Il rifiuto del rinnovamento dell’Azione Cattolica
equivale a rinnegare il concilio
Ho partecipato alla conferenza episcopale lombarda. Tornare a casa, ieri sera, é stata una bella avventura a causa della nebbia. Ho potuto, sì e no raccogliere le idee che voglio esporre. Nella mente sono molto chiare ma non so se la esposizione sarà altrettanto chiara. I temi sono due e hanno una proporzione diversa: l’Azione Cattolica e le ACLI
Il tema dell’Azione Cattolica. In questi tempi ho potuto fare una constatazione che, guardata in se stessa, é preoccupante e non mi lascia tranquillo, perciò, accogliete quello che vi dirò e come ve lo dirò, sapendo che chi parla non si sente tranquillo.
Negli anni 1969 le parrocchie che avevano almeno un ramo della Azione Cattolica erano 155, nel 1970 erano 130. Nel 1971 a tutt’oggi le parrocchie che hanno almeno un ramo della Azione Cattolica sono 59, quelle che hanno tutti e tre i rami sono 38.
Queste sono cifre e quindi siamo di fronte ad un fenomeno almeno preoccupante. Non mi preoccupa il numero degli iscritti. Mi preoccupa il numero delle parrocchie perché vuole dire che é venuto meno qualche cosa che prima c’era. Ci poteva essere una presenza semplicemente formale – non vorrei che si formassero i gruppi di commento, i commenti li farete dopo -: i famosi ‘quadri’ ma, io ho la sensazione che sia venuto meno qualche cosa di più importante di una semplice presenza formale, mi pare che sia venuta meno una presenza decisiva per la vita della comunità ecclesiale.
Non mi nascondo neppure un’altra constatazione che io per primo, devo tenere presente: le difficoltà di avere della gente impegnata in modo stabile per un’azione apostolica sono aumentate. Tra parentesi devo subito aggiungere che si incontrano, oggi più di quanto non accadesse nel passato, delle persone veramente disponibili, nel senso più vero ed autentico, all’apostolato. In questo senso ritengo che nella chiesa in genere e nella nostra chiesa particolare, ci siano delle disponibilità molto più valide che in passato.
Ad ogni modo, il fenomeno come può essere visto? Può essere visto dal punto di vista di coloro che si ostinano a conservare un certo tipo di Azione Cattolica che fa sfigurare e screditare l’Azione Cattolica. Da parte di qualcuno c’é un rifiuto acritico di tutto ciò che é nuovo e quindi anche il rifiuto del rinnovamento dell’Azione Cattolica che equivale a rinnegare il concilio e le autentiche esigenze di rinnovamento. Dicono: ho sempre fatto così e continuerò a fare così. Oppure sentono notizie di novità, che sono stravaganze che possono turbare e allora si difendono rifugiandosi in una situazione di immobilità se non si vuole dire immobilismo. Questo atteggiamento, secondo me é il più dannoso.
Per conto mio, in genere, globalmente, nella vita della chiesa, ritengo siano più dannosi gli atteggiamenti di immobilità (non voglio usare il termine immobilismo) e di rifiuto al rinnovamento e quindi del rifiuto all’accettazione di un avvenimento e di un atto di magistero come é il concilio, di quanto non lo siano certe stravaganze che possono nascere qua o là.
I primi impediscono alla chiesa di muoversi, di progredire, di maturare. I secondi, se sono in buona fede, ad un erto punto si accorgeranno della loro situazione e ritorneranno. Date un valore buono, positivo a questo termine. Se sono proprio stravaganti, non turbiamoci, soprattutto non amplifichiamo i fenomeni anche se esistono, anche se possono costituire un pericolo, anche se richiedono, da parte nostra, di essere vigilanti. Mi avete capito, nevvero?
L’Azione Cattolica tradizionale che non rispondente alla riscoperta del ruolo dei laici nel mistero e nella missione della chiesa é un anacronismo, é qualche cosa che non é più attuale quindi, non é più vitale e perciò non é più valida. Nello stesso tempo non si deve rifiutare l’Azione Cattolica in quanto tale. Se questa risponde alla natura della chiesa, entra nel mistero della chiesa come espressione di apostolato dei laici e si adegua a tutte le esigenze del rinnovamento della chiesa e delle novità di situazioni in cui viviamo.
Bisogna guardarsi da un certo accoglimento della dottrina del concilio e da un rifiuto delle leggi intrinseche all’ insegnamento del concilio. Parlo di accoglimento unilaterale della dottrina del concilio e quindi di una amplificazione unilaterale del concetto di realtà, per esempio, di popolo di Dio, di comunità, di organismi espressivi dell’azione del popolo di Dio e delle comunità come può essere il consiglio presbiterale, e una concezione non esatta di pastorale organica.
Quando si prende il magistero della chiesa nella sua totalità, – e non lo si identifica con un’unica espressione o con un’unica immagine biblica di cui il concilio si serve per descrivere questo mistero – ma lo si prende come realmente é secondo il pensiero di nostro Signore Gesù Cristo, si scopre che c’é un posto – credo che questo sia ammesso da tutti – per la responsabilità dei laici nell’unica missione della chiesa, che c’é un posto peculiare – non dico privilegiato – in cui porre l’Azione Cattolica come segno e strumento dell’unità della chiesa.
Ci sono difficoltà di ordine dottrinale che circolano non soltanto in mezzo a noi ma anche in tutto il nostro bel mondo italiano circa il popolo di Dio, la comunità, eccetera. Voi, come animate il popolo di Dio dall’interno? Qual é il nucleo che esprime evidentemente la sua unità e che diventa il mezzo per costruire la sua unità? Così si dica di ogni espressione di vita comunitaria. Dove mettiamo la legge del vangelo secondo cui la chiesa cresce a modo di un piccolo seme, a modo di fermento? Dove mettiamo la legge di tutta la economia della salvezza per cui Dio ha sempre salvato il suo popolo e vuole salvare il mondo con un “resto” che gli sia maggiormente fedele e maggiormente disponibile per l’attuazione del suo piano?
Adesso possiamo guardare, più da vicino, il problema dell’Azione Cattolica.
Io vi chiedo: – non é necessario che diate una risposta a me – li conoscete i nuovi statuti dell’Azione Cattolica? Conoscete la natura, la fisionomia non soltanto l’organizzazione, voluta per l’Azione Cattolica dal nuovo statuto? In particolare conoscete la natura laicale dell’Azione Cattolica? L’Azione Cattolica è una azione di laici che devono essere capaci di svolgere la missione di laici.
Può darsi che i laici che abbiamo in parrocchia non siano in grado di svolgere la loro azione. Noi dobbiamo educarli perché, se non sono capaci di svolgere una loro azione, la loro azione non é più una collaborazione. Essi non danno il loro apporto che é un apporto specifico in cui sono coinvolti: la grazia di Dio, i doni dello Spirito Santo, i carismi.
Le realtà esistenti nella chiesa non possono essere mortificate e soffocate da un certo clericalismo per cui l’Azione Cattolica era il parroco o il vice parroco. L’Azione Cattolica é azione di laici. Questo é importante. L’Azione Cattolica non é un gruppo di laici a disposizione del parroco per fare qualunque cosa a cominciare dalle collette. L’azione cattolica ha il proprio ambito di azione.
L’Azione Cattolica ha come compito
1) l’evangelizzazione,
2) la santificazione degli uomini,
3) l’aiuto dato ai propri fratelli per formarsi una coscienza cristiana.
Quindi l’Azione Cattolica sta in un ambito strettamente religioso e si mantiene in stretta collaborazione con i sacerdoti. Usiamo la parola gerarchia ma diamo a questa parola un senso ampio e pieno. La collaborazione con il sacerdote ha questo di caratteristico: la disponibilità costante.
I Parrocchiani di Azione Cattolica si prendono un impegno di fronte alla comunità, di fronte al parroco, di fronte al vescovo. Qui siamo al punto critico. I laici che fanno una azione di questo tipo, secondo un impegno di questa portata, in collaborazione stretta con il sacerdote devono essere dei laici ‘formati’, dei laici competenti, dei laici disponibili abitualmente.
Prima di tutto devono essere dei laici formati spiritualmente che credono alla vocazione alla santità, che perciò, usano tutti i mezzi disposti da nostro Signore Gesù Cristo per raggiungere la santità cristiana. Usano tutti i mezzi!… e il mezzo della meditazione della parola di Dio. Mi preme questa espressione ripeterla tutta intera perché se dicessi soltanto meditazione, qualcuno potrebbe drizzare le orecchie. Bisogna nutrirsi alla mensa della parola di Dio altrimenti non c’é vita spirituale. Bisogna nutrirsi della grazia di nostro Signore Gesù Cristo perché non si può fare opera di evangelizzazione e di santificazione e di illuminazione delle coscienze se non si é, prima, illuminati e santificati. Bisogna servirsi di tutti i mezzi nuovi, se ci sono, e di tutti i mezzi tradizionali che sono ancora validi.
Alcuni mezzi tradizionali non sono della tradizione degli ultimi tempi e di tutti i tempi della storia dell’Azione Cattolica italiana. La frequenza alla confessione, come mezzo per una conversione sincera e impegnata, non può essere allentata. Confessione settimanale o confessione quindicinale? La confessione è il mezzo di cui uno deve avere coscienza di averne bisogno per operare la sua conversione. Il mio santo protettore si confessava tutti i giorni ed é evidente che si é convertito!
Legata alla confessione – vorrei essere inteso bene – io metto la così detta direzione spirituale. Finiamola con certi proverbi di responsabilità personale, di coscienza libera e tante altre cose! Se una persona non arriva ad essere capace di atti personalmente responsabili, non é neppure matura come persona. Se una persona non ha fatto un periodo di educazione della propria coscienza e non si é servita dei mezzi pedagogici per educare la propria coscienza, non arriva ad essere autonoma come persona, non arriva ad avere un coscienza così illuminata cristianamente da agire secondo i dettami della coscienza illuminata.
Questa illuminazione personale, secondo me, – se voi avete qualche altro mezzo da proporre, proponetelo, io sono sempre nella disposizione di imparare – praticamente avviene attraverso il ministero della confessione. Non necessariamente. Ma ritengo che il mezzo più efficace sia questo. E, non dico che a tutte le confessioni, settimanali o quindicinali, si debba fare un’appendice di 20-30 minuti per fare la così detta direzione spirituale!
Non dico che la direzione spirituale sia la sostituzione della confessione. Questo sarebbe un errore gravissimo della personalità e spiritualità del confessore alla persona e alla vita spirituale del penitente. Questo, assolutamente, no! Dico che é importante il ministro della parola del Signore e della grazia e carità di nostro Signore Gesù Cristo, in un incontro intimo e forte come é il momento dell’azione sacramentale.
Io credo che sia innegabile, come é innegabile che specialmente le persone giovani e quindi i ragazzi, gli adolescenti, i giovani e le giovani, abbiano bisogno di questo mezzo. Se noi ci rifiutiamo di usare questo mezzo, noi rifiutiamo a nostro Signore Gesù Cristo “qualche cosa” di cui hanno bisogno i nostri fratelli. Noi abbiamo il dovere di dare questo “qualche cosa”.
Un altro mezzo che é nella tradizione non soltanto nostra ma di tutto il mondo, direi di tutta la storia della chiesa, é quella che noi definiamo col il termine di esercizi spirituali. C’é un calo enorme di persone che frequentano gli esercizi spirituali. E, – fenomeno dei fenomeni – la gioventù femminile di Azione Cattolica che ha sempre dato il numero maggiore di frequenza ai corsi di esercizi spirituali, oggi é quella che dà il numero minore. Come si spiega questo fenomeno? Non prospetto spiegazioni. Ognuno di voi ci pensi.
Gli esercizi spirituali sono un mezzo insostituibile di santificazione. Penso che tutti noi ne abbiamo una esperienza personale e sappiamo che di questa esperienza noi non dobbiamo privare nessuno, tanto meno quelli che dimostrano di avere un certo invito da parte di nostro Signore Gesù Cristo ad essere più impegnati nella missione salvifica, che deve operare la chiesa nei confronti di tutti gli uomini.
Insisto sugli esercizi spirituali. Il termine e anche la forma possono essere cambiati ma non la sostanza. Gli esercizi spirituali sono un momento forte di incontro con Dio che attraverso la sua parola, attraverso la sua azione sacramentale e liturgica prende contatto con il singolo individuo attraverso il ministero del sacerdote, cioè attraverso questo servizio del sacerdote per avviare, intensificare, rendere più stabile il movimento della progressiva e continua conversione che egli vuole compiere. Ci tengo a sottolineare: attraverso questo servizio che deve essere solo un servizio.
I due attori degli esercizi spirituali sono: Dio per mezzo di nostro Signore Gesù Cristo nello Spirito Santo specialmente nell’azione della parola, nell’azione del sacramento e la persona che Dio vuole incontrare. L’attore principale non é il predicatore. Più il predicatore sa scomparire per lasciare emergere Dio che parla, più il predicatore scompare per lasciare emergere Dio che agisce, più il predicatore sa essere rispettoso della libertà pur aiutando fraternamente, più gli esercizi saranno fruttuosi. Naturalmente tutto questo avviene in una situazione di silenzio e di raccoglimento.
Ci possono essere altre forme di incontro che hanno la loro validità, come gli incontri di studio o di spiritualità, ma non sono gli esercizi spirituali. Possono essere incontri propedeutici agli esercizi spirituali e non si devono escludere, ma non li sostituiscono. Così in misura proporzionata si dica dei ritiri spirituali. Devo compiacermi con voi che avete voluto cambiare la formula del ritiro spirituale e lo avete voluto ‘chiuso’. Siete stati numerosi, avete partecipato con serietà e avete reso questa testimonianza: “quello é un ritiro spirituale!” .
Non dico altro.
Il laico che si impegna nell’Azione Cattolica deve avere una sua competenza. Le persone non si devono iscrivere per iscrivere. Non si devono iscrivere le persone “pie” perché sono “pie”. Qui pius est oret. L’apostolato della preghiera é ancora valido. Il laico deve essere una persona competente, ma competente in quall’ azione che deve svolgere: azione di evangelizzazione, di santificazione, di illuminazione delle coscienze.
Terzo elemento é l’impegno costante. E’ molto facile “mettere su” dei gruppi e fare delle iniziative. Non dico che non si debbano promuovere le iniziative, però non facciamoci illusioni. Le iniziative servono ad un determinato scopo: raccogliere la carta, fare il presepio. Sapete con quanta facilità si dissolvono e sapete, come da un punto di vista della crescita della fede, abbiano poca incidenza. Non insisto oltre. Però, bisogna che voi diate l’importanza che si deve dare a ciò che i centri diocesano fanno a proposito di iniziative di tipo formativo come gli esercizi spirituali, i campi scuola, i raduni, gli incontri. Questo non solo ve lo raccomando. Vi dico che é importante.
Dunque l’Azione Cattolica non vuole monopolizzare l’apostolato dei laici. Abbiamo questa formula. Se siamo capaci di inventarne delle altre, e facciamo l’esperienza che sono valide, noi possiamo accoglierle, ma prima di smantellare l’Azione Cattolica dobbiamo avere qualche cosa di veramente valido con cui sostituirla perché buttare giù la casa si fa presto, ma se poi non si ha nuovo materiale con cui edificarla é da stolti distruggerla. Quindi pensiamoci con molta serietà.
Il posto dell’Azione Cattolica negli ambienti diocesani nella nuova sessione della curia, cioè nella sezione pastorale? Ha il suo posto nell’apostolato dei laici. Negli altri organismi, come per esempio il consiglio pastorale, ha il suo posto ma non si deve confondere con il consiglio pastorale. Avrà una sua rappresentanza, una sua voce da fare intendere, ma ha il suo posto. Questo sia ben chiaro.
Ho queste intenzioni: -cercate di capirmi bene- molto fraternamente troverò il modo di interpellare tutti i parroci che avevano uno o più rami di Azione Cattolica e chiedere loro per quali motivi e per quali difficoltà, oggi non hanno più l’Azione Cattolica, in quale modo hanno sostituito quello che faceva l’Azione Cattolica. Magari vanno avanti perché si servono di quelli che una volta erano iscritti all’Azione Cattolica e che oggi non prendono più la tessera e non danno più la loro adesione! Questo non é onesto. Però, che non si cada nell’equivoco espresso così: io vado avanti anche senza l’Azione Cattolica. Ripeto: questo lo farò nel modo più fraterno e discreto che sia possibile, ma ho il dovere di rendermi conto in quali difficoltà voi vi trovate e quali sono i motivi per cui siamo giunti a questa situazione che non é certamente rosea.
ACLI
Devo dirvi una parola sulle ACLI. State attenti al fenomeno delle ACLI. Guardate le ACLI che avete nelle vostre parrocchie. Dite agli iscritti che non si lascino “menare per il naso”, che esigano che nell’ambito delle ACLI ci sia un sistema veramente democratico, che il vertice non esprima soltanto quello che esprimono il movimento studentesco e il pensiero degli aclisti di base. Dovete intervenire. Fino adesso la figura dell’assistente non é stata abolita perciò avete tutto il diritto di intervenire anche se date fastidio a qualcuno.
Altra raccomandazione é questa: nell’ambito delle ACLI – che non dipende tanto da noi – non si metta in sordina il termine socialista perché crea equivoco. Non é detto che nella dottrina sociale della chiesa non vi sia socialismo, ma detto nel nostro contesto italiano, crea equivoco. Bisogna dire agli aclisti di rifarsi al magistero della chiesa non soltanto quando fa comodo a loro, non soltanto quando trovano un testo che serve a sostenere un loro punto di vista, ma che si servano di tutto il magistero della chiesa più attuale. Se avete ancora pochi minuti di pazienza, credo che si possa fare la relazione finanziaria che abbiamo promesso.
La relazione non è stata incisa.
OM 382 AC_ACLI 71 –
Incontro con i Sacerdoti per l’Azione Cattolica Italianae e l’Associazione Cattolica Lavoratori Italiani