Natale 1967
Miei cari, continuiamo insieme la celebrazione della Parola. Il tema che la Chiesa propone per questa terza Messa, che ogni sacerdote può celebrare il giorno di Natale é forse il più solenne.
La Chiesa maestra, animata dallo Spirito Santo per condurre i suoi figli, ci prende per mano e ci guida e ci “guarda” dal pericolo in cui possiamo trovarci, di considerare questa solennità come una dolce espressione d’umanità, come un motivo – sia pure valido – per commuovere il nostro sentimento e lasciarci in una commozione semplicemente umana, molto lontana dalla realtà, e che forma l’oggetto della celebrazione di questa solennità del Signore.
Questo Bambino, questa piccola creatura circondata da tanti motivi d’umiltà, di piccolezza, di debolezza, di tenerezza é “il più grande”, é colui che é, al di sopra d’ogni espressione creata di forza e d’esistenza, perché é lo stesso Figlio di Dio.
Avete ascoltato quanto sono forti le parole di San Paolo, per richiamarci a questo proposito. “Iddio molte volte e in molti modi nei tempi passati ha parlato ai nostri padri per mezzo dei profeti. In questi ultimi tempi ha parlato a noi per mezzo del Figlio suo, che ha costituito erede di tutto e mediante il quale ha creato l’universo. (…) Questo “Figlio suo”, che é veramente quel bambino che noi contempliamo a Betlemme, è il Figlio di Dio, é lo splendore della sua gloria, é l’impronta della sua sostanza, è colui che regge l’universo -notate non con la forza ma con la parola della sua potenza – il quale, dopo aver compiuto la purificazione dei peccati, siede alla destra della maestà di Dio nell’alto dei cieli.
Ecco la grandezza e la dignità di questo Bambino veramente bambino, che é veramente Figlio di Dio. “Egli divenne tanto superiore agli angeli quanto incomparabilmente superiore a loro é il nome che egli ha ereditato “: il nome di Dio. L’eredità riguarda il bambino che é veramente Figlio di Dio, lo splendore della sua sostanza. San Giovanni ci richiama: “In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio, il Verbo era Dio.”
Il bambino che noi contempliamo é l’espressione di tutto ciò che é il Padre, ed é Dio come il Padre: “Tutto fu fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla é stato fatto” . ” In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini, la luce risplende nelle tenebre ma le tenebre non l’ hanno accolta”.Ecco, il motivo del nostro Natale: il Figlio di Dio si fa piccolo, si fa uomo per venire a portare la remissione del peccato, per venire a portare la luce in mezzo agli uomini, per venire a portare la salvezza.
Comprendete allora, e lo dobbiamo comprendere bene, come nel disegno di Dio, nel libero proposito della volontà di Dio, c’é tutta l’espressione dell’amore infinito di un Dio che viene incontro agli uomini: si fa piccolo e debole per amore Lui che é potente, e si fa limitato per amore Lui che é infinito, e si stabilisce in mezzo agli uomini Lui che é in cielo. Egli abbraccia la condizione degli uomini in tutta l’estensione del termine tranne il peccato. Assume la stanchezza, la fatica, la fame, il dolore, la morte e si accosta a ciascuno: per essere il Salvatore, per prendere il peso di tutto ciò che -in certo qual senso- schiaccia la nostra esistenza per portarlo sulla croce, per distruggere le conseguenze del peccato e per trasformare questo peso e questa morte in strumento di vita e di vita nuova,
E’ la preghiera che la Chiesa ci pone sulle labbra proprio in questa Messa: “La nuova nascita del tuo unico Figlio secondo la carne ci liberi dall’antica schiavitù che ci tiene sotto il giogo del peccato facendo di noi una creatura nuova”.
Ecco miei cari, il Natale è: essere nuovi per la potenza e la forza dell’amore di nostro Signore Gesù Cristo: che si fa uomo, che si fa debole, che muore per trionfare con la sua potenza e la sua risurrezione ed essere accanto a noi con il suo amore per comunicarci la sua vita di Figlio di Dio. Questo é il Natale.
Cerchiamo di approfondire il significato delle parole che abbiamo celebrato insieme: la grandezza del figlio di Dio che diventa l’umiltà del bambino di Betlemme; l’amore che lo fa scendere in mezzo a noi e lo rende in tutto simile a noi; l’amore che gli fa assumere tutto il peso della nostra sofferenza, della nostra esistenza, per trasformarli in strumenti di vita nuova, per fare di noi, creature schiave del peccato, i figli liberati dalla grazia del Padre che sta nei cieli.
Il vescovo che vi incontra in questo primo Natale, in questo senso vi augura buon Natale.
-Che Gesù Cristo nasca nei vostri cuori con la potenza della sua grazia;
-che Gesù Cristo venga nel vostro spirito con la realtà del suo amore concreto;
-che Gesù Cristo illumini la vostra mente di questa consolante verità: Dio é amore.
OM 85 Natale 67