18 novembre 1974 incontro con le religiose della diocesi
Celebriamo oggi la festa della edificazione della basilica dei Santi Apostoli Pietro e Paolo i grandi edificatori della Chiesa, e noi tutti con la più grande umiltà, che ci dà di avere, ci disponiamo alla continuazione, nella vita apostolica, della missione dei Santi Apostoli Pietro e Paolo i grandi edificatori della Chiesa di nostro Signore Gesù Cristo, che appunto volle edificare la Chiesa, cioè preparare un popolo santo per Iddio, un tempio di pietre vive che si edifica nello Spirito Santo.
Qui è richiamato lo spirito di servizio, qui si deve cercare sinceramente, serenamente, con impegno, di metterci al servizio- al nostro posto nella Chiesa -per l’edificazione della Chiesa. E’ nella Chiesa dove il popolo di Dio è chiamato a radunarsi a stare insieme per celebrare il memoriale del Signore, dove opera il Padre per mezzo del Figlio, sotto l’azione dello Spirito Santo, nella proclamazione della Parola di Dio, nella celebrazione dell’Eucaristia, nell’amministrazione dei Santi Sacramenti.
Voi religiose dovete essere nella Chiesa in mezzo al popolo di Dio, sotto l’azione dell’amore del Padre, del sacrificio di nostro Signore Gesù Cristo nell’azione dello Spirito Santo come si svolge concretamente nella Chiesa locale, nella comunità locale, in comunione con tutte le Chiese del mondo cui presiede la Chiesa di Roma.
Spirito di servizio nella Chiesa per l’edificazione della Chiesa. Dobbiamo liberarci da qualsiasi concetto individuale di vita cristiana e di vita religiosa: Iddio non volle salvare e santificare le persone isolatamente senza nessun vincolo tra loro, ma di loro volle costituire un popolo. Così dice il Vaticano Secondo. Rifacciamoci a tutto il piano di Dio che vuole radunare tutto e tutti e sottometterli a nostro Signore Gesù Cristo, perché si faccia un solo ovile sotto un solo pastore, perché si faccia un solo corpo di molte membra, secondo l’ultimo anelito di Gesù che conclude il suo insegnamento e la sua immolazione dicendo “Che siano una cosa sola.”
Edificare la Chiesa significa: edificare l’unità. Non semplicemente l’unione, non semplicemente l’organizzazione, non semplicemente la cooperazione. Queste sono le conseguenze che derivano dalla radice dell’unità. E l’unità si fonda, vive e si alimenta nella carità. E la carità a sua volta si attinge alla sorgente unica della Carità di Dio. Dio è Carità. Dio è Amore. Chi di voi ha qualche anno in più dell’infanzia e della giovinezza e della adolescenza,< sa come questa rivelazione dell’amore di Dio, si impone – da qualche tempo in qua – nella vita della Chiesa più che non per il passato.
L’amore di Dio!
…Che Dio è Padre,
…che Dio è nostro Padre,
..che Dio nostro Padre ci ha dato il Suo Figliolo,
…che il Suo Figliolo ci ha amato al punto di donare tutto per noi e
…che ci ha amato non quando eravamo giusti ma,
…che ci ha amato quando eravamo peccatori.
Allora la nostra carità deve alimentarsi alla Carità di Dio, all’Amore di Dio. Non dobbiamo pretendere di amare Dio senza l’amore di Dio. Mettiamoci ad amare Iddio perché Lui per primo ha amato noi. Rifacciamoci all’amore di Dio come ha fatto Gesù.
Nel breve passo del Vangelo leggiamo: “Congedata la folla salì sul monte solo a pregare, venuta la sera, Egli se ne stava ancora solo a pregare”. Vuol dire che Gesù non pregava soltanto di notte quando aveva tempo. Gesù congedava la folla e pregava anche di giorno. La preghiera, il colloquio con il Padre, la comunicazione con il Padre, l’ascolto del Padre e la comunione con il Padre è nostra vita. Non c’è nulla, e non ci deve essere nulla, che ci distolga da questa possibilità di raccoglimento, non ci deve essere nulla che tolga a noi la facoltà di dare a noi stessi il meglio del tempo per poi dedicarlo a Dio. Il meglio del tempo, è il tempo in cui siamo più riposati, non più stanchi, è il tempo in cui siamo più distesi, non più agitati.
E’ ora di avere il coraggio di essere convinti: –che non ci salviamo da noi stessi, –che il nostro apostolato non ha valore di per se stesso, –che il nostro valore conta nella misura in cui siamo uniti a Dio, –nella misra che portiamo il Mistero di Dio nella nostra vita –nella misura in cui siamo conformi a Cristo, –che abbiamo pochi anni a disposizione per essere associati al Suo Mistero. E di questi giorni Gesù ne sottraeva – il Vangelo non ci dice quanti, – all’attività apostolica,per passare le giornate e non solo le notti in preghiera. E’ importante notare come passava anche le giornate: “congedava la folla” e si raccoglieva a pregare.
Care sorelle, queste sono le cose più importanti che valgono, che costituiscono la vita della Chiesa e sono nella vita della Chiesa le espressioni più belle, più evidenti, più chiare, più significative della vita religiosa. Voi avete anche una responsabilità nei confronti delle vostre consorelle. State attente alle vostre responsabilità che non sono soltanto quelle di fare stare bene il corpo, non sono soltanto quelle di accontentare le Amministrazioni, sono anche quelle di amministrare bene il tempo delle vostre consorelle perché, abbiano la possibilità di pregare, di stare con Dio, distese e riposate.
Qualcuna dirà: – come si fa? – Bisogna avere il coraggio di farlo altrimenti, quando non attigiamo alla Fonte, dobbiamo subire tutte le conseguenze di una crisi della vita religiosa, come di una vita Sacerdotale.
OM 518 suore 74
18-11-74 Nella festa della Dedicazione delle Basiliche dei Santi Pietro e Paolo appostoli