edizione Vita e Pensiero 1948
Scopo della meditazione
Per fare un cristiano perfetto bisogna essere in due: Gesù Modello con i suoi insegnamenti e la sua grazia e tu con la cooperazione della tua buona volontà; cosicché il cammino della perfezione può ben dirsi « il bel viaggio insieme »Tra i mezzi che meglio ci dispongono a camminare a fianco di Gesù, la meditazione tiene certamente il primo posto. Basta definirla per comprenderlo.
La meditazione infatti, in senso completo, è una presa di contatto con Nostro Signore Gesù Cristo per permettergli di vivere in noi.
E’ una presa di contatto: quindi non un’operazione individuale della nostra intelligenza per penetrare una verità, sia pure in ordine alla vita pratica,ma un incontro con «uno », un’operazione « a due »;
con Nostro Signore Gesù Cristo: Egli è quel« uno » con il quale dobbiamo prendere contatto, e svolgere la nostra attività. In seguito alla Incarnazione, la Religione e tutti i suoi atti, per entrare nel disegno voluto da Dio, devono essere Cristocentrici, cioè avere Cristo per sorgente e per modello; naturalmente deve essere così anche con la meditazione;
per permettergli di vivere in noi: Gesù è il Figlio diletto nel quale il Padre ripone le sue compiacenze; per piacere al Padre dobbiamo assomigliare a Gesù, per somigliare a Gesù non c’è altra via che quella di fare nostre le qualità che sono in Lui e che mancano a noi:
I) la sua prerogativa di Figlio di Dio;
2) le sue disposizioni di spirito;
3) le sue azioni.
Figli di Dio siamo vivendo in grazia, che è appunto una partecipazione creata alla natura di Dio in quanto è posseduto dal Figlio;
le sue disposizioni interiori Gesù le crea in noi mandandoci il suo Spirito;
le sue azioni le riproduciamo imitando i suoi esempi con l’aiuto della grazia attuale.
Così Gesù è veramente per le anime nostre
Vita (grazia santificante),
Verità (insegnamenti),
Via (esempi); “la nostra vita è Cristo: mibi vivere Christus est” (Ph. I-2I);
“non siamo più noi che viviamo, è Cristo che vive in noi: vivo ego iam non ego, vivit vero in me Christus” (Gal. II-20).
La meditazione così definita mette in evidenza quale deve essere il nostro atteggiamento nell’acquisto della perfezione deve essere, sotto un certo punto di vista, più passivo che attivo; deve consistere più nel lasciar fare che nel fare. Nota però che nel lasciar fare non deve nascondersi nè quietismo, nè inerzia, ma si suppone invece uno sforzo sincero per assecondare l’azione della grazia. Ed è chiaro quando si pensa che tutto ciò che di realtà c’è nell’ordine della perfezione cristiana (la vita, le disposizioni interiori, la forza per praticare il bene) non è il frutto dei nostri sforzi, ma esiste già tutto nel Cristo.
Gesù, quindi, sta dinnanzi a te non nell’atteggiamento di un modello che si lascia copiare, ma è Lui stesso che vuole riprodurre Sè in te.
« Tu, o Signore, Tu stesso con mano dolcissima, ma fortissima formi e plasmi il mio cuore » (S. Agostino).
Necessità della meditazione
In un argomento di ordine pratico come questo, I’ autorità e l’esperienza dei Santi dovrebbe bastare a convincerti. Giova tuttavia rifarci ad una ragione di ordine psicologico che, cadendo sotto il controllo dell’ esperienza, potrà forse dare una persuasione più convincente.
La caratteristica dell’uomo è quella di essere ragionevole; purtroppo non nel senso che egli, quando opera, segua sempre ciò che gli ispira la retta ragione, ma nel senso che normalmente nelle sue azioni è guidato da un motivo che giustifica la decisione della volontà. Ogni azione ha il suo « perché »: tu sai perché parli, perché cammini, perché scrivi, ecc.; anzi è precisamente questo perché che ti ha indotto a parlare, camminare, scrivere, ecc.
Il motivo per cui ti decidi a compiere un’azione, sia interna che esterna, può essere l’utilità, il piacere, la bellezza, la bontà, ecc. che tu hai pensato di scorgervi.
Facciamo un esempio: tu hai da leggere e da scrivere; perché la tua volontà si determini a fare una cosa prima dell’altra è necessario che la tua ragione le presenti un motivo di scelta, altrimenti rimarrà sempre sospesa nella indecisione.
Supponi che ciò che hai da leggere sia molto interessante, mentre ciò che hai da scrivere sia abbastanza noioso, tu, se non fai altre considerazioni, ti deciderai per la lettura. Quindi il lato interessante della lettura è stato il motivo che ha fatto determinare la tua volontà.
Se noi conveniamo di chiamare col nome di valore il motivo che determina la scelta della nostra volontà, potremo constatare che tutte le volte che operiamo siamo spinti dal valore che a noi, in quel momento, appare migliore.
Nota bene che si tratta di un valore che appare a noi migliore in quel momento, il che non toglie che la nostra convinzione abituale sia diversa.
Questo spiega il triste privilegio per cui ti capita di approvare il bene e di seguire poi il male. Chi è che non apprezza la virtù? Eppure il vizio ti si può presentare sotto aspetti così seducenti che in determinate circostanze lo giudichi un valore più alto della virtù e finisci per preferirlo.
È chiaro perciò che, se tu desideri che la tua vita morale tenda verso la perfezione, importa decisamente che, non solo in apparenza (soggettivamente), ma in realtà (oggettivamente) i valori che illuminano la tua intelligenza e che determineranno le decisioni della tua volontà siano desunti dal campo di una moralità naturalmente e soprannaturalmente buona.
Ora, se tieni conto dell’ambiente in cui vivi, (famiglia, amici, lavoro, divertimento, lettura, ecc.) è facile scorgere che i valori dominanti sono: egoismo, interesse, piacere. Di più, poiché le nostre idee sono il risultato delle impressioni che i nostri sensi trasmettono all’intelletto, quelle che si riferiscono alle cose sensibili hanno una evidenza più immediata di quelle di ordine spirituale, quindi come valore si trovano in vantaggio sulle seconde.
In conclusione, se noi assecondiamo l’inevitabile influenza dell’ ambiente e le inclinazioni costituzionali della nostra natura, i valori che informano la nostra vita finiranno di essere quelli dell’egoismo, del materialismo e dell’edonismo, come purtroppo avviene per la maggior parte degli individui.
Si rende perciò necessaria una reazione. Bisogna scoprire una sorgente di valori moralmente buoni e disporli nel nostro spirito in modo che si presentino alla mente al momento opportuno.
Questo, come si dimostra in seguito, è appunto il compito della meditazione. Di qui la sua insostituibile necessita.
Natura della meditazione
La verità in qualsiasi campo è sempre frutto di meditazione. Lo scienziato, il filosofo, il moralista arrivano alla scoperta e alla applicazione dei principi della loro scienza meditando.
La via che tengono è questa: si applicano alla osservazione dei fenomeni sensibili da cui ricavano dei principi o delle leggi che poi servono per le applicazioni pratiche.
Le grandi scoperte nel campo delle scienze naturali che, applicate alla vita pratica l’ hanno rivoluzionata, furono determinate dall’osservazione, alle volte casuale, di fenomeni sensibili.
Quindi la linea del procedimento della meditazione, anche nel campo naturale, si riduce á questi termini: dal sensibile all’intelligibile per arrivare al pratico.
E’ commovente la condiscendenza del Figlio di Dio, il quale si è perfettamente conformato alle esigenze della nostra natura perché lo potessimo imitare.
“E’ una legge che si verifica in tutti i misteri del Cristianesimo che, prima di passare all’intelligenza, debbano presentarsi ai sensi e ciò era necessario al fine di onorare Colui che essendo per natura invisibile, ha potuto per amor nostro apparire sotto forma sensibile » (Bossuet).
A questo proposito è da tener presente che tutti i misteri o fatti della vita di Gesù contengono tre elementi: un esempio esterno visibile, un insegnamento intelligibile e una grazia che illumina a comprendere l’insegnamento e la forza per poter praticare l’esempio.
In Gesù ciò che ti colpisce per primo è l’elemento sensibile: la sua Umanità che opera a vista di tutti. Quelli che hanno vissuto nel tempo della sua vita mortale lo hanno visto e hanno trattato con Lui; il Vangelo ce lo presenta così come si diportava visibilmente.
Da tutti gli episodi della vita del divin Salvatore esce questa voce: “”exemplum dedi vobis ut quemadmodum ego feci, ita et vos faciatis: vi ho dato l’esempio affinchè anche voi facciate come me ” (Jo.XIII-15). Egli li ha vissuti per noi: ” apparuit gratia Dei Salvatoris nostri…, erudiens nos…: apparve , la grazia del Salvatore nostro Iddio affine di insegnare a noi…”. “.Jesus coepit facere et docere: Gesù incominciò a fare e poi a insegnare “.
Di più i misteri del Cristo sono sorgenti di grazie. Tutte le sue azioni erano meritorie, ma non meritava tanto per Sè quanto per coloro che avrebbero creduto in Lui.
Queste grazie sono contrassegnate dalla caratteristica delle azioni con cui Gesù le ha meritate; esse tendono ad aiutare le anime ad imitare queste azioni stesse. Le grazie, per es., che Egli ha meritato facendo atti di umiltà sono per quelli che si applicano a imitare Gesù umile.
Ora è proprio applicandoti a questi tre elementi della vita di Gesù che tu fai la meditazione come ti è stata presentata sopra:
contempli Gesù modello (elemento sensibile),
comprendi i suoi insegnamenti (elemento intelligibile),
per imitarlo con la sua grazia.
La Chiesa che quale Sposa di Gesù ne conosce i segreti e come Madre nostra è incaricata di formarlo in noi, nella Liturgia tiene appunto questo metodo. Con lo splendore del rito esterno ci rappresenta sensibilmente il mistero, con le letture ce ne svela il significato e con le preghiere ci impetra la grazia che contiene perché lo possiamo vivere.
Quindi logicamente la meditazione dovrai effettuarla in tre tempi. Logicamente perché in pratica dovrai adattarti a leggere prima il libro che ti svolge un determinato soggetto,quindi rifarti a contemplare Gesù modello della verità o virtù di cui tratta il libro, di poi cercherai di penetrare il significato dell’ insegnamento per formartene una convinzione personale e giungerai infine alla conclusione pratica.
Con questi tre tempi non si vuole proporre affatto un metodo per la meditazione, ma soltanto far risaltare i tre atti che entrano nella natura stessa della meditazione, che ciascuno poi può compiere seguendo il metodo che personalmente gli si confà di più.
Svolgimento della meditazione
Primo tempo – Vedere Gesù
E’ il tempo di prendere contatto con N.S. Gesù Cristo, di mettersi alla sua presenza; questo contatto è indispensabile per svolgere quel lavoro “a due” che è la meditazione, altrimenti finirà di essere una speculazione più o meno pratica.
” La riuscita della meditazione dipende spesso dalla cura con cui si considera l’ interlocutore come vivo e presente e nel cessare di considerarlo lontano e passivo o come un’astrazione » (Chautard).
L’immaginazione può sbizzarrirsi discretamente e, controllata dalla fede, può, con notevole vantaggio, ricostruire la scena del Vangelo in cui Gesù propone quella verità che stiamo meditando; è utile insistere sui particolari, specialmente sull’atteggiamento esteriore del divino Maestro, e questo per due motivi:
I) perché l’immagine di un’azione vivamente impressa ci spinge a riprodurla;
2) perché la contemplazione così chiara degli atteggiamenti umani di Gesù eccita il sentimento, il quale se non è indispensabile per la pratica del bene è sempre però un confortante aiuto.
Naturalmente davanti a Gesù così raffigurato la fede ti porterà a fare atti di adorazione, di confidenza, di confusione, ecc.; anche qui giova insistere se vuoi che la meditazione sia veramente preghiera.
Ogni mistero e ogni virtù del Verbo incarnato è adorabile e ogni atto di religione esercitato in questo senso ci dispone a ricevere quelle grazie che Gesù ha meritato come nostro Redentore perché lo potessimo imitare.
Secondo tempo – Capire Gesù
In questa parte della meditazione passiamo dal sensibile all’intelligibile; è il tempo in cui devi procurarti quei valori che spingono la tua condotta verso la perfezione.
Una verità, per il fatto stesso che ti è insegnata da Gesù, ha già di per se un valore perché proposta dal Figlio di Dio, dal tuo amabile Salvatore, da una Persona cara insomma, che non si inganna, non ti inganna e vuole certamente il tuo bene
Questo valore-motivo che renderebbe soprannaturale tutta la tua attività sarebbe ideale, ma in pratica potrebbe venir meno, non essere sempre così vivo e potresti anzi, dopo un periodo di entusiasmo sentirti tentato ad abbandonare tutti i buoni propositi.
E’ necessario perciò di ogni insegnamento proposto da Gesù comprendere e approfondire le ragioni, sia di ordine naturale, che di ordine soprannaturale, affinché diventi una convinzione salda che resista a tutte le prove che possono venire dalla aridità, dalle passioni e dall’ambiente.
In tal modo la verità o la virtù insegnata da Nostro Signore Gesù Cristo avrà sempre la forza di un valore; secondo le diverse disposizioni, una volta il valore sarà la dolce autorità del Maestro, altra volta un motivo di ordine soprannaturale, altra volta un motivo di ordine naturale.
Per non crearti illusioni ricorda che l’insegnamento di Gesù, anche quando converge su verità di ordine naturale, si riferisce sempre al soprannaturale, quindi tanto per comprenderlo, come per praticarlo, è indispensabile l’aiuto della grazia.
L’incarico di illuminare la nostra mente per comprendere Gesù è affidato allo Spirito Santo. Sarà dunque a questo dolce Ospite della tua anima che ti dovrai rivolgere insistentemente per avere la grazia di comprendere appieno ciò che Gesù ti vuole insegnare.
Dall’insistenza in questa preghiera dipende il frutto della meditazione.
Terzo tempo – Vivere Gesù
Gesù l’ hai visto e l’ hai capito, hai contemplato le sue azioni e i suoi sentimenti, hai concluso che è ragionevole, anzi doveroso essere come Lui. Adesso si impone la conclusione pratica, che esprimerai così: voglio che Gesù viva in me; nota che è diverso dal dire: voglio imitare Gesù
La seconda conclusione facilmente induce ad uno sforzo esclusivamente personale, che potrebbe farti dimenticare che per compiere il bene è necessaria la grazia; mentre la prima ti dispone a sottometterti alla sua azione, pure non escludendo il tuo sforzo sincero.
E per ciò che riguarda il tuo sforzo ricorda quanto è già stato esposto prima: il valore soggettivamente più alto che si presenta alla ragione al momento di agire è quello che determina la decisione della volontà. Cosicché alla determinazione di un’azione volontaria concorrono due elementi:
I) il valore soggettivamente più alto;
2) il presentarsi di questo valore al momento dell’azione
È chiaro che se il valore soggettivo è alto anche oggettivamente, cioè non solo perché sembra a te, ma perché lo è in realtà, allora l’azione comandata dalla volontà sarà proporzionatamente elevata nel campo morale.
Nel primo e specialmente nel secondo tempo della meditazione hai acquistato dei valori alti sia in se stessi che nell’apprezzamento del tuo giudizio; ora, perché abbiano a influire sulla tua condotta, è necessario disporli in modo che si presentino alla tua mente al momento… di passare all’azione.
Come è possibile questo?
Ecco un principio di psicologia: quando ad una idea se ne associa una seconda, richiamando la prima, di regola, rivive anche la seconda.
Se quindi fai passare dinnanzi alla immaginazione, in forma viva, le circostanze di persone, di luoghi, di avvenimenti che prevedibilmente vivrai durante il giorno (prima idea) e cerchi di imprimere in te stesso l’ atteggiamento di pensiero, di sentimento, di parole, di comportamento esterno che ti ha inculcato la meditazione (seconda idea); quando le circostanze previste si presenteranno realmente sentirai un impulso a prendere quell’ atteggiamento che ti ha suggerito la meditazione
Un esempio: Gesù ti ha insegnato l’umiltà.
Hai visto Gesù umile in tante manifestazioni del la sua vita terrena, hai anche capito le ragioni per cui devi essere umile, vuoi che Gesù viva la sua umiltà in te. Immagina, per es., le persone con le quali dovrai trattare durante il giorno: superiori, uguali, inferiori. Secondo lo spirito di Gesù, come dovrebbero essere i pensieri, i sentimenti, le parole,i modi con cui dovresti trattare per essere umile come ti ha insegnato Lui?
Imprimi più al vivo che sia possibile questi atteggiamenti; al momento opportuno facilmente li sentirai ridestarsi in te come richiami.
In pratica è necessario restringere a poche circostanze ben determinate questo atteggiamento, sotto forma di proposito, perché rimanga più impresso e sia più facile il ricordarlo e il metterlo in pratica.
I propositi indeterminati servono solo a illuderti di voler essere buono.
Abbi del coraggio e metti la scure alle radici: non pensare che per il fatto che hai un forte valore che sostiene la tua volontà, possa dispensarti dal togliere le cause dei tuoi difetti; fuggi le occasioni pericolose e mettiti nelle condizioni più favorevoli per l’esercizio della virtù.
Questo per quanto riguarda il tuo sforzo; ma sai che lungo la via della perfezione bisogna essere in due: mettiti a fianco di Gesù.
Egli ha avuto una vita umana come la tua per la cooperazione dello Spirito Santo e di Maria; tu avrai una vita come la sua se asseconderai l’azione dello Spirito Santo e di Maria in te. Termina la tua meditazione sotto lo sguardo della tua Mamma celeste. Apri il tuo cuore alla fiducia e alla generosità.
Prega.
Il tuo proposito fallo oggetto di tutte le tue preghiere.
Suggerimenti pratici
Molti non si persuadono di dover fare la meditazione perché dicono:
a) Io non sono capace di fare la meditazione.
Questa difficoltà ha ragione solo per quelli che pretendono di fare la meditazione in modo perfetto e non si vogliono rassegnare alle difficoltà degli inizi. Buona volontà, sforzo sincero e perseveranza sono gli elementi di ogni successo.
b) Io non ho tempo.
Il tempo è una cosa molto elastica, non lo trova chi teme di trovarlo. Sii ordinato in tutte le tue occupazioni e di tempo te ne avanzerà.
Se sinceramente sei troppo occupato abbrevia le orazioni vocali; se ti riesce appena di andare in Chiesa per la S. Comunione, leggi una breve meditazione come preparamento, quando hai Gesù nel cuore sei nelle migliori condizioni per meditare: il tuo incontro con Gesù non rischierà di diventare un’abitudine, tutti i giorni Egli ti dirà qualche cosa di nuovo.
c) Io non ricavo nessun profitto.
Il frutto della meditazione non consiste solo nel mantenere il proposito. Un buon proposito lo puoi formulare e mantenere anche senza aver
meditato, mentre se mediti ricevi delle buone impressioni, ti formi delle convinzioni e delle disposizioni al bene, ciò che nella vita spirituale conta molto di più di un semplice proposito mantenuto.
Il proposito mantenuto ti fa compiere degli atti buoni, la meditazione crea delle abitudini al bene.
Del resto basterebbero gli atti di fede, di fiducia e di amore che necessariamente fai, se ti sforzi di ben meditare, per dire che la meditazione è sempre fruttuosa.
La meditazione è il mezzo più sicuro per arrivare alla perfezione, è naturale che il Demonio si accanisca contro quelli che meditano suscitando tutte le difficoltà possibili per far desistere da questa pratica.
Se l’aridità e le distrazioni disturbano la tua meditazione non ti scoraggiare; anche se il cuore rimane insensibile e la volontà inerte, trascorri il tempo che hai stabilito per la meditazione facendo atti di umiltà, di dolore e di fiducia; se non avrai fatto altro che allontanare distrazioni, avrai fatto cosa grata al Signore e vantaggiosa per te.
La meditazione preparala la sera precedente fissandone il soggetto e il frutto che ne vuoi ricavare.
Finché non la possiedi molto bene serviti di un buon libro con temi svolti; solo più tardi ti potrai servire di spunti tratti dalla Scrittura, dalla Liturgia, dalla « Imitazione di Cristo », ecc.
Continua parecchi giorni a meditare su un solo argomento: meglio se è conforme al Mistero celebrato dalla Liturgia di quel tempo.
Quello della meditazione sia il pensiero dominante della giornata; sia come il motivo che ritorna in tutte le pratiche di pietà. Dalla meditazione potrai trarre motivi di compunzione con cui prepararti all’offerta del sacrificio nella S. Messa; i sacrifici che ne deriveranno dalla pratica li offrirai con quello di Gesù (Offertorio), con Lui immolerai la tua volontà (Consacrazione) per formare una cosa sola con Lui nella Comunione che, spiritualmente. vuoi continuare durante tutto il giorno. Così si può sfruttare il pensiero della meditazione nella Visita e nella recita del S. Rosario.
Per aiutare la memoria scegli una sentenza, un motto, possibilmente in forma di giaculatoria, da ripetere sovente durante il giorno.
Non ti sembrino troppo puerili certe piccole industrie che in pratica hanno ottimi risultati: mettere in tasca un oggetto insolito, un ornamento insignificante sul vestito (spilla, distintivo), il famoso nodo nel… fazzoletto, ecc.
” La preghiera è fin dal suo inizio sacrificio, lavoro, sforzo. Di questo non dobbiamo angustiarci; la tenacia conduce al successo. Non dobbiamo pensare di poter mietere prima di aver seminato rettamente. Per seminare occorre pazienza; bisogna solo attendere a lungo. Non tutti i frutti maturano con ugual rapidità, nè sono i migliori quelli che più rapidamente maturano. Chi prega semina: là dove si semina, qualche cosa cresce che un giorno si potrà raccogliere » (Graf).
sac.Carlo Ferrari Nihil obstat quominus imprimatur Can. J. Arienti Cans. Eccl.
Imprimatur in Curia Arcb. Med. die 8-3-1948 + D. Bernareqgi V.G.
ST 189 Meditazione 1948