Istanbul, 6-11 febbraio 1972 per le suore della scuola italiana
La prima constatazione che dobbiamo fare é sulla parola di Gesù“in verità in verità vi dico, se due di voi si accordano sulla terra per domandare qualsiasi cosa, questa cosa sarà loro concessa dal Padre mio che sta nei cieli, perché “dove due o tre sono riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro”. (cfr Mt 18-20) Dunque, questo momento, che equivale alla durata del nostro ritiro, é uno di quei momenti in cui la Parola del Signore si realizza. Egli é in mezzo a noi perché noi abbiamo acconsentito di stare insieme nel suo nome in questi giorni e crediamo che il Signore vuole stare insieme con noi per operare la nostra salvezza.
Siamo insieme nel nome del Signore. Chi ci ha condotto qui, é soltanto la fede nel Salvatore nostro Gesù Cristo. Chi ci ha condotto qui, é la fede nel suo amore personale per noi. Quindi noi, in questi giorni, determiniamo un fatto di salvezza non unicamente per la nostra decisione di stare insieme, ma per la condizione che Gesù mette per stare in mezzo a noi.
Il fatto dominante, centrale e saliente di questi giorni é la presenza di Gesù. Direte: ma Gesù é sempre presente. Non é mai tanto presente come quando il nostro stare insieme nel suo nome diventa più effettivo, più impegnato, più voluto, più serio. Adesso più che mai, siamo un segno, una espressione di cui il Signore si serve per manifestare la sua presenza e principalmente per realizzarla. Teniamo in conto questo dato della fede nella presenza di nostro Signore Gesù Cristo per operare la salvezza.
Che cosa significa operare la salvezza? Significa strapparci dal dominio del peccato e trasferirci nel regno del suo amore: nel regno dell’amore del Padre. Significa trasferirci dalla condizione di schiavitù alla condizione di libertà dei figli di Dio. Questa é la salvezza che compie nostro Signore Gesù Cristo in mezzo a noi e noi siamo chiamati a rispondergli. Noi siamo chiamati ad andare incontro a lui, che ci vuole trasferire dal regno del peccato al regno di Dio, dalla condizione di schiavitù alla condizione di libertà, in un atteggiamento di conversione.
Gesù vuole compiere la nostra conversione. Ma la conversione in questi giorni, per mezzo di chi e di che cosa é operata? Chi opera la nostra conversione é nostro Signore Gesù Cristo per mezzo della sua Parola annunziata ecclesialmente, come avviene in questi giorni. Il ritiro non é semplicemente una serie di prediche o di meditazioni. Il ritiro è in primo luogo e principalmente: Gesù che parla, che annuncia il suo vangelo,
che opera pienamente la salvezza attraverso l’azione liturgica sacramentale. Possiamo dire che, dopo il concilio, queste cose sono state messe in chiara evidenza.
Ai nostri tempi quando si facevano gli esercizi, il predicatore era il soggetto principale. Poi venivano le prediche e il meditare i propositi e infine – una cosa importante ma abbastanza slegata – si metteva la confessione generale. No. Noi siamo nel vivo di un’azione che compie nostro Signore Gesù Cristo, e la sua azione raggiunge il compimento nell’azione liturgica sacramentale. Mettiamoci anche il sacramento della penitenza ma al primo posto deve esserci la celebrazione eucaristica. Negli esercizi spirituali o nel ritiro la celebrazione eucaristica é il culmine dell’azione che nostro Signore Gesù Cristo svolge in mezzo a noi, con la quale ci porta al Padre e compie la nostra conversione.
Il momento della conversione é il momento più intimo della celebrazione eucaristica, é il momento del nostro incontro sacramentale con nostro Signore Gesù Cristo. Non mi riferisco semplicemente ed isolatamente alla comunione eucaristica, ma a tutto lo svolgimento della celebrazione. Perciò tutte le nostre giornate di ritiro devono essere orientate alla celebrazione eucaristica, dove Gesù compie la sua azione in mezzo a noi ed opera la nostra salvezza. In questi giorni mettiamo la celebrazione eucaristica alla sera dal momento che c’é la possibilità di trasferirla al termine della giornata. Sembra sia l’orario migliore per essere intesa nella sua funzione.
In questi giorni, tempo forte di salvezza, noi dobbiamo avere la preoccupazione di entrare nel progetto di Dio. Ai nostri tempi il progetto della salvezza per ciascuno, perciò il progetto della nostra perfezione, della nostra virtù, del nostro fervore, eravamo portati a programmarlo noi piuttosto che rifarci al progetto di Dio. Ognuno,perciò, aveva il proprio progetto di salvezza. No. Il progetto é di Dio e noi siamo nel progetto di Dio. Se i nostri progetti non concordano con il piano di Dio, noi corriamo invano. Dobbiamo acquistare sempre di più il senso di Dio, il senso del mistero, il senso di essere coinvolti e trascinati nel vortice del mistero di Dio, nel vortice del progetto di Dio.
Dio é al primo posto. Noi siamo ad una distanza infinita da Dio. Ciascuno di noi esamini la sproporzione che esiste, normalmente, tra le preoccupazioni spirituali che concepiamo noi e la preoccupazione per quello che Dio compie in noi. Esempio. Se non ho mantenuto il proposito dell’ultima confessione, casca il mondo. Magari il proposito della mia ultima confessione non entrava nel progetto di Dio! Perciò, il proposito era anche vano. Penso che molti dei nostri propositi siano vani, non soltanto perché non li manteniamo (per fortuna!) ma perché non sono intonati con il progetto di Dio.
Il progetto di Dio Nell’opera dell’esistenza nel mondo cosmico, nel mondo della storia, nel mondo dello svolgimento della salvezza, Colui che inizia l’opera é Dio. L’iniziativa é sua e non nostra. Il progetto é suo e non nostro. ( cf. Ef. 2,10) Tutto il progetto é suo. Nel progetto della salvezza non c’é un momento, non c’é un tempo, non c’é uno spazio che non appartenga a Dio.
Queste cose, si fa presto a dirle, sono cose ineffabili, indicibili e noi dobbiamo avere la coscienza di dirle balbettando ad una distanza infinita dalla realtà. Molte volte abbiamo ridotto la nostra vita spirituale a 2+2=4. Nel mistero di Dio non sappiamo se 2+2 fa 4. A volte anche nel mistero degli uomini 2+2 fa 3. Nel mistero di Dio questo é proprio certo, perché noi, per quanto diciamo di Dio, ci esprimiamo in modo molto approssimativo tentando di trasferire in lui i nostri concetti e i modi di concepire che sono nostri.
Le vie di Dio sono infinitamente al di sopra delle nostre vie. Quando diciamo infinitamente, diciamo una cosa che non capiamo e abbiamo bisogno di chiudere gli occhi per immaginare uno spazio immenso. E dopo che abbiamo immaginato uno spazio immenso non abbiamo detto niente dell’infinito. L’infinito non si concepisce. L’infinito si percepisce in un atteggiamento di adorazione, di stupore, di meraviglia, che non ci sono abituali perchè abbiamo ridotto le cose spirituali a 2+2=4. Abbiamo categorizzato le cose di Dio come se fossero le cose degli uomini. Abbiamo molto poco il senso di Dio!
Cogliamo il progetto di Dio come lo esprime il Concilio nella Costituzione Dei Verbum al n 2. “Piacque a Dio nella sua bontà e sapienza rivelare se stesso e fare conoscere il mistero della sua volontà (progetto) mediante il quale gli uomini per mezzo di Cristo, Verbo fatto carne nello Spirito Santo hanno accesso al Padre e sono resi partecipi della divina natura” Ecco il progetto: resi partecipi della divina natura. “Con questa rivelazione infatti Dio invisibile nel suo immenso amore parla agli uomini come ad amici” Questo é il fatto che Dio compie in questi giorni: ci parla come ad amici. E adesso, state a sentire dove termina più chiaramente il progetto di Dio: “ E si intrattiene con essi per invitarli ed ammetterli alla comunione con sé”. Dunque la partecipazione alla comunione della esistenza del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo é il termine del progetto di Dio. La nostra comunione nella sua comunione! Questa proposta é una storia, é qualche cosa che Dio ha incominciato, che fa e che porta a compimento. Quindi é un fatto storico, é un evento progressivo.
Voi capite che partire dalla nostra condizione per arrivare alla comunione con Dio, è superare una distanza enorme che deve essere coperta da un tempo e da uno spazio nella nostra esistenza di creature, deve avere anche successioni progressive come ci sono descritte nella storia della salvezza. Sappiamo che questa storia é molto confortante per noi, perché è caratterizzata dalla pazienza di Dio. Dio non si stanca. Dio rimane fedele.
Il tema della fedeltà di Dio! Se siamo impegnati in qualche cosa che “conta” e viene meno la fedeltà di Dio, è tutto finito.
Quando viene meno la nostra fedeltà, Dio – secondo il linguaggio della Scrittura – minaccia, castiga e poi ricomincia da principio, prende quello che rimane, ricostruisce, fa ancora le sue promesse, garantisce la sua fedeltà.
Nel compimento di questo progetto di Dio c’è il momento della creazione. Quando diciamo momento della creazione non dobbiamo intendere un momento che si é compiuto all’inizio del tempo e che per noi é distante milioni di anni. No. Il momento della creazione è un fatto che si compie quotidianamente. Dobbiamo stare attenti a non commettere – nei confronti di Dio – l’ingiustizia di pensare che Dio abbia incominciato a fare qualche cosa e che oggi non la faccia più. La creazione é una azione attuale di Dio per cui tutto il creato sussiste e continua nel suo svolgimento progressivo.
Oggi la scienza ci dice cose sbalorditive a proposito della progressione dello svolgimento del cosmo. Dio é sempre presente ed é sempre Lui che agisce. Gli uomini, a volte, scoprono qualche cosa ma la creazione appartiene a Dio. Il nostro essere e tutto ciò che ci circonda è sempre frutto dell’azione attuale di Dio. Dobbiamo stare attenti a questo proposito. Il momento della creazione é importantissimo e anche molto dimenticato. Conseguentemente sono dimenticati la contemplazione del creato, il valore religioso del creato. La stessa vita religiosa, a volte, è tanto frastornata da non vedere più le piante, i gigli del campo e gli uccelli dell’aria che il Padre riveste stupendamente e nutre puntualmente! E’ preghiera ispirata da Dio quella del salmo che invita la pioggia, i fiumi, le piante, la foresta, la neve a benedire Dio. Sono creature di Dio come noi!
Ma in questa storia accade qualche cosa di misterioso. La creatura – noi – per la quale tutto é stato fatto, scompagina il progetto. Secondo il linguaggio della Scrittura tutto funziona bene. Iddio compie una cosa per volta per dare a noi il senso della progressione e al compimento di ogni opera guarda indietro per vedere ciò che ha fatto e ogni volta constata che le sue opere vanno bene. Quando Dio ha fatto l’uomo, non é detto esplicitamente che tutto andava bene. Un giorno si accorge che le cose non andavano bene. Adamo ed Eva volevano andare per proprio conto. Andare per proprio conto significava andare in un altro senso e non nel senso del progetto di Dio. Da qui incominciano i guai: il diluvio, la torre di babele, la dispersione. Allontanandoci da Dio noi ci allontaniamo dal creato perché non concepiamo più il creato come opera di Dio Allontanadoci da Dio ci allontaniamo da noi stessi, perchè non siamo più ordinati secondo Dio, ma siamo uno contro l’altro. Non siamo più l’opera delle mani di Dio! Il Signore ricomincia con pazienza.
Chiama Abramo. La storia di Abramo é un capitolo importantissimo per capire l’opera di Dio, lo stile di Dio e Dio stesso. Il Dio di Abramo, il Dio di nostro Signore Gesù Cristo, il nostro Dio, non é il Dio dei filosofi, non si manifesta attraverso dei concetti o attraverso una dottrina, ma con i fatti che compie. Per questo si parla di storia della salvezza. Noi sappiamo qualche cosa di Dio da quello che Dio ha fatto. Il suo comportamento con Abramo, quello che compie con Abramo, quello che promette ad Abramo ci svela qualche cosa di Dio. La fede di Abramo é un dono eccelso di Dio. Pensate a questo straniero che di punto in bianco cambia il suo progetto e cammina alla presenza di Dio, e va dove Dio lo conduce, e crede in Lui anche quando tutto fa pensare che non si dovrebbe credere.
Ricordiamo Mosè E’ tutta la storia della costituzione del popolo di Israele, che diventa il ceppo della nostra storia. Ricordiamo Davide. Di Davide é detto: “Fatto secondo il cuore di Dio”. Leggete i libri dei Re e vedete che uomo é! E’ un razziatore del deserto, é un concubino all’ennesima potenza, é vendicativo al punto di ricordare, in punto di morte, quel tale che gli aveva detto ingiurie. E dice: io ho promesso che non mi sarei vendicato, però se tu gliene vuoi….! Fatto secondo il cuore di Dio?! E’ un bel mistero. Come si accontenta di poco il nostro Signore!
Gesù é il compimento, l’apice della storia della salvezza. E’il punto centrale del progetto di Dio é il Figlio di Dio fatto uomo, é il Figlio di Dio in mezzo agli uomini, é Dio per gli uomini. Vedete che é Dio che comunica agli uomini per poi ammetterli alla comunione di vita con sé? Prima, é Lui che partecipa alla condizione di vita degli uomini, per poi ammettere gli uomini alla comunione di vita con sé. Il compimento del piano Dio é Gesù Cristo.
Lo svolgimento del piano di Dio compiuto da nostro Signore Gesù Cristo, é il tempo della Chiesa. E’ il nostro tempo. E’ il tempo di Pentecoste: è il dono dello Spirito Santo, è la presenza dello Spirito di Dio in mezzo agli uomini, è lo Spirito di Dio dato agli uomini.
OM 434 Istanbul 72
Istanbul, 6-11 febbraio 1972