Natale Pontificale 1981
Carissimi, buon Natale.
Sotto questa espressione, che andiamo ripetendoci vicendevolmente da questa notte, si cela un avvenimento, un mistero: il mistero del Figlio di Dio che si fa uomo: uomo bambino, uomo adolescente, uomo giovane, uomo maturo.
Maturo per compiere la sua missione e andare a morire in croce, poi a risorgere e ritornare in cielo presso il Padre.
Ma questa venuta del Figlio di Dio con noi, in mezzo a noi, non é un passaggio transitorio che si racchiuda in pochi decenni di vita.
E’ un mistero e la parola mistero non ci deve confondere.
E’ qualche cosa di nascosto, di inaudito, ma nello stesso tempo é espresso, manifestato.
Il Figlio di Dio si fa uomo, si fa bambino, morirà in croce, risorgerà, salirà alla destra del Padre per un fine e uno scopo ben preciso e tutti quelli che lo accoglieranno nella fede acquistino il potere di diventare figli di Dio.
Il Figlio di Dio si fa uomo perché i figli degli uomini possano diventare figli di Dio
E anche questa affermazione della fede non é una parola vuota.
Attraverso la storia di due millenni, ormai, della vita della Chiesa, questo frutto, questo dono é ben visibile appunto nella storia della Chiesa:
sono tutti quelli che si sono riconosciuti come figli di Dio e hanno vissuto da figli di Dio.
E in questo sono riconoscibili: perché vogliono bene ai fratelli.
Guardate, miei cari, fate caso, fate attenzione:
quelli che si sono professati figli Dio e hanno vissuto da figli di Dio,
dai santi canonizzati dalla Chiesa e dai santi ignorati formalmente dal mondo, –
hanno manifestato la loro prerogativa di figli di Dio perché sono vissuti, hanno operato da fratelli con gli uomini.
Fratelli per il rispetto,
fratelli nell’amore,
fratelli nella donazione,
fratelli nella testimonianza.
Gesù bambino é vivo in ognuno di questi operatori di umanità, di civiltà, dei tesori più preziosi per la umanità.
L’umanità che ha bisogno di pace e il messaggio della pace é spuntato sulla grotta di Betlemme, ma si é ripercosso durante tutta la storia della Chiesa, nella vita dei credenti, nella vita dei santi che furono degli edificatori di pace.
L’uomo ha bisogno di giustizia. Quante ingiustizie nel mondo.
E il bambino nato a Betlemme é il giusto, colui che porta la giustizia nel mondo, colui che porta la grazia, la forza, il coraggio di essere operatori di giustizia tra gli uomini.
Soprattutto dal bambino Gesù che morirà in croce, risorgerà e ritornerà al Padre, viene quest’altro frutto: il frutto dell’amore.
Dietro quel bambino c’é un Padre che é Dio, ed é infinitamente buono al punto di darci questo bambino per la nostra salvezza.
Nel cuore di questo bambino c’é l’amore, un amore grande che si può esprimere solo col dono della sua vita inchiodata sulla croce. Quanto amare! Nessuno ama tanto come chi é disposto a dare la sua vita per la persona amata.
E Gesù ha fatto così.
E Gesù ha voluto che i suoi si distinguessero nel mondo per questa prerogativa di volersi bene a vicenda.
Volersi bene a vicenda perché siamo tutte creature di Dio,
perché siamo figli di Dio, dello stesso Padre,
perché abbiamo un unico animatore nei nostri cuori che é lo Spirito Santo che ci é dato dal battesimo e dalla cresima, che ci é alimentato dal sacramento della riconciliazione e della eucarestia.
Diventare sempre più capaci di voler bene!
O miei cari non vi pare che questa parola che sgorga dalla grotta di Betlemme in mezzo a tanta povertà e umiltà e dolcezza e carità, non sia la parola di cui ha bisogno il mondo oggi?
Io non faccio nessun accenno particolare, lascio a voi la considerazione.
Il mondo non ha bisogno di maggiore scienza, di maggiore tecnica, di maggiore benessere economico.
Il mondo ha bisogno di cuore,
il mondo ha bisogno di amore,
il mondo ha bisogno di essere amato,
il mondo deve amare.
Tutte le altre sono soluzioni che vengono dagli uomini sono soluzioni incomplete anche quando raggiungessero i loro fini migliori.
O miei cari, nel giorno di Natale prendiamo coscienza che la salvezza ci viene da Gesù Cristo, dalla sua grazia, dalla sua parola, dal suo amore.
E facciamo un proposito.
I bambini che vi fanno gli auguri, che fanno gli auguri a noi adulti, ci promettono di essere più buoni. Sarà come sarà! Noi che non siamo più bambini, che abbiamo il dovere e la capacità di essere responsabili, deponiamo dinnanzi a Gesù bambino il nostro proposito di rivolgerci a lui, di credere a lui, di dare credito a lui, di rimetterci al suo vangelo per migliorare noi stessi, per migliorare la vita nel mondo.
Buon Natale, miei cari. La nascita di Gesù bambino, la nascita di una creatura nuova, di una creazione nuova della nostra persona, siano i frutti di questa celebrazione.
Noi andremo avanti nella celebrazione con il dono della Eucarestia.
Gesù presente e vivo vuole unirsi a noi spiritualmente o sacramentalmente per essere la nostra energia, la nostra forza di persone veramente umane che vogliono bene.