Quaresima 1966 in Cattedrale N° 1
E’ conseguenza di una grazia che vi accompagna chissà da quanti anni nella vostra vita, che voi vi trovate qui questa sera a formare il popolo di Dio.
Miei cari, abbiamo ascoltato l’annuncio della Parola di Dio e abbiamo udito che il Signore dice: ” Ecco che io stesso ricercherò le mie pecore e le visiterò”. Come il pastore si interessa del suo gregge quando si trova tra le sue pecore che erano disperse, così anch’io avrò cura delle mie pecore e le salverò da tutti quei luoghi dove si erano disperse nel giorno di nubi e di tenebre.
“Le farò uscire di mezzo ai popoli, le raccoglierò dalle varie regioni e le condurrò nella loro terra, e le farò pascolare sui monti di Israele fra i ruscelli e tutti i luoghi abitati del paese. Le farò pascolare in ottimi pascoli, la loro dimora sarà sulle più alte montagne di Israele: ivi riposeranno sull’erba verdeggiante e si pasceranno nelle pingui pasture sui monti di Israele”.
Miei cari, ecco il valore della parola del Signore. Queste cose, che migliaia di anni fa Iddio faceva ripetere dalla bocca del suo inviato, del suo profeta, il profeta Ezechiele, sono la storia dei nostri giorni, una storia più evidente nei nostri giorni.
Il pastore è Iddio.
Di che cosa si preoccupa questo pastore? Di cercare, di raccogliere le sue pecore e di portarle, da tutti i luoghi da dove erano disperse, nella loro terra, nella terra di Israele. Si preoccupa di averne cura e come è insistente l’immagine dei pascoli verdeggianti, dei pascoli ubertosi che saziano le sue pecorelle! E come insiste a dire che le pecore raccolte dal pastore da tutte le dispersioni, solo nella loro casa sono al sicuro e il Signore le custodirà!
Queste preoccupazioni sono dette per immagini, sono dette con delle figure, figure molto familiari per il popolo di Israele che era popolo di pastori, ma il significato è anche tanto evidente per noi e, vi dicevo, è tanto reale specialmente ai giorni nostri. Perché specialmente ai giorni nostri? Perché queste cose, il Signore ai giorni nostri le compie con evidenza. Chi è questo gregge? Chi sono queste pecore? Sono tutti i credenti, in un certo senso sono tutti gli uomini.
Che cos’è questo fatto che Iddio raccoglie tutti gli uomini, perché costituiscano un gregge solo e abitino nella loro propria terra, se non la preoccupazione di Dio, resa più evidente nei giorni nostri, di continuare a compiere questa chiamata, questa raccolta degli uomini perché entrino nella loro terra che è la Chiesa? Perché entrino a stare tutti insieme per formare la Chiesa? Perché nella Chiesa trovino quei pascoli di cui hanno bisogno? Perché trovino la soddisfazione di tutte le loro esigenze ? Di tutte le loro aspirazioni?
Il profeta dice: “Questo dice il Signore”, e la Chiesa oggi dice: “Questo fa il Signore ai tempi nostri”e questo avviene questa sera. Per mezzo della celebrazione liturgica ognuno di noi, io che rappresento il pastore con i miei sacerdoti, e ognuno di voi che è come noi, del resto, del gregge del Signore, come è stato segnato da una grazia! Vi credete che sia merito vostro, che sia soltanto frutto della vostra buona volontà? E’ conseguenza di una grazia che vi accompagna chissà da quanti anni nella vostra vita, che voi vi trovate qui questa sera a formare il popolo di Dio, a formare il gregge del Signore e ad essere tanto dotati di tutti quei doni che il Signore vuole dare ai giorni nostri alla sua Chiesa.
Voi, incominciando da questa sera, tra l’altro vi disponete ad ascoltare qualche cosa della dottrina del sacro Concilio che riguarda particolarmente la Chiesa. Voi, con questa vostra presenza alle celebrazioni liturgiche e all’ascolto della parola del Signore, vi disponete anche ad acquistare il Giubileo, voi aprite le vostre anime e il Signore vi spande la sua parola, la sua luce, la sua grazia: – vi introduce dentro il mistero suo, – vi introduce nella sua verità, – vi introduce nella sua grazia, – vi introduce nella sua carità.
Ebbene, questa sera noi incominciamo a proporre qualche cosa della dottrina del Concilio proprio sulla Chiesa, cioè, su quel fatto che il profeta ricordava migliaia di anni fa e che capita in tutti i tempi della salvezza, e che si compie ai giorni nostri, e che accade in questo momento: la Chiesa.
La Chiesa che cos’ è ? La Chiesa, la costituzione del Concilio non è che la definisca con delle parole o con dei termini, la descrive e la descrive come il grande mistero cristiano.
Che cosa vuole dire questo grande mistero cristiano? Vuole dire che in questa Chiesa noi solitamente siamo abituati a vedere i suoi elementi esterni: il Papa, i Vescovi, i sacerdoti, i riti sacri, i Sacramenti, le preghiere, le manifestazioni religiose, i fedeli, anche tutte cose esterne che costituiscono una parte della realtà che è la Chiesa; ma vicino a queste persone, anzi, in queste persone c’è qualche Altro che non si tocca e che non si vede, ma che manifesta la sua presenza, ma che compie la sua azione ed è Iddio. Iddio, come vedremo, che dai tempi della creazione, anzi possiamo dire che da tutta l’eternità. prepara la sua Chiesa. La prepara anche oggi.
Gesù Cristo, Figlio di Dio, che discende sulla terra per radunare gli uomini intorno a sè ed essere il loro capo, fonda la Chiesa, ma continua a fondarla anche oggi, e, come si è stabilito in mezzo a noi il giorno della sua nascita a Betlemme, così continua anche oggi ad essere in mezzo a noi in tanti modi: modi misteriosi ma sicuri, ma reali.
Lo Spirito Santo che si è manifestato, si può dire il giorno della inaugurazione della Chiesa, il giorno di Pentecoste, non l’ ha più abbandonata e sta in mezzo alla Chiesa, sta in testa a quelli che credono, sta nel cuore di quelli che amano Iddio come in un tabernacolo, come in un tempio, e continua a fare ciò che ha fatto con gli apostoli, e continua a fare ciò che ha fatto con i primi cristiani: continua a santificarli.
Per questo, vedete, noi diciamo: la Chiesa è un mistero, perché è fatta di cose che si vedono, ma è fatta, possiamo dire soprattutto, di realtà che non si toccano con le mani ma che hanno un’importanza decisiva, ma che sono veramente costitutive, che costituiscono e fanno parte di tutta la Chiesa.
E’ un mistero la Chiesa, ma se noi guardiamo la costituzione del Concilio, cioè se noi guardiamo l’insegnamento del Concilio che ha messo in evidenza ciò che è stato insegnato da Dio Padre nel Vecchio Testamento, da nostro Signore Gesù Cristo, dagli apostoli – e che noi tante volte abbiamo abbandonato – il Concilio del mistero della Chiesa, di questa realtà misteriosa che è la Chiesa è preoccupato di mettere in evidenza soprattutto un aspetto, soprattutto una caratteristica: la Chiesa è un mistero di unità.
La Chiesa è segnata da questa nota, da questa esigenza, da questa grazia, che è la sua unità.
Io non posso, in queste sere, abusare della vostra pazienza e devo limitarmi a dirvi soltanto qualche cosa della costituzione della Chiesa che è uno dei documenti del Concilio, uno su sedici. E’ il principale, ma dalla lettura di questo documento io ho raccolto 35 affermazioni che riguardano l’unità della Chiesa. Non c’è nessun’altra prerogativa, nessun’altra nota, nessun’altra caratteristica che riguardi la Chiesa e che sia richiamata dal Concilio con più insistenza.
Voi mi chiederete: perché? Ma perché le cose stanno così: Collegando le nostre affermazioni, mettendo insieme l’insegnamento della Chiesa in questo atto solenne del suo magistero che è il Concilio, noi abbiamo detto: la Chiesa è un mistero. Cioè le persone di questa terra, noi, gli uomini, sono impegnate con le Persone del cielo.
Chi sono le persone del cielo?
Sono il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo.
Chi sono il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo?
Sono Dio. Dal momento che Iddio ha stabilito di rendere gli uomini partecipi della sua vita, in qualche modo partecipi della sua natura, dal momento che ha destinato gli uomini al Paradiso, Iddio fa gli uomini a sua immagine e somiglianza. E noi lo sappiamo anche dalle affermazioni della Sacra Scrittura, proprio nelle prime pagine.
Ha tanti significati quest’affermazione della Sacra Scrittura. Iddio crea l’uomo a sua immagine e somiglianza ma tra i tanti significati ha anche questo: l’uomo assomiglia a Dio. Ora, qual è la caratteristica di Dio? Una caratteristica evidente, semplice, comune che sappiamo bene? Dio è uno solo; “non avrai altro Dio fuori di me”. Dio è uno solo.
Ma, il mistero di un Dio solo, non è un Dio unico semplicemente perché non ce ne sono altri. Non ce ne sono altri. Ma è unico, se possiamo esprimerci così, in conseguenza del fatto che il Padre e il Figlio insieme sono talmente uniti, sono talmente d’accordo – esprimendoci con le povere parole umane – sono talmente una cosa sola tra di loro, da essere un Dio solo.
Non è che, da un Dio solo possano venire fuori tre persone. Si potrebbe dire che, da tre persone: dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo ne viene fuori un Dio solo. Il Padre va così d’accordo con il Figlio, il Figlio va così d’accordo con il Padre che il loro accordo, il loro essere una cosa sola, costituisce il loro amore, forma il loro amore, esprime il loro amore, e questa espressione del loro amore è la persona dello Spirito Santo.
Direte: quante parole, ma chi ci capisce! Non è necessario capire. E’ necessario tenere presente qualche cosa: il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo sono tre e formano un Dio solo, talmente si identifica il Padre con la divina natura, talmente si identifica il Figlio con la divina natura,
talmente si identifica lo Spirito Santo con la divina natura che Iddio è uno solo. E noi siamo chiamati a rassomigliare a Dio unico in questo senso tra l’altro, che quanti siamo, dobbiamo essere così d’accordo da costituire una cosa sola.
Ci pensate! Lo capite il significato di quest’espressione citata tante volte, che è stata il testamento di Papa Giovanni XXIII: “Ut unum sint “, Che siano una cosa sola come io e te, o Padre, siamo uno solo? Comprenderete allora il motivo per cui il mistero della Chiesa è un mistero di unità? Comprenderete allora il motivo per cui l’ insegnamento del magistero solenne della Chiesa, il Concilio, che ha centrato la sua attenzione sulla Chiesa, descrive, definisce, richiama, inculca soprattutto l’unità: che tutti siano una cosa sola?
Ma notate, non semplicemente che tutti siano una cosa sola con noi quelli che non credono; che tutti siano una cosa sola con noi perché non credono come noi, ma soprattutto che noi, prima, siamo una cosa sola, perché è da essere una cosa sola tra noi, che avviene tra noi la grazia per tutti di credere, ed essere una cosa sola in nostro Signore Gesù Cristo.
-Comprendete di fronte a quale mistero noi ci troviamo? – Comprendete allora qual è il nostro impegno di credenti? – Comprendete allora quale deve essere la nostra preoccupazione di venire in chiesa per attingere all’unità della Chiesa, per attingere all”unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo? La Chiesa è adunata nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo proprio quando noi siamo qui. In questo momento solenne della celebrazione liturgica, noi da una parte esprimiamo l’unità della Chiesa, manifestiamo l’unità della Chiesa, e dall’altra la attingiamo come da una luce, e la riceviamo come grazia.
Con la celebrazione eucaristica Gesù Cristo sarà in mezzo a noi in quell’atteggiamento: “Quando sarò levato in alto” – sul Calvario, sull’altare – “attrarrò tutti a me stesso”: farò sì che facciano una cosa sola con me. Questo vuole fare compiere nostro Signore Gesù Cristo. Durante la celebrazione eucaristica, quando ci accostiamo ad accogliere il Corpo del Signore, che cosa avviene? La comunione. Che cos’è la comunione? La comunione è “comune unione”. Quante volte lo avete sentito, ma adesso lo dovete capire con più chiarezza, ne dovete essere più convinti. Non ci uniamo soltanto a Gesù Cristo, ci uniamo a tutti quelli che credono in Gesù Cristo e a tutti quelli che dovrebbero credere a nostro Signore Gesù Cristo.
Altre volte ho detto: il nostro grado di unione a Gesù Cristo nella comunione è misurato dal grado di unione che noi abbiamo col nostro prossimo. E allora sì che riceviamo la grazia di essere uniti, la grazia di andare d’accordo, di compatirci, di sopportarci, di perdonarci, di incontrarci, di stabilire dei rapporti buoni, di giungere ad un’amicizia in nostro Signore Gesù Cristo, perché veramente i credenti siano coloro che si vogliono bene come Gesù Cristo ha voluto bene a tutti.
OM 23 Quaresima 1966