Seminario, ore 18 -27 febbraio -1977, incontro con il “gruppo famiglia”
E‘ la prima volta che avviene l’incontro tra il vescovo ed i gruppi famigliari sparsi in diverse parrocchie della nostra diocesi. E’ un incontro che dà gioia al cuore del vescovo, poiché può pensare e credo che sia legittimo pensare che quando si semina c’è qualcuno che raccoglie il seme e lo fa fruttificare nel proprio cuore. Non è un segreto che la prima preoccupazione del vescovo è stata l’impegno di mettere la famiglia al centro della sua azione pastorale, perché la famiglia è espressione concreta e vivente della chiesa, perché nella famiglia si realizzano gli elementi essenziali della vita della chiesa.
Se la chiesa, a sua volta, vuole diventare una realtà vivente non può fare a meno della realtà della famiglia, dove l’amore sta al centro della convivenza primordiale naturale di tutta la convivenza umana, dove la fecondità non soltanto quella dei figli ma anche quella della crescita dei valori umani, trova l’ambiente più adatto, più conforme alla natura dell’uomo e della donna.
Queste cose le avete sentite, le approfondite e cercate di viverle nell’ambito della vostra famiglia e provate a farle entrare nelle famiglie che incontrate sulla vostra strada quasi per un contagio naturale. Una famiglia che s’impone per la sovrabbondanza dell’amore felice tra i suoi componenti e per la ricchezza di elementi umani che crescono in essa, non può non contagiare anche le altre famiglie. Se mi permettete un’espressione poco felice ma significativa, vi dico: la vita cristiana, il vangelo, si propagano proprio per contagio.
Ma noi facciamo questo incontro all’inizio della quaresima.
L’amore vicendevole tra i membri della famiglia è un valore altissimo, é tra le cose belle della vita umana, il più bello. I valori che si possono sviluppare in questo ambiente, come il valore della crescita umana per l’aiuto vicendevole che si danno i coniugi, per l’aiuto che i genitori danno ai figli, sono tra le cose più preziose e più belle che ci sono nel mondo.
Questa ricchezza di vita umana, che deriva dalla redenzione compiuta da nostro Signore Gesù Cristo, che ha amato la sua chiesa donando se stesso per farla bella, ricca e feconda, non può sottrarsi alla legge comune della vita cristiana. I valori della famiglia sono valori altissimi e preziosi, ma vanno sviluppati e maturati attraverso la legge comune della vita cristiana.
Siamo all’inizio della quaresima e incontriamo nostro Signore Gesù Cristo nel deserto a digiunare, a fare penitenza. Quella di nostro Signore Gesù Cristo é una penitenza grande. Quella di Gesù è una preghiera prolungata che lo prepara alla vita pubblica. Dobbiamo dire come insegna il vangelo, che é una penitenza, che é una preghiera che lo prepara ai momenti più difficili della sua esistenza, particolarmente al momento in cui dovrà dire: “Non la mia, ma la tua volontà sia fatta”; ” =Tutto è compiuto”
Voi capite dove ci vogliono portare queste parole. Quelli della famiglia sono valori belli, preziosi, insostituibili, ma non possono sottrarsi alla legge della croce, alla legge della penitenza, quasi a dire che, se nell’ambito della convivenza famigliare si escludono la mortificazione, la rinuncia a se stessi, la croce, non potrà mai esserci una famiglia cristiana, e poi non si potranno mai realizzare quei valori che nostro Signore Gesù Cristo ha preparato per la chiesa.
Voi avete esperienza. Voi potente insegnare a me. A me tocca ricordare questa legge, questa condizione perché tutti viviamo in una situazione di peccato. Tutti viviamo in un ambiente dove il peccato si insinua, dove le tentazioni del diavolo sono molteplici. Il diavolo ha molti strumenti in suo potere. Nelle sue mani è stata messa la potenza Dio di dominare questo mondo sotto il segno del peccato. Il demonio può arrivare dappertutto. Allora dobbiamo ricordare l’ammonimento di Gesù “Questi demoni si scacciano con il digiuno e con la penitenza”.
Non meravigliatevi se in certi giorni, in certe ore, il marito è una croce per la moglie e la moglie è una croce per il marito e i figli sono la croce e la delizia della vostra esistenza. Non meravigliatevi se ci sono dalle preoccupazioni economiche od altre. Preoccupatevi che non prendano il sopravvento su ciò che è essenziale. A volte si può oscurare la visione dei valori, si può non vedere la loro giusta gerarchia e lasciarci prendere da preoccupazioni che non sono quelle di nostro Signore Gesù Cristo, che non corrispondono alle vere esigenze della nostra natura e della nostra vita.
Queste cose semplicemente ve le ripeto. Ve le annunzio dall’altare e, annunziandole dall’altare non faccio solo degli ammonimenti. Attraverso il mio ministero che sarà completato con la celebrazione della Eucarestia, vi comunico la grazia di nostro Signore Gesù Cristo che é il dono dello Spirito, che avete ricevuto proprio nel matrimonio.
Comunemente si pensa che il dono dello Spirito si riceve il giorno del battesimo, della cresima, della ordinazione sacerdotale. Il dono dello spirito, che ha il compito di diffondere l’amore nei cuori, è dato in un modo singolarissimo ed unico a coloro che ricevono il sacramento deI matrimonio. Perciò con l’annuncio della parola di Dio e la celebrazione eucaristica noi abbiamo la garanzia della presenza dello Spirito, che ci sostiene e non permette che soccombiamo alle tentazioni che ci possono venire dal diavolo.
Quella che vi rivolge il vescovo è una parola di conforto e di compiacimento per quello che fate, é un’esortazione perché la vostra attività sia costante, si allarghi e dia quei frutti che può dare per il bene della nostra chiesa mantovana.
OM 535 Famiglia 77
Seminario, ore 18 -27 febbraio -1977, incontro con il “gruppo famigliari”