Volta Mantovana Domenica 27 Ottobre ore 10 – Cresima
Se non sentite per lo meno vedete, e vedere è già una grande possibilità, anzi, una possibilità più grande di quella di udire perché, vederla una persona, guardarla in faccia, specialmente negli occhi, è capirla, è penetrarla, è leggere ed intendere tutto quello che porta dentro di se. Ma, quando insieme agli occhi possono funzionare anche le orecchie è meglio. Allora si comunica con più facilità, anche se non con la stessa intensità, quello che portiamo dentro di noi.
Che cosa prova il vescovo che questa mattina è entrato per la prima volta nella vostra chiesa? Prova un grande sentimento di gioia per incontrare una comunità parrocchiale attenta, accogliente, aperta alla parola del Signore, alla sua grazia e alla bontà e alla carità cristiana. Veramente questa mattina mi trovo come un padre in mezzo ai propri figlioli, come un padre di una paternità singolare, unica, che viene come quella naturale dall’azione creatrice di Dio. Dio non ha creato soltanto le cose che percepiamo con i nostri sensi.
Dio ha creato il mondo più importante, più decisivo al quale noi, creature umane, partecipiamo in un modo singolare: il mondo dello spirito, quindi il mondo del pensiero, il mondo dei sentimenti, delle intenzioni, delle scelte, delle decisioni, degli impegni della nostra vita spirituale che viene da Dio stesso. E, in questo mondo dello Spirito, Iddio che lo ha creato, ha inserito delle realtà nuove di cui l’uomo aveva bisogno proprio per salvarsi e per salvare queste realtà.
Miei cari, io mi rimetto, oltre che richiamarvi alla vostra esperienza. Vedete come i nostri pensieri sono sballottati da una parte e dall’altra; Vedete come i nostri giudizi e le nostre scelte possono cambiare da un momento all’altro; Vedete come le nostre decisioni molte volte sono indecisioni; Vedete come il nostro impegno, i nostri propositi -non è necessario riferirci ai propositi dei nostri bambini – di persone adulte hanno una durata così limitata nel tempo e nelle possibilità.
Questo è il segno della nostra debolezza, questo è il segno dei nostri limiti, questo è il segno che ci manca qualche cosa per essere noi stessi, per essere come vorrebbero i nostri pensieri, per essere come vorrebbero i nostri sentimenti, per essere come vorrebbero le nostre decisioni, i nostri propositi, i nostri impegni. Allora Iddio ci viene incontro appunto per salvarci. Per salvarci attraverso un’azione singolare, unica, che è quella istituita da lui in mezzo agli uomini, in mezzo al mondo, nella sua chiesa santa a cui ha dato il potere di insegnare le cose stesse di Dio, di insegnare le cose che Gesù Cristo, il Figlio di Dio, ha portato agli uomini. Allora siamo sicuri che, quando ci affidiamo al pensiero di Dio, noi ci appoggiamo ad un pensiero retto, valido, che porta certamente al raggiungimento dei nostri interessi veri.
Gesù Cristo comunica agli uomini da parte del Padre per mezzo della sua chiesa, per mezzo del ministero della sua chiesa, – questa mattina per mezzo del ministero del Vescovo- la sua volontà, le sue indicazioni, le vie da percorrere per essere uomini, per essere autenticamente creature umane, le vie per essere autenticamente donne.
Dio per mezzo della sua chiesa ci da delle indicazioni. Ma non solo ci dà le indicazioni. Iddio si mette accanto alla nostra debolezza e, in Gesù Cristo, attraverso il ministero della sua chiesa, ci comunica una vita nuova, una capacità nuova, delle energie soprannaturali: ci comunica quella che noi chiamiamo grazia di Dio.
E’ una sorgente del tutto nuova, di vita nuova che Dio stabilisce in noi per mezzo del magistero della chiesa e che ci rende capaci: di conformare i nostri pensieri ai pensieri di Dio, di conformare la nostra volontà i nostri propositi, di conformare i nostri impegni alla volontà stessa di Dio che ci vuole santi, che ci vuole buoni, che ci vuole veramente le sue creature predilette, che ci vuole figli suoi. Questo lo fa per il ministero della grazia che incomincia ad essere operante in noi dal momento del nostro Battesimo, che si intensifica in noi il giorno della Cresima.
Miei cari, se il vescovo è qui questa mattina in mezzo a voi, se voi siete qui così numerosi, così attenti è perché ci sono i vostri bambini e le vostre bambine che devono essere cresimati. Che cosa significa, devono essere cresimati? Significa, in parole semplici se è possibile, che a questo punto della loro esistenza ricevono un principio di vita più potente per realizzare nella loro esistenza una perfezione di vita cristiana, un aumento di vita cristiana, una maturità di vita cristiana.
Miei cari, non si tratta semplicemente di una cerimonia circa solenne, circa importante. Si tratta di un fatto di vita. I vostri bambini e le vostre bambine, quando li porterete a casa questa mattina, hanno un germe fortificato in se stessi per diventare capaci ad essere veramente perfetti cristiani, soldati di Gesù Cristo, cioè capaci di vincere le battaglie del Signore, capaci di superare il male.
Se questo avviene nei vostri bambini questa mattina, padrini e madrine, papà e mamme, fratelli e sorelle più grandi, lo pensate che è già avvenuto per voi? Che cosa ne avete fatto di quel germe di vita nuova?
Ne avete preso coscienza che esisteva ed esiste nelle vostre persone?
Ne avete coscienza vi è assicurato per mezzo di quello che il catechismo chiama carattere, che è un segno che non si cancella mai, e che perciò la presenza di questo germe di vita è in voi per lo meno latente?
E’ questione di suscitarlo, di accoglierne le energie, di sprigionarne le forze perché diventi operante nella nostra esistenza.
Lo pensate miei cari – ecco qui dove si lega la mia paternità spirituale – vi ho detto a principio: i miei sentimenti sono quelli di una gioia grande perché sono i sentimenti di un padre che si incontra con i propri figli. Il fatto del Battesimo, il fatto della Cresima sono fatti di vita nuova e il vescovo vi si inserisce come strumento per trasmettere una vita nuova che termina alle nostre persone e che diventa l’elemento fondamentale della nostra esistenza di cristiani.
Allora tra me e voi, tra i miei sacerdoti e voi si stabilisce questo rapporto di una paternità spirituale. E, un padre deve tenerci alla vita dei suoi figlioli, il padre deve essere preoccupato della vita dei propri figli, il padre deve essere nella attesa che i propri figli crescano nel segno e nel senso di quella vita che egli ha comunicato strumentalmente e che ci viene da Dio, dal nostro Signore, dal nostro Redentore, da Nostro Signore Gesù Cristo.
Insisto su questo pensiero per non confondere le idee: il momento della Cresima, come lo è per questi piccoli, questa mattina lo è stato per tutti voi e continua ad essere un fatto di vita nuova, un fatto di vita che si aggiunge a quella della carne e del sangue: la vita dello Spirito che ci viene per la redenzione operata da nostro Signore Gesù Cristo attraverso l’azione dello Spirito Santo.
Quali sono le esigenze di questa vita? Questa vita di grazia -come la chiama il catechismo – noi la riceviamo da Dio, e per questo fatto noi siamo figli di Dio. Infatti quando ci rivolgiamo a Lui diciamo: Padre nostro che sei nei cieli e lo diciamo tutti allo stesso titolo, tutti con lo stesso diritto, tutti dalla medesima posizione nei confronti di Dio, piccoli o grandi, dotti o indotti, poveri o ricchi. Almeno davanti a Dio siamo tutti uguali ma,ne viene una conseguenza: che davanti a noi siamo fratelli, non per modo di dire ma – come dice san Giovanni- di fatto siamo fratelli. E, se siamo fratelli che cosa ci deve essere tra noi? Che cosa deve distinguere la nostra condotta? Che cosa deve distinguere il nostro comportamento?
Se siamo fratelli perché figli di un unico padre, dobbiamo volerci bene. Questo volerci bene! Il rispetto per gli altri! Non mettersi al di sopra degli altri! Non servirsi della nostra posizione per dominare sugli altri, per tenere gli altri al nostro servizio! Io vorrei chiedere ad ognuno di voi se avrebbe il coraggio di mettere al proprio servizio un suo fratello o una propria sorella. Senz’altro, io credo,nessuno.
Guardate che i vincoli della vita che ci comunica Iddio sono molto più forti di quelli che contraiamo per una parentela naturale. Allora nessuno deve mettersi al di sopra degli altri. Tutti dobbiamo essere al servizio gli uni degli altri in una carità autentica, in un amore autentico: quello che distingue i cristiani, quello che fa muovere il mondo.
Che cosa manca al mondo oggi? Manca la pace, manca la giustizia, manca il rispetto, manca l’impegno, manca che non ci vogliamo bene. E non sono solo gli Israeliti che non si vogliono bene o quelli dell’estremo oriente. Possiamo essere ognuno di noi. Noi che siamo i seguaci di Gesù dobbiamo distinguerci dagli altri non per che andiamo in chiesa, non perché facciamo la comunione o preghiamo ma, andiamo in chiesa perché ci vogliamo bene e andiamo a Messa perché amiamo stare insieme e abbiamo bisogno di essere aiutati dal nostro Padre a volerci bene, e andiamo a confessarci perché siamo pentiti di non voler bene sufficientemente ai nostri fratelli e per ricevere la grazia d’essere capaci a volerci più bene, e facciamo la comunione per unirci a Gesù Cristo. ed essere animati dal suo amore che è giunto al punto di dare la sua vita per i fratelli.
Se ci distinguiamo per questo e in questo, allora sì, veramente, siamo tutti battezzati e specialmente cresimati, siamo perfetti cristiani e soldati di Gesù Cristo, che hanno a loro capo Cristo Re, che esprime il suo dominio su di noi morendo in croce per amore nostro.
OM 157 Volta Mantovana 68 – Domenica 27 Ottobre -120 cresimandi