La parola gloria appartiene al linguaggio biblico.
La Gloria nella Bibbia ha il significato di peso, di importanza di una persona. In particolare, si riferisce all’importanza infinita che Dio ha nell’ordine del suo essere e del suo agire. Perciò non è soltanto legittimo ma anche doveroso parlare della gloria di Dio.
L’espressione “la gloria di Dio” designa Dio in quanto rivela se stesso nella sua maestà, nella sua potenza, nello splendore della sua santità e nel dinamismo del suo essere.
Una certa mentalità moralistica ancorata ad una teologia astratta ha ridotto in qualche modo le dimensioni di Dio. La preoccupazione rimane quella di non offendere un Dio, chiuso in se stesso, lontano dalle preoccupazioni e dai bisogni dell’uomo.
Ciò che abbiamo detto del Dio storico, del Dio presente, del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, traboccanti di vita e di amore incontenibile, rischia di ridurre la vita di fede a una mera preoccupazione morale e di esattezza dottrinale, privando dello slancio, dello stupore, della gratitudine che si deve provare davanti a un Dio meraviglioso che compie meraviglie.
L’Antico Testamento è la storia delle meraviglie di Dio, come abbiamo piú volte ricordato: in tutte le sue parole e in tutte le sue opere Egli manifesta la sua gloria. Essa appare sul monte Oreb, splende nella liberazione degli israeliti, esplode sul monte Sinai, è presente nella nube e si manifesta in tutti i momenti dell’intervento di Dio in favore del suo popolo. Quando Salomone consacra il nuovo tempio la “gloria di Dio” lo inonda.
La gloria di Dio è la potenza di Dio a servizio dei suo amore e della sua fedeltà.
Nel Nuovo Testamento la gloria è legata alla persona di Gesú: Egli è lo splendore della gloria del Padre ed è immagine della sua sostanza (cfr Ebr 1, 3). « E Dio che disse: Rifulga la luce nelle tenebre, rifulse nei nostri cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria divina che rifulge sul volto di Cristo » (2 Cor 4, 6); « e noi tutti a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito del Signore » (2 Cor 3, 18); « parliamo di una sapienza divina, misteriosa, che è rimasta nascosta, e che Dio ha preordinato prima dei secoli per la nostra gloria. Nessuno dei dominatori di questo mondo ha potuto conoscerla; se l’avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il re della gloria » (1 Cor 2, 7-8).
Tutta la vita di Gesú è segnata dalla gloria. Alla sua nascita gli angeli cantano gloria; al battesimo i cieli si aprono per glorificare il Cristo; le folle manifestano il loro stupore e il loro entusiasmo per le parole di Gesú e i suoi miracoli. La gloria di Cristo rifulge in modo singolare nel mistero della Trasfigurazione, dove il suo volto brilla come il sole e le sue vesti diventano candide come la luce.
Un momento significativo, anche se enigmatico, è quello della Passione e Morte di Gesú, che soprattutto Giovanni interpreta come glorificazione: « è giunta l’ora che sia glorificato il Figlio dell’uomo. In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore rimane solo; se invece muore produce molto frutto… se uno mi vuole servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve il Padre mio lo onorerà. Ora l’anima mia è turbata; e che devo dire? Padre, salvami da quest’ora? Ma per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome. Venne allora una voce dal cielo: “l’ho glorificato e di nuovo lo glorificherò!”… io quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me » (Gv 12, 23 ss.). Gesú stesso dirà ai discepoli di Emmaus: « non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria? » (Lc 24, 26).
La gloria di Gesú si manifesta in un modo unico nel mistero della sua Risurrezione. Il Padre, nella potenza dello Spirito, dà una vita nuova al suo Figlio. Gesú non è un morto che rivive, come Lazzaro; il corpo di Gesú è investito della pienezza della vita di Dio, ed Egli è costituito Signore e Capo di quanti credono in Lui. Gesú, veramente, possiede la gloria che aveva fin da principio.
La gloria di Gesú è definitiva nella vita eterna: « il Figlio verrà nella gloria del Padre suo con i suoi angeli » (Mc 8, 38); il Nuovo Testamento è tutto proteso verso questa « apparizione della gloria del nostro grande Dio e Salvatore, Gesú Cristo » (Tito 2, 13).
La gloria di Dio esige la lode. Il Dio della divina Rivelazione è grande, è potente, è magnifico, è pieno di amore, di tenerezza e di fedeltà. L’atteggiamento che si prova davanti a questo Dio è di adorazione, di gratitudine, di fiducia, di abbandono e di lode. La vita del cristiano deve spalancarsi alla lode del suo Dio. Se non si prova l’urgenza di lodare la gloria di Dio, non si è compreso il Dio cristiano. Il sentimento della lode di Dio è l’atteggiamento fondamentale del cristiano.
Cerco di rendere questo pensiero in un modo paradossale: il primo dovere del cristiano non è l’osservanza dei comandamenti; la lode della gloria di Dio viene prima e va oltre i comandamenti, perché proclama un Dio che toglie il peccato dal mondo e rimette il peccato: questa è la bella notizia, questo deve essere predicato in tutto il mondo, a lode della gloria di Dio.
Dio che perdona è piú grande della creatura che nella sua fragilità umana commette il peccato.
La chiesa ci educa a dare gloria a Dio con lo strumento privilegiato della Liturgia. Al termine di ogni salmo ci fa recitare il “gloria Patri”; durante tutte le celebrazioni ci fa esprimere la nostra ammirazione e la nostra lode con la parola “alleluia”, che dice la pienezza traboccante di una gioia indicibile. Ci introduce nelle “preci eucaristiche” facendoci cantare “l’inno di lode” oppure “l’inno della tua gloria”, che è il Sanctus. Le stesse preci eucaristiche terminano con la solenne dossologia: « per Cristo, con Cristo e in Cristo, a Te, Dio Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni ,onore e gloria per tutti i secoli dei secoli ». In questo momento la lode è nelle nostre mani, nei segni e nelle parole, che l’assemblea ratifica con il solenne “Amen”.
La nostra lode sarà piena e ineffabile, quando vedremo Dio “faccia a faccia” e Cristo consegnerà il Regno al Padre e Dio sarà tutto in tutti.