorificato, perché alleggerisca e loro pene e li salvi (cf Gc 5,14-16), anzi li esorta a unirsi spontaneamente alla passione e morte di Cristo, per contribuire così al bene del Popolo di Dio.
Inoltre quelli che tra i fedeli che vengono insigniti dell’Ordine sacro, sono posti in nome di Cristo a pascere la Chiesa colla parola e la grazia di Dio.
E infine i coniugi cristiani, in virtù del sacramento del matrimonio, col quale significano e partecipano il mistero di unità e di fecondo amore che intercorre tra Cristo e la Chiesa, si aiutano a vicenda per raggiungere la santità nella vita coniugale e nell’accettazione ed educazione della prole ed hanno così, nel loro stato di vita e nella loro funzione, il proprio dono in mezzo al popolo di Dio (cf 1 Cor. 7,7 ).
Da questo connubio, infatti procede la famiglia nella quale nascono i nuovi cittadini della società umana, i quali per la grazia dello Spirito perpetuano attraverso i secoli il suo popolo. In questa che si potrebbe chiamare Chiesa domestica, i genitori devono essere tra i loro figli i primi Maestri della fede, e secondare la vocazione propria di ognuno, e quella sacra in modo speciale.
Muniti di tanti e così mirabili mezzi di salute tutti i fedeli d’ogni stato e condizione sono chiamati dal Signore, ognuno per la sua via a quella perfezione di Santità di cui è perfetto il Padre celesta.
1) destinazione religiosa cultuale del Popolo di Dio
2) fondamento sacramentale che lo configura a Cristo sacerdote
3) la vita morale conseguenza ed esigenza della consacrazione.
Il Popolo di Dio chiamato alla santità ( cap . 5 )
l) Espressa vocazione di tutti alla santità.
Tutti nella Chiesa sia che appartengano alla gerarchia sia che da essi siano diretti, sono chiamati alla santità, secondo il detto dell’ Apostolo: “Certo la volontà di Dio è questa, che vi santifichiate” (a.39). E’ chiaro che tutti i fedeli di qualsiasi stato o grado sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità (a.40).
Deve finire, dopo le esplicite ripetute e insistenti affermazioni del Concilio, una certa mentalità che considera la perfezione cristiana come privilegio e vocazione di pochi e che, gli altri, è sufficiente che all’incirca vivano in grazia di Dio. “Muniti di tanti e così mirabili mezzi di salute, tutti i fedeli d’ogni stato e condizione sono chiamati dal Signore, ognuno per la sua via, a quella perfezione di santità di cui è perfetto il Padre celeste” (a.11).
2) Indole soprannaturale della santità cristiana.
I seguaci di Gesù Cristo chiamati da Dio e giustificati in Gesù Cristo non secondo le loro opere, ma secondo il disegno e la grazia di Lui, nel battesimo della fede sono stati fatti veramente figli di Dio e compartecipi della natura divina, e perciò realmente santi. Essi devono, con l’aiuto di Dio mantenere e perfezionare, vivendola, la santità che hanno ricevuto.
Il Signore Gesù, Maestro e Modello divino di ogni perfezione a tutti e ai singoli suoi discepoli di qualsiasi condizione ha predicato la santità di vita, di cui Egli stesso è autore e perfezionatore: “Siate dunque perfetti come è perfetto il vostro Padre celeste”. Mandò infatti a tutti lo Spirito Santo che li muova internamente ad amare Dio con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutte le forze o ad amarsi a vicenda come il Cristo ha amato loro (a.40).
3) La carità anima della perfezione cristiana
Nei vari generi di vita e nei vari compiti un unica santità è coltivata da quanti sono mossi dallo Spirito di Dio e, obbedienti alla voce del Padre e adoranti in Spirito e verità Dio Padre, seguono Cristo povero, umile, carico della croce per meritare di essere partecipi della sua gloria. Ognuno secondo i propri doni e compiti deve senza indugio avanzare per la via della fede viva, la quale accende la speranza e opera per mezzo della carità (a.41)
E’ chiaro a tutti, che tutti i fedeli di qualsiasi stato o grado sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità (a.40). Perciò li ammonisce l’Apostolo che vivano: “Come si conviene ai santi”, e “si rivestano” siccome si conviene a eletti di Dio, santi e diletti, di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di dolcezza e di pazienza” (a.40). Tutti i fedeli saranno quindi ogni giorno più santificati nelle loro condizioni di vita, nei loro doveri o circostanze, e per mezzo di tutte queste cose, se tutte le prenderanno con fede dalla mano del Padre celeste, e cooperano colla volontà divina manifestando a tutti, nello stesso servizio temporale, la carità con la quale Dio ha amato il mondo (a.41). Perciò il vero discepolo di Cristo è contrassegnato dalla carità sia verso Dio che verso il prossimo. (a.42).
1) la santità è caratteristica del Popolo di Dio
2) la santità cristiana è una partecipazione alla santità di Dio il quale ci fa comunicare alla sua vita e alla sua capacità di amare
3) la carità corrisponde a una esigenza intrinseca del Popolo di
Dio, cioè alla sua unità.
Di sicuro ci sono le stampe o i ciclostilati distribuiti. Tracce del quaresimale 1966 date ai Parroci per svolgere contemporaneamente la stessa catechesi che si svolgeva in cattedrale. Cercare riscontro nei fogli liturgici dell’ufficio catechistico di Monopoli. Tra le omelie di Monopoli si trovano le otto lezioni tenute dal Vescovo in Cattedrale.
ST 417 Quaresima 1966