Intervento del Vescovo Ferrari nell’incontro ecumenico avvenuto ad Atene
Veramente io sono un po’ come un anacoluto non so se capiscono il significato di questa parola ma un certo legame con quanto sta avvenendo mi pare di averlo non soltanto perché sono anch’io Vescovo della Chiesa di Dio, ma c’ è anche un motivo del tutto particolare.
Se c’è un ponte tra l’occidente e l’oriente è un ponte che è stato stabilito nell’antichità e le cui vestigia sono ancora visibili e che dovranno essere vivificate proprio dalla nostra fede nella nostra persona: io sono il Vescovo di Monopoli ma sono il Vescovo di Egnazia-Ecnatia- il porto che congiungeva le sponde italiane con la seconda Roma, con la nuova Roma, con Bisanzio.
Inoltre ho la fortuna di avere la Cattedrale che è anche santuario che, come oggetto di una devozione singolarissima, ha una splendida icona che certamente ci viene dall’oriente in un modo del tutto provvidenziale, oltre tutto ha un grande pregio artistico.
Questi fatti così semplici che pare che siano nati quasi per caso, non sono nati per caso: sono nati da chi muove la Chiesa e da chi anima la Chiesa. Noi ci confessiamo davanti a voi che per merito del Concilio abbiamo scoperto la terza persona della SS. Trinità lo Spirito Santo. La dottrina dello Spirito Santo che il Concilio ha così evidenziato ha così approfondito, ha così posto dinanzi alla nostra attenzione, perché comprendiamo che siamo proprio sotto la sua azione come sotto la sua guida.
Se mi è permesso di parlare con libertà in un momento che è tanto significativo pur contenuto nella semplicità di un incontro senza ufficialità, senza altri apparati dico questo: c’è stata una prima (traducete le parole perché uso delle parole strane oggi) c’è stata una prima beffa dello Spirito Santo quando ha disposto che a capo della Chiesa ci fosse un uomo che si chiamava Giovanni, che ci fosse papa Giovanni e contro tutti i calcoli contro tutte le “trovate” della saggezza umana un uomo proprio mandato da Dio ha, si può dire cambiato rotta al cammino della Chiesa. E questa rotta è certamente orientata verso tutte le Chiese sante di Dio che sono un’unica santa Chiesa di Dio. Ancora la provvidenza che ha fatto vivere quell’uomo per tanti anni proprio qui in Oriente a contatto vivo sia del popolo come dei rappresentanti delle Chiese, come dei sacerdoti a cui ha dimostrato tanta simpatia non è un gioco della diplomazia vaticana ma è gioco della diplomazia dello Spirito Santo e noi in questo momento, in certo qual senso, incominciamo a goderne i frutti. E i frutti sono questi : che oltre cinquanta sacerdoti e due Vescovi della Puglia che confina più direttamente con la Grecia e quindi con l’Oriente, si trovino qui in questo istante e noi ci auguriamo, tra non molto possibilmente presto, un gruppo dei vostri sacerdoti con alcuni dei vostri Vescovi – non dico venite a renderci la visita perché ha un sapore un po’ particolare “rendere la visita”- no, veniteci a vedere, incontriamoci, conosciamoci: conosciamoci vicendevolmente, apriamoci alla mutua simpatia, apriamoci alla cordialità schietta e senza sottintesi, apriamoci soprattutto all’azione dello Spirito Santo che diffonde nei cuori la carità.
Il massimo rappresentante della Chiesa di Oriente, l’anno scorso quasi di questi giorni, mi chiedeva a bruciapelo:
– “E’ teologo lei?”
– “no,”
“neppure io! Lasciamo ai teologi che risolvano tutte le questioni di dottrina, hanno tempo e concediamo loro tutto il tempo che vogliono. Intanto conosciamoci, frequentiamoci e vogliamoci bene”-
E’ questo l’ecumenismo, cioè, è questo che desidera nostro Signore Gesù Cristo. Ciò che il tempo ha depositato sulla nostra storia, sulle nostre istituzioni, contrarie alle intenzioni di Cristo, si cancellerà ben presto quando nei cuori c’è questa disponibilità. Non possiamo dimenticare la prerogativa della spiritualità di Papa Giovanni “oboedientia et pax” . Tutto talmente disponibile all’azione dello Spirito Santo e lo Spirito Santo compirà senz’altro i suoi miracoli per ora invisibili, per ora con delle piccole manifestazioni come può essere questa.
Domani, il tempo è nelle mani di Dio, non va calcolato da noi, non va affrettato da noi, niente premura: Iddio è eterno e noi siamo le piccole creature che appaiono nel tempo e poi Iddio le prenderà, ci prenderà – speriamo nella sua Misericordia – nel seno della eternità ma quello che è avvenuto qui nella storia semplice di una cordialità sincera non si cancellerà sai più.
Eccellenze e se ci fosse un altro nome per chiamarci sarebbe tanto meglio anche qui in Grecia :Padri veneratissimi.
Carissimi delle Chiese e della Chiesa santa di Dio, accogliete i sentimenti che sono nel cuore di tutti questi nostri sacerdoti proprio come un omaggio devotissimo, figliale senza distinzioni, animato da un unico desiderio che il Cristo sia veramente il nostro Capo e che Maria, che oggi noi nella liturgia romana ne onoriamo il Nome santissimo, diventi la nostra Madre e ci benedica.
ST 216 Ferrari 66 – 12 Settembre 1966 [1]