S. Benedetto PO 31 Maggio 1970 ore 11 S. Messa e Cresima
Mons. Carlo Ferrari con gli ospiti della casa del Sole
Carissimi tante volte io, nei primissimi giorni in cui il Signore ha disposto che io fossi il vostro pastore, sono entrato nella vostra chiesa storica e monumentale. Moltissime volte sono venuto a san Benedetto, ma è la prima volta che mi incontro con voi per pregare insieme con voi, per esercitare in mezzo a voi il mio ministero di vescovo che risponde al comando di Gesù dato agli apostoli e ai loro successori di andare nel mondo – e quindi di arrivare fino a qui, questa mattina, in questo momento, – per annunziare il suo vangelo, la parola del Signore, la notizia nuova, la bella notizia che vuole sia trasmessa continuamente.
La parola del Signore che raggiunge le nostre persone, il nostro spirito, stamattina, si riassume in una parola “il Sabato” che è l’espressione caratteristica di tutta la storia di Dio con gli uomini, di tutta la storia sacra, di tutta la vita religiosa del popolo di Israele e del nuovo popolo di Dio che siamo noi.
Avete ascoltato dalla parola di Dio, come Mosè propone nel nome di Dio l’osservanza di questo giorno. Avete ascoltato come nostro Signore Gesù Cristo dà una interpretazione giusta e umana al significato del Sabato.
Il Sabato è per l’uomo, non è l’uomo per il Sabato, perché, miei cari, l’aspetto caratteristico della nostra religione è questo: non siamo noi per Dio, è Dio per noi.
Dio non ha bisogno di nulla perché vive una pienezza di vita alla quale non si può aggiungere niente, quindi noi non possiamo dare niente a Dio. Invece, Dio è per noi. E’ Dio che nel suo amore infinito vuole essere “qualcuno” per noi e vuole il nostro bene. E, per darci la possibilità di raggiungere quel bene che è costitutivo della nostra persona e della nostra natura e della nostra stessa esistenza, ha voluto questo giorno, che noi chiamiamo il giorno del Signore, che noi chiamiamo col termine ebraico il “Sabato” che noi chiamiamo con termine cristiano la “Domenica”. Il Signore vuole questo giorno per noi.
Perché vuole questo giorno per noi? Vuole questo giorno per noi al fine di darci la possibilità di riflettere, di capire e poi di fare un’esperienza autentica di ciò che deve essere l’uomo: l’uomo al di sopra di tutte le cose, l’uomo fratello di tutti gli uomini, l’uomo figlio di Dio.
Ecco chi é l’uomo.
L’uomo è al di sopra di tutte le cose.
Noi per sei giorni della settimana siamo soggetti alla fatica materiale ed è una certa forma di schiavitù.
Noi siamo soggetti all’impegno che esigono la tecnica e la macchina per cui molte volte si diventa schiavi della tecnica e della macchina.
Noi per sei giorni alla settimana siamo impegnati in quell’organismo, in quel meccanismo, che è la vita sistematizzata della nostra civiltà, e non possiamo disporre di noi stessi. Siamo condizionati. Anche in questo senso c’è un aspetto di schiavitù.
Noi per sei giorni alla settimana siamo preoccupati del pane quotidiano, quindi dei problemi economici e di quanto riguarda questo problema.
Nel giorno del Signore, che è il nostro giorno, il Signore ci comanda di distoglierci da tutte queste attività dei sei giorni dalla settimana e di riposare. Riposare non ha il semplice significato di distenderci per un ricupero di energie, ma ha il senso di distaccarci, di svincolarci, per sentire la nostra libertà, per sperimentare attraverso il riposo la nostra superiorità nei riguardi di tutto ciò che ci circonda, nei riguardi di tutto ciò che forma il tessuto della nostra vita quotidiana, per sentirci uomini e non cose, per sentirci uomini e non macchine, per non sentirci ruote di un ingranaggio, ma uomini nella nostra superiorità a tutte le cose.
Il Signore vuole questo giorno della Domenica, questo giorno di riposo, perché possiamo incontrarci con lui e perché possiamo stare insieme tra noi e il luogo dello stare insieme è quello della casa e della chiesa.
Il luogo della casa, dove si ritrovano tutti i membri della famiglia che per tutta la settimana, per necessità di cose, ognuno va per proprio conto dove lo chiama il dovere. Poter stare insieme, tutti i membri della famiglia, nella propria casa, il giorno del Signore, il giorno della Domenica, il giorno del riposo!
L’altro luogo è quello in cui ci troviamo, in molti, per costituire la famiglia dei figli di Dio, per sentirci tutti uguali. Questo è l’aspetto che noi dobbiamo sperimentare, fare entrare nella nostra persona e nella nostra esistenza. Come nella famiglia tutti sono uguali anche se hanno compiti diversi, e l’importanza di ognuno è stabilita soprattutto da un amore spontaneo e naturale, nella chiesa – direi più profondamente, in un modo più forte – noi dobbiamo sentire la nostra uguaglianza, sempre, ma particolarmente nel momento in cui stiamo davanti a Dio e gli diciamo “padre nostro”.
“Padre nostro” lo dice il bambino come lo dice la persona adulta; lo dice chi è senza cultura e chi invece la cultura ce l’ ha; lo dice la persona che può avere a disposizione le cose materiali, come lo può dire la persona povera. Tutti allo stesso titolo, stiamo dinanzi allo stesso Dio, allo stesso padre:
tutti veramente uguali,
tutti veramente creature di Dio,
tutti veramente figli dell’unico Padre.
Dobbiamo sentire, che non ci sono differenze, che non ci sono distinzioni, che non ci sono privilegi, che quelli che, davanti al mondo possono vantare motivi di privilegio, davanti a Dio potrebbero essere motivo di rimprovero e di condanna. Dobbiamo sperimentare questi momenti di uguaglianza autentica fra di noi, nell’amore più forte di quello umano, nell’amore soprannaturale che ci viene da Dio. Dobbiamo sentirci superiori alle cose. Dobbiamo sentire i nostri rapporti spirituali con Colui che trascende l’universo, con il Santo, con Dio, con il nostro Padre.
Dobbiamo coltivare l’esperienza di una vita spirituale.
La messa della Domenica, la parola di Dio celebrata la Domenica, l’eucaristia celebrata la Domenica, sono i momenti privilegiati del nostro incontro col nostro Dio; sono i momenti della scoperta che noi abbiamo delle esigenze molto più profonde di quelle della fame e della sete, a qualunque livello. sono i momenti dalla scoperta di esigenze molto più profonde che non possono soddisfare il pane e il benessere materiale e il successo in campo sociale, sono i momenti della scoperta di esigenze più profonde che può soddisfare soltanto Colui che si pone accanto a ciascheduno di noi e in noi, come sorgente di vita spirituale, come amico della nostra persona, come padre della nostra vita.
Sperimentare il momento religioso della nostra esistenza vuol dire sperimentare il momento più profondo delle esigenze della nostra persona.
Dobbiamo ammettere che la nostra vita, con tanti sforzi e anche con tanti sacrifici, progredisce economicamente, ma noi non siamo fatti soltanto di questo. In noi c’è qualche cosa d’altro. Nella nostra persona ci può essere uno svuotamento pauroso quando aumentando le soddisfazioni esteriori, mancano le soddisfazioni dello spirito che si riassumono così: noi siamo più importanti delle cose, noi siamo l’oggetto dell’amore di un Dio che è al di sopra di tutto e di tutti e che è impegnato nei nostri confronti perché possiamo realizzare pienamente la nostra esistenza.
Perché nel mondo ci sono tanti squilibri nonostante il progresso? Perché nel mondo gli squilibri aumentano nonostante il benessere? Perché tanto vuoto nello spirito e nei cuori nonostante tutti i mezzi per raggiungere delle soddisfazioni esteriori?
Perché manca l’elemento religioso,
perché manca Dio con noi,
perché manca Dio in mezzo a noi,
perché manca Dio nella nostra persona,
perché manca Colui che é il più grande, Colui che é il più forte, Colui che é il più buono, Colui che vuole che tutto sia per noi, che niente e nessuno sia al di sopra di noi, Colui che vuole essere totalmente in noi perché Lui è la pienezza di tutto l’essere, Lui è la pienezza di ciò che può soddisfare tutte le esigenze del nostro essere.
Questa, miei cari, è la parola del Signore per oggi, giorno del nostro incontro, per oggi giorno della cresima delle vostre bambine e dei vostri bambini. Perché la cresima? – perché per questi bambini e per queste bambine ci sia un incontro nuovo con lo Spirito di Dio, con Dio Padre, Figlio, Spirito santo, – perché possano stabilire un rapporto nuovo, più maturo con Dio, il loro creatore, il loro salvatore, e Padre, -perché possano crescere non soltanto come cresceranno in statura e in cultura, ma anche spiritualmente, interiormente, nella coscienza della loro dignità, nel senso della loro uguaglianza e del loro amore per tutti, nel senso della gioia di sapersi con Qualcuno e non nel senso della solitudine.
Lasciate che faccia un rilievo che si può fare in tutte le strade del mondo e che quindi si può fare anche a S. Benedetto Po.
Tutti i genitori mandano i bambini e le bambine in chiesa e al catechismo fin tanto che sono bambini, fin tanto che sono bambine. Dopo, questi bambini e queste bambine, se ne vanno per loro conto, dimenticano la chiesa, dimenticano nostro Signore Gesù Cristo, dimenticano Dio e si trovano terribilmente soli perché le persone che sono accanto a loro, – non penso ai padrini, alle madrine, ai papà e alle mamme,- ma alle persone adulte in genere che nella loro esistenza, non mettono al primo posto la vita spirituale, la vita religiosa, e la pratica che esige la vita cristiana.
Poi, ci meravigliamo che questi bambini e queste bambine diventino la gioventù sbandata e solitaria, nonostante che cerchi continuamente la compagnia degli altri, nonostante che cerchi di riempire il vuoto con il rumore, con il movimento e con altre cose. Poi ci meravigliamo che questi bambini e queste bambine, arrivati all’età della giovinezza ci rifiutano perché in noi non c’è coerenza. Vedono noi!
Vedono noi che da piccoli siamo venuti in chiesa, abbiamo fatto la comunione e abbiamo ricevuto la cresima, e poi abbiamo dimenticato di essere battezzati e cresimati, abbiamo dimenticato di avere una vita spirituale più importante di qualsiasi altra vita, abbiamo dimenticato che l’esperienza della vita spirituale è più importante di qualsiasi altra esperienza.
La Gioventù si diverte, fa rumore ma non è una gioventù felice. Gran parte di responsabilità è da cercare nelle persone adulte, che non hanno saputo esprimere una coerenza di vita tra quello che facevano da piccoli e il loro comportamento di adulti, che i bambini vedono.
Cerchiamo di attenuare questa contraddizione, di fare scomparire queste rotture perché ci sia una continuità di crescita nella vita spirituale, nella vita di figli di Dio, come vuole il nostro Dio che ha voluto il “suo giorno”, il giorno del Signore, la Domenica che in definitiva è il giorno dell’uomo.
OM 306 S. Benedetto 70 – 31 Maggio ore 11 – S. Messa e cresima