Castiglione Delle Siviere 22 giugno 1969 ai genitori ed educatori
La Parola di Dio è Parola di Dio rivolta soprattutto ai primi collaboratori di Dio nella educazione, nella formazione e quindi nell’opera di salvezza dei figli. Questa Parola di Dio giunge a noi attraverso una realizzazione concreta, storica che si è verificata nella persona di san Luigi Gonzaga, un giovane. Per questo il nostro incontro avviene a Castiglione al termine delle celebrazioni centenarie in onore di san Luigi.
Il nostro incontro avviene a meno di una giornata dall’incontro dei nostri giovani. Ieri sera questa nostra chiesa conteneva alcune migliaia dei vostri giovani convenuti da tutta la diocesi, giovani che qui, insieme, tra loro si sono trovati bene; giovani che hanno pregato con serietà, con vera devozione cristiana; giovani che si sono interessati alla Parola di Dio che li impegnava fortemente col richiamo di ciò che è avvenuto in un giovane come loro a rinnegare se stesso, a rifiutare le proposte del mondo, a seguire nostro Signore Gesù Cristo sulla via dell’umiltà della povertà e della dedizione piena nell’amore.
Noi siamo i responsabili della educazione di questi giovani e di quelli che vengono subito dopo di loro: i bambini, i ragazzi, gli adolescenti, che oggi si presentano a noi come la più grande responsabilità, che grava sulla nostra persona. Qui non si tratta di” far stare bene” per gli interessi o di riuscire in un’impresa qualsiasi. Qui si tratta di assicurare la salvezza nel senso più pieno a delle creature umane, che sono figli di Dio e che sono i vostri figlioli. Non c’è un impegno più alto, non c’è un impegno più serio.
Noi questa sera siamo qui perché il nostro compito sia illuminato, confortato, reso efficace dall’insegnamento che ci viene dal Vangelo, dall’insegnamento che ci propone Dio stesso, Padre nostro e Padre dei vostri figlioli. C’è un particolare che bisogna sapere. I giovani di oggi non si accontentano più delle parole, anzi non sopportano più le parole, le belle raccomandazioni, gli ammonimenti, ma vogliono dei fatti. Vogliono e accettano, quindi, le proposte che sono contenute in una esistenza personale, che sono visibili nel loro padre, nella loro madre, in tutti quelli che vogliono avere un titolo per diventare i loro educatori.
Miei cari ho detto che noi dobbiamo cercare luce e conforto ed efficacia della nostra azione educativa da Dio stesso. Cerchiamo insieme di avvertire che è accaduto qualche cosa di importante non soltanto nella storia del mondo, ma nella vita della Chiesa. C’è stato un Concilio, proposto, voluto dalla intuizione soprannaturale di un pontefice, Giovanni XXIII, Papa Giovanni, che ha veramente mosso il mondo: e che è stato continuato nel magistero di Paolo VI.
Il significato globale del Concilio si può esprimere così: un deciso richiamo ad avvertire che il cristianesimo non è una dottrina, non è una proposta di belle parole, non è un’indicazione di belle norme di vita, ma è una storia. E’ un fatto che impegna nientemeno che le Persone Divine a operare in mezzo a noi, perché noi possiamo realizzare noi stessi, perché noi possiamo essere ciò che dobbiamo essere secondo una vocazione personale che ci viene dal nostro Padre che sta nei cieli, per mezzo del suo Figlio Gesù Cristo e per l’azione dello Spirito Santo, che ci è stato dato nel battesimo e confermato nella cresima. Capite miei cari, che i nostri giovani hanno una sensibilità e delle esigenze che sono molto vicine alla natura del cristianesimo, alla natura della nostra religione, – possiamo dire- alla natura del nostro Dio, che vuole che noi siamo come è Lui, dal momento che ce ne dà la possibilità e la forza.
Il cristianesimo è questo fatto indicibile, grandioso, divino, di Dio Padre onnipotente che vuole fare di noi i suoi figlioli, non perché ci dice, “cari figlioli”, ma perché ci dà il Figlio, il suo unigenito Gesù Cristo, perché abbiamo la possibilità di attingere da Gesù Cristo, – via e verità e vita,- la vita nostra, la nostra risurrezione, la nostra vita nuova per realizzare in noi la realtà di figli di Dio. Iddio non ha fatto questo nei tempi passati. Gesù Cristo non è consegnato alla storia come i personaggi della storia del mondo che ormai sono tramontati.
Gesù Cristo è di ieri,
Gesù Cristo è di oggi,
Gesù Cristo è di sempre.
Gesù Cristo è con noi in tutti i momenti per compiere l’opera del Padre, che in questo momento e in tutti i momenti della nostra esistenza vuole fare di noi i suoi figli, ed opera nel mondo per mezzo della sua Chiesa, e nella sua Chiesa attraverso l’azione della Parola, attraverso l’azione dei santi sacramenti, attraverso l’organizzazione della carità, attraverso l’amore fraterno. Per l’azione misteriosa dello Spirito di Dio, che è amore, realizza in noi l’amore perché tutto il piano di Dio sia realizzato, sia attuato.
Direte: dove ci porta il vescovo questa sera? Noi padri, noi madri, noi che abbiamo delle responsabilità educative, che cosa dobbiamo prendere di questo discorso? Iddio vuole che noi siamo i suoi figlioli perché ci è infinitamente Padre. Gesù Cristo è il primogenito di una moltitudine di fratelli, che siamo noi, perché ha dato tutto se stesso per noi. Lo Spirito Santo compie l’opera di Dio in noi perché diffonde l’amore nei nostri cuori. Iddio ci dà la possibilità di essere:
coloro che suscitano la vita,
coloro che incrementano la vita,
coloro che guidano la esistenza umana dei propri figli,
coloro che portano i propri figli alla pienezza della loro vocazione.
Ci dà la grazia e ci dà la forza. Ma a questa grazia e questa forza è legato il nostro essere. Se una madre è veramente madre, se un padre è veramente padre, se uno sposo è veramente sposo, se una sposa è veramente sposa diventano, strumento della grazia di Dio. Diventano il germe di una vita cristiana che dà i suoi frutti immancabilmente nella casa e nella famiglia anche se questi frutti non maturano al momento che desideriamo noi.
Ma bisogna che ci sia una corrispondenza in noi tra la fede che professiamo e la persona che siamo; tra le parole che diciamo e i fatti che viviamo; tra le manifestazioni esterne della vostra vita e i corrispondenti pensieri e sentimenti interiori della nostra persona. In una parola, direbbero i nostri giovani: noi vogliamo essere quello che siamo in tutta lealtà, in tutta sincerità. Noi vogliamo essere autentici. Noi dobbiamo essere autentici. Il compito educativo oggi è certamente difficile. Non si tratta di avere molto intuito, molta intelligenza, molta preparazione di un determinato tipo di cultura. Si tratta di “essere”, perché i vostri figlioli, miei cari, non pretendono che i papà e le mamma siano intelligenti e colti, ma che siano papà e mamme.
E se i genitori vogliono dare ai loro figli una educazione buona, una educazione cristiana, i figli pretendono che i loro genitori siano autenticamente cristiani. I figli pretendono che i loro genitori, che i loro educatori, esprimano nella propria persona, nella loro vita, momento per momento, i valori dell’educazione cristiana, i valori di un’autentica educazione umana e cristiana. Ripeto: non a parole, non con le raccomandazioni, ma con tutto se stessi.
Quali sono i valori che devono emergere, essere espressi, manifestati, esternati dalla vostra stessa persona e che diventano motivi validi per la educazione dei vostri figli? Sono i valori che il Padre nostro cerca in ognuno di noi e nei figlioli che noi dobbiamo educare.
Il Padre nostro che sta nei cieli che cosa cerca in ogni creatura che viene nel mondo?
Cerca un figliolo.
Cerca quel figliolo.
Cerca un figlio di Dio.
Capite? C’è qualche cosa di più grande, di più alto, di più prezioso di un figlio di Dio?
Un essere umano può diventare dottore, ingegnere, astronauta, ma non c’è nulla che possa avvicinarsi alla dignità e alla grandezza della vocazione del cristiano che è quella di essere un figlio di Dio. Non c’è un valore più grande.
Allora dobbiamo mettere al primo posto il rispetto per questa altissima dignità e il dovere di educare a questa dignità. Il bambino non è un bel balocco, ma è un figlio di Dio. Il bambino non piace solo perché è grazioso ma lo si rispetta e gli si vuole bene, e lo si circonda di tenerezza,< come espressioni della tenerezza infinita dell’amore misericordioso di Dio. E questo figlio di Dio deve capire da quelli che lo circondano, deve sentire in quelli che lo circondano, che non c’è un altro valore o un’altra grandezza al mondo, che uguagli quella di essere figlio di Dio.
Allora i motivi della ambizione umana, i motivi del benessere economico, i motivi del piacere, della soddisfazione puramente materiale che offre il mondo, sono motivi che non devono essere presenti nella vostra persona, nella vostra vita, nei vostri discorsi, nelle vostre proposte che fate ai figli. Voi lo sapete. Anche il bambino piccolo avverte se la mamma è una vanitosa, se il papà è un ambizioso.
Se voi siete vanitose, se voi siete ambiziosi, voi date ad intendere, voi fate capire, voi dimostrate ai vostri figli
che per voi vale di più la bella figura, per esempio, rispetto alla incomparabile dignità di figli di Dio.
E quando i vostri figlioli, piccoli o grandi, vi vedono preoccupati, dominati da una unica preoccupazione: il benessere materiale, il guadagno, lo stare meglio degli altri, l’avere più degli altri, l’imporsi agli altri per quello che non siete, voi dite a loro con il linguaggio più insistente e convincente che al primo posto nelle vostre preoccupazioni non c’è la dignità dei figli di Dio, non c’è la realizzazione di questa dignità nella persona dei vostri figli, ma c’è un traguardo puramente materiale che coincide, oggi, con la così detta civiltà del benessere, quella che i vostri figlioli più sensibili e intelligenti addirittura contestano, perché è la causa della umiliazione della persona umana, br> è la causa di tutte le ingiustizie che ci sono nel mondo.
E quando i vostri figlioli, da tutto il vostro comportamento, raccoglieranno la impressione che il paradiso ve lo volete assicurare di qui e semmai ci sarà anche quell’altro tanto di guadagnato, quale educazione hanno ricevuto? Un proverbio molto popolare diceva “salute soldi e tempo per godere”. Come si dicono con facilità espressioni del genere! Come si accolgono con naturalezza e come si ammettono praticamente certe cose!
Gesù Cristo mandato dal Padre, per mezzo del suo Spirito, vuole farci intendere qualche cosa d’altro, vuole che i figlioli che sono affidati alle nostre cure esprimiamo qualche cosa d’altro. Vuole che esprimano, ripeto, il valore della dignità della persona umana, che è il traguardo della vocazione cristiana, che è il fine, l’obiettivo di tutta l’opera dell’amore infinito di Dio.
Questo valore porta con sé, il riconoscerci tutti sullo stesso piano davanti al Padre nostro che sta nei cieli. Se io sono invidioso dell’altro, se io sono geloso dell’altro, se io voglio essere di più dei miei fratelli, come posso dire: “Padre nostro”? Dovrebbe diventare il padre mio che esclude gli altri!
Voi sapete che cosa succede in una famiglia quando un figliolo pretende il padre per sé, e vuole che escluda gli altri. Ecco un richiamo modestissimo che ieri ha colpito i vostri ragazzi: un richiamo di umiltà. Siamo tutti figli di Dio; siamo tutti ugualmente figli di Dio. Vestito bello, vestito elegante, casa bella casa, pochi soldi, molti soldi? tutti ugualmente figli di Dio; tutti prezzo di un unico sangue che ci ha riscattati; tutti oggetto di un continuo amore infinito; tutti! Allora fratelli, allora persone che sono disposte ad accogliere gli altri, allora persone che capiscono che gli altri ci devono essere, per avere essi stessi il diritto di esserci.
Direte: il vescovo non ci dice niente di san Luigi. San Luigi non ha fatto tutto questo? Lui, il principe di Castiglione con tutte le sue possibilità, abbandona tutte le corone, le corti, gli agi per amore di nostro Signore Gesù Cristo per dire – come un giorno aveva detto san Francesco, nudo dinanzi a suo padre terreno – dirò con più verità “Padre nostro che sei nei cieli”.
Una proposta di povertà ci viene da nostro Signore Gesù Cristo, dal nostro Dio attraverso il Figliolo. Una proposta di povertà è una proposta un po’ complicata da capire. Povertà? Noi, padri e madri che dobbiamo preoccuparci dell’avvenire dei nostri figlioli, dobbiamo diventare tutti poveri? Voi siete intelligenti e capite le cose. No. Voi non siete chiamati alla vita religiosa.
Voi però siete chiamati alla vita cristiana e, se i religiosi professano i consigli evangelici in un determinato modo, tutti siamo chiamati a praticare la povertà, per questo consiglio: non mettere mai l’interesse, il guadagno, il denaro, le cose materiali prima della dignità della persona, non mettere mai ciò che è materiale prima di qualsiasi persona, ma in particolare prima della persona dei figli, dei quali abbiamo la responsabilità di educatori.
La proposta delle proposte, che ci viene da Dio per mezzo di nostro Signore Gesù Cristo, sotto l’azione dello Spirito Santo, è la dedizione. Gesù Cristo ha detto: se qualcheduno vuole venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua… nessuno vuole tanto bene come colui che dà la vita per chi ama Io parlo a dei papà e a delle mamme, e so benissimo in quante occasioni della loro esistenza possono essersi trovati nella alternativa di dare il loro patrimonio e forse la loro vita per i propri figlioli. Questo è amore. Questo amore esigono i vostri figlioli.
I vostri figlioli che sono sollecitati in un modo impressionate e irresistibile in quella parte dell’amore che si esprime attraverso i sensi -il sesso, si dice oggi- dove devono trovare un riparo, un aiuto se non possono stabilire un confronto fra l’amore della carne e l’amore di una persona umana che si chiama padre, madre, sposa, sposo? I vostri figlioli, che dappertutto raccolgono espressioni di amore bestiale, devono toccare con mano che il vostro amore, quello che vi portate tra di voi e quello che portate a loro, è un amore che nasce veramente dal cuore, che nasce veramente dalla dedizione, dal fatto di vivere per loro, dal fatto di essere pienamente a loro disposizione.
Che discorso difficile ne uscirebbe miei cari se scendessimo in certe situazioni concrete! Parecchie persone, indotte da un desiderio di maggiore guadagno, stanno in fabbrica per tutto il giorno, perché così portano a casa dei biglietti da mille
e lasciano i bambini privi del loro affetto per tutta la giornata; alla sera ritornano a casa stanchi ed è naturale che, magari, non sopportino i propri bambini.
Quando questo fosse una costrizione, una necessità, il Signore, non so, farà dei miracoli, ma quando questa fosse una libera scelta per un maggior guadagno per un maggiore benessere materiale, anche per i figli, ma poi private i figli dello spettacolo del vostro amore, voi impoverite i vostri figli, voi spegnete nei vostri figli il senso di ogni vita umana, voi non date il senso di ogni dignità cristiana, voi siete quelli che li buttate in mano al consumismo, nel gorgo di una sensualità che distrugge nella loro persona ogni dignità umana e ogni dignità cristiana.
Voi, miei cari, ricordate soprattutto questo: Dio ci ama infinitamente, noi lo possiamo chiamare Padre perché ci ama infinitamente, e ognuno di noi a sua volta è padre e madre se, come Dio, ama con tutto il cuore e lo dimostra.
OM 226 educatori 69 – Castiglione Delle Siviere, 22 giugno 1969 ore 18
Ai genitori ed educatori