Dosso del Corso, 14 dicembre 1969
Ospedale psichiatrico
Questo primo incontro vuole essere, da parte del vescovo, un’espressione d’affetto paterno per ciascuno di voi, nel nome di nostro Signore Gesù Cristo. Molte persone possono venire a farvi visita, a vedervi, e tutti vengono per un motivo particolare, sempre ispirato dal bene che vi vogliono. Il vescovo viene nel nome del Signore. Venire nel nome del Signore significa venire con le disposizioni e i sentimenti stessi di nostro Signore Gesù Cristo.
Gesù é il Figlio di Dio, che si é fatto uomo per dimostrare a tutti gli uomini l’amore che Dio porta alle sue creature predilette. Per dimostrare questo amore si é intrattenuto con noi ed ha fatto in modo di rimanere in mezzo a noi. Infatti, quando per lui é venuto il tempo di ritornare al Padre, perché aveva compiuto la sua missione, ha mandato degli uomini come noi, ha mandato dei vostri fratelli, perché andassero in tutto il mondo a predicare il vangelo nel suo nome, a portare la sua grazia e soprattutto a portare l’espressione e la prova del suo amore e della sua bontà.
Li ha mandati a predicare il suo vangelo. Che cos’è il vangelo di nostro Signore Gesù Cristo?
Iddio, nostro Padre e nostro creatore, ci ama, non ci vuole condannare, non ci vuole lasciare nei nostri peccati, ma vuole liberarci dai peccati, vuole darci la sua amicizia, vuole fare di ciascuno di noi un figlio suo, vuole introdurci nella pienezza della gioia della sua vita, nella serenità dello spirito e della coscienza in questa terra e vuole introdurci nella pienezza dell’amore, nella pienezza della bontà di tutte le cose belle che neppure possiamo immaginare, perché diventino il patrimonio di una esistenza eterna.
Ecco il vangelo di nostro Signore Gesù Cristo che il vescovo, vi richiama nel nome di nostro Signore Gesù Cristo, a consolazione del vostro cuore e del vostro spirito e per la serenità delle vostre giornate.
Gesù non manda i suoi apostoli e i loro successori soltanto per annunciare il vangelo, ma anche per portare la sua grazia. La grazia che ci dona nostro Signore Gesù Cristo é la vita nuova che ci fa figli di Dio. Se noi, questa vita, la accogliamo, la custodiamo, la viviamo, noi realmente diventiamo figli del Padre nostro che sta nei cieli. Quando diciamo, “Padre nostro che sei nei cieli”, non diciamo soltanto delle belle parole, diciamo una grande verità, perché Gesù il Figlio di Dio si é fatto uomo per fare di noi, veramente, i figli del Padre.
Un padre per i figli é il tutto. Possiamo anche dire: che cosa sono i figli per un padre e per una madre. Sono tutto. Per un padre e per una madre non c’é qualche cosa di più bello e di più importante e di più desiderabile, che tenga vivi i loro desideri, di quanto non lo siano i figli.
Dio é nostro Padre, quindi noi per lui siamo la cosa più cara, siamo le persone più pensate, siamo le persone più desiderate, siamo le persone verso cui egli rivolge tutta la potenza della sua bontà per aiutarci, giorno per giorno, momento per momento a superare noi stessi, a vincere le nostre inclinazioni, per realizzare nella nostra persona la prerogativa di figli di Dio.
I figli di Dio che hanno un unico Padre, sono quelli che hanno tra loro dei rapporti di fratellanza. In chiesa si sente ripetere tante volte questa espressione: “fratelli” e ci facciamo un po’ l’abitudine. Ma il sacerdote quando si presenta dinanzi ai suoi fedeli non dice soltanto delle parole perché: tanto lui quanto quelli che lo stanno ad ascoltare, sono figli di Dio e perciò fratelli tra loro. Se sono fratelli che cosa devono fare? I fratelli, quando sono veramente fratelli, si vogliono bene, si amano.
Ecco, miei cari, che cosa significa venire nel nome di nostro Signore Gesù Cristo da parte del vescovo. Significa non solo ricordarvi queste cose, ma portarvele con la celebrazione della santa Messa e con la sua povera parola.
Il vescovo viene dopo tanto tempo, perché non veniva mai l’occasione giusta. Poi é venuta questa occasione improvvisa, che mi dà l’opportunità di celebrare con voi in questo tempo di avvento mentre ci prepariamo al santo Natale, mentre ci prepariamo a celebrare il ricordo di quando Gesù, il Figlio di Dio si é fatto uomo e ha voluto stabilirsi in mezzo a noi.
Noi a Natale non celebriamo solo il ricordo della sua venuta, celebriamo anche il fatto che Gesù rimane in mezzo a noi e, come un giorno é nato in una capanna o in una grotta a Betlemme, così adesso vuole nascere nel nostro cuore con la verità del suo vangelo, e vuole rimanere con noi con la ricchezza della sua grazia, con l’abbondanza del suo amore e della sua carità.
Allora, come é opportuna quest’occasione per augurare a tutti voi il buon natale! Che Gesù nasca nel vostro cuore! Questo buon Natale il vescovo, lo augura a coloro che si dedicano a voi, ai sanitari, al personale assistente, ai dirigenti, agli amministratori e in particolare alle religiose che dedicano e spendono qui la loro esistenza. Quando poi ci sono delle religiose che stano in mezzo agli ammalati da 50 anni, mi pare che ci sia un motivo del tutto particolare per esprimere a loro sentimenti di gratitudine e per fare loro l’augurio più bello.
Ma il vescovo, l’augurio di Natale lo porta specialmente a voi che siete qui e che attendete alla cura della vostra salute. Con tutto il cuore, il vescovo vi fa l’augurio che il Signore nostro Gesù Cristo sia il buon medico che si accosta a ciascuno di voi per darvi il segno della sua salvezza attraverso il dono della salute.
OM 266 Dosso 69 – Dosso del Corso, 14-12-1969 Ospedale