Domenica 29 Settembre 1968 Chiusura del congresso nel vicariato di S. Anselmo
Si conclude così la settimana programmata per richiamare la nostra attenzione sul mistero eucaristico, sulla presenza di Gesù in mezzo a noi.
Gesù, il Figlio di Dio ha manifestato la sua presenza nel mondo tanti secoli fa, venendo in mezzo a noi, prendendo la nostra stessa natura di bambino che nasce a Betlemme, di ragazzo, adolescente, giovane che vive a Nazareth, di giovane maturo che attraversa tutte le regioni della Palestina, annuncia ciò che Dio da tanti secoli aveva promesso e compie fatti nuovi che nessuno aveva compiuto. Questi fatti, in parte registrati dagli Evangelisti, sono la prova tangibile per noi che abbiamo bisogno di vedere, per noi che abbiamo bisogno di toccare con mano che egli è veramente il Figlio di Dio.
Dopo che egli ha offerto la sua vita di uomo per noi, per la nostra salvezza e ha lasciato visibilmente – come uomo – questa terra, ha assicurato la sua presenza in altro modo: attraverso dei segni istituiti da Lui che è Dio, e che può trasformare questi segni in strumenti,in mezzi della sua presenza in mezzo a noi. Tra tutti questi segni primeggiano, hanno il primo posto: il pane e il vino consacrati sacramentalmente per mezzo di un’azione che egli, sempre Gesù in persona, compie attraverso la persona del suo ministro, il sacerdote.
E noi abbiamo la sicurezza della sua presenza che ci viene dalla parola di Dio che non mente, che non ci prende in giro, che non ci vuole ingannare. Che interesse avrebbe di ingannare, Dio, nostro Padre, Dio nostro salvatore, Dio che vuole essere tutto per noi, Dio che ha fatto tutto per gli uomini? Ebbene, Dio ha impegnato la sua parola per assicurarci che sotto le apparenze del pane e del vino consacrati c’è la presenza reale del Figlio suo.
Che cosa fa Gesù presente sotto le specie -come si dice- del pane del vino? Continua ad essere il nostro salvatore. Continua a fare ciò che ha incominciato a compiere quando è venuto visibilmente su questa terra.
Che cosa è venuto a fare Gesù sulla terra? Lo dice Lui stesso: sono venuto perché gli uomini abbiano una vita nuova, una vita più piena, una vita più abbondante. Questa vita non è quella che ci viene dalla carne e dal sangue, vale a dire la semplice esistenza umana, ma è quella che trasforma ognuno di noi in figlio di Dio, è quella che rende partecipe ognuno di noi della natura stessa di Dio. Gesù Cristo ha portato questa nuova vita sulla terra, perché noi, nei confronti di Dio, non fossimo più semplicemente le sue creature come sono creature di Dio un agnello, un uccello, una pianta, ma fossimo creature di Dio nel senso di suoi figliuoli destinati a fare parte della sua famiglia, destinati alla eredità di tutta la Sua ricchezza, che è la signoria del mondo e la proprietà di un mondo sconosciuto infinitamente più ricco, più bello, più spazioso, più consolante di quello in cui viviamo perché: noi siamo i suoi figlioli.
Gesù, che rimane in mezzo a noi nel mistero dei suoi sacramenti, nel mistero della santa eucaristia, che cosa vuole fare? Chi vuole essere? Vuole essere sorgente di questa vita nuova, vuole essere fonte di questa vita nuova, vuole essere come la linfa nuova e fresca nella vite che scorre dal tronco ai tralci perché noi come i tralci viviamo della sua stessa esistenza. La sorgente viva è Gesù presente in mezzo a noi nella santa eucaristia.
Noi questa sera, abbiamo fatto una processione bella, raccolta, devota, composta, nel silenzio solenne della campagna, nel silenzio maestoso della pianura che, scandisce lo scorrere delle acque maestose il nostro Po e lambiscono il vostro paese. Noi che abbiamo compiuto questa processione, dobbiamo prendere coscienza della presenza di Gesù in mezzo a noi, dobbiamo acquistare una certezza nuova di quello che Gesù vuole fare per ognuno di noi.
Ognuno di noi deve richiamare alla mente che: per il suo battesimo, per la fede, per la forza che riceve – quando vuole – dalla santa eucaristia, è un figlio di Dio che: rispetto a tutte le creature, a tutti i valori, a tutte le grandezze, a tutte le ricchezze, a tutte le potenze, anche se è piccolo, anche se è bambino, anche se è una persona non considerata dagli altri, vale più di tutto, è più grande di tutto, sta a cuore a Dio più di tutto, sta al cuore del Figlio di Dio che è morto per ognuno di noi, che tanto ci stima, tanto ci ama, tanto ci apprezza.
Cari figliuoli e fratelli, se noi fossimo capaci di prendere coscienza di quello che Iddio, per mezzo del Figlio suo Gesù Cristo, ha compiuto e compie ogni giorno e vuole pompiere in ogni momento per noi, come sarebbe diversa la nostra vita! Comportarsi da figli di Dio! Avere coscienza della nostra grandezza e della nostra dignità! Rifiutare perciò di umiliarci dinanzi alle cose. Rifiutare di umiliarci dinanzi ai valori che possono anche essere stimati dal mondo. Tutto è nostro perché noi siamo figli di Dio!
Tutto deve essere per noi perché noi siamo figli di Dio, ma non sono figlio di Dio soltanto io. Non lo sono soltanto il vostro Arciprete e i vostri sacerdoti, non lo è soltanto qualcuno di voi perché ha studiato, perchè ha un posto nella società o perché è più ricco. Lo siamo tutti ugualmente, e tutti ad unico prezzo, che è il prezzo del sangue del Figlio di Dio fatto uomo morto per noi. Allora, se tutti siamo figli di Dio, pensate quale rispetto dobbiamo avere per tutti. Qui il discorso si fa molto impegnativo, diventa molto serio e anche difficile.
E’ la seconda volta soltanto che vengo a Motteggiana, un paese che si presenta bene, costituito appunto dalle vostre case che circondano un grande edificio, segno della storia, segno che un tempo c’era soltanto “uno” che comandava, c’era soltanto “uno” che disponeva di tutto e di tutti, c’era soltanto “uno” -per dire così- che aveva una casa vera, e tutti gli altri avevano una casa per modo di dire, e forse, quell’unico che aveva la casa andava in chiesa, e magari assoggettava la chiesa, e pretendeva – in questo modo- di essere il cristiano buono.
Non conosco ancora la vostra storia particolare. Perciò non so neppure chi poteva essere questo “uno”, ma so che: quando “uno” si mette al di sopra dei propri fratelli, quando “uno” trasforma i propri fratelli in mezzi o strumenti per il suo interesse, per il suo prestigio, per mettersi al di sopra di loro, cessa di essere cristiano perché non rispetta negli altri il figlio di Dio, perché non rispetta negli altri, quella dignità che è stata impressa a prezzo del sacrificio di nostro Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio fatto uomo.
Capite che cosa significa la presenza di Gesù in messo a noi? E’ un richiamo e non soltanto un richiamo. Gesù vuole essere a nostra disposizione perché realizziamo la nostra vocazione di figli di Dio, ci comportiamo – praticamente – da figli di Dio e da fratelli dei figli di Dio. Tutti uguali davanti a Dio! Si fa presto pronunciare queste parole. Si dice che tutti sono uguali davanti alla legge. Si dice che tutti i cittadini sono uguali davanti ai diritti e ai doveri. Si dicono tante altre cose e poi si fa come si vuole. Cosa si può fare per essere veramente tutti uguali? Non abbiamo questa capacità. Non è in nostro potere avere tanta forza, tanto coraggio, tanto spirito di dedizione da rispettare gli altri al punto da mettere gli interessi degli altri prima del nostro. Capite che è estremamente difficile? Gesù Cristo, ci porta questa grazia se entra veramente nella nostra vita, se entra veramente nella nostra esistenza.
Se Gesù entra veramente nella nostra persona, allora la grazia di Dio non è semplicemente avere il vestito bianco come quello delle vostre bambine questa sera, ma è avere un cuore generoso. Il cuore generoso, non è quello che portiamo nel petto. Il cuore che portiamo nel petto può diventare generoso quando è toccato dall’azione di nostro Signore Gesù Cristo, quando è vivificato dalla vita nuova che ci porta Gesù Cristo quando da questa vita nuova è trasformato e reso simile al cuore di nostro Signore Gesù Cristo. Di questo abbiamo bisogno.
Davanti a un mondo che si trasforma, davanti a un mondo dalle prospettive molto promettenti, se gli uomini non diventano più buoni “dal di dentro”, se gli uomini non progrediscono nella bontà del cuore, se gli uomini non acquistano questa capacità che può venire solo dalla del Vangelo, che può dare soltanto Gesù Cristo presente nel mistero eucaristico, i grandi strumenti del progresso porteranno, disagio, ingiustizie, disuguaglianze non porteranno un benessere autentico: che fa bene “dentro”, che fa bene nello spirito che fa bene ai pensieri e nel cuore e porta pace.
Allora accostiamoci a nostro Signore Gesù Cristo. Rinnoviamo la fede che vuole dire rinnoviamo il nostro cristianesimo. Miei cari, tutto si rinnova. Ma rinnovare il cristianesimo non significa andarlo a prendere sulla luna. Rinnovare il cristianesimo significa andarlo ad attingere da nostro Signore Gesù Cristo per diventare come Lui, e lo dobbiamo fare per noi e per i nostri fratelli.
Siete un piccolo gruppo di persone. Gesù vi direbbe: non abbiate paura piccolo gregge. Vi sentite pochi? No! Guardate che noi siamo destinati, – se accogliamo il Vangelo, – se accogliamo Gesù Cristo, – se ci accostiamo alla santa eucaristia, ad essere luce per il mondo; Siamo destinati ad essere fermento per quella pasta che sono i nostri fratelli perché i nostri fratelli hanno bisogno di vedere e di toccare con mano, di costatare – se quelli che vanno in Chiesa, – se quelli che vanno in processione – sono veramente “qualcuno” che è diverso dagli altri, non perché è più ricco, non perché è più potente, non perché è più sapiente, ma perché è più buono, perché è più generoso, perché è più altruista, perché vuole bene a tutti indistintamente, come Gesù Cristo .
Gesù Cristo è morto tra due ladri e a quello che si è rivolto a lui ha promesso: sarai con me in paradiso. Gesù Cristo non fa distinzione, Gesù Cristo non guarda se abbiamo la faccia bella o brutta, Gesù Cristo non fa caso al vestito più elegante o meno; Gesù Cristo ci guarda e ci riconosce come figli del Padre, e ci viene incontro e ci dà tutto se stesso perché noi realizziamo la nostra vocazione, perché noi diventiamo per i nostri fratelli, la luce che li porta tutti a Gesù Cristo, l’unico, vero, autentico, sincero salvatore di tutti gli uomini.
OM 147 Motteggiana 68 –
Domenica 29 Settembre 1968 Chiusura del congresso nel vicariato di S. Anselmo