Duomo 18 marzo, festa di sant’Anselmo protettore
Carissimi, il motivo immediato per cui questa sera ci troviamo nella nostra Cattedrale é la memoria liturgica del patrono della città e della diocesi, Sant’Anselmo vescovo che per vicende particolari é vissuto qui, é morto qui e da qui si é diffusa la fama della sua santità in tutta la chiesa.
Noi illuminati, come vogliamo essere, dalla fede, -la parola di Dio ci aiuta- vogliamo mettere in un rapporto giusto questo nostro incontro con Sant’Anselmo e con il mistero della nostra fede.
Noi che siamo qui, il vescovo circondato dai membri del capitolo, dai parroci, dai sacerdoti della città e da voi siamo l’espressione viva del mistero della Chiesa. Non solo siamo espressione, ma siamo in questo momento una presenza vitale, quindi incisiva per le nostre persone, se siamo aperti alla visione della fede.
Sant’Anselmo non é santo perché nella sua vita ha avuto rapporti con le grandi personalità che ha incontrato sulla sua strada, ma é santo perché i suoi rapporti sono stati particolarmente significativi con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, e che noi, con la nostra celebrazione, rendiamo presenti ed attivi di quell’attività dell’amore di Dio Padre Figlio Spirito Santo, che vogliono la nostra salvezza, che vogliono la nostra santificazione.
Cosa significa salvezza. Significa liberarci dalla nostra povertà di creature destinate a subire le conseguenze dei nostri limiti, ed elevarci alle altezze della vita stessa di Dio. Sant’Anselmo é per noi patrono non soltanto perché vogliamo pensare che ci vuole bene e ci difende dai pericoli materiali e spirituali. Sant’Anselmo é nostro patrono nel senso che ci indica la via per stabilire nella nostra esistenza quei rapporti veri con Dio per cui ci allontaniamo dal peccato,dal male, dai nostri limiti e ci avviciniamo sempre di più a Dio, e comunichiamo con Dio, e partecipiamo alla vita di Dio.
S. Anselmo, consacrato vescovo di una Diocesi, ha la responsabilità dei sacerdoti e dei fedeli della sua chiesa particolare, ma é preso da spavento per quella responsabilità e fugge per trovarsi solo col suo Dio nel monastero di Cluny in Francia. Il papa lo richiama ai suoi impegni. Rifiutato dai suoi diocesani, gli affida altri impegni ancora più gravosi come legato delle diocesi della Lombardia per cui si stabilisce a Mantova dove esercita anche l’ufficio di consigliere di Matilde di Canossa.
Ci sono due tensioni in lui: l’assillo della responsabilità dei propri fratelli che gli pare tanto gravoso da rifugiarsi solo in Dio e l’assillo di stare davanti a Dio. Per le vicende della sua vita noi assistiamo al fatto che Dio, per mezzo dei suoi rappresentanti su questa terra, lo riconsegna ai suoi fratelli. Notate: egli cerca Dio e Dio lo invia nuovamente ai fratelli. Egli si rivolge ai fratelli e sente ancora più prepotente il bisogno di Dio. Ecco la caratteristica della santità o più semplicemente della vita cristiana.
L’uomo non può stare senza Dio. L’uomo ha un estremo bisogno di Dio. Ma l’uomo che ha un estremo bisogno di Dio e cerca Dio e si rifugia in Dio su questa terra, non trova in Dio il riposo, non trova in Dio la quiete, non trova in Dio il disimpegno. In Dio trova una forza irresistibile che lo rimanda ai propri fratelli, ai propri impegni con i fratelli. Gli uomini hanno bisogno di Dio, ma Dio ha bisogno degli uomini.
Gli uomini sono delle creature. Non possono andare “al di sopra” con le loro forze a qualsiasi livello culturale, scientifico, economico, politico si trovino. Lo costatiamo. Ne abbiamo un’esperienza larghissima. Ne facciamo l’esperienza viva in questi tempi. Gli uomini non trovano la salvezza nell’uomo. Non la trovano perché sono costituzionalmente limitati. Di loro natura sono portati all’egoismo e a tutte le conseguenze dell’egoismo che sono: l’ingiustizia, le disuguaglianze, le separazioni, le lotte, le violenze. Questa é la natura dell’uomo e l’uomo sarebbe la creatura più infelice della creazione se al di sopra di sé non avesse chi lo salva.
Il Salvatore é il nostro Dio. Allora dobbiamo rivolgerci a Lui, cercare Lui nell’approfondimento della nostra fede, nell’approfondimento dei nostri rapporti con Lui, quindi nell’approfondimento della nostra comunione con Lui. Il nostro Dio, quando andiamo da lui sull’esempio di Sant’Anselmo, non ci lascia in pace. Chi intende la devozione come un rifugio per trovare pace e quiete si sbaglia . Se la devozione é autentica, quando si incontra con Dio, Dio lo rimanda ai suoi impegni, ai suoi fratelli, perché Dio vuole la salvezza di tutti gli uomini.
Gli uomini sono le sue creature predilette che nella loro insipienza e nel loro orgoglio si sono allontanate da Lui, si sono fatte altri idoli e hanno dovuto toccare con mano la loro miseria. Ma Iddio é padre e viene in cerca dell’uomo. Più l’uomo si allontana, più Dio si accosta all’uomo. In questi tempi di smarrimento, di confusione, non dobbiamo pensare che Dio ci ha abbandonato. Siamo noi che abbiamo abbandonato Dio perché abbiamo pensato che tutto ciò che ci propone il mondo può sostituire Dio. Iddio,però, ci viene incontro e ci offre la sua salvezza.
Il ministero di Sant’Anselmo è quello di presentare il vero volto di Dio, che non é quello del giustiziere o del giudice, ma é quello del Padre. Sant’Anselmo lo ha saputo esprimere nella sua vita sacrificandosi per i fratelli nell’esilio, nella persecuzione, nella desolazione e in tutte le prove della sua vita. Il vero volto di Dio é quello di Dio per l’uomo.
Se la nostra fede é autentica, se ci accostiamo sinceramente a Diodobbiamo sentire l’impulso dell’amore verso i fratelli. Nei nostri tempi pare che l’uomo sia posto ad un livello altissimo, al primo posto.Sembra che si faccia tutto per l’uomo, ma costatate che non é vero. Se si facesse sinceramente tutto per l’uomo, al di là dell’uomo, nell’intimo dell’uomo si troverebbe Dio. Invece si vuole escludere Dio, si vuole negare Dio e quando non si cerca Dio non si trova neppure l’uomo. Il rifiuto di Dio e il rifiuto dell’uomo é una verità che sperimentiamo quotidianamente. La ricerca sincera dell’uomo, come avviene nei santi, porta alla scoperta autentica di Dio il quale rimanda ai fratelli, alle sue creature predilette, ai suoi figli.
Noi che questa sera veneriamo le spoglie venerande ma mortali di Sant’Anselmo lasciamoci prendere dallo spirito che ha caratterizzato la sua vita. Cerchiamo Dio per trovare l’uomo. Cerchiamo Dio per trovare noi stessi e i nostri fratelli. Impegniamoci per i nostri fratelli, ma non senza Dio, non solo con l’aiuto di Dio, ma perché in loro vediamo Dio. Dice Gesù: qualunque cosa avrete fatti a uno di questi miei più piccoli l’avrete fatto a me; quello che avrete fatto a me lo avrete fatto al Padre mio. Ecco la visione della fede, della vita cristiana, della santità.
Continuiamo la celebrazione meditando l’insegnamento che ci viene da Sant’ Anselmo e guardando a nostro Signore Gesù Cristo che nella celebrazione eucaristica sarà presente in mezzo a noi con lo sguardo che va dal Padre agli uomini, dagli uomini al Padre e dall’alto della croce, riassume in un unico atto di amore il Padre e i figli che sono i suoi fratelli.
OM 522 S. Anselmo 76