in Duomo nel giorno dei morti del 1974
Miei cari, questa liturgia è espressa nel ricordo di un altro luogo sacro che quasi tutti noi oggi abbiamo visitato: il luogo sacro per la presenza delle spoglie di coloro che ci hanno preceduto nella fede.
In questo luogo sacro noi ci troviamo dinanzi alla maestà, alla grandezza, alla potenza e alla bontà del nostro Dio, davanti al quale l’universo è come un granello di polvere, è come la rugiada. Pensate a quest’immagine. L’universo è come una stilla di rugiada. Com’è grande il nostro Dio se l’universo è tanto poca cosa! Eppure Egli ama ogni cosa che ha creato e non la distrugge.
E, tra le cose che Dio ha creato, l’uomo ha una precedenza particolare. Anche quando l’uomo si pone come un avversario davanti a lui, non lo tratta come un avversario ma come la sua creatura prediletta, col desiderio di offrirgli la riconciliazione e di riammetterlo nella sua amicizia.Di perdonarlo.
Ecco. Il nostro Dio è così grande e noi siamo cosa da niente dinanzi a lui, eppure siamo oggetto di un amore infinito. Amore che, sappiamo, esprime in tanti modi. Già in tutto il creato è manifesto l’amore di Dio, perché tutto è fatto per noi, tutto è destinato a noi. Dio non ha bisogno né di pane né di acqua né di altro. Questo che ha creato l’ha creato per la sua creatura prediletta, per la creatura che avrebbe chiamato a partecipare della sua stessa esistenza: a diventare il suo figliolo.
Dio ama concretamente l’uomo. Per l’uomo manda Gesù nel mondo e noi questa sera ci incontriamo con Gesù. Abbiamo letto che Gesù entra in Gerico. Pensiamo a Gesù in uno dei nostri paesi o Gesù che attraversa la nostra città e ad un uomo curioso di vederlo. Non desideroso di seguirlo. Soltanto curioso di vederlo. Gesù che è in cerca di ciò che è perduto, fa un cenno a questo uomo curioso di vederlo: “Zaccheo scendi perché oggi voglio fermarmi in casa tua”. Ecco come si concretizza l’amore di Dio, ecco come raggiunge ogni persona, ecco come ci raggiunge tutti personalmente.
Gli altri, i benpensanti, i religiosi a loro modo, < mormoravano perché Gesù era entrato in casa di un peccatore. Ma, questo incontro di Gesù con Zaccheo è un incontro di salvezza, perché Gesù è portatore di salvezza. Noi dobbiamo pensare che il Figlio di Dio è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto, quindi va in cerca di tutti. Soltanto che bisogna accoglierlo Gesù! Bisogna accogliere Gesù come va accolto Gesù.
Zaccheo come accoglie Gesù? Non ci sono tanti preamboli, tanti ragionamenti, tanti discorsi. Zaccheo è colpito dalla persona di nostro Signore Gesù Cristo, dalla sua grazia, quella grazia che è destinata anche a ciascheduno di noi e risponde a questa grazia immediatamente. Zaccheo dice al Signore: “Ecco io do la metà dei miei beni ai poveri e se ho defraudato qualcuno restituisco quattro volte tanto” Ecco il confronto della propria persona con la persona di Gesù. Ecco il confronto della propria situazione esistenziale, morale, con la persona e il significato della missione di Gesù!
Zaccheo arriva alle conseguenze logiche. E’ uno che si è arricchito a scapito degli altri e subito, incontrando Gesù, dice: la metà dei miei beni la do ai poveri, perché i poveri sono figli di Dio, perché i poveri sono i miei fratelli, perché i poveri hanno diritto come me dei beni che Dio ha disposto per tutti e, inoltre, se ho defraudato qualcuno restituisco quattro volte tanto. Non dice “restituisco semplicemente” e neppure il doppio ma quattro volte tanto: restituisco in sovrabbondanza.
Ecco. Dinnanzi a Gesù, Zaccheo riconosce il proprio peccato e compie ciò che deve compiere: per togliere l’ostacolo del peccato che lo separa ancora da nostro Signore Gesù Cristo, per entrare nell’intimità della sua amicizia e del suo amore, per accogliere il dono che Gesù gli porta, che è la grazia della sua missione. Miei cari, credo che non sia necessario aggiungere molte cose.
Noi che veniamo in chiesa, veniamo in chiesa perché Gesù ci cerca. Non siamo noi a cercare Gesù. E’ Dio, che per mezzo del Figlio suo, cammina per le contrade del mondo e, come dice il Libro Sacro, si ferma ad ogni porta e bussa e vuole entrare e cenare con ognuno di noi. Questo avviene in ogni istante della nostra esistenza, ma soltanto se noi siamo attenti al suo tocco discreto alle porte del nostro cuore della nostra coscienza!
Ma in particolare, Gesù ci incontra in questa che chiamiamo la casa del Signore, ma che forse più propriamente è la casa degli uomini. Sì, il tempio è la casa del Signore, ma il Signore è più presente nella sua casa se questa è la casa di tutti. Se veramente noi la consideriamo la casa di tutti e non poniamo distinzioni tra l’uno e l’altro, ci incontra con un desiderio infinito di salvezza.
Lui che non vuole distruggere nulla, lui che non spezza la canna squassata, lui che non spegne il lucignolo fumigante, lui che non annienta il pulviscolo di rena, lui che non fa evaporare la goccia di rugiada, lui che ama, ci viene incontro e ci offre di essere santi. Ma, il nostro incontro con Gesù deve essere un incontro che ci mette a confronto con lui, che ci fa sentire ciò che siamo e ciò che possiamo essere.
Non ci può essere un incontro con il Signore senza una decisione: “Signore metà del mio avere lo do ai poveri, se ho defraudato qualcheduno gli rendo quattro volte tanto”. Questo non dobbiamo metterlo in riferimento soltanto ai beni terreni per guardare alla nostra coscienza e giudicarla, ma dobbiamo metterlo in riferimento ai due grandi precetti di Dio: l’amore di Dio e l’amore del prossimo.
Teniamo presente che l’amore del prossimo non è semplicemente espresso sul piano sociale, ma è espresso in tanti modi: rispetto della vita, rispetto delle persone, rispetto nei rapporti con le persone, rispetto della libertà, rispetto della verità, e andate dicendo. Ognuno sente come sta dinanzi al Signore. Ognuno deve prendere la sua decisione. I vangeli non dicono nulla di Gesù quando è uscito dalla casa di Zaccheo, ma dicono che Zaccheo era un altro uomo. Noi che tante volte in chiesa incontriamo il Signore, dobbiamo ripartire da lui, ogni volta, senza separarci da lui. Ogni incontro deve essere una trasformazione, ogni incontro deve essere una conversione, ogni incontro deve lasciare un legame sempre più profondo con Lui, ogni incontro deve essere un distacco sempre più deciso da noi stessi e dalle cose che ci trattengono dall’andare verso il Signore, ogni incontro deve essere un passo in avanti nella carità verso i nostri fratelli.
Duomo nel giorno dei morti.
OM 510 morti 74