Alle giovani di Monopoli 1966
Nella vita della Chiesa, nel mistero centrale del cristianesimo, quale è la realtà che manifesta maggiormente la presenza di Dio nella Chiesa, la presenza dell’azione di Dio in noi che siamo la Chiesa? Siamo di fronte a un al mistero dell’unità della Chiesa.
Credo sia una cosa importante, almeno in quanto dovrebbe addirittura convincerci,il sapere che solo nella Costituzione della Chiesa, ci sono almeno 35 affermazioni che riguardano l’unità della Chiesa. Questa preoccupazione di Dio che traspare dalla meditazione che la Chiesa ha fatto su se stessa, si impone oggi come in Concilio.
Quand’é che noi siamo Chiesa? Fino a questo punto noi abbiamo parlato di un disegno di Dio, di un’azione che hanno compiuto o compiono le Tre Divine Persone della santissima Trinità. — Abbiamo parlato dell’ intenzione di Dio di fondare la Chiesa — poi abbiamo detto che la Chiesa si realizza, si attua, quando le persone umane prendono coscienza di ciò che Dio vuole fare, e rispondono all’intenzione di Dio con una adesione cosciente, libera. — Abbiamo detto che qui incomincia la vita spirituale, —abbiamo detto che qui si attua il cristianesimo, che è un rapporto personale tra le nostre persone e le divine Persone.
Ma questo rapporto tra noi e le divine Persone, va inteso nel senso che noi ci salviamo l’anima quando siamo in buoni rapporti con Dio, ignorando tutto il resto dei mondo? O va inteso in altro senso? Vedete, l’individualismo “cristiano”, parrocchiale, associativo? E’ perchè noi ignoriamo l’intenzione di Dio, è perché ignoriamo la natura intima di Dio.
Dio, nell’Antico Testamento, costituisce un popolo. Il popolo è un’unità di gente che sta insieme, tenuta insieme da una stessa legge.
Il popolo di Dio è tenuto insieme dall’azione di Dio, per mezzo dei suoi rappresentanti, con i prodigi che Dio stesso compie, che sono manifestazioni del suo amore. Anche quando hanno l’aspetto di castighi, Dio col suo popolo si comporta come un padre che per far “filare”i figli qualche volta usa la “cinghia”.
Dunque Dio ha questa intenzione: di salvarci tutti insieme, non individualmente. Questo “individualmente” non è in contrapposizione di personalmente. Dio ci salva personalmente perché siamo persone! Ma “personalmente” significa che salva la nostra persona e anche i nostri legami con tutte le altre persone. Salva tutte le altre persone insieme alla nostra persona. Dio vuole persone non separate le une dalle altre, indipendenti le une dalle altre, indifferenti le une alle altre, perchè sono tutte persone create a immagine Dio, perchè sono tutte creature che costituiscono la famiglia di Dio su questa terra.
Ogni persona possiede la singolare dignità della natura umana segnata da Dio con il suggello del Sangue di Gesù Cristo. Ogni persona umana, vale il Sangue di Gesù Cristo. Ogni persona umana vale la ricchezza dei doni dello Spirito Santo.
E allora uno è persona: quanto corrisponde alle vere esigenze della sua natura, quando corrisponde all’intenzione forte, decisa, esclusiva di Dio, e quindi quando si apre verso tutti i fratelli, – per accogliere ed abbracciare tutti i fratelli, – per entrare nella vita di tutti i fratelli, – non per curiosità, e poi fare dei pettegolezzi – – per entrare nelle gioie, ansie, preoccupazioni e tristezze, della vita dei propri fratelli. Questa è l’intenzione di Gesù Cristo.
Con la parola “Chiesa” che cosa vuole dire? La parola greca da cui deriva la nostra parola italiana chiesa, non significa edificio. Vuole dire adunare insieme, convocare insieme, fare stare insieme, essere insieme, unire. Quando noi pronunciamo la parola Chiesa, pronunciamo una parola che a volte è in contraddizione con la nostra persona e con la nostra vita.
Perché si dice delle persone: “uno di Chiesa”? Perché va in chiesa e accende le candele a S.Antonio? Perché, per abitudine, è ricordato come uomo è di Chiesa? Quella persona è “uno di Chiesa”: – se “fa” Chiesa, cioè, – se si amalgama, con gli altri – se si unisce con tutti gli altri, – se crea motivi di unione e non motivi di disunione.
Perchè Gesù Cristo vuole l’unione. Gesù Cristo è morto in croce:“Affinché si faccia un solo ovile sotto un solo pastore”. Questo fa lo Spirito Santo. Tutte le affermazioni nella Scrittura si riferisco alla Santissima Trinità e coincidono sempre nel senso dell’amore o della carità che è la stessa cosa.
Notate bene, quando si parla di amore cristiano, anche di quell’amore con cui dobbiamo volerci bene fra di noi, non si tratta di una cosa nostra, di un sentimento semplicemente nostro. L’amore cristiano è il frutto della presenza dello Spirito di Dio in noi. Lo Spirito Santo che é l’amore del Padre per il Figlio, ed è l’amore del Figlio per il Padre, è lo Spirito di amore nella vita intima di Dio. Lo Spirito Santo,quindi, non può essere che amore. Dunque la carità è lo Spirito Santo in noi, che diffonde in noi la capacità d’amare.
La Sacra Scrittura quando parla di amore di Dio, e ne parla assai, ne parla quasi esclusivamente nel senso dell’amore che Dio ha per noi. L’amore che noi abbiamo per Dio è’l’amore di Dio che si è stabilito nei nostri cuori e che ci rende capaci d’amare Dio e di amare il prossimo. Questa è l’azione dello Spirito Santo nei nostri cuori! Ci rende capaci di volerci bene. Ci rende capaci di essere Chiesa.
C’è un’altra particolarità da ricordare. Iddio, Gesù Cristo, l’insegnamento degli Apostoli, che è ancora l’insegnamento di Gesù Cristo, l’insegnamento della Chiesa guidato dallo Spirito Santo, rinnovato, rinvigorito dalla celebrazione del Concilio, ha questo senso quando si tratta di amore, di carità cristiana: Iddio è più preoccupato che ci vogliamo bene tra di noi, di quanto sia preoccupato che noi vogliamo bene a lui.
L’unità nella Chiesa è il mezzo per voler bene a Dio e al prossimo, è il vivere la vita della Chiesa animata dallo Spirito Santo, che ha come compito di diffondere la carità nei cuori, che ci rende capaci di amare il prossimo come ci amato Gesù Cristo.
Capite perchè amare Dio significa amare il prossimo? Perché il prossimo sono i figli di Dio. Perché il prossimo sono i fratelli di Gesù Cristo, per i quali Gesù Cristo è morto. Perchè il prossimo sono i discepoli di Gesù Cristo che hanno ricevuto il comandamento :”Amatevi gli uni gli altri”, e si distinguono dal fatto che si amano come lui ci ha amato.
Non è più, semplicemente, amare il prossimo come se stesso. C’è questa novità di amore tra di noi: “come Cristo ci ha amato”, Lui che ha dato se stesso per noi.
L’intenzione di Dio mira al cuore della Chiesa, al mistero profondo della vita della Chiesa, dove c’è la presenza dello Spirito Santo, dove c’è la presenza personale dell’amore di Dio, che ci sollecita all’amore verso i fratelli, che ci spinge a voler bene a tutti gli uomini. “Caritas Christi urget nos”
La caratteristica della Chiesa sono: i credenti che si vogliono bene, i credenti che vanno d’accordo fra diloro, i credenti che si rispettano, che si sopportano. S. Paolo, che ha svolto il più ampio magistero sulla carità, è molto realista e dice che per volerci bene dobbiamo sopportarci gli uni gli altri. Dobbiamo portare il peso gli uni degli altri. Dobbiamo prenderci così come siamo.
Siamo in un mondo, care ragazze, che va scristianizzandosi ma non impressionatevi. Non è detto che il cristianesimo verrà meno o sia meno vitale e meno attivo ai tempi nostri. No assolutamente. Ci sono fenomeni di scristianizzazione, ma tutto ciò che appare come fenomeno, sono i calcinacci vecchi che cadono da muri che non tengono. E’ solo l’apparenza di vita cristiana che adesso si rivela, e vediamo che non è cristianesimo.
– Alle giovani di Monopoli nel triduo per la festa della Madonna Immacolata.
OM 84 Chiesa 1966