ultimo giorno dell’anno 1968 in sant’Andrea
Carissimi, siamo in chiesa perché vogliamo concludere l’anno di grazia 1968, cristianamente. Il modo più cristiano per concludere un anno di grazia è quello di incontrarci col nostro Dio, col nostro Signore e Creatore, col nostro Salvatore per ascoltare la sua parola, per aprire ancora una volta l’anima nostra e il nostro cuore alla grazia della parola del Signore che è rivolta a noi.
Se questa parola l’abbiamo udita, abbiamo sentito che è una parola che descrive la nostra condizione, la nostra situazione; abbiamo sentito che é una parola che ci descrive personalmente, che fa il nostro ritratto. Poi, questa parola ci riporta alla celebrazione del Natale, quell’avvenimento in cui siamo ancora impegnati in questo tempo: il Signore che ci viene incontro e che si mette sulla nostra strada. Sulle nostre strade.
Qual è la situazione della nostra vita? E’ una situazione che al termine di un anno di grazia, stentiamo ad ammettere, ad accettare, a riconoscere. Ce lo dice bene S. Giovanni: “Carissimi, se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi, la verità non è in noi”.
Dunque ecco la nostra condizione: siamo dei peccatori. Perché siamo dei peccatori?
Siamo dei peccatori perché, essendo delle creature, non ci ricordiamo del nostro creatore, non rispettiamo il nostro Creatore.
Dio non é presente come dovrebbe nella nostra vita, per questo siamo peccatori.
Siamo peccatori, soprattutto, perché Iddio essendo nostro Padre, noi non pensiamo a Lui come ad un padre, non pensiamo Lui che sia un padre e non ci comportiamo con Lui come ci si deve comportare con un padre.
Noi facciamo presto a convincerci di essere senza peccato! Andiamo a confessarci, diciamo quello che ci pesa sulla coscienza, riceviamo l’assoluzione e siamo ben tranquilli e ben pacifici. Ci viene quasi la tentazione di dire, oppure lo diciamo anche, ecco io sono in grazia di Dio, io non sono come gli altri.
Sì, quando andiamo a confessarci i nostri peccati sono cancellati, sono perdonati, sono distrutti nel sangue dell’amore infinito di nostro Signore Gesù Cristo, però noi continuiamo ad essere dei peccatori, non solo perché ritorniamo a commettere le stesse colpe, ma perché, soprattutto, dimentichiamo Dio, particolarmente dimentichiamo che Dio è nostro Padre, perché noi non stiamo con Dio come con un padre.
Pensiamo poco, o molto poco, o quasi niente a Lui, mentre Lui pensa continuamente a noi.
Un padre e una madre non possono vivere senza pensare continuamente ai loro figli. Il nostro Dio è infinitamente più perfetto, infinitamente più buono, infinitamente più amoroso di qualsiasi padre, di qualsiasi madre e non si dimentica mai un istante di noi, mentre noi lo dimentichiamo e pensiamo di più a noi stessi, alle nostre cose. Pensiamo di più ai nostri interessi, a quello che ci può fare piacere piuttosto che a quello che può fare piacere al Padre nostro. Per questo noi siamo peccatori. La cosa buona che dobbiamo fare, perché la verità sia in noi, perché la grazia di Dio sia in noi, perché noi siamo veramente cristiani é questa: riconoscere che siamo peccatori.
Ma poi c’é un altro particolare. Se Dio è nostro Padre, quelli che vivono su questa terra sono i nostri fratelli e quando noi non vogliamo bene ai nostri fratelli, quando noi siamo indifferenti verso i nostri fratelli, quando a noi non ci importa niente dei nostri fratelli in quanto noi stiamo bene, noi siamo in condizione di peccato.
Noi siamo veramente i peccatori, perché offendiamo il Padre di tutti questi nostri fratelli, perché dimentichiamo che il Padre nostro da cui noi vogliamo la grazia, da cui vogliamo la misericordia, da cui attendiamo il paradiso, è anche il Padre di quelli che sono lontani da noi,di quelli che noi non conosciamo, dei quali non sappiamo neppure dell’esistenza.
Ecco, vedete? Come dovremmo riconoscere di essere peccatori!
Questo va detto non tanto per scoraggiarci e avvilirci, no, ma per capire meglio il nostro Dio, per capire meglio la nostra religione, per capire meglio il cristianesimo.
E’ verso di noi che siamo peccatori, che é disceso dal cielo il nostro Dio, Gesù Bambino, il santo e l’innocentissimo.
E’ venuto incontro a noi che siamo dei peccatori.
E’ nato in mezzo ai peccatori.
E’ andato alla ricerca dei peccatori.
Si è trovato sulla strada dei peccatori e si accompagna con i peccatori perché li vuole salvare.
Abbiamo letto, abbiamo udito il breve brano di Vangelo, dove è detto di Gesù Bambino così piccolo che deve andare dalla Palestina all’Egitto. Questa benedetta Palestina, questo benedetto Egitto di cui si parla tanto ai tempi nostri! Gesù conosceva questi luoghi per esperienza di viaggio, di itinerario. Si parla dei profughi palestinesi. Gesù è stato profugo. Lui palestinese, é stato profugo in Egitto. Vedete come il Figlio di Dio si é messo sulla strada degli uomini?
E si é messo sulla strada degli uomini perché, gli uomini si mettessero sulla strada di Dio.
Che cosa significa: “si mettessero sulla strada di Dio”? Significa: ” si mettessero sulla strada dell’amore”.
Noi ringraziando il Signore per un anno di grazia, ci affacciamo ad un nuovo anno di grazia e, riconoscendo di essere peccatori, dobbiamo accogliere Colui che ci toglie dal peccato, che ci libera dai nostri peccati.
Per accogliere Gesù che ci libera dai nostri peccati dobbiamo metterci sulla sua strada, che é la strada dell’amore.
Gesù ha voluto bene al Padre,
Gesù ha sempre pensato al Padre,
Gesù ha sempre fatto la volontà del Padre e
per fare pienamente la volontà del padre, ha voluto bene a tutti.
Lo hanno coronato di spine? Egli ha voluto bene a quelli che lo coronavano di spine.
Gli hanno sputato in faccia? Egli ha voluto bene a quelli che gli sputavano in faccia.
Lo hanno inchiodato sulla croce? Egli ha pregato il Padre:” Perdonali perché non sanno quello che si fanno”.
Ecco, come Gesù ci viene incontro! Ecco la via che ci propone nostro Signore Gesù Cristo!
Miei cari, sì, è bello essere in Chiesa questa sera a ringraziare il Signore con la celebrazione della Santa Messa e con il canto del Te Deum, però, è soprattutto importante capire quello che vuole da noi Nostro Signore Gesù Cristo.
Adesso il nostro “Te Deum”, prima di essere espresso con le parole sia veramente cantato con la celebrazione eucaristica del sacrificio di nostro Signore Gesù Cristo, l’atto con cui ha dimostrato il suo amore verso il Padre e il suo amore verso di noi.
Mettiamo nel nostro cuore i sentimenti del Te Deum: vieni incontro a noi che siamo stati redenti dal tuo sangue e perdonaci e, così con la tua grazia, arriveremo ad essere in grado di lodare il Padre nostro che ci ama infinitamente.
Sia lodato Gesù Cristo.
OM 591 S. Andrea 68