Il 29 maggio scorso, come preannunciato, il vescovo ha celebrato con i fedeli della diocesi il suo venticinquesimo anniversario di ordinazione episcopale. Corale è stata la partecipazione in S. Andrea. Presenti anche le rappresentanze di Tortona, di Fresonara, paese natale di Mons. Ferrari, e di Monopoli. Al centro della solenne celebrazione tre messaggi, ciascuno dei quali interpreta, da punti di osservazione diversi, il significato di 25 anni del ministero di Mons. Ferrari, cogliendone i tratti emergenti che meglio lo definiscono e caratterizzano. Nella “lettera apostolica” mandata al vescovo, Paolo VI sottolinea l’attenzione particolare e, si direbbe, privilegiata che il nostro vescovo ha sempre dedicato ai sacerdoti e alle vocazioni sacerdotali; al tempo stesso indica, ed approva, la logica pastorale cui questa scelta obbedisce.
Ecco le parole del Papa: “Considerando la tua attività pastorale, ci è gradito mettere in luce le vigili cure che hai per coloro che sono chiamati al sacerdozio e per l’assidua opera di formazione del clero, che ti adoperi premurosamente di rendere sensibile alle necessità dei tempi per ciò che attiene alla cultura, alla spiritualità e all’apostolato, tenendo in particolare evidenza i decreti del concilio ecumenico vaticano Il. Questa tua attività – continua Paolo VI – è di grande importanza, perché, se i sacerdoti hanno la tempra adeguata, ne derivano salutari riflessi per i fedeli; è noto infatti che quelli che vivono con zelo in mezzo al popolo ne conoscono perfettamente inquietudini, sofferenze, angustie materiali e morali e possono promuovere in esso un rinnovamento generale per mezzo degli insegnamenti evangelici”.
Il vicario generale della diocesi, Mons. Ettore Scarduelli, nel breve indirizzo augurale pronunciato all’inizio del rito ha avuto presente più in particolare il ministero della parola di Dio così come Mons. Ferrari lo svolge a Mantova da dieci anni e ha cercato di coglierne alcune caratteristiche essenziali, che poi vede riflettersi nella stessa attività di governo. Dopo aver ricordato che “il vescovo è un dono del Signore alla chiesa particolare” e lo è “con tutta la sua persona, con tutto lo spessore della la chiesa sua umanità, con i carismi propri di natura e di grazia”, Mons. Scarduelli così continua: “Nei dieci anni di presenza a Mantova ha dimostrato di avere creduto ed accolto uno dei principali compiti del vescovo presentato dal Concilio e cioè quello della predicazione del Vangelo. La predicazione ha la preminenza su tutti gli altri ministeri. Possiamo dire che misuriamo la sua impronta nella diocesi non tanto in proporzione all’attività che svolge, quanto in rapporto all’indirizzo spirituale che egli propone al suo popolo con la parola e con la preghiera”.
E, precisa: “Un ministero della parola che si alimenta nello studio, nella meditazione ma soprattutto nella preghiera, nell’intimo assaporare la centralità del mistero di Dio nella storia degli uomini, di ogni uomo…nel far suoi i sentimenti del Padre, la longanimità con cui sa aspettare che persone e cose maturino”. Dopo essersi riferito alla complessità dei problemi che oggi comporta l’amministrazione di una diocesi, così conclude cogliendo una preoccupazione tra le più evidenti in tutto l’orientamento di Mons. Ferrari: “In queste condizioni non ha voluto correre il rischio di essere un burocrate, ma ha scelto di essere pastore”.
A sua volta il Vescovo, prendendo la parola dopo la lettura del Vangelo, ha detto di volerlo fare per rendere testimonianza alla presenza e all’opera dello Spirito in tutto l’arco della sua vita, di quello Spirito – ha detto – grazie al quale “ogni anno, anzi ogni istante della nostra vita può essere nuovo”. E si è appellato ai vari gruppi presenti – i compaesani di Fresonara, le rappresentanze di Tortona e di Monopoli, i numerosi mantovani – per rievocare con cenni essenziali le successive tappe della sua esistenza, dagli anni della fanciullezza legati al lavoro dei campi, a quelli trascorsi in seminario prima come chierico poi come educatore, a quelli del ministero episcopale a Monopoli e oggi a Mantova. A ciascuna di queste tappe ha aggiunto – io riconosco presente una grazia, un impulso, una illuminazione dello. Spirito, che si è manifestato in modi molto semplici, apparentemente casuali : una persona, un libro, un convegno – ma sempre per chiedere lo stesso “sì” a un grande disegno di amore.
Qui, rivolgendosi con accenno, toccante ai mantovani, ha osservato: “Dieci anni fa vi dicevo:datemi il tempo perché anch’io mi faccia un cuore mantovano. Non so se questo sia avvenuto, ma so che anche tra voi ho cercato di rispondere sempre di sì alla voce dello Spirito”. Riferendosi a situazioni più generali ha quindi aggiunto: “In un momento come questo, mentre tanti alzano la voce e puntano il dito accusatore contro la Chiesa, non dobbiamo scandalizzarci per tanta incomprensione. Non si capisce, perché non si sa che nella Chiesa c’è lo Spirito, e che lo Spirito guida la Chiesa e opera la nostra salvezza. E’ un pensiero che deve rassicurarci, non di una falsa e illusoria sicurezza ma di quella che nasce dalla fede e dalla speranza cristiana.
E’ anche un pensiero che ci impegna a diventare più disponibili all’opera dello spirito. “Abbiate presente • ha detto infine • che lo Spirito è nei vostri cuori e, almeno in qualche momento, ascoltatelo”.
Quindi il vescovo ha concluso esprimendo la sua viva gratitudine a tutti i presenti e in particolare al Papa che in questa circostanza ha avuto la benevolenza di rivolgersi alla sua persona, ed ha invitato tutti con calda insistenza a voler bene al Papa.
Nella giornata di sabato, il Cardinale Antonio Poma, presidente della CEI e arcivescovo di Bologna, ha voluto portare personalmente il suo saluto e il suo augurio al vescovo della diocesi. Il cardinale Poma è infatti giunto a Mantova, in forma privata, trattenendosi in lungo e cordiale colloquio con Mons. Ferrari.
da “La Cittadella” 5 Giugno 1977