non c’è pace per l’empio
S. Andrea, 1 Gennaio 1978, giornata della pace
Carissimi, anche noi raccogliamo in questa celebrazione l’appello che il Papa, il successore di Pietro, il Vicario di Cristo in terra lancia a tutto il mondo, destinando l’inizio dell’anno nuovo alla celebrazione della pace.Del resto è così evidente che le celebrazioni natalizie sono cariche di questo annuncio e di questo invito, “Pace in terra agli uomini che Dio ama”, alla condizione che gli uomini diano gloria a Dio, cioè riconoscano ciò che Dio vuole essere per gli uomini: il loro creatore, il loro salvatore, il loro padre, il loro amico.
C’è la pace nel mondo? Purtroppo no. Il profeta Isaia al cap. 48 dice questa parola del Signore: “Non c’è pace per l’empio”. Non dobbiamo dare a questa parola un significato che non ha. Essa significa che non c’è pace per coloro che non sono pii, per quelli che non hanno il sentimento della “pietas”, della confidenza filiale, della fiducia, dell’amore verso il loro unico Padre.
Non c’è pace per l’empio, allora risulta chiaro come ai nostri tempi, come in tutti i tempi della storia, non ci può essere pace. Il mondo si divide, almeno nelle parti emergenti in due grandi schieramenti. Il primo è di coloro che negano Dio o che, a sentire le loro parole, prescindono da Dio. L’altro è di coloro che non vogliono negare Dio, ma, di fatto, lo negano, perché al posto di Dio hanno collocato i loro idoli: la ricchezza, il benessere, il profitto.
E tutti questi che, prescindono da Dio o per garantirsi un potere o per garantirsi un profitto, sono un pericolo immanente inscritto nella storia come un grande deposito di armi che da un momento all’altro può scatenarsi e si scatena, di fatto, contro l’uomo. Non tanto contro una nazione o contro un’altra – avviene anche questo – ma soprattutto contro l’uomo.
Quando si esercita il potere e tra questo potere e l’uomo non c’è Dio, quando si esercita il potere e dietro l’uomo non c’è Dio come difesa, garanzia e assertore della sua dignità é del suo valore, il potere si esercita solo per l’affermazione di se stesso. Se l’uomo, in piccola o grande misura ci va di mezzo non ha importanza. Importante è che sia salvo il potere.
Voi mi capite, siete intelligenti e soprattutto siete credenti e siete illuminati dallo Spirito Santo: non si può far credito a nessuno quando nega Dio o prescinde da Dio. E dall’altra parte quando c’è l’idolo del profitto, della ricchezza e del solo benessere materiale, che cosa diventa l’uomo? Diventa strumento di produzione e di consumo.
L’uomo, notate bene, non è più lo scopo per cui organizzare un popolo, non è più il fine per cui deve vivere una nazione, non è più la meta verso cui deve essere convogliata l’azione economica, politica, culturale, tecnica ecc. se serve per il profitto va bene, se non serve lo si abbandona.
Gli uomini saranno nella miseria, ma questo non importa, purché ci sia il profitto; si verificheranno zone di ingiustizia ma non importa, purché ci sia il profitto; ci saranno lotte spaventose ma non importa purché ci sia il profitto; si produrranno strumenti micidiali, che non hanno altro scopo che la distruzione della vita, dalle armi alle medicine, non importa purché ci sia un profitto.
Capite, miei cari, che se non c’è Dio non ci può essere pace?
Allora ecco Gesù Cristo. Egli è la nostra pace. E’ la nostra pace non solo perché ce l’ ha annunziata nel momento in cui è venuto su questa terra ed è apparso in mezzo a noi. Gesù Cristo è la pace in persona perché, “Per noi uomini e per la nostra salvezza è disceso dal cielo”, è nato da Maria Vergine, si è fatto uomo, è stato crocifisso ed è morto per noi”. Capite quante cose? Per questo è la nostra pace: perché con il suo amore – ed essere crocifisso è amare, essere crocifisso è stato il momento in cui si é donato, ha dato la sua vita, – ha realizzato il suo insegnamento: “Non c’è amore più grande di colui che dà la vita per chi ama”. Ecco perché Gesù è la nostra pace!
Allora Gesù diventa il nostro modello; dobbiamo essere come Lui. “Sarete miei discepoli se vi amerete gli uni gli altri”. Ma soprattutto Egli è la sorgente della nostra pace. Con tutta la nostra buona volontà noi non possiamo imitare nostro Signore Gesù Cristo, con i nostri sforzi noi non riusciamo ad essere dono per gli altri, non riusciamo a rinnegare noi stessi. Ci vuole la sua forza ed Egli si è fatto nostra la forza per essere la nostra pace.
Se noi veramente accogliamo il Gesù del Natale, il Gesù che il primo giorno dell’anno si presenta come Figlio di Dio, nato dalla Vergine Maria, noi siamo nella condizione di essere nella pace e di essere degli autentici portatori di pace.
In questi giorni il Presidente della nazione più in evidenza del mondo, fa un lungo viaggio per raggiungere le capitali dell’Europa, dell’Asia e dell’America al fine di ricucire, in qualche modo, il fragile tessuto della pace nel mondo. Quanti ostacoli, quanti condizionamenti! Il profitto per coloro che costruiscono le armi, il prezzo del petrolio, il profitto su beni fondamentali della vita, i motivi di razze diverse, di prestigio orgoglioso, tutto, condiziona la sua fatica sulla via della pace.
Non vorrei sembrare esagerato. Cerchiamo di avere quel granello di fede di cui parla nostro Signore Gesù Cristo. Se noi accogliamo Gesù, nostra pace, modello e sorgente di pace e ci lasciamo trascinare da Lui, noi, nel mondo, abbiamo più peso per la soluzione del problema della pace di quanto non ne abbia l’azione del Presidente degli Stati Uniti.
Forse qualcuno dubita. Stiamo attenti. Non meritiamoci l’amabile ma serio rimprovero di Gesù: “Gente di poca fede” ! Io aggiungo alle parole di Gesù: abbiamo nelle mani le sorti del mondo, dobbiamo lasciarlo andare verso la guerra e non portarlo invece verso la pace? Dipende da noi essere veramente posseduti da Cristo, nostra pace.
ST 354 Pace 78 Omelia tenuta in S. Andrea, 1 Gennaio 1978, per la celebrazione della giornata della pace
Stampa: “La Cittadella”, 8 Gennaio 1978