Parrocchia di San Pio X – Domenica 23 settembre 1968
Carissimi, molti di voi che vi trovate in chiesa, accolti dai vostri sacerdoti, che avete già avuto la gioia di ricevere la prima comunione tanti anni fa, ricordatevi che é stato san Pio X a volere questo.
Voi piccoli dovete volere bene a san Pio X. Egli che capiva bene le cose del Signore, sapeva che Gesù vuole bene ai piccoli e sapeva che i bambini hanno bisogno di qualcuno che qualifichi l’amore. A voi bambini molte persone vogliono bene. Vogliono bene ai bambini i papà, le mamme, le zie, i maestri, ma sono persone più grandi di voi. Gesù é uno come voi, che comprende le vostre cose. A Gesù potete dire ogni cosa con tutta libertà.
Oggi, voi siete molto impertinenti e dite con facilità tutto quello che pensate al papà e alla mamma, però ci sono delle cose che non riuscite a dire neppure al papà e alla mamma. Avete perciò bisogno di un amico. San Pio X che sapeva questo vostro bisogno vi ha dato la possibilità di incontrare e di conoscere Gesù proprio nel momento della santa comunione che è l’espressione più forte della sua amicizia per voi. Per questo voi dovete volere bene a san Pio X, dovete essergli riconoscenti, dovete essere contenti di appartenere alla parrocchia di san Pio X e potete anche pensare che san Pio X abbia una predilezione per voi.
Adesso faccio la predica ai papà e alle mamme. Bisogna farne due e il parroco é molto contento che io faccia due prediche, così potrà dire che qualcuno è più lungo di lui. Miei cari, questa mattina, proprio perché in mezzo a voi c’é la persona del vescovo – non importa chi sia il vescovo- accade qualche cosa di veramente grande per le nostre persone: per la mia persona, per la persona dei miei sacerdoti, per ciascheduno di voi.
Noi con questa celebrazione verifichiamo, certifichiamo delle condizioni veramente straordinarie di salvezza, di grazia, quindi di sicurezza spirituale, di conforto, di godimento, perché il Concilio con insistenza ci ha richiamato una grande verità. Sapete che il Concilio Vaticano Secondo é stato il concilio che ha illuminato il mistero della chiesa. Dice il Concilio che non c’é una manifestazione più piena della vita della chiesa, di quella in cui la comunità dei fedeli si raccoglie intorno al vescovo che celebra la liturgia della parola e dell’eucaristica, circondato dai suoi sacerdoti. Quindi, mai c’é una espressione e un’attuazione della chiesa, più concreta come in questo momento nella vostra parrocchia.
Qui c’é tutto quello che ha voluto nostro Signore Gesù Cristo: c’é la sua presenza in mezzo al popolo credente; c’é la sua parola, c’é l’Eucaristia, il suo sangue e la sua carne dati per noi, ci sono i battezzati che stanno insieme uniti nel vincolo della fede e della carità. In una parola, c’é tutto quello che ha voluto nostro Signore Gesù Cristo per la costituzione della chiesa, ma di là da queste cose e di queste persone: di là dal vescovo, di là dalla eucaristia, di là dal sacramento della penitenza, di là dai sacerdoti, di là dalla parola stessa di Dio, c’é qualche cosa che trascende tutto, c’é Qualcuno che é più importante. c’é qualcuno che si serve di tutte queste realtà: i credenti, il vescovo, i sacerdoti intorno all’altare col Vescovo, i confessori, l’eucaristia, il vangelo, per compiere l’opera della salvezza in un atto infinito di amore.
Questo qualcuno é il Padre nostro che sta nei cieli, che é qui in mezzo a tutti i sui figli e qui ha la sua dimora come un tempo l’aveva nella tenda del popolo di Israele peregrinante nel deserto o nel tempio di Gerusalemme, e qui la manifesta nel Figlio suo fatto uomo per la nostra salvezza.
Quando durante questa liturgia noi diremo tutti insieme: “Padre nostro che sei nei cieli”, dobbiamo pensare che abbiamo in mezzo a noi il Padre che ci ama infinitamente, e che ci dà il suo figlio Gesù perché avvengano tutte le condizioni che ho detto. Dobbiamo pensare che c’é in mezzo a noi nostro Signore Gesù Cristo nel mistero ma nei segni sicuri ai quali egli, con la fedeltà della sua parola di Figlio di Dio, ha legato la sua presenza e il suo amore, per la nostra salvezza. Dobbiamo pensare che in mezzo a noi sotto tutte queste realtà che abbiamo ricordato, c’é lo Spirito Santo, e che lo Spirito Santo é nelle nostre menti per aprirle al senso della verità del vangelo che giunge alle nostre orecchie nella celebrazione della parola di Dio; ed é nei nostri cuori per sollecitare la risposta alla parola di Dio e per donarci la capacità di volere bene.
Noi abbiamo incominciato la celebrazione nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo non sono lontani, sono qui perché noi verifichiamo tutto quello che ha stabilito nostro Signore Gesù Cristo, perché le Divine Persone siano in mezzo a noi e compiano la nostra salvezza.
E qui, guardate, c’è l’altare, c’è l’eucaristia, c’è il sacerdote, c’è la confessione, c’è il vescovo che prende veramente pienezza di senso quando noi, – per l’azione che compie il Padre donandoci il Figlio suo, – per l’azione dell’amore infinito di Gesù Cristo che si offre in sacrificio e in cibo per noi, – per l’azione dello Spirito Santo che ci illumina e ci sostiene e ci rende capaci di amare: siamo una cosa sola, siamo una sola famiglia di figli di Dio, siamo quelli che si distinguono come discepoli di nostro Signore Gesù Cristo perché si vogliono bene a vicenda, siamo quelli che si amano e devono tendere ad amarsi come Cristo ci ha amato e, avendoci amato, ha dato tutto se stesso per noi.
Gesù dà tutto se stesso per noi, quindi, ognuno di noi dovrebbe essere tutto per i propri fratelli, ognuno di noi dovrebbe uscire dal proprio egoismo per un atto di amore per gli altri. Quante volte lo verificate nella vostra esistenza, miei cari? Quante volte un marito che é veramente marito dimentica se stesso ed é tutto della sua sposa? Quante volte una sposa dimentica tutta se stessa ed é tutta per il proprio sposo? Quante volte papà e mamma sono veramente genitori e dimenticano tutto se stesso per i propri figlioli?
Capite in che cosa consiste l’amore che ci ha dimostrato nostro Signore Gesù Cristo? Capite dove ci vuole portare l’azione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo? Ci vuole portare a volerci bene.
In questo volerci bene sta la chiesa di nostro Signore Gesù Cristo. In questo volerci bene sta tutta la pienezza del potere, che Gesù Cristo ha dato a quelli che ha costituito colonne della sua chiesa, perché diventino gli operatori della carità in mezzo ai credenti di nostro Signore Gesù Cristo. Avete ascoltato il motivo per cui Pietro é diventato capo della chiesa, il motivo per cui Pietro é diventato il segno della chiesa.
E’ diventato capo della chiesa e segno della chiesa di nostro Signore Gesù Cristo perché ha saputo rispondere, benché con imbarazzo e perciò con umiltà, a Gesù: tu sai che ti voglio bene.
Uno di questi operatori della carità, in mezzo ai credenti di nostro Signore Gesù Cristo, é stato san Pio X.
San Pio X é stato un operatore della carità in un modo eroico e totale quando ha dato tutto se stesso per impedire una guerra, perché non prevalesse l’odio, ma trionfasse l’amore, perché ci fosse l’unità tra i suoi figli, perché ci fosse la comunione nella carità in quelli che credono in nostro Signore Gesù Cristo. Sappiamo che ha unito la sua preghiera a quella di Gesù in procinto di dare tutto se stesso sulla croce, perché tutti siano una cosa sola. Sappiamo che il Signore ha accolto la sua esistenza proprio alla vigilia della grande guerra.
Miei cari, buona festa in mezzo alla vostra comunità parrocchiale, cercando di realizzare l’unione della carità fra di voi, che é la chiesa voluta da Gesù; pensando la celebrazione di questa mattina e ricordando chi è stato san Pio X.
OM 148 San Pio X 68 – Domenica 23 settembre 1968