nel giorno di Sant’Anselmo Patrono di Mantova
I Vescovi obbediscono a Lui per essere come Lui
Carissimi, la nostra attenzione è certamente rivolta ad intendere la parola di Dio che noi ascoltiamo nella Chiesa cattedrale cioè nella Chiesa madre di tutta la nostra Diocesi, raccolta intorno all’urna che custodisce le reliquie del nostro santo protettore: S. Anselmo, Vescovo di Lucca, il quale ha finito i suoi giorni in mezzo a noi. I nostri padri hanno raccolto la testimonianza della sua santità e gli hanno-si può dire -immediatamente tributato un culto di devozione che non è venuto meno nei secoli. Oggi noi siamo qui non soltanto per continuare quella devozione ma per rinnovarla.
Tutti sappiamo in quale tempi si vive: nei tempi in cui la Chiesa è impegnata a vivere quegli impulsi che lo Spirito Santo le ha trasmesso per mezzo del Concilio. Nella Chiesa tutto deve rinnovarsi, cioè tutto deve prendere il senso più genuino, più vero, più autentico: il senso delle cose, inteso da nostro Signore Gesù Cristo. Anche la devozione ai santi, la devozione al nostro santo protettore la dobbiamo intendere bene affinché produca i suoi frutti nella nostra persona e nella nostra vita.
La Chiesa, nostra Maestra e nostra Madre ci dà delle indicazioni perché noi intendiamo la devozione al nostro santo protettore, a S. Anselmo Vescovo, e ci fa leggere dal Vangelo le parole di nostro Signore Gesù Cristo che intende applicare al nostro santo. Avete ascoltato: è tutto un richiamo alla vigilanza, alla fedeltà e alla prontezza della vigilanza, alla dedizione che la vigilanza comporta.
La Chiesa, nella sua liturgia per i santi Vescovi non li mette sullo stesso piano di Gesù Pastore: unico è il pastore delle anime nostre, Gesù Cristo e i Vescovi, così spesso chiamati pastori, lo sono in un senso solo analogo, perché esplicano nella Chiesa l’ufficio di pastori ma non sostituiscono nostro Signore Gesù Cristo, non prendono il suo posto; obbediscono a Lui per essere come Lui, pastori vigilanti, attenti, pronti a dare la propria vita per difendere, custodire il gregge e condurlo ai pascoli buoni.
Così è stato S. Anselmo ai suoi tempi: tempi turbinosi e difficili che hanno messo in crisi-per così dire -persino la sua coscienza. Sentiva questo peso della vigilanza sul gregge, nel nome di nostro Signore Gesù Cristo, al punto di ritirarsi dalla propria diocesi per rinchiudersi in un convento ed attendere alla preghiera, alla meditazione e alla Penitenza perché la responsabilità gli pareva troppo formidabile. Ma chiamato dall’obbedienza del Pontefice, ritorna al suo posto di scolta, di sentinella, di pastore vigilante e si mette a sua disposizione anche per andare in altre parti delle Chiese per esercitare lo stesso ufficio.
Per noi cosa significa tutto questo? Per noi che continuiamo l’ufficio di nostro Signore Gesù Cristo, dei nostri santi che ci hanno preceduto in questo compito, istituito nella Chiesa da Nostro Signore Gesù Cristo, per noi e per voi. Certo: noi siamo chiamati ad esercitare l’ufficio di pastori e questa sera ho la gioia di essere circondato nella celebrazione liturgica dalla rappresentanza di quelli che condividono con me la responsabilità di questo ufficio: i parroci del vicariato che si intitola a S. Anselmo.
Noi siamo al posto di pastori, voi siete il gregge. Oggi difficilmente si vuole essere gregge e difficilmente si accetta che ci possa essere dei pastori a guida del gregge. La difficoltà sta tutta nell’intendere il linguaggio della Rivelazione: il Vangelo; nell’intenderlo, si capisce, da parte nostra e da parte vostra. Il pastore secondo il linguaggio biblico certamente è un capo, ma è un capo singolare che condivide l’esistenza di coloro che guida, vive con loro, condivide la loro condizione. Il pastore autentico, quello della Rivelazione, della Sacra Scrittura, del Vangelo è colui che va avanti non per comandare ma per guidare; è colui che sta a capo non per trarne un profitto ma per difendere; è colui, soprattutto, che dimentica se stesso e le pecorelle che sono al sicuro per andare in cerca di quella che è lontana, che è in pericolo e, dopo che l’ha ritrovata, se la prende in braccio e la porta al sicuro.
Come è ricca la letteratura del Vecchio e del Nuovo Testamento sul tema del pastore! Il profeta dice che il pastore vuole bene alla sua pecorella come alla sua bambina piccola e se la prende in braccio, la porta egli stesso, la ripulisce tutta, cura le sue ferite, con vino e olio, la sostiene perché è sfinita (lontano non ha trovato pascolo) e poi le procura i pascoli buoni.
E’ accettabile l’ufficio del pastore nella chiesa in questo senso? Fratelli cari così lo dobbiamo accettare noi che stiamo qui intorno all’altare per celebrare la parola del Signore e il sacrificio eucaristico: per conformarci a nostro Signore Gesù Cristo, vero unico pastore delle anime vostre e nostre. Capite quale impegno è il nostro di essere conformi a nostro Signore Gesù Cristo, di essere disponibili per questo compito, come lo è stato nostro Signore Gesù Cristo, di alimentare nel nostro cuore i suoi stessi sentimenti, come ci sono descritti dai documenti della Rivelazione. Noi vi diciamo soltanto: pregate per noi Gesù Buon Pastore perché faccia di noi dei pastori secondo il suo cuore.
Ma anche voi intendeteci. Non guardate ai pastori come a dei capi che vogliano sostituirsi alle vostre coscienze, alla vostra personalità e responsabilità mortificando la vostra dignità. No, pari è nella Chiesa la nostra e la vostra dignità. Ma vi è una grazia che passa attraverso il nostro cuore, le nostre mani e le nostre parole e che vuole giungere fino a voi per essere alimento, conforto, consolazione, medicina, dolcezza di bontà a esprimere la soavità dell’amore del Figlio di Dio che vuole assumere delle manifestazioni umane, come quella del padre verso il proprio figliolo, come quella della madre verso la propria creatura. E’ un servizio non di autorità ma di amore.
Intendiamo così la nostra devozione a S. Anselmo Vescovo. Egli è vivo nella nostra Chiesa, nella nostra comunità di fede, perché questa è in comunione con la comunità di quelli che sono giunti in Cielo. E’ il nostro protettore ed è con noi, per introdurci nel senso vero dell’ufficio pastorale e farci giungere al Pastore delle anime nostre Gesù Cristo.
OM 093 Sant’Anselmo 68
Stampa su “La cittadella” Marzo 1968