Il nome di Gesù
La celebrazione del nome SS. di Gesù, nella quale s’inserisce il giubileo di professione religiosa della superiora di questa casa, ci porta a meditare sul significato del nome di Gesù e della vita religiosa. San Bernardo commentando il significato del nome di Gesù lo mette in bocca alla sposa che grida allo sposo in uno slancio di amore: “Il tuo nome é come olio sparso”. Tra il nome di Gesù che indica, definisce, descrive la persona del nostro Dio e Salvatore, e la vita religiosa che è l’espressione più intensa e la testimonianza più qualificata della vita della Chiesa, intercorre un rapporto veramente sponsale.
Noi purtroppo non siamo abituati al significato della pienezza del mistero della Chiesa. Il mistero della Chiesa, per essere espresso in termini comprensibili, è stato descritto dalla Rivelazione, dalla Sacra Scrittura con tante immagini. Ricordiamo l’immagine del Popolo di Dio, del Corpo Mistico di nostro Signore Gesù Cristo, del campo che viene seminato, del granello di senape che cresce in albero grande, della pesca miracolosa, ma l’immagine della sposa è una delle più diffuse e più sviluppate durante tutto il tempo della Rivelazione: nell’Antico Testamento specialmente nei libri poetici e profetici e nel Nuovo Testamento particolarmente da S. Giovanni nel libro dell’Apocalisse. Perché?
Il mistero della Chiesa è il mistero dell’amore del Figlio di Dio per l’umanità: per noi. Ed é unicamente un mistero di amore, perché solo l’amore di Dio, che si esprime nel Figlio suo, giustifica il fatto che Dio si sia inchinato verso di noi fino ad abbracciarci e farci diventare i suoi figli nonostante le nostre dimenticanze, nonostante le nostre ingratitudini, nonostante i nostri peccati. Dio, insegna la Chiesa nella sua liturgia, ha manifestato la sua grandezza e la sua potenza soprattutto con l’amore che perdona. Non c’è un amore più grande!
Poiché l’amore si esprime in un modo tutto caratteristico tra lo sposo e la sposa, Iddio ha voluto servirsi di questo fatto delicatissimo e profondissimo della vita umana per descrivere ciò che intercorre tra Lui nostro Dio, e noi che siamo l’oggetto del suo amore. Quelli che si amano si chiamano per nome. La Sposa chiama il suo Sposo che é Iddio, con profondissima e intensissima riconoscenza col suo nome, e lo Sposo chiama la sua Sposa con infinita tenerezza e infinita forza, col suo nome. Nell’Antico Testamento questi due termini dell’amore si esprimono con l’invocazione e l’incontro: “Mio Dio” – “Amata”. E’ la Sposa che dice al Signore “Mio Dio”; è Dio che, come Sposo si rivolge all’umanità, al suo popolo e lo chiama “Amata”.
Verrà la pienezza dei tempi quando l’amore di Dio potrà esprimersi in tutta la sua vastità e profondità e allora il suo nome sarà Gesù, un nome umano, un nome comune tra gli uomini del popolo di Israele, e allora la sua sposa che è la Chiesa chiamerà il suo sposo: Gesù. Pensiamo quante volte la Chiesa nella sua liturgia e i figli della chiesa nelle loro preghiere invocano il nome di Gesù. Ma dovrebbe essere una invocazione espressione di amore grande, incondizionato, assoluto, totale come avviene tra la sposa e lo sposo.
Ritorniamo a S. Bernardo che fa rilevare la sposa che dice allo sposo: “il tuo nome è come olio sparso”. Oggi potremo avere tante altre immagini, ma questa rimane sempre carica di espressività. Il nome di Gesù è: come l’olio che ardendo illumina, è come l’olio che nutre, è come l’olio che lenisce. Il nome di Gesù è luce che illumina. Non è vero che una persona quando si trova davanti ad una persona cara ed amata diventa tutta luminosa? Perché? Perché l’amore illumina, l’amore rischiara, l’amore porta serenità e chiarezza, l’amore non turba. “Oleum effusum nomen tuum!” Il nome di Gesù è quest’olio che illumina.
E’ sempre S. Bernardo che dice: quando io pronuncio il nome di Gesù o quando lo predico e lo annunzio agli altri, è tutta la luce della sua persona, è tutta la luce del suo Vangelo che si sprigiona e arriva a coloro che lo odono. Pensate! L’ascolto, la meditazione, la conoscenza della parola del Signore sono l’ascolto la meditazione, la conoscenza non di una verità, ma di una persona che porta il nome di Gesù. Se il nome di Gesù è pensato, è ripensato in tutto ciò che è: la persona di Gesù, la natura di Gesù, la grandezza di Gesù, la potenza di Gesù, l’Amore di Gesù sono altrettanti spiragli che aprono l’intelligenza e la rischiarano e la illuminano.
Il nome di Gesù è come olio che nutre. La nostra persona ha bisogno di essere nutrita nel corpo dal cibo materiale e nello spirito da un cibo spirituale. Gesù è questo cibo, questo alimento. La nostra vita spirituale fatta di pensieri, di sentimenti, di desideri, di gioie, di tristezze, di speranze e anche di sconforti, ha bisogno di essere nutrita per vincere tutto ciò che è debolezza e porta verso la morte. Chi non si nutre muore. La nostra vita spirituale ha bisogno di essere sviluppata in tutto ciò che é vitale, quindi ha bisogno di pensieri più alti e più belli, di sentimenti più intensi ed elevati, di desideri più veri e più profondi e di una certezza più fondata e più sicura. Da chi ci viene tutto questo? Ci viene proprio dalla meditazione e dalla comprensione del significato del nome di Gesù.
Il tuo nome é olio sparso che lenisce
Oggi ci sono tante pomate, ma nei tempi non tanto lontani il medicamento comune per qualunque ferita era l’olio e lo sarebbe ancora se lo si usasse. Comunque la Scrittura, il linguaggio della Rivelazione vuol dire che il nome di Gesù è la nostra medicina. C’è in noi lo sconforto? La sfiducia? Il peccato e quindi il male? Abbiamo bisogno di sollievo, di guarigione, di resurrezione? Gesù è la resurrezione e la vita, Gesù è il medico che guarisce, Gesù è l’amico che conforta. Ecco il significato del nome di Gesù nei confronti di noi che siamo la Chiesa!
Ma ho detto che, questa mattina la nostra attenzione si appunta su un aspetto particolare della Chiesa: la vita religiosa.
E che cos’é la vita religiosa nella Chiesa? Non è portare un vestito diverso dagli altri o vivere in un modo diverso dagli altri. Nella Chiesa la vita religiosa è l’espressione più evidente, più sacramentale, si direbbe oggi, è la testimonianza più comprovante dell’amore della Chiesa per nostro Signore Gesù Cristo. Chi, secondo l’espressione di San Paolo, cerca un amore buono, sano e santo su questa terra e si sposa, avrà le sue preoccupazioni. “La sposa è preoccupata di piacere allo sposo”.
Chi invece, sceglie per sé totalmente, incondizionatamente e indeterminatamente Gesù Cristo è nei suoi confronti veramente nell’atteggiamento di sposa. E’ stata chiamata, ha risposto a questo amore e non ha altri pensieri, altre preoccupazioni, altre intenzioni che di corrispondere totalmente alle attese dello sposo che è Gesù Cristo. Quindi i suoi pensieri sono per Lui, i suoi sentimenti sono per Lui, tutta la sua attività è per Lui e non a titolo personale e individualmente, non come se fosse sola al mondo ad amarlo, ma al posto di tutti i propri fratelli, con tutti i propri fratelli.
La vita religiosa, a volte è concepita come qualche cosa di distaccato dal mondo. No. E’ possibile vivere su questa terra ed essere separati dal mondo? Si può e si deve essere separati dal mondo quando il mondo é peccato, malizia, male, vanità, ma quando il mondo sono gli uomini e le donne che hanno bisogno di essere salvati e per i quali nostro Signore Gesù Cristo è morto sulla croce, allora il mondo sono i nostri fratelli, sono i figli di Dio, sono le membra del corpo di nostro Signore Gesù Cristo, e come nessuno può avere in odio le membra del proprio corpo, così nessuno deve odiare le membra del corpo di nostro Signore Gesù Cristo.
Allora la religiosa è posta come “segno” per tutti i propri fratelli, per tutta la Chiesa. Allora la religiosa deve essere preoccupata del suo inserimento nella Chiesa, nella Chiesa vera, non in una chiesa artificiosa, non in una chiesa da vetrina o da serra, nella chiesa vera fatta di uomini e di donne, di bambini e di bambine: nella chiesa locale.
I documenti del Concilio, che riguardano la Chiesa e il rinnovamento della vita religiosa, raccomandano, prescrivono, esigono, perché così è la natura della Chiesa, che la religiosa sia inserita nella comunità locale, nella chiesa locale. Questo particolare della famiglia religiosa che vuole la cappella, la Messa, le funzioni per proprio conto, non è secondo lo spirito di nostro Signore Gesù Cristo, non è secondo la Chiesa del Concilio perché vuol dire isolarsi, fare le cose per proprio conto. E’ certo che nella vita religiosa ci sono delle cose che bisogna fare in maniera più perfetta, più assidua, più costante di quanto non lo facciano gli altri, perché forse non hanno tempo o non lo devono fare perché sono impegnati in altre cose.
Allora può andar bene anche la cappella, ma normalmente l’inserimento nella Chiesa è: – essere fermento della comunità locale ed esempio visibile là dove si radunano tutti i fedeli, – essere là dove vivono tutti i figli della famiglia di Dio, – essere là dove sono tutti i nostri fratelli. Questo è il grande significato, questo è il grande impegno della vita religiosa.
Adesso pensiamo al giubileo di professione religiosa. Sono anni e anni uno dopo l’altro, consacrati all’amore di nostro Signore Gesù Cristo incontrato nella Chiesa e nei propri fratelli. E’ dedizione del proprio tempo, della propria energia, salute e capacità come espressione di amore per nostro Signore Gesù Cristo incontrato, insisto e ripeto, nei propri fratelli. Com’è bello! com’è prezioso! Come doverosamente deve essere sottolineato nello svolgimento della vita della Chiesa!
Mentre la Chiesa ha le sue esigenze di accomunare la vita religiosa alla vita di tutti i fedeli, poi riconosce il merito e il valore della vita religiosa. Proprio nella prima costituzione del Concilio tratta dell’elemento della vita religiosa e per ciò che riguarda la celebrazione liturgica esprime un particolare delicatissimo: la religiosa che incomincia la sua consacrazione al Signore, che fa la professione religiosa, che celebra il proprio 25° o il proprio 50° di consacrazione abbia il privilegio di partecipare più evidentemente e più intensamente a quella espressione di amore che è il Sacrificio di nostro Signore Gesù Cristo con la Comunione sotto le due specie del pane e del vino. Questa mattina accadrà questo fatto per la vostra Superiora e da questo fatto, intendete tutto il significato del nome di Gesù.
E’ questo nome, infatti, che è stato decisivo per la vostra vita, care religiose. E’ certamente questo nome che è stato decisivo per la sua vita, cara superiora! Ed è l’amore per Lui, nel nome dei fratelli e in comunione con essi che deve essere l’espressione e la sostanza della vostra vita, che s’incontra qui nell’incontro misterioso del sacramento eucaristico di Gesù Cristo che dà il suo corpo e il suo sangue come espressione di amore per noi ed essere quell’olio che rischiara, nutre e conforta.
2 Gennaio nome di Gesù – Giubileo della superiora delle suore nella Parrocchia di S. Antonio.
OM 53 Gesù nome 1967