quaderni Via Verità e Vita n 22 EP Aprile 1969 ” Eucaristia e Catechesi”
Premessa
La riflessione teologica e il magistero in questi ultimi tempi hanno liberato il mistero eucaristico da un certo staticismo in cui lo aveva costretto un determinato tipo di teologia e una concezione individualista della vita cristiana. Anche questa è una conseguenza di un ritorno alla Bibbia e alla Liturgia, le quali ci fanno accostare le realtà salvifiche nella loro dimensione storica e quindi personalistica, dinamica ed esistenziale.
Il mistero eucaristico visto in queste dimensioni dispiega veramente tutta la sua ricchezza di contenuto e di potenzialità salvifica e si impone nella sua rassicurante concretezza di punto focale della storia della salvezza: è il momento forte della sacramentalità della Chiesa, quello dell’impatto della sua concretezza sensibile e della efficienza divina, che rende continua e attuale la storia della salvezza.
Dal mistero trinitario che Dio ci svela attraverso le opere, i gesti, le parole con le quali le divine Persone ci salvano, per arrivare al mistero della Chiesa, « sacramento o segno e strumento dell’intima unione (degli uomini) con Dio e della unità di tutto il genere umano » (LG 1), dobbiamo percorrere il passaggio obbligato del mistero eucaristico.
L’unità delle tre divine Persone è la sorgente e il modello della Chiesa, unità degli uomini con Dio e tra di loro; l’Eucaristia è la pienezza del momento sacramentale del rapporto vitale ed esistenziale della Trinità e della Chiesa.
« Il corpo dato per noi » e « il sangue versato in remissione dei peccati » sono il gesto sublime e il dono sconvolgente di una Persona. Gesù non compie questo di sua iniziativa: adempie l’opera del Padre il quale ama il mondo al punto di « dare » il suo Figlio; lo Spirito Santo ha a suo carico di rendere personale ed effettivo questo dono. Ecco la realtà personale trinitaria e dinamica attuale del mistero eucaristico: il momento della sua celebrazione nella realtà di « segno » del corpo e del sangue del Cristo è attuale, è certificato il dono del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo ed è espresso con la potenza del segno sacramentale; Dio va verso l’uomo, « scende » verso di lui, diventa suo dono al fine di mettere l’uomo in condizione di « ritornare » al suo Dio. Il momento della comunione a Cristo e in lui con tutti i fratelli, per essere associati al suo sacrificio di sommo ed eterno Sacerdote del Padre, ha tutta una serie di antefatti che corrispondono nientemeno che agli avvenimenti di tutta la storia della salvezza.
Questi sono gli spazi in cui si dilata il mistero eucaristico con la sua insondabile ricchezza di rapporti personali in Dio, con Dio e tra gli uomini, di avvenimenti meravigliosi come quelli dell’intervento di Dio nella storia degli uomini e di una smisurata potenza quale è la grazia del Dio nostro Salvatore.
In questa specie di inquadratura del mistero cristiano cerchiamo di delineare alcuni aspetti del rapporto Eucaristia-Chiesa, in particolare la Chiesa che tramite l’Eucaristia è convocata, unificata e costituita, e poi la Chiesa che nell’Eucaristia detiene la sorgente primordiale e il culmine di tutta la sua azione salvifica.
L’eucaristia e la vita della Chiesa
La Chiesa nel piano della esistenza è l’avvenimento verso cui converge tutta la storia della salvezza, è preparata dalle lunghe vicende attraverso cui passa il popolo di Israele, è il nuovo Israele, popolo di Dio, corpo di Cristo e tempio che si edifica nello Spirito santo; accade lungo una peregrinazione, nei limiti dello spazio e del tempo, con alterne vicende di maggiore o minore fedeltà al piano che nel mistero il Padre porta avanti per mezzo del Cristo nello Spirito, fino a che Dio sarà tutto in tutti.
La convocazione e la costituzione del popolo di Dio, la compaginazione del corpo di Cristo, l’edificazione del tempio dello Spirito santo diventano effettivi in virtù del sacrificio di Gesù Cristo. L’Eucaristia è la presenza continuata nella Chiesa del sacrificio della croce, del corpo e del sangue del Signore, morto e risuscitato, è quindi il sacramento dell’unità costitutiva della Chiesa.
E’ decisamente importante cogliere tutta la forza espressiva del segno del sacramento dell’Eucarestia e tutto il dinamismo della sua realtà misteriosa.
E’ il pane vero che il Padre dà ai suoi figli (Gv, 6); è l’unico pane che fa di noi un unico corpo (cf 1 Cr 10, 17); è il corpo di Cristo che compagina in unità di vita le molte membra che siamo noi (cf 1 Cr 12 passim). I discepoli erano stati preparati a entrare nel significato di ciò che stava per accadere sotto i loro occhi dall’emozionante discorso di commiato che precedette la cena… a che siano tutti una cosa sola, come tu sei in me, o Padre, e io in te, affinché anche loro siano una cosa sola in noi… affinché l’amore col quale tu hai amato me sia in loro e io in loro » (Gv 17, 21 e 26).
Il magistero del Concilio è incentrato sul tema della Chiesa e si spinge decisamente nelle profondità del mistero della comunione interpersonale, analogo e partecipe della comunione trinitaria: le divine Persone, l’una riferita all’altra in uno slancio di amore infinito che travalica il loro essere e la loro esistenza per diventare la sorgente e il modello dei rapporti della persona degli uomini, i quali, quando accolgono la proposta di questa nuova e stupenda esistenza, entrano nel vortice della carità di Dio che li proietta verso i fratelli, verso tutti gli uomini e tutto il creato in un impegno di comunione nell’amore.
L’insegnamento del Concilio ha inoltre dato un nuovo risalto alla natura sacramentale della Chiesa, la quale, per divina istituzione è « come un sacramento o segno e strumento dell’intima unione con Dio e della unità di tutto il genere umano » (LG 1); la natura sacramentale della Chiesa ha la sua manifestazione più consistente e la sua capacità vitale più efficiente proprio nel sacramento della Eucaristia: nella celebrazione eucaristica c’è la principale manifestazione della Chiesa (cf SC 4), l’Eucaristia è la fonte e l’apice di tutta la vita cristiana (cf LG 11), i fedeli, cibandosi del corpo di Cristo nella santa comunione, mostrano concretamente l’unità del Popolo di Dio che da questo augustissimo sacramento è adeguatamente espressa e mirabilmente prodotta (ivi).
Il Concilio non separa mai la comunione al corpo di Cristo dalla comunione di carità con i fratelli, nella quale consiste in definitiva la Chiesa. E’ un deciso ritorno alla più autentica tradizione: « Ecclesia facit Eucharistiam, Eucharistia facit Ecclesiam ».
La Chiesa che fa l’Eucaristia è tutto il popolo di Dio, sacerdozio santo, con potestà e compiti ben distinti tra ministri e fedeli; questo compito di tutta la Chiesa chiamata responsabilmente a fare l’Eucaristia con una partecipazione cosciente, attiva e fruttuosa all’azione liturgica, è primario in rapporto alla vita e all’attività della Chiesa (cf LG 11; SC 14), infatti, la stessa Parola di Dio è ordinata alla Eucaristia e da essa prende vigore, e la carità, che segna l’apice della pienezza di vita della Chiesa, ha nella Eucaristia la sua sorgente. L’Eucaristia poi che fa la Chiesa è il segno più espressivo e lo strumento più qualificato del compiersi del Piano di Dio il quale ci salva come Chiesa. L’Eucaristia è il corpo di Cristo dato per noi e il sangue della nuova alleanza; ma dietro questo segno e questo strumento è presente e operante tutta la insondabile ricchezza misteriosa della vita e della esistenza delle divine Persone: questo pane di vita che è la carne del Figlio di Dio, di cui noi dobbiamo mangiare, ci è dato dal Padre, è il dono attuale del Padre; il sangue nel quale abbiamo la remissione dei peccati è ancora un dono nel quale il Padre ci gratifica nel suo Diletto e compie la predestinazione all’adozione di figli; Cristo di cui ci nutriamo è la pietra angolare su cui tutto l’edificio collegato cresce per diventare tempio santo nel Signore (Chiesa), nel quale tutti siamo edificati insieme per essere abitazione di Dio, mediante lo Spirito; poi la presenza e l’azione dello Spirito santo, per mezzo del quale il corpo di Cristo è stato concepito e mediante il quale è stato risuscitato e glorificato, è la realtà più attuale del mistero eucaristico.
L’unica opera del Padre è stata compiuta dal Figlio e ora è posta in esecuzione dallo Spirito; veramente l’Eucaristia è la presenza nella Chiesa del corpo e del sangue del Figlio che il Padre dona e nel quale ricapitola tutti e tutto, vivificato e reso vivificante mediante lo Spirito, il quale fa uno nell’amore infinito il Padre e il Figlio e fa una cosa sola nell’amore divino tutti gli uomini e tutte le creature.
Questo è quanto accade per virtù del mistero eucaristico: non vi è nulla di statico, tutto è personale, vivo, attivo e si svolge in una attitudine di cammino e di attesa finché il Signore verrà. Si leggano in questa prospettiva: Matteo, 11, 25-27, Giovanni, 6, 44; 15; 16; 17; e poi 2 Corinti 5, 1-10 e 1 Corinti 11, 26; non sono dei testi che provano una tesi, è il mistero di una storia che si attua, attraverso un segno stabilito dal Signore, nella sua Chiesa.
Riscoprire l’inscindibile rapporto che intercorre tra il mistero eucaristico e il mistero della Chiesa, mettere in luce l’attualità del compimento del Piano di Dio che si verifica nel mistero eucaristico, dal punto di vista pastorale, equivale alla più grande responsabilità e al più grave dovere a cui impegna il Concilio.
Un pastore della Chiesa del quarto secolo trovava naturale esprimersi in questi termini nella sua catechesi ai fedeli: « Se voi volete comprendere che cosa sia il corpo di Cristo ascoltate l’apostolo che dice: voi siete il corpo di Cristo e le sue membra. Dunque se il corpo di Cristo e le sue membra siete voi, il mistero che voi costituite sta sulla mensa del Signore; è il vostro mistero che voi ricevete. Procurate di essere ciò che vedete coi vostri occhi, riceverete ciò che voi siete » (S. Agostino: sermone 272).
Purtroppo la nostra catechesi è ben lontana dalle premesse da cui si possono dedurre e proporre delle conclusioni così ricche e sostanziose come quelle che s. Agostino offriva ai suoi fedeli. Un popolo di Dio defraudato del midollo della sostanza del suo nutrimento non può sostenere le difficoltà e i pericoli della sua peregrinazione nel deserto di questa vita.
L’eucaristia,le strutture e i compiti della Chiesa
Abbiamo già richiamato l’insegnamento del Concilio sulla natura sacramentale della Chiesa e l’abbiamo particolarmente riferito alla Chiesa che fa l’Eucaristia e all’Eucaristia che fa la Chiesa. Ci proponiamo di completare il discorso sull’Eucaristia, la quale non è soltanto la sorgente e il culmine della vita della Chiesa, ma anche il fondamento delle sue strutture e la sorgente vitale delle efficienze dei suoi compiti salvifici.
Il Concilio Vaticano II in coerenza con la sua ecclesiologia ha esplicitamente affermato quale sia la sorgente della costituzione gerarchica della Chiesa: chi approfondirà l’insegnamento del Concilio eviterà di cadere nel giuridismo insopportabile quanto in forme pseudo carismatiche o in utopistici spiritualismi. La sorgente dei poteri della Chiesa è sacramentale: « la consacrazione episcopale conferisce con l’ufficio di santificare, anche gli uffici di insegnare e governare » (LG 21); come è sacramentale il culmine verso cui tende tutta l’azione della Chiesa, e la fonte da cui promana tutta la forza salvifica: « infatti il lavoro apostolico è ordinato a che tutti, divenuti figli di Dio mediante la fede e il battesimo, si riuniscano in assemblea, lodino Dio nella Chiesa, prendano parte al sacrificio e alla mensa del Signore » (SC 10).
Ora, « tutti i sacramenti, come pure tutti i ministeri ecclesiastici e le opere di apostolato, sono strettamente uniti alla sacra Eucaristia e a essa sono ordinati. Infatti nella santissima Eucaristia è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo, nostra pasqua e pane vivo che, mediante la sua carne vivificata dallo Spirito santo e vivificante, dà vita agli uomini i quali sono in tal modo invitati e indotti a offrire insieme a lui se stessi, il proprio lavoro e tutte le cose create » (PO 5).
Dunque nella Chiesa è lo stesso Cristo che inserisce, attraverso la consacrazione sacramentale, il sacro ministro nel suo sacerdozio e nel sacrificio della sua carne e del suo sangue: « Cristo è sempre presente nella sua Chiesa, e in modo speciale nelle azioni liturgiche; è presente nel sacrificio della Messa… nella persona del ministro; egli che offertosi una volta sulla croce, offre ancora se stesso per il ministero dei sacerdoti » (SC 7).
Il Sommo Pontefice è costituito capo della Chiesa universale, i Vescovi in comunione fra loro e col loro capo presiedono con i poteri che ricevono dal Signore alla loro Chiesa particolare e i Presbiteri come rappresentanti del loro Vescovo guidano le comunità locali; essi sono inviati da Cristo, come Cristo è stato inviato dal Padre (cf Gv 20, 21), ma come Cristo inviato dal Padre vive per il Padre, così questi inviati da lui vivono anch’essi per lui, dal momento che mangiano la sua carne e bevono il suo sangue (cf Gv 6,56-57) e hanno ricevuto l’ordine di ripetere i gesti e le parole della cena del Signore (cf Lc 22, 20).
Nella Chiesa esiste una struttura gerarchica perché Cristo assume, uomini tra gli uomini, i suoi ministri e i dispensatori dei misteri di Dio (1 Cr 4, 1; cf 2 Cr 5, 11-21) e li associa con la consacrazione sacramentale al suo ufficio di profeta, sacerdote e re, che ha avuto il suo compimento sulla croce ed è attuale nella Chiesa nel mistero della Eucaristia.
Trascriviamo alcuni testi significativi del Concilio dove i rapporti tra uffici gerarchici ed Eucaristia trovano una chiara indicazione: lasciamo alla riflessione dei lettori il compito di un adeguato approfondimento.
« I1 Vescovo insignito della pienezza del sacramento dell’ordine è l’economo della grazia del supremo sacerdozio; specialmente nell’Eucaristia, che offre egli stesso e che fa offrire e della quale la Chiesa continuamente vive e cresce… in ogni comunità che partecipa all’altare, sotto la sacra presidenza del Vescovo viene mostrato il simbolo di quella carità e unità del corpo mistico, senza la quale non può esserci salvezza » (LG 26).
I Vescovi « mettano in opera ogni loro sforzo, perché i fedeli, per mezzo della santissima Eucaristia conoscano sempre più profondamente e vivano il mistero pasquale per formare un corpo più intimamente compatto, nell’unità della carità di Cristo » (CD 15).
« L’Eucaristia si presenta come fonte e culmine di tutta la evangelizzazione, così che i catecumeni sono introdotti poco a poco alla partecipazione dell’Eucaristia, e i fedeli, già segnati dal sacro battesimo e dalla confermazione, sono pienamente inseriti nel corpo di Cristo per mezzo della Eucaristia » (PO 5).
Gesù Cristo « prima di offrirsi vittima immacolata sull’altare della croce pregò il Padre per i credenti dicendo:-perché tutti siano una cosa sola, come Tu, o Padre sei in me ed io in te, anch’essi siano uno in noi così che il mondo creda che tu mi hai mandato-, e istituì nella sua Chiesa il mirabile sacramento della Eucaristia, dal quale l’unità della Chiesa è significata e prodotta » (UR 2).
« Gli uomini, rinati mediante la Parola di Dio, sono con il battesimo aggregati alla Chiesa, che, in quanto corpo del Verbo incarnato, riceve nutrimento e vita dalla Parola di Dio e dal Pane eucaristico » (AG 6).
« Non è possibile che si formi una comunità cristiana se non avendo come radice e come cardine la celebrazione della sacra Eucaristia, dalla quale deve quindi prendere le mosse qualsiasi educazione tendente a formare lo spirito di comunità » (PO 6).
Il ministero dei Presbiteri è « incentrato essenzialmente sulla Eucaristia, la quale dà alla Chiesa la sua perfezione » (AG 39).
« Nella frazione del pane eucaristico partecipando noi realmente del corpo del Signore siamo elevati alla comunione con lui e tra noi: poiché c’è un solo pane, un solo corpo siamo noi, quantunque molti, partecipando noi tutti di uno stesso pane (1 Cr 10, 17). Così noi tutti diventiamo membri di quel corpo e individualmente siamo membri gli uni degli altri (Rm 12, 5) » (LG 7).
Si faccia caso alla ricchezza di quest’ultima affermazione: « è pure noto a tutti con quanto amore i cristiani orientali compiano le sacre azioni liturgiche soprattutto la celebrazione eucaristica fonte della vita della Chiesa e pegno della gloria futura, con la quale i fedeli uniti col Vescovo hanno accesso a Dio Padre per mezzo del Figlio, Verbo incarnato, morto e glorificato, nella effusione dello Spirito santo, ed entrano in comunione con la santissima Trinità “fatti partecipi della natura divina “; perciò, per la partecipazione dell’Eucaristia del Signore in queste singole Chiese, la Chiesa di Dio è edificata e cresce, e con la concelebrazione si manifesta la loro comunione » (UR 15).
L’eucaristia e la chiesa particolare
Certe affermazioni possono colpire e sembrare esagerate. Abbiamo indicato come la più grave delle responsabilità che il Concilio ci affida quella di tradurre pastoralmente il rapporto Chiesa – Eucaristia e il conseguente dinamismo salvifico. Questa responsabilità è grave in quanto coincide con la concretezza immediata della esistenza della vita cristiana. E’ un fatto che è sempre stato presente nelle nostre preoccupazioni pastorali e che si manifestava nel valutare il livello della efficienza di una comunità parrocchiale dal numero delle comunioni eucaristiche. E’ un termine che sarà sempre valido, ma a una condizione: che le comunioni eucaristiche, come sarebbe nella natura delle realtà salvifiche, siano altrettante comunioni ecclesiali.
All’inizio abbiamo parlato di un certo isolamento del mistero eucaristico; dobbiamo dire che è di conseguenza un dannoso impoverimento.
La Chiesa che fa l’Eucaristia e l’Eucaristia che fa la Chiesa non è un principio dottrinale, è un fatto che accade tutti i giorni, ma che accade soltanto nell’ambito di una comunità locale. E’ qui, in questo contesto dove si celebra la Eucaristia, che si compie la meravigliosa storia di Dio che salva gli uomini qui il Padre ci ama al punto di dare a ognuno il pane che è suo Figlio; qui il Figlio ama il Padre e si offre a lui in un sacrificio di riconciliazione e si dona a noi perché ci ama; qui lo Spirito santo porta a compimento, in modo sacramentale, il beneplacito dell’amore infinito di Dio, che non ci vuole santificare, salvare individualmente, senza alcun legame tra noi, ma volle costituire di noi un sol popolo, che lo riconoscesse nella verità e fedelmente lo servisse (cf LG 9).
E’ incalcolabile il danno che deriva dall’ignorare e dal dimenticare che la celebrazione eucaristica- pienamente partecipata con la comunione sacramentale-ha come fondamento l’attualità dell’opera salvifica delle divine Persone e come fine l’edificazione e l’incremento della Chiesa, sia all’interno che all’esterno, in un impegno di santità, in un senso di responsabilità missionaria, nello atteggiamento dell’attesa escatologica.
Noi riteniamo che l’Eucaristia sia perciò la via per scoprire la Chiesa locale, per definirla nel modo più autentico e per cogliere il punto nevralgico del rinnovamento di tutta la Chiesa.
Non si rinnova la Chiesa universale se non la si concepisce come Cristo l’ha istituita, cioè come « comunità che partecipa all’altare, sotto la sacra presidenza del Vescovo, dove viene offerto il simbolo di quella carità e unità del corpo mistico, senza la quale non può esserci salvezza. In queste comunità, anche se piccole, disperse e povere, è presente Cristo, per virtù del quale si raccoglie la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica. Infatti la partecipazione del corpo e del sangue di Cristo altro non fa, se non che ci mutiamo in ciò che prendiamo » (LG 25).
Il Concilio ci dice, senza esitazioni, che dobbiamo essere « convinti che c’è la principale manifestazione della Chiesa nella partecipazione piena e attiva di tutto il popolo di Dio alle medesime celebrazioni liturgiche, soprattutto alla medesima Eucaristia, alla medesima preghiera, al medesimo altare cui presiede il Vescovo circondato dal suo presbiterio e dai suoi ministri » (SC 41).
E di seguito: « poiché il Vescovo non può presiedere personalmente sempre e dovunque l’intero suo gregge, deve costituire delle assemblee di fedeli, tra cui hanno un posto preminente le parrocchie organizzate sotto la guida di un pastore che fa le veci del Vescovo: esse infatti rappresentano a loro modo la Chiesa visibile stabilita su tutta la terra » (ivi 42).
E al fine di evitare equivoci teniamo ben presente quest’altra affermazione: « uno è costituito membro del corpo episcopale in virtù della consacrazione sacramentale e mediante la comunione gerarchica col capo del collegio e con le membra » (LG 22).
Questi pochi testi ci permettono di individuare un certo itinerario per concepire rettamente la Chiesa come comunione gerarchica che nasce dalla comunione eucaristica: nelle comunità locali esiste una manifestazione della Chiesa nella celebrazione eucaristica presieduta dal sacerdote, che fa le veci del Vescovo; nella Chiesa particolare c’è la principale manifestazione della Chiesa intorno all’altare cui presiede il Vescovo; il Vescovo è membro del corpo episcopale a un duplice titolo: perché è consacrato e perché è in comunione con le membra del collegio a cui presiede il successore di Pietro.
Il mistero eucaristico è il segno di quella carità e unità del Corpo mistico senza la quale non c’è salvezza.
Il mistero eucaristico è operante nella Chiesa con la celebrazione liturgico -sacramentale.
Chi presiede la celebrazione eucaristica è il Vescovo in virtù della sua consacrazione sacramentale e i Presbiteri, in quanto fanno le veci del Vescovo, lo rendono presente e operano a suo nome.
Le comunità locali costituiscono una sola Chiesa particolare perché partecipano a un’unica Eucaristia celebrata da un unico presbiterio che, a sua volta, partecipa all’unico sacerdozio di Cristo, della cui pienezza è insignito il Vescovo « economo della grazia del supremo sacerdozio » (LG 26).
Le Chiese particolari sono l’unica Chiesa di Cristo per la comunione dei membri del corpo episcopale, al cui vertice presiede, con la pienezza dei poteri, il Vescovo di Roma.
Esiste un’unica comunione eucaristica ordinata a una comunione ecclesiale che ha, per così dire, due tempi, uno nella Chiesa particolare, l’altro nella Chiesa universale: la prima fa capo al Vescovo, la seconda fa capo al Vicario di Cristo per la comunione collegiale e per il ministero dei Vescovi.
Queste linee necessariamente schematiche indicano la via per una teologia e una pastorale della Chiesa particolare, che ha il suo punto di partenza nel mistero eucaristico e nel ministero liturgico. Il discorso perciò è solo avviato.
CARLO FERRARI Vescovo di Mantova
ST 220 Eucaristia Chiesa 69
Stampa: Via Verità e Vita n 22 EP.” Eucaristia e Catechesi” -Aprile 1969 – Il mistero eucaristico e la Chiesa particolare-