per farci passare dalla morte alla vita
attraverso le Scritture e l’Eucarestia.
Il Signore ci ha fatto entrare nel deserto della Quaresima e ci guida nel nostro cammino come nel cammino del popolo di Israele quando passa dalla schiavitù alla terra promessa.
E’ il cammino di Gesù.
Noi siamo andati dove ci ha portato il Signore con la sua morte e risurrezione.
La risurrezione é la terra promessa
la resurrezione é la nostra pasqua,
la risurrezione é la nostra vita
la resurrezione é veramente Gesù, in tutta la sua pienezzadi vita, costituito Signore di tutto e di tutti.
Noi ci siamo arrivati dopo la lunga traversata del deserto della Quaresima, attraverso l’azione sacramentale della penitenza e attraverso l’azione del sacramento dei sacramenti che é l’Eucarestia dove riceviamo quotidianamente Gesù risorto. E dove il Signore ci ha portato scorre latte e miele. Qui c’é la legge del Signore che deve sempre essere sulla nostra bocca. La legge é la sua Parola. Lui stesso é la Parola di Dio. Lui stesso é la ricchezza che noi troviamo nella terra promessa. Lui stesso é il latte e miele di cui noi continuamente dobbiamo nutrirci.
Gesù risorto, il Figlio di Dio, il vincitore della morte, il datore della vita, il Signore, lo troviamo nella Scrittura, nella Parola di Dio. E’ per questo che la Parola di Dio deve sempre essere sulla nostra bocca. Sulla nostra bocca non nel senso di dirla o di pronunciarla, ma nel senso di nutrimento buono. E’ Gesù nella Eucarestia, E’ Gesù Cristo nella Parola. E’ Gesù nella sua realtà storica in mezzo a noi, nella sua Chiesa. Chi ignora le Scritture, ignora Gesù Cristo. Per trovare Gesù Cristo bisogna, dunque, applicarsi a conoscere le Scritture.
Questo discorso é in fin dei conti,il discorso che Gesù ha fatto ai suoi discepoli. Non avevano creduto alla risurrezione di Gesù perché non avevano creduto alle Scritture. Gesù li conduce, poco a poco, a riconoscerlo mentre spiega le Scritture che parlano di lui. Il loro cuore, testimonieranno, ammetteranno dopo, ardeva, si commuoveva, si turbava mentre Egli interpretava le Scritture. Questo é il pensiero che può servire da meditazione per questa giornata: trovare Gesù risorto ma trovarlo nelle Scritture.
Nelle Scritture e nei gesti. I discepoli riconobbero Gesù quando spezzò il pane. Ma al pane ci si arriva per la Parola. A Gesù Eucaristia ci si arriva quando si conoscono le parole del Signore. L’Eucaristia é un sacramento e i sacramenti sono i segni della fede. Se c’è la fede che li interpreta allora i sacramenti ci santificano, allora i sacramenti portano il loro frutto. Se, invece, non si possiede la Scrittura, cioè manca la meditazione della parola del Signore, neppure i sacramenti possono portare il loro frutto, neppure l’Eucaristia può diventare il nutrimento vero, completo, della nostra vita spirituale.
Dunque: Gesù risorto é la nostra meta, Gesù risorto é il nostro “tutto”, Gesù risorto lo troviamo nella Scrittura e nella Eucaristia. Rendiamogli perciò grazie, lodiamolo con tutto il cuore. L’ “introito” termina con le parole: “Fate conoscere tra i popoli le sue imprese”. E’ lo scopo della nostra consacrazione, fare conoscere a tutto il mondo le imprese di Dio. Le imprese di Dio si riassumono tutte nella impresa, in cui ha dispiegato la potenza della sua forza, per fare ritornare tra i vivi colui che era morto: il Figlio suo. La stessa potenza, il Padre la impiegherà nei nostri confronti, per farci passare dalla morte alla vita, proprio attraverso le Scritture e l’Eucaristia. Questo noi dobbiamo testimoniare molto.
Gli apostoli sono stati testimoni della risurrezione di Gesù. Noi dobbiamo essere nel mondo, per la nostra missione, testimoni della risurrezione di Gesù. Che cosa significa? Significa che il mondo deve accorgersi: che noi siamo figli di Dio, che noi siamo dei risuscitati, che noi siamo dei liberati, che noi siamo delle creature buone, che in noi non c’è più il fermento dell’ingiustizia e della malizia, ma l’azzimo della sincerità e della santità.
Noi dobbiamo essere davanti al mondo, la testimonianza di una vita nuova: di gente che ha coscienza di essere passata da una vita a un’altra vita più bella, di gente che ha la gioia di vivere questa vita di gente che porta intorno la gioia di questa vita. Il cristianesimo sarebbe più credibile se i cristiani dessero la testimonianza di credere sinceramente; di essere dei “liberati”, di essere degli scampati dalla morte, di essere dei vivi perché partecipano alla resurrezione del vivente che é nostro Signore Gesù Cristo.
La nota di gioia, di letizia, di contentezza, di soddisfazione, deve caratterizzare la vita di chi ha scoperto Dio attraverso la Scrittura e l’Eucaristia. Di fronte a un mondo che é avido di gioia o di piacere e non li trova, che guarda a noi che professiamo di aver rinunciato a tutto ciò che egli cerca, che ci osserva se siamo contenti della nostra rinuncia, che scruta se la nostra rinuncia é motivo di gioia, che vuole sapere se la nostra gioia si mantiene sempre, anche quando non ci sono motivi umani, soprattutto quando non si sono motivi umani. Noi dobbiamo far conoscere le imprese di Gesù, e come Gesù ci abbia risuscitato col suo sangue.
Bari, incontro con le suore dell’istituto Preziosissimo Sangue. Scrive per loro sulla rivista: La devozione e le devozioni dopo il concilio.
OM 76 Suore 1967