Suzzara 15 Settembre 1968 ore 10 -lavoratori della OM
Miei cari qualcuno di voi potrebbe chiedere se sono contento di celebrare, qui, la santa Messa per voi, in mezzo a voi, in questo grandioso ambiente che richiama un nuovo tipo di cattedrale, nel quale ambiente, secondo il piano di Dio, coloro che vi entrano devono essere in grado di conoscerlo e di servirlo fedelmente.
Se sono contento di celebrare qui una Messa? E’ questione di intendersi. Se la mia presenza in quest’ambiente, in mezzo a voi per celebrare la Messa, significa l’affermarsi di una presenza formale in un ambiente, rispondo che io assolutamente non sono venuto per questo.
Se celebrare una Messa per qualcheduno significasse consacrare un luogo profano con un’azione sacra io direi a costui: questa non é l’intenzione del vescovo. Le cose profane non si ordinano verso Dio con dei gesti sacri. Se i gesti sacri, come può essere la celebrazione di una santa Messa, rimangono a livello di gesti magici che non sono per niente cristiani, questi gesti potrebbero, al massimo, assumere il valore devozionale e molte volte la devozione non é per niente espressione di vita cristiana, é un travisamento che può diventare una pericolosa illusione.
Ma io sono contento di essere, qui, in mezzo a voi e davanti a voi per annunciarvi la Parola di nostro Signore Gesù Cristo e, alla luce e nella luce della parola di nostro Signore Gesù Cristo, cercare di intendere i gesti sacri come la celebrazione della santa Messa. E vorrei essere, in questo momento, ciò che deve essere il ministro della parola del signore. Vorrei essere fedele al vangelo di nostro Signore Gesù Cristo. San Paolo quando s’interroga e interroga i predicatori del vangelo si domanda cosa debbano portare con loro come disposizione, come impegno personale, e risponde: la fedeltà al vangelo di nostro Signore Gesù Cristo. Io cercherò, senza forzare le cose, d’essere fedele al brano di vangelo che é stato letto davanti a voi.
Gesù Cristo si accosta ad una bara e ridona a sua madre il figlio morto. Non andiamo a cercare questioni marginali: se i miracoli riportati dal vangelo sono veramente accaduti o no, se questi fatti sono o non sono miracoli. Io non sollevo dei dubbi e non faccio questa questione.
Io mi rivolgo a nostro Signore Gesù Cristo e lo interrogo e gli chiedo: tu sei il padrone della vita? Tu sei l’autore della vita? Tu sei capace di dare la vita? Tu, secondo quello che hai affermato, veramente sei venuto a portare una vita nuova?
Veramente sei venuto per rinnovare la creazione intera perché gli uomini fossero nuovi non per certe disposizioni morali non per certi comportamenti, ma perché, nell’intimo di se stessi si é verificato qualche cosa di nuovo, che equivale letteralmente ad essere nati una seconda volta di una nascita più importante e più decisiva di quella che proviene dalla carne e dal sangue che ti definisce, quindi, autore di tutta la vita venuto nella creazione, per inserire nella creazione di Dio, la nuova creazione che é la vita cristiana?
Gesù Cristo con tutto se stesso afferma d’essere l’autore della vita. E san Paolo non esita ad affermare: “Se Cristo non fosse risorto, se Cristo non avesse dimostrato d’essere capace di riprendere quella vita che aveva dato per nostro amore, la nostra fede sarebbe vana, il cristianesimo sarebbe una favola.
Ora Gesù Cristo é vivo perché Gesù Cristo é l’autore della vita; ci ha portato la vita; Gesù Cristo ci ha portato una vita nuova. Quale vita nuova miei cari? Quella che procede da Dio, e fa di noi i figli di Dio. Questa vita ci stabilisce in un rapporto nuovo rispetto a Dio per cui non di nome ma di fatto, siamo suoi figli. Questa vita ci stabilisce in un rapporto nuovo con i nostri simili che non sono più soltanto simili a noi, ma sono i nostri fratelli perché da Dio, come noi, ricevono la stessa vita e come ognuno di noi, sono chiamati ad essere figli di Dio. Ricordate sempre: la vita che ci porta nostro Signore Gesù Cristo ci costituisce figli di Dio e fratelli tra noi.
Quindi, su un piano verticale -come oggi si dice- noi, per il fatto della creazione, ma soprattutto per il fatto della redenzione, cioè della vita nuova che ci porta nostro Signore Gesù Cristo, siamo al di sopra di tutto il creato. San Paolo esprime questa realtà cristiana con le parole: tutto é vostro: sia Paolo, sia Pietro, sia Giacomo, sia Apollo, sia le cose terrestri, sia le cose celesti, noi, oggi, diremmo anche le cose “cosmiche”, tutto é vostro, ma voi siete di Cristo, e Cristo é di Dio. Mentre sul piano verticale siamo al di sopra di tutta la creazione, sul piano orizzontale siamo tutti uguali. Da questa uguaglianza si definiscono i nostri rapporti vicendevoli. che non posso essere che quelli dell’amore.
E’ certo che tra noi ci sono dei compiti diversi. La diversità deriva dai compiti; la diversità deriva dai doni; la diversità deriva dalle doti, guardate che questo é veramente importante ma i compiti , i doni, le qualità e le capacità individuali devono essere al servizio di tutti, perché sono il patrimonio di Dio creatore, sono il patrimonio di Dio salvatore che deve essere messo a disposizione di tutti i figli di Dio.
Nella concretezza del mondo del lavoro in quale senso si pongono queste due cose: il valore della dignità della persona dei figli di Dio e i rapporti con i propri fratelli?
Incomincio dal secondo. Niente e nessuno deve impedire il volersi bene a vicenda e cercare il bene di tutti. Questo é vangelo. Se l’interesse individuale, se la tentazione di scavalcarsi, se il segreto pensiero di essere al di sopra degli altri guidano i nostri gesti, le nostre azioni, il nostro comportamento, noi veniamo meno alla caratteristica che definisce il nostro essere umano, per cui siamo tutti uguali, e viene meno al nostro essere di cristiani per cui siamo tutti figli di Dio e fratelli fra di noi. Tutto, anche i mezzi materiali, anche le possibilità materiali, anche l’ordinamento delle cose, anche le strutture – e come!- devono promuovere: il mutuo rispetto, il mutuo benessere, la più sincera cordialità sul piano d’uguaglianza umana e cristiana, la più autentica solidarietà fra tutti, perché solo il bene di tutti conferisce il bene di ciascuno.
San Paolo con l’immagine del corpo dove le membra sono le une per le altre e ogni membro dà il suo apporto funzionale per il benessere di tutto il corpo, fa intendere che, se noi facciamo sì che tutto il corpo stia bene, anche noi stiamo bene. Se noi vogliamo stare bene in un corpo impoverito e ammalato andiamo verso il nostro male, non promoviamo il nostro bene. Questo per quanto riguarda il valore dei rapporti tra voi. Ma c’é il valore della dignità della persona umana dei figli di Dio che impone degli impegni che sono preliminari rispetto ai primi, e sono più sconvolgenti per la mentalità corrente ed esigono i comportamenti più scomodi.
Il mondo del lavoro é costituito da due componenti: da una parte il capitale, i mezzi di produzione, la produzione, il mercato, il profitto e dall’altra parte la persona umana. Qual é il rapporto di valore tra queste due componenti? Il vangelo risponde: tutto é assolutamente travalicato dal valore della persona umana, della persona dei figli di Dio. Gesù ha avuto il coraggio di dire in mezzo al mondo degli scribi, e dei farisei, e dei sommi sacerdoti, che non é l’uomo fatto per il sabato ma é il Sabato che è fatto per l’uomo. San Paolo ha affermato che Pietro é per noi. Traducete voi la parola Pietro. Pietro é per noi, e non noi per Pietro. Gesù Cristo ha fatto anche quell’affermazione unica che poteva fare soltanto il figlio di Dio: “Qualunque cosa avrete fatto a uno di questi miei più piccoli, lo avrete fatto a me” Il capitale, qualunque sia la cifra, il sistema, le organizzazioni, rispetto al valore di una persona sono zero!
Siamo in due ordini diversi! Non dico che non ci debbano essere queste cose. Il capitale appartiene all’ordine dei mezzi e degli strumenti che valgono in quanto servono per la persona umana. La persona umana con tutti i suoi legami e i suoi rapporti non é un fine, non è neppure lo scopo di un’ azienda, non lo può essere a costo di diventare disumani, non solo anti-cristiani
Statemi a sentire ancora pochi minuti, sario stabilire una scala di valori all’interno della persona stessa dei figli di Dio. All’interno della persona umana,- proprio come persona,- bisogna stabilire una gerarchia di valori. Per esempio: la ragione vale più della forza fisica, la capacità di giudizio, la facoltà di scelta, la possibilità di partecipare ad una decisione é più importate del benessere materiale. La ricchezza e la dignità dei sentimenti di una persona valgono più di qualsiasi ricchezza e di qualsiasi dignità di ordine sociale.
Faccio una riflessione. Pensiamo un po’ un istante a noi, qui, a Suzzara, nello stabilimento che ci accoglie questa mattina. Noi, oggi, 1968, siamo ad uno stadio della civiltà in cui con un progresso scientifico e tecnico, che sono stupendi, appena appena, si arriva a soddisfare le esigenze materiali della persona in un settore molto limitato della popolazione mondiale. Noi ci vantiamo della nostra civiltà, e, appena appena, siamo riusciti a dare da mangiare alla gente e a procurare la casa. Qui a Suzzara avete delle belle case invidiabili, con giardino e altro. Va bene, ma che cos’è solo questo? Solo questo è il limite dello stomaco. Si deve ancora compiere tanta strada prima di arrivare: – al livello dei sentimenti, – al livello di una capacità di giudizio d’una situazione, – al livello di una capacità di decisione Miei cari, il vangelo ci porta a nostro Signore Gesù Cristo che prende un bambino e poi dice: tutto quello che avrete fatto a uno di questi miei più piccoli lo avrete fatto a me e voleva dire tutte le cose, che io oggi ho detto a voi.
Oggi c’é un urgenza irrefrenabile ed è la promozione della cultura, perché è solo attraverso la promozione della cultura che si potrà realizzare la capacità di tutti a partecipare anche alla gestione delle imprese. Scusate se uso l’espressione: gestione delle imprese, ma é solo per farmi capire. Se la nostra gente – io non dico quelli di Suzzara – non é capace di leggere il giornale, legge solo i titoli grossi che poi dicono il contrario dell’articolo che indicano, legge solo un giornale e non fa i confronti con altre voci, come può esprimere dei giudizi? Starà sempre ad ascoltare l’ultimo personaggio che parla per poi concludere: ha ragione!
Scusate il paradosso ma capitemi. Parlo secondo il vangelo. Sarebbe molto meglio che questa gente avesse molta fame e non avesse una casa ma sapesse capire e giudicare e decidere! State tranquilli che questa gente istruita, diventerà capace anche di costruirsi la sua casa, di organizzarsi il suo lavoro e di fare più progresso. Questo é urgente. Questo é il richiamo che ci viene da nostro Signore Gesù Cristo. Allora noi cerchiamo di prendere coscienza della situazione in cui ci troviamo. Non illudiamoci.
Direte: che razza di parole usa il vescovo questa mattina! Sì! Noi ci intrappoliamo nei sistemi, noi ci incapsuliamo nei sistemi, noi crediamo nei sistemi noi facciamo i sistemi più grandi noi, più forti di noi, più validi di noi! Ad un certo punto, invece di servircene noi dei sistemi, siamo noi che dobbiamo servire il sistema.
Il valore trascendente, il valore assoluto qui su questa terra, è solo la persona umana! Tutto il resto, domani potrà cambiare voce, ma non avrà importanza! I nostri giovani così sensibili alle situazioni insostenibili del mondo odierno, con un linguaggio nuovo, con gesti forti, con degli atteggiamenti che si possono anche disapprovare, ci dicono cose importanti. Poi non le fanno queste cose, ma le dicono. L’età di agire e di intervenire é la nostra. Noi li dobbiamo ascoltare, noi li dobbiamo capire e non per approvare tutte le cose. Qualcuno quindi penserà: il vescovo non approva che occupino il duomo o la cattedrale, ma se dicono qualche Pater a Sant’Antonio, tutto va bene. Non è proprio così.
Non bisogna lasciarsi trascinare dalle conseguenze di qualsiasi materialismo perché il materialismo di qualsiasi genere mette le cose, il sistema, le classi al di sopra della persona e questo é il contrario del Vangelo e questo contestano i giovani. Tutti quelli che hanno voluto mantenere il sistema hanno sempre usato un certo metodo che io dico in latino:”Panem et circensem” che tradotto oggi può dire così: ci vuole poco per tenere buona la gioventù con le balere nuove!
Cerchiamo di leggere il vangelo che non conosciamo, cerchiamo di scoprire il suo contenuto di salvezza. Noi non ordiniamo la salvezza soltanto alla vita eterna. La salvezza del vangelo é la salvezza dell’uomo, e l’uomo é tutto quello che abbiamo detto questa mattina. Rendiamo operante il vangelo, nelle nostre persone.
Adesso recitiamo il credo che é una professione di fede importante, poi celebriamo il sacrifico di Gesù Cristo. Gesù Cristo aveva grande stima della persona degli uomini ed é morto per gli uomini, dopo averci detto più volte: «rispettatevi, amatevi come io vi ho amato.»
OM 141 Suzzara 68 – 15 Settembre lavoratori 1968 ore 10