Scopo della meditazione
Per fare un cristiano perfetto bisogna essere in due: Gesù Modello con i suoi insegnamenti e la sua grazia e tu con la cooperazione della tua buona volontà; cosicchè il cammino della perfezione può ben dirsi « il bel viaggio insieme ».
Tra i mezzi che meglio ci dispongono a camminare a fianco di Gesù, la meditazione tiene certamente il primo posto. Basta definirla per comprenderlo.
La meditazione infatti, in senso completo, è una presa di contatto con Nostro Signore Gesù Cristo per permettergli di vivere in noi.
E’ una presa di contatto: quindi non un’operazione individuale della nostra intelligenza per penetrare una verità, sia pure in ordine alla vita pratica, ma un incontro con « uno », un’operazione « a due »;
con Nostro Signore Gesù Cristo: Egli è quell’ « uno » con il quale dobbiamo prendere contatto, e svolgere la nostra attività. In seguito alla Incarnazione, la Religione e tutti i suoi atti, per entrare nel disegno voluto da Dio, devono essere Cristocentrici, cioè avere Cristo per sorgente e per modello; naturalmente deve essere così anche con la meditazione;
per permettergli di vivere in noi: Gesù è il Figlio diletto nel quale il Padre ripone le sue compiacenze; per piacere al Padre dobbiamo assomigliare a Gesù non c’è altra via che quella di fare nostre le qualità che sono in Lui e che mancano a noi: 1) la sua prerogativa di Figlio di Dio; 2) le sue disposizioni di spirito; 3) le sue azioni.
F i g l i d i D i o siamo vivendo in grazia, che è appunto una partecipazione creata alla natura di Dio in quanto è posseduto dal Figlio; le sue disposizioni interiori Gesù le crea in noi mandandoci il suo Spirito; le sue azioni le riproduciamo imitando i suoi esempi con l’aiuto della grazia attuale.
Così Gesù è veramente per le anime nostre Vita (grazia santificante), Verità (insegnamenti), Via (esempi); « la nostra vita è Cristo che vive in noi: vivo ego jam non ego, vivit ver in me Christus » (Gal. II-20).
La meditazione così definita mette in evidenza quale deve essere il nostro atteggiamento nell’acquisto della perfezione: deve essere, sotto un certo punto di vista, più passivo che attivo; deve consistere più nel lasciar fare che nel fare. Nota però che nel lasciar fare non deve nascondersi nè quietismo, nè inerzia, ma si suppone invece uno sforzo sincero per assecondare l’azione della grazia. Ed è chiaro quando si pensa che tutto ciò che di realtà c’è nell’ordine della perfezione cristiana (la vita, le disposizioni interiori, la forza per praticare il bene) non è il frutto dei nostri sforzi, ma esiste già tutto nel Cristo.
Gesù, quindi, sta dinnanzi a te non nell’atteggiamento di un modello che si lascia copiare, ma è Lui stesso che vuole riprodurre Sè in te.
« Tu, o Signore, Tu stesso con mano dolcissima, ma fortissima formi e plasmi il mio cuore » (S. Agostino).
Necessità della meditazione
In un argomento di ordine pratico come questo, l’autorità e l’esperienza dei Santi dovrebbe bastare a convincerti. Giova tuttavia rifarci ad una ragione di ordine psicologico che, cadendo sotto il controllo dell’esperienza, potrà forse dare una persuasione più convincente.
La caratteristica dell’uomo è quella di essere ragionevole; purtroppo non nel senso che egli, quando opera, segua sempre ciò che gli ispira la retta ragione, ma nel senso che normalmente nelle sue azioni è guidato da un motivo che giustifica la decisione della volontà. Ogni azione ha il suo « perchè »: tu sai perchè parli, perchè cammini, perchè scrivi, ecc.; anzi è precisamente questo perchè che ti ha indotto a parlare, camminare scrivere, ecc.
Il motivo per cui ti decidi a compiere un’azione, sia interna che esterna, può essere l’utilità, il piacere, la bellezza, la bontà, ecc. che tu hai pensato di scorgervi.
Facciamo un esempio: tu hai da leggere e da scrivere; perchè la tua volontà si determini a fare una cosa prima dell’altra è necessario che la tua ragione le presenti un motivo di scelta, altrimenti rimarrà sempre sospesa nella indecisione.
Supponi che ciò che hai da legggere sia molto interessante, mentre ciò che hai da scrivere sia abbastanza noioso, tu, se non fai altre considerazioni ti deciderai per la lettura. Quindi il lato interessante della lettura è stato il motivo che ha fatto determnare la tua volontà.
Se noi conveniamo di chiamare col nome di valore il motivo che determina la scelta della nostra volontà, potremo constatare che tutte le volte che operiamo siamo spinti dal valore che a noi, in quel momento, appare migliore.
Nota bene che si tratta di un valore che appare a noi migliore in quel momento, il che non toglie che la nostra convinzione abituale sia diversa.
Questo spiega il triste privilegio per cui ti capita di approvare il bene e di seguire poi il male. Chi non apprezza la virtù? Eppure il vizio ti si può presentare sotto aspetti così seducenti che in determinate circostanze lo giudichi un valore più alto della virtù e finisci per preferirlo.
E’ chiaro perciò che, se tu desideri che la tua vita morale tenda verso la perfezione, importa decisamente che, non solo in apparenza (soggettivamente) ma in realtà (oggettivamente) i valori che illuminano la tua intelligenza e che determineranno le decisioni della tua volontà siano desunti dal campo di una moralità naturalmente e soprannaturalmente buona.
Ora, se tieni conto dell’ambiente in cui vivi, (famiglia, amici, lavoro, divertimento, lettura, ecc.) è facile scorgere che i valori dominanti sono: egoismo, interesse, piacere. Di più, poichè le nostre idee sono il risultato delle impressioni che i nostri sensi trasmettono all’intelletto, quelle che si riferiscono alle cose sensibili hanno una evidenza più immediata di quelle di ordine spirituale, quindi come valore si trovano in vantaggio sulle seconde.
In conclusione, se noi assecondiamo l’inevitabile influenza dell’ambiente e le inclinazioni costituzionali della nostra natura, i valori che informano la nostra vita finiranno di essere queli dell’egoismo, del materialismo e dell’edonismo, come purtroppo avviene per la maggior parte degli individui.
si rende perciò necessaria una reazione. Bisogna aprire una sorgente di valori moralmente buoni e disporli nel nostro spirito in modo che si presentino alla mente al momento opportuno.
Questo, come si dimostra in seguito, è appunto il compito della meditazione. Di qui la sua insostituibile necessità.
Natura della meditazione
La verità in qualsiasi campo è sempre frutto di meditazione. Lo scienziato, il filosofo, il moralista arrivano alla scoperta e alla applicazione dei principii della loro scienza meditando.
La via che tengono è questa: si applicano alla osservazione dei fenomeni sensibili da cui ricavano dei principii o delle leggi che poi servono per le applicazioni pratiche.
Le grandi scoperte nel campo delle scienze naturali che, applicate alla vita pratica l’hanno rivoluzionata, furono determinate dall’osservazione, alle volte casuale, di fenomeni sensibili.
Quindi la linea del procedimento della meditazione, anche nel campo naturale, si riduce a questi termini: dal sensibile all’intelligibile per arrivare al pratico.
E’ commovente la condiscendenza del Figlio di Dio, il quale si è perfettamente conformato alle esigenze della nostra natura perchè lo potessimo imitare.
« E’ una legge che si verifica in tutti i misteri del Cristianesimo che, prima di passare all’intelligenza, debbano presentarsi ai sensi e ciò era necessario affine di onorare Colui che essendo per natura invisibile, ha potuto per amor nostro apparire sotto fora sensibile » (Bossuet).
A questo proposito è da tener presente che tutti i misteri o fatti della vita di Gesù contengono tre elementi: un esempio esterno visibile, un insegnamento intelligibile e una grazia che illumina a comprendere l’insegnamento e la forza per poter praticare l’esempio.
In Gesù ciò che ti colpisce per primo è l’elemento sensibile: la sua Umanità che opera a vista di tutti. Quelli che hanno vissuto nel tempo della sua vita mortale lo hanno visto e hanno trattato con Lui; il Vangelo ce lo presenta così come si diportava visibilmente.
Da tutti gli episodi della vita del divin Salvatore esce questa voce: « exemplum dedi vobis ut quemadmodum ego feci, ita et vos faciatis: vi ho dato l’esempio affichè anche voi facciate come me » (Jo. XIII-I5). Egli li ha vissuti per noi: « apparuit gratia Dei Salvatoris nostri…, erudiens nos…: apparve la grazia del Salvatore nostro Iddio…affine di insegnare a noi…». « Jesus coepit facere et docere: Gesù incomiciò a fare e poi a insegnare ».
Di più i misteri del Cristo sono sorgenti di grazie. Tutte le sue azioni erano meritore, ma non meritava tanto per Sè quanto per coloro che avrebbero creduto in Lui.
Queste grazie sono contrassegnate dalla caratteristica delle azioni con cui Gesù le ha meritate; esse tendono ad aiutare le anime ad imitare queste azioni stesse. Le grazie per es., che Egli ha meritato facendo atti di umiltà sono per quelli che si applicano a imitare Gesù umile.
Ora è proprio applicandoti a questi tre elementi della vita di Gesù che tu fai la meditazione come ti è stata presentata sopra: contempli Gesù modello (elemento sensibile), comprendi i suoi insegnamenti (elemento intellgibile), per imitarlo con la sua grazia.
La Chiesa che quale Sposa di Gesù ne conosce i segreti e come Madre nostra è incaricata di formarlo in noi, nella Liturgia tiene appunto questo metodo. Con lo splendore del rito esterno ci rappresenta sensibilmente il mistero, con le letture ce ne svela il significato e con le preghiere ci impetra la grazia che contiene perchè lo possiamo vivere.
Quindi logicamente la meditazione dovrai effettuarla in tre tempi. Logicamente perchè in pratica dovrai adattarti a leggere prima il libro che ti svolge un determinato soggetto, quindi rifarti a contemplare Gesù modello della verità o virtù di cui tratta il libro, di poi cercherai di penetrare il significato dell’insegnamento per formartene una convinzione personale e giungerai in fine alla conclusione pratica.
Con questi tre tempi non si vuole proporre affatto un metodo per la meditazione, ma soltanto far risaltare i tre atti che entrano nella natura stessa della meditazione, che ciascuno poi può compiere seguendo il metodo che personalmente gli si confà di più.
Svolgimento della meditazione
Primo tempo
Vedere Gesù – E’ il tempo di prendere contatto con Nostro Signore Gesù Cristo, di mettersi alla sua presenza; questo contatto è indispensabile per svolgere quel lavoro « a due » che è la meditazione, altrimenti finirà di essere una speculazione più o meno pratica.
« La riuscita della meditazione dipende spesso dalla cura con cui si considera l’interlocutore come vivo e presente e nel cessare di considerarlo lontano e passivo o come un’attrazione » (Chautard).
L’immaginazione può sbizzarrirsi discretamente e, controllata dalla fede, può, con notevole vantaggio, ricostruire la scena del Vangelo in cui Gesù propone quella verità che stiamo meditando; è utile insistere sui particolari, specialmente sull’atteggiamento esteriore del divino Maestro, e questo per due motivi:
1) perchè l’immagine di un’azione vivamente impressa ci spinge a riprodurla;
2) perchè la contemplazione così chiara degli atteggiamenti umani di Gesù eccita il sentimento, il quale se non è indispensabile per la pratica del bene è sempre però un confortante aiuto.
Naturalmente davanti a Gesù così raffigurato la fede ti porterà a fare atti di adorazione, di confidenza, di confusione, ecc.; anche qui giova insistere se vuoi che la meditazione sia veramente preghiera.
Ogni mistero e ogni virtù del Verbo incarnato è adorabile e ogni atto di religione esercitato in questo senso ci dispone a ricevere quelle grazie che Gesù ha meritato come nostro Redentore perchè lo potessimo imitare.
Secondo tempo
Capire Gesù – In questa parte della meditazione passiamo dal sensibile all’intelligibile; è il tempo in cui devi procurarti quei valori che spingono la tua condotta verso la perfezione.
Una verità, per il fatto stesso che ti è insegnata da Gesù, ha già di per sè un valore perchè proposta dal Figlio di Dio, dal tuo amabile Salvatore, da una Persona cara insomma, che non si inganna, non ti inganna e vuole certamente il tuo bene.
Questo valore-motivo che renderebbe soprannaturale tutta la tua attività sarebbe ideale, ma in pratica potrebbe venir meno, non essere sempre così vivo e potresti anzi, dopo un periodo di entusiasmo, sentirti tentato ad abbandonare tutti i buoni propositi.
E’ necessario perciò di ogni insegnamento proposto da Gesù comprendere e approfondire le ragioni, sia di ordine naturale, che di ordine soprannaturale, affinchè diventi una convinzione salda che resista a tutte le prove che possono venire dalla aridità, dalle passioni e dall’ambiente.
In tal modo la verità o la virtù insegnata da Nostro Signore Gesù Cristo avrà sempre la forza di un valore; secondo le diverse disposizioni, una volta il valore sarà la dolce autorità del Maestro, altra volta un motivo di ordine soprannaturale, altra volta un motivo di ordine naturale.
Per non crearti illusioni ricorda che l’insegnamento di Gesù, anche quando converge su verità di ordine naturale, si riferisce sempre al soprannaturale, quindi tanto per comprenderlo, come per praticarlo, è indispensabile l’aiuto della grazia.
L’incarico di illuminare la nostra mente per comprendere Gesù è affidato allo Spirito Santo. Sarà dunque a questo dolce Ospite della tua anima che ti dovrai rivolgere insistentemente per avere la grazia di comprendere appieno ciò che Gesù ti vuole insegnare.
Dall’inistenza in questa preghiera dipende il frutto della meditazione.
Terzo tempo
Vivere Gesù – Gesù l’hai visto e l’hai capito, hai contemplato le sue azioni e i suoi sentimenti, hai concluso che è ragionevole, anzi doveroso essere come Lui. Adesso si impone la conclusione pratica, che esprimerai così: voglio che Gesù viva in me; nota come è diverso dal dire: voglio imitare Gesù.
La seconda conclusione facilmente induce ad uno sforzo esclusivamente personale, che potrebbe farti dimenticare che per compiere il bene è necessaria la grazia; mentre la prima ti dispone a sottometterti alla sua azione, pure non escudendo il tuo sforzo sincero.
E’ per ciò che riguarda il tuo sforzo ricorda quanto è già stato esposto prima: il valore soggettivamente più alto che si presenta alla ragione al momento di agire è quello che determina la decisione della volontà. Cosicchè alla determinazione di un’azione volontaria concorrono due elementi:
1) il valore soggettivamente più alto;
2) il presentarsi di questo valore al momento dell’azione.
E’ chiaro che se il valore soggettivo è alto anche oggettivamente, cioè non solo perchè sembra a te, ma perchè lo è in realtà, allora l’azione comandata dalla volontà sarà proporzionalmente elevata nel campo morale.
Nel primo e specialmente nel secondo tempo della meditazione hai acquistato dei valori alti sia in se stessi che nell’apprezzamento del tuo giudizio; ora, perchè abbiano a influire sulla tua condotta, è necessario disporli in modo che si presentino alla tua mente al momento… di passare all’azione.
Come è possibile questo?
Ecco un principio di psicologia: quando ad una idea se ne associa una seconda, richiamando la prima, di regola, rivive anche la seconda.
Se quindi fai passare dinnanzi alla immaginazione, in forma viva, le circostanze di persone, di luoghi di avvenimenti che prevedibilmente vivrai durante il giorno (prima idea) e cerchi di imprimere in te stesso l’atteggiamento di pensiero, di sentimento, di parola, di comportamento esterno che ti ha inculcato la meditazione (seconda idea); quando le circostanze previste si presenteranno realmente sentirai un impulso a prendere quell’atteggiamento che ti ha suggerito la meditazione.
Un esempio: Gesù ti ha insegnato l’umiltà.
Hai visto Gesù umile in tante manifestazioni della sua vita terrena, hai anche capito le ragioni per cui devi essere umile, vuoi che Gesù viva la sua umiltà in te. Immagina, per es., le persone con le quali dovrai trattare durante il giorno: superiori, uguali inferiori. Secondo lo spirito di Gesù, come dovrebbero essere i pensieri i sentimenti, le parole, i modi con cui dovresti trattare per essere umile come ti ha insegnato Lui?
Imprimi più al vivo che sia possibile questi atteggiamenti; al momento opportuno facilmente li sentirai ridestarsi in te come richiami.
In pratica è necessario restringere a poche circostanze ben determinate questo atteggiamento, sotto forma di propositivo perchè rimanga più impresso e sia più facile il ricordarlo e il metterlo in pratica.
I propositi indeterminati servono solo a illuderti di voler essere buono.
Abbi del coraggio e metti la scure alle radici: non pensare che per il fatto che hai un forte valore che sostiene la tua volontà, possa dispensarti dal togliere le cause dei tuoi difetti; fuggi le occasioni pericolose e mettiti nelle condizioni più favorevoli per l’esercizio della virtù.
Questo per quanto riguarda il tuo sforzo; ma sai che lungo la via della perfezione bisogna essere in due: mettiti a fianco di Gesù.
Egli ha avuto una vita umana come la tua per la cooperazione dello Spirito Santo e di Maria; tu avrai una vita come la sua se asseconderai l’azione dello Spirito Santo e di Maria in te. Termina la tua meditazione sotto lo sguardo della tua Mamma celeste. Apri il tuo cuore alla fiducia e alla generosità.
Prega.
Il tuo proposito fallo oggetto di tutte le tue preghiere.
Suggerimenti pratici
Molti non si persuadono di dover fare la meditazione perchè dicono:
a) Io non sono capace di fare la meditazione.
Questa difficoltà ha ragione solo per quelli che pretendono di fare la meditazione in modo perfetto e non si vogliono rassegnare alle difficoltà degli inizi. Buona volontà, sforzo sincero e perseveranza sono gli elementi di ogni successo.
b) Io non ho tempo.
Il tempo è una cosa molto elastica, non lo trova chi teme di trovarlo. Sii ordinato in tutte le tue occupazioni e di tempo ne avanzerà.
Se sinceramente sei troppo occupato abbrevia le orazioni vocali, se ti riesce appena di andare in Chiesa per la S. Comunione, leggi una breve meditazione come preparamento, quando hai Gesù nel cuore sei nelle migliori condizioni per meditare: il tuo incontro con Gesù non rischierà di diventare un’abitudine, tutti i giorni Egli ti dirà qualche cosa di nuovo.
c) Io non ricavo nessun profitto.
Il frutto della meditazione non consiste solo nel mantenere il proposito. Un buon proposito lo puoi formulare e mantenere anche senza aver meditato, mentre se mediti ricevi delle buone impressioni, ti formi delle convinzioni e delle disposizioni al bene, ciò che nella vita spirituale conta molto di più di un semplice proposito mantenuto.
Il proposito mantenuto ti fa compiere degli atti buoni, la meditazione crea delle abitudini al bene.
Del resto basterebbero gli atti di fede, di fiducia e di amore che necessariamente fai, se ti sforzi di ben meditare, per dire che la meditazione è sempre fruttuosa.
La meditazione è il mezzo più sicuro per arrivare alla perfezione, è naturale che il Demonio si accanisca contro quelli che meditano suscitando tutte le difficoltà possibili per far desistere da questa pratica.
Se l’aridità e le distrazioni disturbano la tua meditazione non ti scoraggiare; anche se il cuore rimane insensibile e la la volontà inerte, trascorri il tempo che hai stabilito per la meditazione facendo atti di umiltà, di dolore e di fiducia; se non avrai fatto altro che allontanare distrazioni, avrai fatto cosa grata al Signore e vantaggiosa per te.
La meditazione preparala la sera precedente fissandone il soggetto e il frutto che ne vuoi ricavare.
Finchè non la possiedi molto bene serviti di un buon libro con temi svolti; solo più tardi ti potrai servire di spunti tratti dalla Scrittura, dalla Liturgia, dalla « Imitazione di Cristo », ecc.
Continua parecchi giorni a meditare su un solo argomento: meglio se è conforme al Mistero celebrato dalla Liturgia di quel tempo.
Quello della meditazione sia il pensiero dominante della giornata: sia come il motivo che ritorna in tutte le pratiche di pietà. Dalla meditazione potrai trarre motivi di compunzione con cui prepararti all’offerta del sacrificio nella S. Messa; i sacrifici che ne deriveranno dalla pratica li offrirai con quello di Gesù (Offertorio), con Lui immolerai la tua volontà (Consacrazione) per formare una cosa sola con Lui nella Comunione che, spiritualmente, vuoi continuare durante tutto il giorno. Così si può sfruttare il pensiero della meditazione nella Visita e nella recita del S. Rosario.
Per aiutare la memoria scegli una sentenza, un motto, possibilmente in forma di giaculatoria, da ripetere sovente durante tutto il giorno.
Non ti sembrino troppo puerili certe piccole industrie che in pratica hanno ottimi risultati: mettere in tasca un oggetto insolito, un ornamento insignificante sul vestito (spilla, distintivo), il famoso nodo nel… fazzoletto, ecc.
« La preghiera è fin dal suo inizio sacrificio, lavoro, sforzo. Di questo non dobbiamo angustiarci; la tenacia conduce al successo. Non dobbiamo pensare di poter mietere prima di aver seminato rettamente. Per seminare occorre pazienza; bisogna solo attendere a lungo. Non tutti i frutti maturano con ugual rapidità, nè sono i migliori quelli che più rapidamente maturano. Chi prega semina; là dove si semina, qualche cosa cresce che un giorno si potrà raccogliere » (Gräf).
Nihil obstat quominus imprimatur Can. J. Arienti Cens. Eccl.
Imprimatur in Curia Arch. Med. die 8-3-1948 D. Bernareggi V.G.
Libri di meditazione
Impariamo a meditare del P. Ermenegildo Bianchini O.F.M.
Insegnamenti pratici sul modo di fare meditazione.
Il progresso spirituale dell’anima del P. Poveda Castroverde
Tratta della perfezione cristiana e suggerisce i mezzi per l’esercizio delle virtù nelle opere quotidiane e nelle relazioni col prossimo.
Meditiamo il Vangelo di Mons. Giuseppe Bardi
Belle e pratiche meditazioni che aiutano ad unifrmare la nostra vita a quella di Cristo.
L’unione con Dio del Sac. Giovanni Manzoni Parroco di Osio Sotto
Meditazioni per le giovani, condotte in modo facile e con esami pratici, secondo il metodo di S. Ignazio. – Tre volumetti.
L’anno con Dio del P. Bronchain
Meditazioni per ogni giorno dell’anno secondo il tempo liturgico e lo spirito di S. Alfonso M. de’ Liguori. – Dodici volumetti.
Per la meditazione
Sulle tracce del Vangelo del P. Baudót S. J.
Meditazioni sul Vangelo per ogni giorno dell’anno. Dodici volumetti
Andiamo al Padre di Mons. E Guerry
Novanta meditazioni sulla nostra adozione divina.
L’Eucarestia
Meditazioni per ogni giorno del mese.
La carità
Meditazioni che fanno capire e aiutano a mettere in pratica il comandamento del Signore.
Gesù Cristo Mediatore del P. Breton O.F.M. – con la Prefazione del P. Agostino Gemelli.
Meditazioni sull’opera mediatrice del Salvatore
e la lettura spirituale
Tempio dello Spirito Santo
Piissimo ed ampio commento alla Sequenza «Veni, Sancte Spiritus» di un Padre Carmelitano.
Bel volumetto di pagg. 260
La contrizione perfetta
Quante anime si salverebbero se fosse resa più popolare ed universale la pratica dell’atto di contrizione perfetta! Questa operetta vuol appunto contribuire a rendere familiare ai fedeli questo mezzo di saluto.
Alla scuola di S. Teresa del Bambino Gesù
E’ volontà di Dio che tutti ci facciamo santi. S. Teresa del Bambino Gesù ci insegna a raggiungere la santità per la via dell’infanzia spirituale che ogni anima di buona volontà può seguire.
La pietà confidente
Dagli scritti di Enrico di Tourville. E’ di grande aiuto alle anime, perchè fa capire che nonostante tutte le nostre debolezze e sofferenze, la nostra vita è un capolavoro dell’amore divino.
Parole di incoraggiamento
Ancora parole di incoraggiamento
Ultime parole di incoraggiamento
Sono parole di conforto e di incoraggiamento alle anime che cercano unicamente di piacere a Dio, tratte dalle lettere, istruzioni e conferenze del P. Considine S.J.
Gens sancta di Mons. V. Faraoni
Dignità e bellezza della partecipazione dei laici all’apostolato della Chiesa.
Il cantico dell’apostolato di Mons. V. Faraoni
Apre alle anime generose i vasti orrizzonti dell’apostolato cristiano nella società odierna.
Richieste con importo anticipato all’OPERA della REGALITA’ DI NOSTRO SIGNORE GESU’ CRISTO – Via Necchi, 2 Milano – C.C.P. 3/14453
SOCIETA’ EDITRICE “VITA E PENSIERO” – REPARTO R.
Vendita presso Opera Regalità di Nostro Signore Gesù Cristo – Milano
ARTI GRAFICHE AURORA – MILANO