Duomo 1974 memoria di san Carlo Borromeo
Miei cari, avete fatto caso alla preghiera che ci accoglie questa sera nella celebrazione liturgica della memoria di san Carlo Borromeo? Dice all’incirca così: conserva nella tua Chiesa e conferma, o Dio nella tua Chiesa lo spirito che hai dato a san Carlo, perché la Chiesa con il suo comportamento e con le sue opere manifesti, rispecchi chiaro e autentico il volto di Cristo. Poi le letture bibliche hanno richiamato la figura del buon pastore.
Lo spirito che ha animato san Carlo Boromeo è lo spirito del buon pastore, spirito che secondo l’invocazione che tutti quanti abbiamo innalzato al Signore, desideriamo rimanga nella Chiesa, perché come nella persona di san Carlo Borromeo rifulse in qualche modo l’immagine di Gesù Cristo pastore, così nei pastori della nostra chiesa mantovana e in tutti i componenti della chiesa mantovana sia evidente questo spirito che é – lo possiamo vedere in Gesù Cristo – spirito di preghiera, spirito di evangelizzazione, spirito di dedizione.
Il buon pastore o il pastore della chiesa non è né il vescovo né il papa, né i sacerdoti. Il buon pastore nella chiesa é Gesù Cristo. Il pastore delle anime nostre è uno ed unico. Noi che partecipiamo del sacerdozio e del ministero sacerdotale di nostro Signore Gesù Cristo siamo più impegnati ad abbeverarci del suo Spirito.
Gesù è stato, lui personalmente, il buon pastore e che cosa ha fatto Gesù? Passiamo dall’immagine alla realtà, dalla figura alla persona. Gesù pastore delle anime nostre, soprattutto ha pregato il Padre per noi. La prima attività di nostro Signore Gesù Cristo é pregare il Padre. Dobbiamo sempre ricordarlo e tenerlo dinanzi a noi ben chiaro per non lasciarci confondere dalle proporzioni che prendono altre attività presentate dai vangeli.
Dobbiamo guardare nel vangelo l’insistenza con cui gli evangelisti ci richiamano il fatto di Gesù che prega: Gesù che prega ininterrottamente, Gesù che insegna che si deve pregare ininterrottamente, Gesù che passa le sue notti in preghiera, Gesù che si allontana dalla folla anche quando la folla lo cerca, anche quando la folla lo reclama, anche quando la folla ha bisogno di lui. Gesù si stacca dalla folla, si ritira e s’immerge nella preghiera, perché il buon pastore deve pensare alla salvezza delle sue pecore e la salvezza viene da Dio.
La salvezza viene dal Padre e Gesù Cristo è il pontefice eterno che implora questa salvezza dal Padre per mezzo della sua preghiera, quella preghiera che culminerà sul calvario, dall’alto della croce. Gesù é il buon pastore che va in cerca delle pecorelle. Si può dire che passa in tutti i villaggi della Palestina, della sua terra e che va anche oltre i confini della sua terra a portare la lieta novella, il buon annuncio della salvezza a tutti. La buona novella è l’annuncio: che Dio vuole salvare gli uomini, che Dio vuole fare degli uomini i suoi figli, che Dio manda il suo figliolo perché gli uomini abbiano la vita nuova dei figli di Dio, che Dio manda il suo Figliolo affinché il suo Figliolo dia se stesso in redenzione, in salvezza, in riscatto per tutti gli uomini.
Ma c’é un terzo elemento che, ci dice che Gesù è veramente il nostro pastore. La Scrittura Sacra, nell’Antico Testamento come nel Nuovo Testamento, ha un confronto tra il pastore mercenario e il buon pastore. Il pastore mercenario cerca il proprio interesse. Il buon pastore vero, invece, dà la vita per le sue pecore. Gesù dà la sua vita. Nella lettura del Vangelo fate caso con quale insistenza Gesù dice: Io offro la mia vita; nessuno me la toglie ma la offro da me stesso. Cerchiamo di comprendere. Gesù non é costretto ad andare alla morte, non è detto che i suoi nemici siano più forti di lui e che possano costringerlo alla morte. E’ lui che si offre alla morte per la nostra salvezza. Questo è il buon pastore. Noi abbiamo pregato che questo spirito del buon pastore e lo spirito di preghiera che si è manifestato in San Carlo, continui nella chiesa.
Quante raffigurazioni di san Carlo abbiamo nelle nostre chiese, specie nelle chiese di Lombardia, dove san Carlo è in atteggiamento di preghiera, preghiera assidua, preghiera prolungata per sé e per il suo gregge, preghiera per le anime che gli sono affidate! Quale esempio per noi! Quale indicazione per noi, ci viene da questo santo che ha avuto un’importanza decisiva per la storia dei cristiani nella chiesa nell’Italia settentrionale! Sapeste come sono diverse le condizioni della vita pastorale tra Italia settentrionale, quella centrale e quella meridionale! Perché? Perché ci sono state delle persone, i santi, che animati dallo Spirito di nostro Signore Gesù Cristo sono stati sensibili allo Spirito che guidava la Chiesa in quei tempi, i secoli del concilio di Trento.
San Carlo si preoccupa moltissimo perché le disposizioni del concilio di Trento siano assunte. In altre parti dell’Italia le disposizioni del concilio di Trento incominciano con il codce del diritto canonico del 1918! Vuol dire tanto la presenza di un santo! Vuol dire tanto la fedeltà di un santo al modello dei pastori, che è Gesù Cristo. Vuole dire tanto la fedeltà alla preghiera. Vuol dire tanto dire la decisione di evangelizzare il popolo del proprio tempo.
Andrebbe conoscerli tutti i tempi della storia. Tutti i tempi della storia hanno i loro lati oscuri e i lati meno oscuri. Certamente i tempi di san Carlo avevano lati veramente oscuri specialmente per la vita ecclesiastica. E’ quasi inconcepibile come un uomo in pochi anni abbia potuto percorrere tanta strada dagli estremi confini del Canton Ticino agli estremi contini ovest della Lombardia, per portare la sua opera affinché il concilio fosse applicato. Fu instancabile nella sua dedizione perché il messaggio di nostro Signore Gesù Cristo nella sua purezza e nella sua integrità fosse portato a tutti.
E poi, naturalmente nell’impegno di quest’attività c’è il dono di se stesso in conformità a nostro Signore Gesù Cristo. Ognuno di noi che è configurato a nostro Signore Gesù Cristo sacerdote a nostro Signore Gesù Cristo pontefice, è configurato alla sua morte e alla sua croce e allora non deve guardare a se stesso, non deve guardare a quello che riguarda la sua persona, la sua salute, il suo tempo ma deve mettersi a disposizione di Gesù Cristo e dei propri fratelli e come nostro Signore Gesù Cristo, dare la propria vita giorno per giorno momento per momento.
Fratelli miei, cari sacerdoti, cari fedeli, voi siete qui stasera perché avete un vescovo che si chiama Carlo. E’ un impegno questo nome oltre che l’ufficio. Allora voi capite che a vostra volta, avete l’impegno di pregare per il vostro vescovo, perché non é facile essere uomini di preghiera, perché non é facile essere disponibili per l’ascolto e l’annuncio della Parola di Dio fino in fondo, perché non é facile dire sempre di sì in ogni circostanza in cui si presenta la croce di nostro Signore Gesù Cristo, non quella da portare sul petto, ma quella da portare sulle proprie spalle che sono sempre fragili e deboli.
Ecco, io così semplicemente, confidenzialmente mi affido alla vostra comprensione, alla vostra preghiera mentre vi dico tutta la mia gratitudine perché voi mi circondate d’affetto.
OM 512 San Carlo 74