Istanbul, 6-11 febbraio 1972 per le suore della scuola italiana
Mi pare sia abbastanza chiaro che, da una parte il progetto di Dio é un progetto di amore,dall’altra parte la corrispondenza al progetto di Dio é un impegno di amore. Allora:
– é amore la ricerca di Dio,
– é amore l’incontro con Dio nella preghiera,
– é amore lo sforzo continuo di ritornare a Dio
– è amore la nostra continua conversione attraverso l’esercizio della penitenza,
– é amore l’ abbandono di tutte le cose perché il Signore sia il solo padrone delle cose,
– é amore il mettere in comune tutte le cose materiali, in ordine ai poveri
– é amore la pratica della castità.
Sulla castità si possono dire tante cose belle ed altre cose che confondono le idee. Le cose – di loro natura- sono belle, ma cerchiamo di chiarirci le idee con lo sforzo di entrare sempre meglio nel progetto di Dio.
A principio di questa meditazione faccio subito un’affermazione perentoria: la castità abbracciata per il regno di Dio, é un dono di Dio. Nessuno può presumere di impegnarsi a consacrare se stessi nell’esercizio di un amore totale per Dio che escluda qualsiasi amore particolare. Se non ha quella grazia da Dio, se non ha motivazioni sufficienti per essere moralmente sicuro di avere la grazia. Altrimenti sarebbe un temerario, un superbo, e ai superbi Dio resiste.
Gesù sta alla questione che gli pongono. Leggiamo nel Vangelo di Matteo:Mt 19,2-12
« AIIora gli si avvicinarono alcuni farisei per metterlo alla prova, e gli chiesero: E lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo? . Ed egli rispose: non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: per questo uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola? Così che, non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi .
Gli obiettarono: perché allora Mosè ha ordinato di darle l’atto del ripudio e di mandarla via? Rispose Gesù: per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli ma da principio non fu così… Non tutti possono capirlo, ma soltanto coloro ai quali é stato concesso. Ci sono degli eunuchi che sono nati così. E ci sono alcuni che sono resi eunuchi e vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli. Chi può comprendere comprenda».
Notate come non sia la condizione di tutti, ma sia solo la condizione di quelli a cui é data la grazia. Gesù ci dice chiaramente che, chi si prende un impegno di questo genere, entra nel mistero della salvezza dove, se c’é la grazia e questa grazia agisce, é possibile salvarsi, diversamente ci si mette sulla via della perdizione.
San Paolo, nella prima lettera ai Corinti,7,29-40, fa un lungo discorso. « Questo vi dico, fratelli: il tempo ormai si è fatto breve; d’ora innanzi, quelli che hanno moglie, vivano come se non l’avessero; coloro che piangono, come se non piangessero e quelli che godono come se non godessero; quelli che comprano, come se non possedessero; quelli che usano del mondo, come se non ne usassero appieno: perché passa la scena di questo mondo!
Io vorrei vedervi senza preoccupazioni: chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere al Signore; chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie, e si trova diviso! Così la donna non sposata, come la vergine, si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa nel corpo e nello spirito; la donna sposata invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere al marito. Questo poi lo dico per il vostro bene, non per gettarvi un laccio, ma per indirizzarvi a ciò che è degno e vi tiene uniti al Signore senza distrazioni. Se però qualcuno ritiene di non regolarsi convenientemente nei riguardi della sua verginità, qualora essa sia oltre il fiore dell’età, e conviene che accada così,faccia ciò che vuole: non pecca. Si sposino pure!
Chi invece è fermamente deciso in cuor suo, non avendo nessuna necessità, ma è arbitro della propria volontà, ed ha deliberato in cuor suo di conservare la sua verginità, fa bene. In conclusione, colui che sposa la sua vergine fa bene, e chi non la sposa fa meglio. La moglie è vincolata per tutto il tempo in cui vive il marito; ma se il marito muore è libera di sposare chi vuole, purché ciò avvenga nel Signore. Ma se rimane così, a mio parere è meglio; credo infatti di avere anch’io lo Spirito di Dio.»
Si deve far notare che non bisogna intendere questo passo come una imminente fine del mondo. Paolo vuole dire con parole profetiche che il tempo é per l’eternità, che la vita presente é riferita alla vita futura Vedete come San Paolo lascia intravedere, anche se non lo dice in un modo esplicito, come la decisone di non sposarsi – tanto per l’uomo come per la donna- é un bene, però lo propone come consiglio e non dà un precetto. Messo in evidenza questo aspetto della castità, dono particolare di Dio che non tutti accolgono, passiamo ad una seconda affermazione.
La castità é un problema di amore.
Una volta che noi siamo fondati sul dono di Dio, cioè sulla sua grazia, dobbiamo concepire la castità come un impegno di amore, quindi come un problema di amore. Se la castità serve per risolvere il problema dell’amore e per renderci più capaci di amare, é una virtù, diversamente, nell’ordine della vita cristiana e nell’ordine della chiesa, non conta niente.
La castità é un problema di amore nel senso passivo di avere qualcuno che ci ama. Non dobbiamo incominciare da noi, ma dagli altri sia in ordine a Dio che in ordine alle creature. Il bambino non incomincia da sé ad amare, ma dai genitori. Il bambino non incomincia a dare, ma a ricevere e poi nella misura in cui ha ricevuto, diventerà capace di dare. Se non riceve, avrà in seguito una vita molto limitata. Tanto più questo si verifica nei confronti di Dio. A riguardo dell’amore noi dobbiamo pensare prima di tutto se c’é qualcuno che ci ama. Il programma della castità non é fare a meno dell’amore. Nessuno può fare a meno dell’amore. Uno, intanto ha il diritto di impegnarsi nel problema della castità in quanto ha scoperto che c’é Uno che lo ama di più.
Quando dico:-“qualcuno che lo ama di più-“, mi riferisco a Dio.
Se uno non ha scoperto l’amore di Dio per l’uomo; se uno non ha scoperto che l’amore di Dio é un amore personale; se uno non ha scoperto che Dio vuole bene a lui come se fosse il solo al mondo; se uno non ha scoperto che tutto quello che ha fatto Dio lo ha fatto per lui; se uno non ha scoperto, come dice San Paolo, che Dio “ha amato me ed ha dato se stesso per me; non si inoltri nell’impegno della castità, perché non gli sarà possibile.
La castità é un problema della sicurezza dell’amore di Dio. Non é poco. Ci vuole dunque una vita spirituale abbastanza sviluppata e a mano a mano che si matura, naturalmente, bisogna che ci sia anche un maturazione spirituale e una maturazione di grazia, altrimenti non può andare bene.
La castità é un problema di amore dei fratelli nei nostri confronti. Qui la cosa diventa complicata. In questi giorni abbiamo parlato della Chiesa come comunione e abbiamo parlato della comunità e della vita comunitaria. Abbiamo detto che la vita comunitaria, di sua natura, é l’ambiente naturale, il terreno adatto per coltivare la castità, perché dovrebbe essere un ambiente di amore, di benevolenza verso il singolo. Chi entra in una comunità dovrebbe scoprire e non soltanto pensare che c’é dell’amore. Purtroppo a volte lo si pensa e poi non é vero.
Stiamo attenti anche a non idealizzare l’amore coniugale. L’amore coniugale é nell’ambito della creazione il più grande, il più bello < però quando si concretizza nel quotidiano diventa un impegno molto serio. Non é che due quando si sposano saranno sempre insieme a contemplarsi! Uno deve andare a lavorare, l’altro deve rammendare le calze e poi vengono i figli. < Siamo tra creature umane. Siamo in un mondo di peccato. Siamo toccati dal peccato e perciò abbiamo molti limiti.
Di per sé nella vita comunitaria i limiti dovrebbero essere limitati, perché ci dovrebbe essere molta carità che nasce dallo Spirito Santo in noi. Uno che sente la necessità di essere amato dalla sua comunità, esprime una sacrosanta esigenza e non gli si può dire per tutta la vita: abbi pazienza. Non so quale altra risposta gli si possa dare, ma questo “abbi pazienza” non é una risposta sufficiente. Uno si trova nella comunità ad essere spinto a cercare altrove ciò che nella comunità non c’è. Quindi ci sono le suore che si polarizzano verso le persone con le quali lavorano, che possono essere gli ammalati, le giovani, i bambini dell’asilo. Questo non é peccato. Questo non é secondo l’ordine.
La castità é un problema di amore da parte di Dio per noi da parte dei fratelli per noi e da parte delle creature. Le creature ci amano nel nome di Dio. Una buona pasta asciutta é un bellissimo atto di amore di una creatura, che é stata mandata in cucina, e di una buona bottiglia di salsa. E’ un esempio prosaico per dire che tutte le creature ci amano.
La castità é un problema di amore di Dio ma anche un problema di corrispondenza all’amore di Dio. Se uno non concepisce la castità come una condizione più favorevole per amare Dio, come un impegno di amore che prende tutta la persona e la porta verso Dio, per essere tutta di Dio e quindi ad una consacrazione a Dio, non concepisce rettamente la sua castità. La castità consiste specialmente in questo.
Ma il nostro Dio é il Dio degli uomini, allora gli importa poco un amore che termina a lui e non raggiunge i suoi figli, quindi chi é casto deve essere capace, più di qualsiasi altro, di volere bene agli altri. Questo è un punto della nostra educazione, della nostra formazione che forse non é stato sufficientemente sviluppato. Ci deve essere l’impegno di volere bene agli altri. Troppe volte si dimentica. Se ho consacrato me stesso a Dio, non mi sono mutilato, mi sono messo in condizione di svilupparmi meglio nella dimensione caratteristicamente umana che é l’amore per gli altri. Se il marito ama la moglie e viceversa, se la madre e il padre amano i figli, io devo essere capace di un amore più grande di quello di un padre e di una madre.
Queste sono parole di sant’Angela Merici.
« Mie dolcissime madri e sorelle in Cristo Gesù, prima di tutto e con tutte le forze e con tutto l’impegno, studiatevi con l’aiuto di Dio di concepire in voi stesse questo pensiero per cui, condotte unicamente dall’amore di Dio e dall’amore e dallo zelo per le anime vi impegnate a prenderne cura e a educarle.
Soltanto radicate in questo duplice amore di Dio e del prossimo, la vostra azione educatrice porterà buoni e salutari frutti come dice il Salvatore, perchè una pianta buona non può portare frutti cattivi.
Un albero buono, un cuore buono acceso dall’amore non può fare se non del bene e delle opere sante come dice Sant’Agostino: “ama e fa quod vis”
L’amore e la carità, cioè, hanno la forza di realizzare questo, come se si dicesse più semplicemente: l’amore non può peccare.
Vi scongiuro dunque che portiate nel vostro cuore la responsabilità delle singole ragazze, anzi, le abbiate come scolpite nel cuore, ma non scolpite nella memoria i loro nomi, ma tutti i loro problemi e tutto ciò che le riguarda.
Se vi sembrerà difficile, questo non lo sarà se le abbraccerete con una carità veramente viva.
Quelle donne infatti che, per natura sono madri anche se avessero mille figlioli li portano in cuore fissi ad uno ad uno e non si dimenticano mai di nessuno di essi perché in loro opera un autentico amore.
Anzi, sembra che quanti più figlioli abbiano, cresce la cura per ciascuno di quelli che hanno.
E allora quelle che sono madri in senso spirituale devono avere una capacità di amare più grande, più ampia (amplius) e si devono comportare così, perché l’amore spirituale é più potente di quello che nasce dal sangue, cioè dalla natura.»
In questa pagina troviamo il pensiero di una persona che se ne intende. Non soltanto il mio pensiero.
La castità prende tutta la persona: il corpo, i sensi, la sensibilità, il cuore, gli affetti, i pensieri. Perciò chi si impegna a vivere costantemente la castità deve educare il suo corpo, i suoi sensi, la sua sensibilità, i suoi affetti e i suoi pensieri nel senso della castità che, come abbiamo detto, ha un duplice movimento: accogliere l’amore ed esprimere l’amore.
L’educazione del corpo.
Prima di tutto bisogna avere chiaro nella mente che nel pensiero di Dio- nel progetto di Dio – il corpo non é la prigione dell’anima. Il corpo non é neppure nella stessa posizione del progetto di Platone. Il corpo lo ha creato Dio e non lo ha creato come strumento. Ha creato il corpo come parte integrante della nostra personalità, tanto é vero che in paradiso ci andremo anche con il corpo, perché noi crediamo alla resurrezione della carne, noi crediamo che Gesù Cristo é salito in cielo tutto intero, anima e corpo. Maria santissima – oggi ricordiamo le apparizioni di Lourdes- é salita al cielo con anima e corpo, Con tutta la sua persona. Così sarà di noi. Questo corpo é il capolavoro della creazione visibile e sensibile. Questo corpo é opera delle mani di Dio, perciò il nostro atteggiamento deve essere l’atteggiamento di chi guarda un capolavoro. Il capolavoro di Dio!
Un certo metodo manicheo ha condotti al disprezzo del corpo, al considerare il corpo come un impedimento della vita spirituale e in particolare della vita casta. Ci ha indotto a concepire in un un modo errato il pudore e tutti gli altri sentimenti retti che dobbiamo avere per il corpo. Iddio quando ci vede, non gira gli occhi da un’altra parte, perché così lui ci ha modellati. E’ stato detto che i sensi sono la finestra dell’anima. Allora, se i vetri della finestra sono puliti, si vede chiara la luce che entra.
A proposito del corpo non bisogna soltanto averne una visone serena e retta, bisogna anche trattarlo secondo le norme che presiedono alla vita, allo sviluppo, alla conservazione e alla efficienza del corpo. Io sono sempre sull’avviso che le persone, che fanno una vita prevalentemnetre sedentaria abbiano bisogno almeno del rimedio della ginnastica dai 60 anni in avanti, e i giovani abbiano bisogno dell’aria, della luce, dell’acqua oltre alla pasta asciutta. L’aria, la luce, l’acqua sono elementi profusi nella natura in abbondanza. Devono servire soltanto per gli uccelli e per i pesci o non anche per l’uomo? La cura della salute non é contraria alla castità, anzi é il rovescio.
I sensi, dicevo, sono fatti prima di tutto per accogliere. Se noi riempiamo i nostri sensi di cose pudiche, limpide, splendenti, armoniche e belle, i nostri sensi diventano belli, la nostra persona diventa bella. L’educazione della sensibilità deve condurre alla capacità di percepire ciò che é bello, ciò che é delicato. Noi dovremmo essere le persone più sensibili che vibrano più delicatamente al contatto di qualsiasi trasmissione che venga dal mondo dello spazio, della vastità, del luminoso, del vario, del bello. Così si costruisce una castità autentica e spaziosa.
L’educazione del cuore.
Il cuore é fatto per essere amato e per amare. Nella nostra formazione abbiamo parlato molto della educazione alla mortificazione del cuore. Non abbiamo sufficientemente parlato della educazione del cuore. Abbiamo inibito gli affetti piuttosto che sviluppare gli affetti. Abbiamo ripetuto: proibito! Attenzione! Pericolo di morte! E non abbiamo indicato la direzione giusta per sviluppare e fare camminare gli affetti. San Paolo, per definire i pagani li chiama: “gens sine affectione”, gente incapace di volere bene, gente senza affetti.
Insisto ancora: educazione del corpo, dei sensi, della sensibilità, del cuore, degli affetti, dei pensieri, per accogliere tutto ciò che di amore viene incontro a noi e amare con tutta la nostra capacità di amare.
Risposta
Sì. E’ vero.Il sesso non riguarda unicamente la funzione procreativa. Il sesso determina, dà una fisionomia, dà un carattere proprio ad ogni persona. Questo dare una fisionomia, questo dare un carattere proprio, questo dare una personalità propria ad ogni persona, ha niente a che fare con le funzioni generatrici. Il sesso é costitutivo della persona in tutta la vastità del suo essere. Meno la persona é impegnata per fatti specifici in questo senso,più la persona ha spazio ampio in cui impegnare la sua sessualità, intesa come ho detto. Penso di essere stato sufficientemente chiaro senza impegnare altri termini.
Tanti uomini e tante donne, impegnando tutto se stessi, il loro genio, la loro santità, hanno lasciato dietro di loro una generazione molto più vasta, molto più continuata di quanto non abbiano fatto un padre e una madre che abbiano avuto – come dice Sant’Angela Merici, un centinaio di figli.
Quindi, se il sesso é costitutivo di una persona, non per questo si impegna in determinati atti. Se il sesso é legato all’amore, non per questo impedisce l’amore. Quella forma dell’amore non é tutto l’amore umano. Una persona, che non si impegna in quel determinato campo, non é meno persona. Anzi, é proprio della persona umana il sublimare, l’elevare questa sua capacità di amore in una sfera più vasta e realizzare così, pienamente, la propria personalità. Non è il contrario.
La castità é un motivo di gioia, è una sorgente di gioia da scoprire ogni giorno. Noi dobbiamo quotidianamente riscoprire i motivi per cui abbiamo accettato la rinuncia e dobbiamo sempre meglio riscoprire quanto sono validi, preziosi, belli, per vivere nella gioia la nostra rinuncia.
OM 444 Istanbul 72 –
Istanbul, 6-11 febbraio 1972