5 Febbraio 1966, incontro con i sacerdoti
Ieri sera abbiamo dato un’occhiata sulla finalità della Chiesa nel problema dell’unità nella Chiesa, sul mistero dell’unità della Chiesa che è una partecipazione, da parte delle creature, a ciò che è la vita intima di Dio, nell’unità del Padre del Figlio e dello Spirito Santo.
Quest’oggi ho intenzione di mettervi davanti ciò che la Costituzione dice circa la causa efficiente della Chiesa, cioè, circa coloro non che hanno fatto ma che continuano a fare la Chiesa, cioè il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo, e più che esaminare, teniamo presenti tre numeri della costituzione cioè il n. 2- 3- 4- che parlano distintamente di ciò che ha fatto il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
2) “L’eterno Padre con liberissimo e arcano disegno di sapienza e di bontà,creò l’universo, decise di elevare gli uomini alla partecipazione della sua vita divina, e caduti in Adamo non li abbandonò, ma sempre prestò loro gli aiuti per salvarsi, in considerazione di Cristo, redentore, il quale è l’immagine dell’invisibile Dio, generato prima di ogni creatura . Tutti, infatti, gli eletti, il Padre fino dall’eternità li ha distinti nella sua prescienza e li ha predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio suo, affinché Egli sia il primogenito tra molti fratelli.”
I credenti in Cristo li ha voluti chiamare nella santa Chiesa, la quale, già prefigurata sino dal principio del mondo, mirabilmente preparata nella storia del Popolo di Israele e nell’antica alleanza, è stabilita negli “ultimi tempi” è stata manifestata dall’effusione dello Spirito ed avrà glorioso compimento alla fine dei secoli.
Allora, infatti, come si legge nei santi padri, tutti i giusti, a partire da Abramo, dal giusto Abele fino all’ultimo eletto saranno riuniti presso il Padre nella Chiesa universale.
Una descrizione storica, breve di tutta l’azione del Padre a riguardo della Chiesa, e tende a che tutti siano riuniti presso il Padre nella Chiesa universale, 3) E’ venuto quindi il Figlio, mandato dal Padre, il quale in Lui, prima della creazione del mondo ci ha eletti e ci ha predestinati ad essere adottati in figli perché in lui volle accentrare tutte le cose. Perciò Cristo, per adempiere la volontà del Padre, ha inaugurato in terra il regno dei cieli e ci ha rivelato il mistero di lui, e con la sua obbedienza ha operato la redenzione.
La Chiesa, ossia il regno di Cristo già presente in mistero, per virtù di Dio cresce visibilmente nel mondo. Questo inizio e questa crescita sono significati dal sangue ed acqua che uscirono dal costato aperto di nostro Signore Gesù Cristo e sono preannunziati dalle parole del Signore circa la sua morte in croce ” ed io quando sarò levato in alto da terra tutti attirerò a me”.
Ogni volta – ecco la continuazione nel tempo dell’opera di Gesù Cristo che il sacrificio della croce, col quale Cristo, nostro agnello pasquale, è stato immolato viene celebrato sull’altare, si rinnova l’opera della nostra redenzione. E insieme col sacramento del pane eucaristico, viene rappresentata ed effettuata l’unita dei fedeli, che costituiscono un solo corpo in Cristo.
Tutti gli uomini sono chiamati a questa unione con Cristo che è la luce del mondo, da lui veniamo, per lui viviamo, a lui siamo diretti.
4) Compiuta l’opera che il Padre aveva affidato al Figlio sulla terra – c’è tutto un concatenamento e naturalmente una continuità – i l giorno di Pentecoste fu inviato lo Spirito Santo per santificare continuamente la Chiesa e i credenti avessero così per Cristo accesso al Padre in un solo Spirito.
Questo è lo Spirito che dà la vita, è una sorgente d’acqua zampillante fino alla vita eterna, per Lui il Padre ridà la vita gli uomini, morti per il peccato, finché risusciterà in Cristo i loro corpi mortali. Lo Spirito dimora nella Chiesa e nel cuore dei fedeli come in un tempio e in essi prega e rende testimonianza della loro adozione filiale. Egli guida la Chiesa per tutta intera la verità la unifica nella comunione e nel ministero, la istruisce e dirige coi diversi doni gerarchici e carismatici, la abbellisce dei suoi frutti.
Con la forza del vangelo fa ringiovanire la Chiesa, continuamente la rinnova e la conduce alla perfetta unione col suo sposo. Poiché lo Spirito e la Sposa dicono al Signore “vieni”.
Così la Chiesa universale si presenta come un popolo adunato nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Questi sono i numeri e i punti che dobbiamo tenere presenti, questa sera, e su questi sono molte le cose che si possono dire. Cerchiamo di riassumere brevemente ma con una certa insistenza.
Ecco una prospettiva nuova: la presenza di Dio nel modo, la presenza di Dio nella Chiesa, concretizzata con la presenza delle tre divine Persone a cui per attribuzione loro assegnata scopriamo che hanno un ruolo, un compito, una azione particolare.
La Chiesa non è semplicemente quella che si vede su questa terra, non è semplicemente l’istituzione, gli uomini che la compongono qui visibilmente, ma la Chiesa, che è definita mistero, è prima di tutto questa realtà di Dio in mezzo agli uomini: di Dio Padre, di Dio Figlio, di Dio Spirito Santo. Questa presenza continua ad essere svolta nella molteplicità delle azioni in tutti i documenti, anche in quelli che possono sembrare riguardanti un’azione più esterna della Chiesa, per cui questo mi pare che sia importante per una mentalità, una spiritualità e poi per la nostra azione pastorale, in particolare per la catechesi.
Guardate che il passaggio mi pare che avvenga in questo senso, che si possa esprimere in questo modo: non dai cartelli scritti negli asili delle suore “Dio ti vede” o lungo i corridoi o, dalle statue moltiplicate. Perfino in cortile a giocare con le ragazze ci sono le statue della Madonna, del Signore, ecc. A tutti gli angoli, a tutte le contrade. Per cui uno mi diceva che i contadini nostri dicono, che se volessero guardare, comincerebbero a togliersi il cappello a Sicarico e non possono più rimetterselo perché tutti i momenti c’è una statua della Madonna, del Signore o di qualche altro.
A parte la funzione che hanno anche queste cose, queste immagini, è ad un’altra presenza a cui ci vuole portare la Costituzione della Chiesa e tutto il Concilio. Se il cristianesimo è la religione di Dio in mezzo agli uomini, questa presenza di Dio deve diventare una cosa più esplicita nella nostra coscienza, nel nostro modo di vedere, nella nostra educazione, nella nostra formazione e nell’educazione e formazione che diamo agli altri.
Un altro modo di metterlo in evidenza. Ricordo che da seminarista, mi sono state fatte queste osservazioni. Le cose erano così legate all’orario, a quel momento, a quella scadenza, a quel luogo, per cui il giorno in cui si andava fuori e non c’era più il campanello, la cappella, il corridoio, scompariva tutto. Sì che tutto, ciò che avviene legato ad una disciplina o ad un’abitudine è un aiuto, ma non deve consistere tutto lì, perché altrimenti che vita spirituale c’è? Che rapporto continuo? Che presenza di Dio?
Una presenza di Dio era anche presentata e predicata in un modo assai astratto. Su questo ci ritorneremo ancora domani quando parleremo della sacramentalità della Chiesa. Adesso mi preme mettere in evidenza: 1) le divine Persone sono presenti in tutti i documenti 2) la Chiesa è l’ opera delle divine Persone. Non è vero che noi abbiamo presenti queste cose con molta chiarezza. Così pare a me per il modo con cui abbiamo studiato, per la divisione delle materie di studio!
Se prendiamo ancora in mano tanto i manuali della nostra teologia corrente come quelli che sono nelle mani dei nostri seminaristi, e i manuali di catechesi che sono ancora in circolazione, che non sono ancora stati ritirati e non sono ancora stati bocciati dall’abitudine (-tanto è vero che ci sono ancora i clienti che li comperano -) vediamo che non incentrano tutto il mistero cristiano nel mistero della Chiesa.
Come ci fa osservare l’organizzazione degli articoli del Credo, che sono così disposti:
—noi crediamo nel Padre,nel Figlio, nello Spirito Santo,
—crediamo la Chiesa dove convergono l’azione del Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo,
—la Chiesa che ci procura quello che vogliono ottenere il Padre il Figlio e lo Spirito Santo:
—la remissione dei peccati ,
—la resurrezione della carne,
—la vita eterna.?
Ieri abbiamo espresso con una frase, che per sé non è che abbia una esattezza, ma rende per esprimere un contrasto: Iddio non si preoccupa della salvezza dell’anima, Iddio si preoccupa di realizzare la Chiesa e nella realizzazione della Chiesa, e realizzando la Chiesa opera la nostra salvezza, ottiene la nostra salvezza. Quindi, dobbiamo stare attenti questa centralità.
Non è che, la Chiesa, perché occupa il primo posto nella celebrazione del Concilio ed è definita o descritta con il documento più importante e centrale del concilio, debba diventare l’oggetto di una nostra qualsiasi predicazione o di un nostro qualsiasi modo di vedere. No, è un fatto che è sempre stato così. Lo scopriamo meglio perché è una conseguenza da tutti riconosciuta del ritorno alla Bibbia: del ritorno alle sorgenti.
Ritorno alla Bibbia vuole dire: ritorno all’espressione storica, al fatto che il cristianesimo è una storia, al fatto che in questa storia il protagonista è Dio. Protagonista sono le divine Persone che hanno in mente di fare il disegno del Padre, il piano del Padre, il proposito del Padre, la volontà del Padre, che si svolge attraverso una lunga storia e la Costituzione scandisce: “In tutti i tempi”.
La Chiesa è già prefigurata dal principio del mondo. La Chiesa esiste, come dicono, nel pensiero eterno di Dio ancora prima della creazione. La Chiesa che è presente alla mente di Dio al momento della creazione fa, quindi, tutt’uno con la creazione. La Chiesa non è semplicemente il mondo di una salvezza soprannaturale, con nessun riferimento al creato, a tutto il creato. No. E’ tutt’uno con tutta la creazione, con tutte le creature di Dio. “Prefigurata fin dal principio del mondo, mirabilmente preparata nella storia del popolo di Israele dell’antica alleanza”. Se noi vogliamo acquistare il senso sempre più profondo, la cognizione, la conoscenza, l’esperienza della Chiesa dobbiamo tenere presente tutto l’Antico Testamento.
L’Antico Testamento non è un’epoca sorpassata, è un tempo di preparazione. Tutto ciò che è stato preparato, lo troviamo poi presente in tutto ciò che è stato realizzato. Perciò il percorrere tutto questo lungo tempo, che va dalla vocazione di Abramo fino alla venuta di nostro Signore Gesù Cristo, è tenere presente ciò che fa Iddio Padre per la sua Chiesa.
Tenerlo presente e conoscerlo, fa parte della nostra fede, deve far parte della nostra catechesi e si deve ribadire sempre.
Che cosa faceva Dio sul monte Sinai? Che cosa faceva Iddio in altre circostanze della vita del popolo di Israele? Preparava la Chiesa. Non faceva altre cose. Preparava la Chiesa del suo Figliuolo, la Chiesa stabilita negli ultimi tempi. Gli ultimi tempi sono i tempi messianici. Gesù Cristo dice: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa”. L’azione di nostro Signore Gesù Cristo è descritta nel numero seguente. La Chiesa, che è manifestata ufficialmente, entra ufficialmente preparata, sulla scena della storia il giorno di Pentecoste con l’effusione dello Spirito Santo. La Chiesa che va verso il suo compimento avrà il suo compimento alla fine dei tempi.
E’ sempre il Padre che va avanti. Il Padre non cessa di preparare la Chiesa, di effettuare la sua Chiesa, di attuare la sua Chiesa, di portare avanti la sua Chiesa anche quando viene il Figlio, diciamo così, storicamente. No, perché il Figlio fa la volontà del Padre. Il Figlio annunzia il regno di Dio, il regno dei cieli, il Figlio getta il germe del regno di Dio qui su questa terra, lo porta avanti, lo svolge, lo fa crescere fin tanto che dall’alto della croce e con il suo mistero di morte e resurrezione dà il volto definitivo alla Chiesa, dà la capacità piena di essere della Chiesa, fonda realmente, storicamente, la sua Chiesa. Il Padre e il Figlio insieme.
Sappiamo che la missione dello Spirito Santo viene fatta dal Padre e dal Figlio. Il Padre e il Figlio danno la missione allo Spirito Santo di continuare ciò che il Padre aveva preparato, e ciò che il Figlio ha realizzato. Non è che lo Spirito Santo faccia un’altra cosa. Fa la stessa cosa. Non è che soppianti il Figlio. Continua l’azione del Figlio.
Ciò che avveniva, prima, attraverso il mistero dell’incarnazione, cioè del Dio fatto uomo, dell’umanità concreta di nostro Signore Gesù Cristo, continua, adesso nella umanità del corpo di nostro Signore Gesù Cristo animato dallo Spirito Santo che è la sua Chiesa. C’è una continuità di azione.
Iddio che cosa fa?
il Padre che cosa fa?
il Figlio che cosa fa?
lo Spirito Santo che cosa fa?
Capite nevvero che posso sempre più dubitare di me stesso, ma ritengo importante questo fatto, più che la misura e il tempo di maturazione della nostra mentalità. Cioè io sono così lieto, sono così contento, sono così entusiasta, semplicemente, sì anche così entusiasta, che queste cose le abbia dette il concilio. Perché? Ma perché, con i libri con cui ho fatto la mia formazione, con cui ho studiato la mia teologia, con cui sono venuto avanti tanti anni del mio sacerdozio, queste cose non le potevo legittimamente pensare. Avrei ritenuto un arbitrio, il fare le cose in questo modo. Oggi ci siamo. Ringraziamo Iddio che ci siamo. Siamo contenti perché ci siamo. E allora adeguiamoci a questo modo di vedere le cose.
Le vediamo già così? Io sono lietissimo, che, di fatto, noi fossimo realmente al punto di vedere con chiarezza questo. Ripeto però, e lo dico specialmente ai giovani: se voi avete avuto la fortuna di arrivarci, e che i vostri pensieri abbiano coinciso con la visione delle cose così come oggi le presenta il concilio, siate contenti. Siete stati molto più fortunati di quanto non siamo stati noi.
Terza cosa che voglio dire è questa. La Chiesa, mi esprimo in questo modo, la edificano, la svolgono, la portano a pienezza di vita, a compimento, il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo. E’ un altro modo per insistere, più o meno, sulle stesse cose. Non so se abbiamo sempre dato un senso molto esplicito alle parole di nostro Signore Gesù Cristo: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa” Era già tanto chiaro. E’ Gesù Cristo che edifica la sua Chiesa sulla roccia che è Pietro, nella pietra che è Pietro. Mi pare che abbiamo guardato le cose e ci siamo posti, soprattutto, in un atteggiamento come se la Chiesa dovessimo principalmente edificarla noi, e la nostra azione fosse l’azione caratteristica, -che poi lo può essere – nel senso che da noi dipende. Prima di tutto, noi dobbiamo fare!
Capisco bene anche quell’altra espressione: “Dio ha bisogno degli uomini”, cioè, Dio si serve degli uomini, ma ritorno a dire, che è questa presenza di Dio nel mondo ad edificare la sua Chiesa. Non è una presenza accidentale, non è una presenza pia.
Io mi permetto di dire che, anche i nostri o almeno certi libri di spiritualità, con un po’ di retorica e quasi di romanticismo descrivono il sacerdote come un”alter Christus” E’ espressione retorica, è espressione iperbolica, non è un’espressione dogmatica, profondamente dottrinale -almeno detto in certi libri di formazione e in certi modi di presentare la formazione sacerdotale prima, e poi la formazione del cristiano in genere. Così che: vedere, scorgere, tener presente Iddio e la sua azione in tutti i segni, nei sacramenti, in tutto quello che è il sacramento della Chiesa, era da persone pie.
Quindi era qualche cosa in più che riguardava, da un certo punto della vita spirituale in avanti, la così detta perfezione, che poi era riservata a determinate categorie o a qualche caso particolare e non era, invece, il modo di vedere abitualmente la presentazione della vita cristiana.
Era Dio a vedere le cose così? No. E’ storico. Appartiene alla storia della salvezza perciò è dogmatico, è teologico, è una cosa che ha il peso di una verità concreta. E’ così. Avviene perché le cose stanno così.
Io mi permetto, allora, un rilievo. Ma ci pensate alla differenza che c’è in ordine alla nostra vita spirituale e poi in ordine alla nostra azione di sacerdoti, tra un modo di concepire le cose dove la presenza dell’azione di Dio sia ritenuta cosa pia, da un modo, invece, di concepire le cose nel quale la presenza di Dio è cosa teologicamente sicura?
E allora, guardare a tutte le azioni del nostro ministero come le azioni che compie principalmente Iddio e strumentalmente e in un modo di cooperazione, noi. Mi pare, che ci sia una differenza enorme. E la differenza enorme, allora, si ripercuote non solo nell’azione ma nell’efficacia di queste azioni.
Qualcuno mi potrebbe dire: io credo che battezzando è Gesù Cristo che battezza, allora il battesimo va molto bene, se invece non lo credo e amministro il battesimo con l’intenzione di fare ciò che fa la Chiesa, quel battesimo vale meno. Non é che voglia dire quelle cose.
Se io penso: è Cristo che battezza e lo credo non in modo pio ma in modo pieno, non è solo un mio modo di pensare. A quel mio modo di pensare, che è concomitante ed è conseguente, tutta la catechesi che io ho fatto sul Battesimo,tutto il modo con cui io ho presentato il battesimo e quindi, tutta la disposizione che ci deve essere in quelli che guardano a quest’azione, dal ministro e al battezzato,il modo di comportarsi è tutto diverso: è tutto un ambiente arricchito, dove viene a cadere quell’azione particolare fatta con quella visione e con quella convinzione.
Così a cominciare dal primo dei ministeri, che è quello della predicazione della Parola di Dio: cosa risaputa, detta tante volte, che diremo anche domani. E’ Gesù Cristo che è presente ed annuncia la parola di Dio per mezzo del nostro ministero. E’ dogmatico. In questo punto, in particolare, noi sappiamo che fino a ieri gli autori erano titubanti a fare delle affermazioni del genere.
Anche se oggi, non è che ci sia chiarezza sul modo con cui avvengono queste cose, però, quando la Costituzione dice in un modo esplicito che Gesù Cristo è presente nell’eccelso ministero del vescovo, che Gesù Cristo è presente come il sacerdote annunzia la parola di Dio, che la parola di Dio, ha una virtù propria produce frutti. Allora siamo davanti ad una affermazione molto esplicita, molto chiara della sacramentalità della parola, cioè della presenza di Gesù Cristo e della sua azione attraversi questo sacramento. E’ tutto un altro modo di guardare le cose!
Dunque, la Chiesa la fanno le divine Persone, il Padre il Figlio lo Spirito Santo. L’ho già detto e lo richiamo soltanto a modo di conclusione: tutte e tre le divine Persone. La Trinità delle Persone non è un “di più”. E la fede esplicita nella Trinità delle Persone non è qualche cosa di più.
Se ricordate -voi siete già di quelli che non l’hanno più letto – per noi era un libro molto importante che ha fatto epoca e in questi giorni Mons. Colombo dice: – fosse ancora presente Mons. Olgiati a scrivere un nuovo sillabario del cristianesimo, scriverebbe tutt’altre cose da quelle che ha scritto. Mons. Olgiati, proprio nel sillabario del cristianesimo, ad un certo punto faceva questo interrogativo: che cosa importa alla maggior parte dei cristiani che Dio sia uno o che Dio sia tre Persone? Che cosa importa alla maggior parte dei cristiani? Che cosa saprebbero dire i cristiani quando dovessero stabilire un confronto fra la situazione di un Dio solo oppure di un Dio Padre Figlio Spirito Santo?
Monopoli, per i sacerdoti nel febbraio 1966 in seminario
OM 18 Sacerdoti 1966