Domenica, 27 aprile 1969
Voi avete fatto una pausa nei vostri lavori e vi siete recati in chiesa per la celebrazione liturgica.
La celebrazione della Parola è un’azione che facciamo tutti insieme, ma la Parola che noi celebriamo è una Parola più grande di noi, è una Parola più valida di qualsiasi parola umana, è una Parola che non si giudica ma dalla quale noi siamo giudicati, e con noi sono giudicate tutte le creature e tutte le realtà del mondo. Voi avete accettato, in questa vostra giornata, di sostare un istante per confrontarvi con questa Parola del Signore che abbiamo appena letto.
Quella che abbiamo udito in questo momento, è una Parola di Dio, è una parola che noi possiamo -per dire così- analizzare, addolcire,rendere più accettevole, sfrondandola di tutti i motivi di contesto sociale, di mentalità dei tempi quindi di costume ma, c’è qualche cosa in questa parola che non è legato alle circostanze, c’è qualche cosa in questa parola che non è caduco, c’è qualche cosa in questa parola che entra pienamente nel pensiero di Dio, e che vuole comunicare a ciascheduno di noi perché diventi il nostro pensiero, perché diventi il fondamento della nostra personalità, perché diventi il fondamento e la norma del nostro comportamento.
“Carissimi, vi esorto come stranieri e pellegrini su questa terra, ad astenervi dai desideri della carne, che fanno guerra all’anima” Il tempo della nostra esistenza terrena è il tempo dell’esilio, del pellegrinaggio, è il tempo delle opere di Dio, è il tempo di quelli che sanno di avere una meta da raggiungere. Questo però non ci dispensa dagli impegni della vita presente anzi, proprio la fedeltà agli impegni di qualsiasi ordine della vita presente, diventa la via, il mezzo, il fatto primordiale per arrivare alla meta finale.
“avendo una buona condotta in mezzo ai pagani perché quelli che vi calunniano come malfattori, giudicandovi dalle vostre buone opere, siano indotti a glorificare Iddio nel giorno della sua visita.” Questo è il contesto storico. Il nostro è un altro contesto: avendo una buona condotta in mezzo ai nostri fratelli. Abbiamo la responsabilità non soltanto nei confronti di Dio ma anche nei confronti dei nostri fratelli Abbiamo un impegno di buone opere che non sono determinate opere buone, ma sono tutte le opere dell’uomo in tutto il mondo: sono le opere del padre, della madre, dei figlioli, sono le opere della professione, sono le opere di tutti gli impegni dell’esistenza, che diventano la testimonianza, che noi dobbiamo presentare ai nostri fratelli per qualificarci come graditi a Dio, come stranieri e pellegrini su questa terra, come coloro che attendono il giorno della visita del Signore.
Quello che segue è ancora più complicato, è ancora più difficile da intendersi: “siate sottomessi, a causa del Signore, ad ogni umana istituzione, sia al re perché egli è sovrano, sia ai governatori, come suoi inviati per punire i malfattori e approvare i buoni” Qui vale molto il contesto ” poiché così è la volontà di Dio: che voi, facendo il bene, chiudiate la bocca all’ignoranza degli uomini stolti, comportandovi da uomini liberi, non come chi usa della libertà come di una maschera per coprire la propria malizia, ma da servi di Dio.” Uomini liberi perché figli di Dio. Uomini liberi, perché sono stati liberati da Dio nel sangue di nostro Signore Gesù Cristo e hanno ricevuto la capacità di non essere schiavi delle opinioni altrui, di non essere schiavi della gente, di non essere schiavi dell’interesse, di non essere schiavi di se stessi. Ecco gli uomini liberi che corrispondono alla volontà di Dio, che fanno il bene e chiudono la bocca all’ignoranza degli stolti.
“Rispettate tutti” indubbiamente questa è volontà di Dio
“amate i fratelli”, indubbiamente è la volontà di Dio
“temete Dio” indubbiamente è la sua volontà e noi sappiamo che cosa s’intende per timore di Dio secondo il pensiero del Nuovo Testamento, ma anche nell’Antico Testamento
“onorate il re” voleva dire che nel mondo ci saranno sempre le istituzioni, che gli uomini liberi si daranno perché la loro vita, la loro convivenza sia ordinata. Allora, gli uomini liberi che ci danno le loro istituzioni, devono onorare le istituzioni che vengono da Dio.
“Voi, domestici siate sottomessi ai padroni con ogni rispetto”: il rispetto della persona che è creatura di Dio. Noi, dobbiamo guardare le persone come le guarda Dio: come figli di Dio, come prezzo del sangue di nostro Signore Gesù Cristo, come nostri fratelli ai quali dobbiamo voler bene.
Vuole bene il padre anche quando castiga il proprio figlio, vuole bene la madre anche quando è austera con i propri bambini, ma devono sempre essere espressione di amore. L’amore non è una nostra qualifica. Questa qualifica è una grazia “in Gesù Cristo nostro Signore”. Ce l’ha meritata Gesù Cristo nostro Signore morendo in croce.
In questi ultimi tempi don Primo Mazzolari diceva che aveva un grande, sviscerato, appassionato amore per i poveri, ma che sentiva una grande pena, una grande compassione e anche un grande amore per i ricchi, perché li stimava i più poveri di tutti, perché anche i ricchi hanno una loro povertà.
Miei cari io volentieri ho celebrato e celebro con voi questa santa Messa. Evidentemente celebro questa santa Messa prestando al vostro sacerdozio comune il ministero del mio sacerdozio e non dimentico di essere qui il Vescovo e il Vescovo, ai suoi fratelli nell’episcopato italiano, ha detto determinate cose proprio in questi ultimi tempi, circa la vostra associazione. Sia ben chiaro che la chiesa non chiede un aiuto o una difesa da un’associazione che porta un nome cristiano. La chiesa si attende delle manifestazioni di vita cristiana da un’associazione che ne porta il nome.
La chiesa è impegnata a prestare tutto il proprio aiuto perché il vangelo animi queste associazioni, le quali possono raggiungere il loro scopo anche partendo da altri principi. Quello che definisce un’associazione non è lo scopo che raggiunge, ma sono i principi da cui parte l’associazione, e noi ci teniamo ai principi, perché i principi sono l’azione di Dio in mezzo a noi, per la nostra salvezza.
Continuiamo la nostra celebrazione, la nostra preghiera insieme.
OM 214 ACLI 69 – Domenica, 27 aprile- convegno ACLI