Aggiornamento, rinnovamento , ritorno alle sorgenti della vita cristiana
Sustinente – Domenica, 16-3-1969
Carissimi,
è con intima gioia che mi sono inserito in mezzo a voi, popolo di Dio che canta le lodi al suo Signore.
A questo popolo di Dio che siete voi, rivolgo per la prima volta la mia parola dopo aver sentito parlare di voi, dopo aver conosciuto indirettamente, almeno per quello che mi hanno detto, della vostra fede, della vostra vita cristiana, delle vostre buone ed ottime tradizioni; dopo aver conosciuto di persona i vostri pastori e particolarmente il vostro Arciprete che in questi ultimi tempi ci ha dato qualche pensiero. Ma c’impegneremo tutti a farlo stare bravo così che ci darà un po’ meno di pensieri; gli diciamo insieme, in questo momento, che si deve avere riguardo della salute e che deve stare in mezzo a noi con quelle energie che il Signore gli ha dato, ma di non preoccuparsi. Basta che stia in mezzo a noi con il suo esempio,con la sua preghiera, con la sua immolazione quotidiana ed egli compirà l’opera che il Signore gli ha affidato per la chiesa che si raccoglie qui a Sustinente.
Che cosa vi devo dire in questo primo incontro? Potrei tenervi tanti discorsi su tanti argomenti ma necessariamente bisogna sceglierne uno e poi possibilmente essere brevi: due cose difficili. L’argomento generale, oggi, in un incontro nella chiesa santa di Dio,è quello che ci propone il concilio stesso: il tema dell’aggiornamento della vita cristiana, del rinnovamento della vita cristiana, del ritorno alle sorgenti della vita cristiana
E’ un argomento che vale per tutti, vale per sempre, vale fondamentalmente per ogni problema della vita della chiesa e della vita del cristiano. Ma, in tutto questo che ci propone il concilio: di aggiornarci, di rinnovarci, di ritornare alle sorgenti, in che posizione ci troviamo ognuno di noi? Questi piccoli fanno presto a rinnovarsi, sono nuovi e quindi è già tutto fatto. Specialmente i giovani hanno premura di rinnovare qualche cosa perché capiscono che nel mondo in cui vivono, nella chiesa in cui si trovano, c’è qualche cosa che inceppa, qualche cosa che frena certe loro aspirazioni e certe loro esigenze. Poi ci siamo noi, persone stagionate o mature, magari un po’ attaccate al passato, alle nostre tradizioni, alla nostra mentalità e a quello che si è sempre fatto, perciò facciamo molte volte da freno a questa fanciullezza, a questa adolescenza, a questa giovinezza che cresce e che va avanti e che si muove e che ci costringe a muoverci.
In tutto questo movimento di qualche cosa che cambia intorno a noi, noi molte volte siamo portati a chiederci: -ma dove andiamo a finire? Che cosa capita? Che cosa sarà domani? Io vi faccio una domanda: avete fiducia voi in Papa Giovanni? Avete fiducia nel Concilio? Allora, se avete fiducia in Papa Giovanni e nel Concilio dovete avere fiducia che, tutto quello che deriva dal principio che ha posto Papa Giovanni, dalle direttive che hanno proposto Papa Giovanni e tutto il Magistero del Vaticano II non può che derivarne che del bene.
Certo è qualche cosa che insieme a tutta la vita del mondo, avanza in un movimento più accelerato che nei tempi passati. Nei tempi passati era sufficiente che il figliolo fosse come suo padre ed era tutto, e che il padre fosse come il nonno. Adesso da una generazione ad un’altra, non solo, ma tra i membri di una stessa generazione, c’è già grande distanza nel modo di pensare, nel modo di esprimere le cose, nel modo di comportarsi.
Il mondo cammina. Il mondo cammina velocemente in forza di tutti i mezzi che la scienza e la tecnica hanno posto a nostra disposizione,e noi viviamo in questo mondo. Noi non viviamo nel mondo dei nonni, con tutto il rispetto che si deve alla loro memoria. I tempi sono cambiati e in tempi nuovi bisogna assumere posizioni nuove, perché le situazioni sono nuove. Ecco allora, la necessità e il dovere di rinnovarci.
Di fronte a questo movimento di rinnovamento noi assistiamo a dei fenomeni che ci possono lasciare molto perplessi, molto dubbiosi. Vediamo delle manifestazioni che possono fare nascere in noi molte preoccupazioni che, forse, sono anche legittime e giuste. Mi riferisco in particolare – ecco dove voglio restringere il mio discorso ed essere breve – al fenomeno dei nostri giovani. Quando dico il fenomeno della gioventù, dico il fenomeno delle bambine da undici anni in avanti dico il fenomeno dei chierichetti dagli undici anni in avanti che non sono più come noi. Non lo sono più ed è inutile che ci facciamo delle illusioni.
Mi riferisco alle persone più mature e più responsabili. Potremmo commettere uno sbaglio se pretendessimo che questi giovani siano, oggi, come noi eravamo allora. Stiamo attenti bene a non dire mai: io,ai miei tempi; ma io quando ero piccolo; ma io quando ero una ragazza. Sapete cosa avviene quando diciamo così? Ci ridono in faccia perché oggi non si può più essere come eravamo noi una volta. Oggi questi ragazzi e queste ragazze che non sono più com’eravamo noi. Sono migliori o peggiori? Non si può rispondere. Guardate che, è buona cosa che non si possa rispondere. Non dovete rispondere, perché non si deve fare un giudizio. I giovani d’oggi non sono peggiori o migliori di quelli di ieri.
Non verrei che alla fine voi diceste: il vescovo è venuto a Sustinente per ingraziarsi i giovani. Non faccio nessuna politica, cerco soltanto di interpretare bene le cose. I giovani, oggi sono animati da esigenze che noi non sentivamo e che per sé sono esigenze giuste. I giovani hanno l’esigenza di una maggiore libertà; hanno l’esigenza di un’autentica veridicità, hanno l’esigenza di una maggiore responsabilità.
Hanno l’esigenza di una maggiore libertà e questo è chiaro: non vogliono saperne di obbedire. Capite! La libertà è l’affermazione di se stesso. La libertà è “essere qualcuno” Allora, “essere qualcuno” significa non essere un altro o essere come un altro e perciò, gli altri devono ammettere che “io sono io”. La libertà è la possibilità di scegliere: di scegliere quello che ho scelto io e non quello che gli altri hanno scelto al mio posto. Se noi andiamo indietro nel tempo ricordiamo che genitori sceglievano il marito per la ragazza. Ci pensate, oggi, ad una ragazza che si lascia imporre il marito dai genitori? E’ un esempio limite. I genitori comandavano e comandavano perché erano i genitori. I maestri comandavano perché erano i maestri. Il parroco comandava perché era il parroco. Comanda ancora il parroco? Mi rifaccio alle persone più mature: comanda di più lui adesso o comandava di più don Angelo allora? Vedete come cambiano le situazioni?
C’è un’altra esigenza: l’esigenza dell’autenticità, cioè: l’esigenza che le cose siano come sono, che le cose siano vere, che ci sia una concordanza tra ciò che diciamo e quello che facciamo, tra quello che vogliamo fare credere agli altri e quello che siamo realmente. La preoccupazione di fare bella figura! La preoccupazione di salvare le apparenze, perché gli altri non abbiano niente da dire contro d noi o sul nostro conto! Insomma: dire in un modo e fare in un altro è il contrario della autenticità. Invece l’autenticità dice: sono quello che sono. L’autenticità ammette di apparire quello che realmente si è. Per sé è una bella cosa. Toglie ogni finzione, toglie ogni rifugio, ogni schermo di un’apparenza che non contiene una sostanza.
Una terza esigenza: il senso di responsabilità. Vogliono essere responsabili di quello che fanno, vogliono decidere, vogliono dare il loro contributo, non vogliono essere gli eterni minorenni, non vogliono essere condotti per mano per tutta la vita. Se ricordiamo le nostre famiglie: i figli crescevano in casa e stavano zitti fino al giorno in cui uscivano se facevano casa per loro conto, e se poi rimanevano in casa da sposati, il padrone era sempre e soltanto uno, il portafoglio lo teneva soltanto uno, chi decideva era soltanto uno. Era bene? Era male? Ogni cosa bisogna giudicarla nel proprio tempo. In quel tempo forse era bene. Oggi non può essere così. Quindi, i genitori che decidono tutto non fanno bene! I figlioli devono essere, poco per volta, immessi nella responsabilità della famiglia. Così è per la scuola.
Miei cari, permettete che io apra una piccola parentesi a proposito della scuola. Non è un problema che riguarda la vostra comunità cittadina e parrocchiale. Pensate che i giovani in pochi mesi, hanno fatto camminare i problemi della scuola più di quanto non avessero fatto in 20 anni tutti i genitori, tutti i politici, tutti i governanti. Ci si sono messi loro e le cose stanno andando avanti.
Che sia tutto bene quello che hanno fatto, che sia tutto bene quello che vogliono? Questo non lo dico. Ma cosa hanno fatto tutti quei genitori che si facevano riguardo a fare un’osservazione alla maestra, al professore e alla professoressa perché avevano paura? Cosa hanno fatto tutti quei genitori che sapevano che c’erano degli insegnanti che non insegnavano, ? cosa hanno fatto a tutti quei responsabili che sapevano che c’erano delle scuole che non funzionavano? Si sono mossi i giovani e le cose sono cambiate. Ripeto per non essere frainteso: non è detto che tutto sia bene, ma indubbiamente c’è del bene.
Allora quale deve essere il nostro atteggiamento di fronte ad una gioventù che si muove? Quale deve essere il mio atteggiamento di vescovo? Quale deve essere l’atteggiamento dei miei sacerdoti? Quale deve essere l’atteggiamento dei genitori, degli insegnanti, di tutti i responsabili dell’educazione della nostra gioventù? Prima d tutto deve essere un atteggiamento di fiducia, poi deve essere l’atteggiamento di chi si mette al fianco dei giovani e delle giovani con un senso di comprensione e li aiuta ad educarsi: al senso di libertà, all’esigenza di autenticità, e al senso di responsabilità. Aiutiamo le generazioni che salgono a scoprire il valore della libertà e ad usarlo bene.
Per questo è indispensabile che i giovani: abbiano delle ragioni, abbiano delle convinzioni, abbiano dei principi sicuri. Qui mi rifaccio all’esigenza che si sente più viva ai tempi nostri. Oggi non si può più essere cristiani senza un’adeguata conoscenza del vangelo di nostro Signore Gesù Cristo. Ieri si poteva essere buoni anche se si era ignoranti in cose di religione, anche se si capiva poco il catechismo. Oggi non è più possibile.
Allora, sappiano i giovani che per fare un buon uso della libertà che vogliono affermare, devono avere delle ragioni salde per muoversi nella loro esistenza e perciò: hanno bisogno di una conoscenza più profonda dei problemi della vita e dell’esistenza e del valore della vita e del senso della vita e hanno bisogno di scoprire tutto questo, alla luce del Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo Quindi, devono aggiornarsi e questo vuole dire approfondire la dottrina di nostro Signore Gesù Cristo. Il problema dell’istruzione religiosa ha un’importanza decisiva.
Cari giovani, guardate che se dovete essere ciò che sentite di dover essere, dovete impegnarvi a conoscere la vostra fede. Certo, io so che non è possibile esigere dalla gioventù d’oggi che venga al catechismo la domenica pomeriggio, allora si trovi un altro giorno della settimana, si trovi un orario adatto, ma si trovino il tempo e il modo per dare alla gioventù quella formazione basata sull’istruzione religiosa che oggi è indispensabile.
Esigenza d’autenticità. Miei cari, tutti quanti, facciamo meno prediche e diamo più esempi, diciamo meno parole cristiane e facciamo più fatti autenticamente cristiani. Solo così i giovani avranno fiducia in noi e ci seguiranno. Soprattutto diamo loro esempio su un punto particolare. Vogliamo che siano obbedienti, che compiano bene il loro dovere? Noi dobbiamo dare loro l’esempio soprattutto di voler loro bene.
Direte: ma mette in dubbio che un padre e una madre non vogliano bene ai propri figli? Mette in dubbio che un maestro non voglia bene ai propri scolari? Mette in dubbio che un sacerdote non viva per le anime che gli sono affidate? Non ho nessun dubbio però guardate, che nelle famiglie: ci può essere per esempio la preoccupazione dell’interesse, del guadagno, della bella figura, della promozione sociale, che possono soffocare l’esigenza di un amore autentico che, invece, dobbiamo esprimere in tutti i modi e in tutti i momenti per la nostra gioventù.
Senso di responsabilità. E’ un altro punto in cui devono essere animati i nostri giovani. Richiamo soltanto la vostra responsabilità di educatori. In passato quando i papà e la mamma avevano mandato, per esempio, di domenica, i bambini dal parroco e le bambine dalle suore, erano tranquilli perché ci pensavo i preti o le suore. Oggi non si può più dire così.
Questa sera sono qui -capitemi bene! – per dispensare i vostri sacerdoti dalla responsabilità di educare i vostri figli, sono qui per dispensare le vostre suore dalla responsabilità di educare le vostre figliole, perché i figli sono vostri, perché i figli sono dei papà e della mamma, allora non potete scaricare la vostra responsabilità sulle insegnanti, sulle suore, sui sacerdoti Gli insegnati, le suore, il sacerdote sono a vostra disposizione per aiutarvi ma la responsabilità è vostra e nessuno ve la può togliere. Voi dovete essere accanto ai sacerdoti, alle suore, agli insegnanti per sentire anche da loro che cosa dovete fare.
Il concilio a questo proposito dice una parola molto chiara. La responsabilità della salvezza degli altri non è semplicemente della gerarchia ma di tutti e in particolare dei genitori. Oggi, per esempio, non si può più concepire un oratorio di cui siano responsabili soltanto il parroco, o soltanto le suore. Devono essere responsabili le famiglie. Ecco che cosa impongono a noi, questi tempi nuovi!
Mi permetto di dire – per la responsabilità che sento per conto mio davanti al Signore: siamo attenti, non prendiamocela tanto con i giovani ma con noi stessi perché ci siamo troppo disinteressati di tante cose, perché abbiamo troppo lasciato andare le cose, perché abbiamo troppo pensato che ci dovevano pensare gli altri, perché ci siamo troppo illusi che le cose dovessero andare sempre come nel passato, allora ci troviamo di fronte ad una responsabilità nuova, che mette a dura prova l’autenticità della nostra vita cristiana, del nostro venire in chiesa, del nostro partecipare alla santa Messa, delle nostre comunioni e delle nostre confessioni.
Per smetterla bisogna che taccia. Potremmo andare avanti ancora molto.
Vi ricorderete? Io mi ricorderò di quello che ho detto a Sustinente questa sera; mi ricorderò di voi miei cari giovani e giovani nella mia preghiera; mi ricorderò di voi, tanto, papà e mamme perché siate sensibili a queste vostre responsabilità, perché il Signore vi illumini e vi conforti e vi dia la grazia di fare tanto bene.
Fate della vostra parrocchia una famiglia sola dove insieme condivide una stessa responsabilità, perché queste nuove generazioni crescano nel solco di una tradizione buona, con delle espressioni nuove che realizzeranno un cristianesimo come quello voluto da Papa Giovanni e dal Concilio, più vicino al pensiero di nostro Signore Gesù Cristo di quanto lo fosse nel passato.
OM 206 Sustinente 69 – Domenica, 16-3-1969 ore 16,30