Tricesimo,Udine,13-17 novembre,1974
Il disegno del progetto del Padre, lo troviamo evidentemente nel Figlio. Di Gesù avremo occasione di parlare ancora. Questa sera vi presento alcuni punti secondo i quali risaltano i lineamenti fondamentali della persona e della missione di nostro Signore Gesù Cristo.
Ad essere preparati sarebbe molto opportuno in questa meditazione richiamare quei punti che la cristologia moderna, quella valida, quella positiva ha posto in evidenza e che sono molto preziose. Io cercherò di dire qualche cosa di molto comune ma che servirà, sempre per l’azione e la grazia dello Spirito Santo, a guidarvi verso l’apertura, la visione, la disponibilità al progetto che il Padre concepisce per noi, per i nostri fratelli, per il mondo intero.
Gesù definisce se stesso dicendo: “Io sono la via, la verità, la vita”.
Io sono la via.
Abbiamo sempre presentato Gesù come un esemplare di vita. E’ veramente l’esemplare di coloro che sono in lui e per lui e con lui, figli del Padre. Come la schiava o come l’ancella tiene d’occhio le mani della sua padrona per eseguire le sue volontà, così il Figlio, Gesù tiene fisso il suo sguardo alla volontà del Padre per compierla fino all’estremo.
Entrando nel mondo, dice la lettera agli ebrei, non hai più voluto olocausti e vittime, mi hai dato un corpo, mi hai dato una realtà umana, sono diventato uomo, ecco Padre vengo per fare la tua volontà: una volontà di amore verso il mondo: una volontà di amore verso gli uomini che Gesù compie perché ama il Padre.
In questo mi pare consista l’esemplarità della persona, della vita, della condotta, del comportamento di nostro Signore Gesù Cristo. Egli si dona ai fratelli perché ama. Poiché ama i fratelli egli fa tutta la volontà del Padre. Perché conosca il mondo che io amo il Padre, ecco, io offro la mia vita per il mondo. E’ un unico amore, che egli condivide, partecipa, vive, realizza, che parte da Dio e si riversa sugli uomini.
Oggi c’è un pericolo che contiene un errore, da un punto di vista cristiano. Si dice che, basta amare gli altri, basta essere per gli altri per realizzare il cristianesimo. Bisogna vedere come si intende questo essere per gli altri, questo donarsi agli altri, questo dare se stessi per gli altri. Noi dobbiamo dare tutto il rispetto a coloro che, essendo in situazioni che noi neppure immaginiamo, offrono al mondo questo esempio. Non lo voglio chiamare spettacolo. Dobbiamo classificare queste persone tra coloro che indubbiamente aprono strade nel mondo, segnano dei solchi nella storia della vita del mondo, ma dobbiamo guardarci dal canonizzarle. Non per sminuire la loro opera, ma per collocarla al giusto posto.
Penso che ci sarebbero ben dei cattolici e anche dei preti e dei frati disposti a mettere una aureola a Salvatore Aliende. Non ci può essere un amore autentico, vero, se non salva il mondo in tutte le sue dimensioni e non semplicemente in quelle umane. Ha fatto impressione quando Aliende ha dichiarato che egli non voleva liberare l’uomo soltanto dalle difficoltà economiche, ma voleva procurargli una dignità e non lottava soltanto per i valori economici ma anche per i valori morali umani.
Ma l’uomo oltre i valori umani, ha bisogno di un’altra salvezza. Allora ha bisogno di un altro Salvatore. Allora ha bisogno di un altro amore che sgorga dalla sorgente stessa dell’amore, che è l’amore di Dio. Perché questo amore per gli uomini sia possibile, deve attingere all’amore di Dio. Già in più di una occasione del nostro breve stare insieme, mi pare che sia emersa la necessita di unione di vita con Dio nella preghiera, di una vita interiore molto intensa per essere autenticamente cristiani.
Gesù è il nostro esemplare. Gesù è prototipo del progetto che vuole compiere il Padre in questo senso: Gesù ama il Padre e per amore del Padre, dona tutto se stesso ai fratelli. E’ chiarificante ciò che dice Gesù quando lava i piedi agli apostoli. Intendete quello che vi ho fatto. Voi mi chiamate maestro e signore. Dite bene perché lo sono. Se dunque io ho lavato i piedi a voi, io signore e maestro, dovete anche voi lavarvi i piedi l’uno l’altro. Io, infatti, vi ho dato l’esempio affinché come ho fatto io facciate anche voi.
E Giovanni introduce questo episodio nella celebrazione della pasqua con quelle parole: prima della festa di Pasqua, sapendo Gesù che era venuta la sua ora per passare da questo mondo al Padre, amando i suoi che erano nel mondo li amò fino al segno supremo. Era la sua ora. Era l’ora di mostrare il suo amore verso il Padre e quindi consumare il suo amore verso i fratelli.
Gesù verità.
S’intende che Gesù non è la verità astratta e non è neppure un maestro che insegna delle verità. Se avete fatto caso alla grande, meravigliosa, forse più innovante costituzione del concilio: la Dei Verbum, solo una volta -forse per un lapsus- parla di verità, altrimenti, presenta il complesso della Rivelazione come evento composto di parole e di fatti. Di parole e di eventi! Di parole che sono eventi e di fatti che sono parole. Gli uni e gli altri si illuminano a vicenda e dicono tutta la volontà di Dio, e dicono tutto ciò che Dio vuole essere per gli uomini.
Si intrattiene con essi come con amici. Li rende partecipi della sua vita. Li introduce nella comunione di vita con sé. Questa è la verità. Quindi Gesù nella sua persona ci rivela la verità. Quindi Gesù nella sua persona ci rivela una partecipazione unica e singolare di vita con il Padre. Quindi Gesù nella sua persona ci rivela una partecipazione unica e singolare alla natura del Padre, alla esistenza del Padre. Quindi Gesù nella sua persona ci rivela una comunione unica e singolare con il Padre, con i fratelli e con tutte le creature.
E’ in questa comunione -noi diciamo verità- che Gesù Cristo ci introduce
E’ in questa partecipazione della divina natura, che Gesù Cristo ci introduce
E’ in questa partecipazione della vita di Dio che Gesù Cristo ci introduce.
“Nessuno viene al Padre se non per mezzo mio”. Ma, non è andare al Padre come si va verso una persona sia pure grande, per esprimere la propria dipendenza, la propria soggezione, il proprio nulla. E’ un andare al Padre,come il Padre viene verso di noi col comunicare tutto se stesso. E’ un andare al Padre con la vita di fede, per mezzo della quale, non soltanto intellettualmente ma con la totalità della nostra persona e del nostro comportamento e di tutta la nostra esistenza, entriamo nel disegno del Padre. E’ un andare al Padre che vuole introdurci nella sua vita stessa.
Questa è la profondità del mistero di cui Gesù. Questa è la Rivelazione a cui Gesù toglie il velo perché tutto sia chiaro come in un riflesso. In un riflesso perché faccia a faccia lo vedremo soltanto quando saranno compiuti i tempi. Quindi, la verità cristiana, la Rivelazione di nostro Signore Gesù Cristo ha l’aspetto di un mistero, di una verità che va oltre ogni possibilità di essere speculata, sistematizzata dalle nostre intelligenze e dai nostri sistemi. La Rivelazione cristiana non è oggetto di speculazione ma di contemplazione.
E’ un sole i cui raggi benefici ci vivificano, la cui energia ci corrobora se noi siamo esposti a questo sole in un atteggiamento, ripeto, non di speculazione ma di contemplazione, di apertura nella contemplazione, che è un fatto normale di vita cristiana perché coincide con l’azione dello Spirito Santo, che ci è stato dato proprio perché ci introduca in tutta la verità, che possiamo leggere con gli occhi, udire con le orecchie, ma intendere soltanto per una grazia.
Ecco perché, la lettura della parola del Signore e lo studio della parola del Signore debbono essere preghiera e la preghiera non può essere preghiera cristiana se non è ascolto, se non è approfondimento e contemplazione della parola del Signore. Ecco perché, Paolo nella lettera agli efesini prega perché ci sia data questa intelligenza della profondità, della altezza, della larghezza, della lunghezza del mistero nascosto.
Acquistare il senso del mistero.
Noi siamo stati abituati a trattare la Divina Rivelazione come una filosofia, ne abbiamo fatto delle tesi e le abbiamo dimostrate. Non dico che questo sia tutto vano, ma è tutto male se ci limitiamo soltanto a questo, ed è tutto male se nell’esercizio del nostro ministero ci presentiamo con elementi di persuasione umana, con dei bei discorsi architettati secondo tutte le regole antiche o moderne della retorica e della psicologia e non nella manifestazione della forza dello Spirito che opera in noi. Gesù è vita.
OM 719 Udine 74