Incontro con i sacerdoti
Dobbiamo credere che il Cristo, con tutta la ricchezza di beni che ha disposto per la nostra persona e per il compito che ci affida in questa vita, ci viene incontro per stare con noi in un modo del tutto singolare in queste brevi ore di raccoglimento.
Facciamo in modo che siano davvero delle ore di raccoglimento. Ognuno faccia ricorso alla sua fede, prima di tutto, e al suo senso di responsabilità per dare il proprio apporto affinché ci sia questo raccoglimento anche esteriore e poi si impegni per proprio conto a stare alla presenza di Dio, di fermarsi col nostro Dio che, come si esprime il libro sacro ripreso dal concilio, vuole intrattenersi con noi come con degli amici per rivelarci i segreti del suo cuore, che sono poi i motivi fondamentali della nostra speranza, quindi della nostra esistenza e della nostra attività.
Insisto su questo elemento del nostro ritiro, perché intanto è ritiro in quanto è raccoglimento; intanto è ritiro in quanto stiamo con Qualcuno che non è il nostro io con tutti i suoi pensieri, con tutte le sue preoccupazioni, le sue agitazioni, i suoi problemi. Né qualsiasi altro. Soli con Dio solo! Scusate se insisto perché ci sia quest’elemento indispensabile per il nostro ritiro.
Iddio ci viene incontro. Possiamo dire che, ci viene incontro in un modo del tutto singolare proprio perché si avvicina una celebrazione dell’anno liturgico dedicata appunto all’avvento del Signore. Ricordiamo, come abbiamo ricordato altre volte, che il Dio della nostra fede non è il Dio che cerchiamo con il nostro intelletto o con i nostri sforzi, ma,è il Dio che viene incontro all’uomo. E’ Dio che viene alla ricerca dell’uomo.
Pensiamo: è Dio che in questo momento e in ogni istante della mia esistenza, con tutta la forza del suo amore non cessa di essere rivolto verso di me, per raggiungermi e per fare di me ciò che gli ispira il suo amore sapientissimo. Questa è la realtà di ogni istante della nostra esistenza.
Iddio viene per stabilire il suo regno, per mezzo di Gesù Cristo che entra nella storia degli uomini, nella realtà di una natura in tutto simile alla nostra, senza il peccato ma che porta tutto il peso del peccato: tutto il peso della separazione da Dio e tutto il peso delle divisioni che ci sono in mezzo agli uomini. Gesù Cristo viene per essere la nostra riconciliazione con il Padre e la nostra riconciliazione con i fratelli. Questo noi ricordiamo, questo noi celebreremo, a questo noi ci prepariamo.
Il fatto storico della venuta di nostro Signore Gesù Cristo, che è l’espressione più vera più completa e che va al di là di ogni aspettativa umana, è il fatto storico della venuta di Dio in mezzo a noi e non è semplicemente un ricordo storico. E’ un avvenimento consegnato alla storia di tutti i tempi. Il primo Adamo, l’uomo vivificato da Dio, è morto. L’ultimo Adamo, Gesù Cristo, è Spirito vivificante. Allora tutto ciò che Egli è stato ai tempi della sua vita mortale, ai tempi della sua presenza anche visibile su questa terra, lo è in ogni momento per il mondo, per la sua chiesa, per noi.
Noi veramente abbiamo bisogno di sostare e pregare nello stesso senso con cui pregava san Paolo per i cristiani della chiesa di Efeso – si suppone – affinché il Dio di nostro Signore Gesù Cristo, il Padre della gloria vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per meglio conoscerlo e illumini gli occhi del vostro cuore perché comprendiate quale meravigliosa speranza sta dinanzi a voi, è a vostra disposizione, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità riservata a voi tra i santi e quale è, verso di noi che crediamo, la smisurata grandezza della sua potenza che si manifesta nella efficacia della sua forza vittoriosa.(…)
Io mi sono trovato in vero imbarazzo quando ho dovuto preparare questo incontro. Questi incontri dei ritiri spirituali sono stati preceduti dagli incontri di vicariato per motivi di visita pastorale, da altri incontri con voi personalmente e anche con i miei fratelli nell’episcopato. Mi pare che dovunque ci sia un certo senso di smarrimento e di sconforto. Se non stiamo attenti ci prende una tristezza grave come quella che accompagnava i discepoli di Emmaus, quando pensavano che ormai fosse tutto finito.
Possono essere certamente degli stati d’animo in cui uno viene a trovarsi. Mentre cercavo, dinanzi alla mia mente ci stava come un muro. Mentre cercavo, dinanzi a me non si è aperto niente altro che il tesoro della ricchezza che ci offre Dio nel mistero di salvezza che vuole operare per noi e che vuole operare per il mondo, quindi la convinzione, la certezza, il conforto, la sicurezza: che una salvezza c’è, che una via di uscita c’è, che una risoluzione c’è ma, la dobbiamo cercare in Dio che ci fa toccare con mano di essere l’unico nostro salvatore.
Di conseguenza viene la necessità che noi prendiamo contatto con questo Dio della nostra salvezza, per scoprire chi è, attraverso ciò che fa, e attraverso ciò che vuole fare per ognuno di noi. La nostra persona, così come è con le sue impressioni e con i suoi stati d’animo, sotto l’azione dello Spirito Santo si apra alla intelligenza, alla comprensione di quanto Dio vuole farci intendere, di quanto Dio opera per noi. Ripeto un pensiero che ritorna sempre e che deve sempre ritornare: noi siamo quello che siamo, la chiesa è quello che è, i nostri fratelli sono quello che sono, ma c’è l’iniziativa di Dio, c’è Dio che si muove indipendentemente dalla nostra incapacità, dalla nostra ignavia, dalla nostra resistenza, dal nostro abbandono.
E’ lui che viene verso di noi. Non lascia a noi l’impresa di entrare nel suo regno. E’lui il suo Regno. E’ Lui con la sua azione che viene in mezzo a noi, che entra nella nostra vita, nella nostra attività, nella nostra azione con la sovrana potenza che ha dimostrato in Gesù Cristo. Con la stessa potenza, con la stessa efficacia della sua forza vittoriosa è accanto a noi, ci appartiene dal momento che egli ce la offre con l’insistenza di un amore paterno misericordioso, tenero, infinito, onnipotente, perché il suo dono sia accolto da noi. L’accoglimento di questo dono opera la nostra salvezza e ci mette in condizione diventare strumenti di salvezza per i nostri fratelli nella chiesa, per il mondo.
Questo Dio per noi, ci appartiene: “io sono il tuo Dio”
“tu sei il mio popolo”
“io sono il tuo Padre, tu sei il mio Figlio”
“io sono il tuo sposo tu sei la mia sposa”
Sono le espressioni usate da Dio nel rivelare ciò che egli vuole essere per noi, che ci dicono non tanto che noi siamo di Dio, quanto piuttosto:
che Dio è per noi a nostra disposizione,
che Dio è il nostro Dio,
che Dio è l’oggetto del nostro possesso,
che Dio ci appartiene.
Se Dio è con noi, se Dio è nostro, se Dio è a nostra disposizione chi potrà essere contro di noi, contro la nostra salvezza, contro la salvezza del mondo? Soltanto che, la salvezza nostra, la salvezza del mondo, non dobbiamo cercarla altrove.Dobbiamo cercarla qui. Che cosa fa questo Dio che ci viene incontro per stabilire il suo regno in noi? Ci dona se stesso. Ci dona la partecipazione della sua natura.
Siamo abituati ad espressioni come questa ma, la verità non è quella che raggiunge la speculazione della nostra intelligenza. La verità è quella che, in qualche modo, intuisce la forza della nostra fede illuminata dallo Spirito Santo, quindi è un dono di Dio per mezzo del quale comprendiamo ciò che Dio è per noi e ciò che Dio stesso fa per noi. Comprendiamo che Dio ci rende partecipi della sua natura, ci fa compiere un salto di qualità nella nostra persona, nel nostro essere, nella nostra natura e ci porta al livello della sua stessa natura, per introdurci nella sua esistenza e stabilire una comunione di vita con noi.
Comunione di vita con Dio! Avere una vita in comune con Dio! Avere una vita alla quale partecipiamo anche noi come partecipa il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo in un modo del tutto misterioso e inconcepibile ma garantito e vero! Partecipare alla esistenza di Dio, avere in comune l’esistenza di Dio, comunicare con Dio, sono i tesori di gloria, l’eredità che Dio riserva ai santi, a quelli che santifica attraverso l’azione che egli compie a nostro favore per mezzo del Figlio suo diventato nostro fratello.
Gesù Cristo che muore in croce e toglie la radice della divisione che ci separa da Dio e che ci separa tra noi, ci riconcilia con il Padre, con il Figlio, con lo Spirito Santo e tra noi a prezzo del suo sangue. L’amore di Dio non è uno scherzo. Quante volte l’abbiamo sentito e ripetuto! L’amore di Dio è una cosa terribilmente seria come è terribile e tremenda la morte di nostro Signore Gesù Cristo.
E’ attraverso questo dolore che noi siamo rigenerati, che noi entriamo a far parte della famiglia dei figli di Dio. E’ attraverso questa rigenerazione che, nel tempo, nella chiesa è operata per l’azione simbolica dell’acqua in cui agisce realmente lo Spirito Santo, noi siamo costituiti figli di Dio. Noi siamo già figli di Dio e non sappiamo ancora quale sarà la conseguenza di questa prerogativa, frutto del dono dell’opera di Dio.
Figli di Dio. Questo fatto rivoluziona tutti i nostri rapporti con Dio ma anche tutti i nostri rapporti con i nostri fratelli, i quali sono come noi chiamati ad essere figli di Dio, < i quali sono come noi “segnati”, quindi come noi figli di Dio a un livello di vita nuova, frutto dell’amore traboccante di Dio. Non credo che sia il caso di insistere oltre su questo aspetto nodale, centrale, essenziale della vita cristiana che non è invenzione della fantasia e neppure conseguenza di una aspirazione del cuore, ma la meraviglia dell’amore di Dio per noi, per ogni uomo che viene in questo mondo, quindi per tutti i nostri fratelli.
Indubbiamente questo non cade sotto l’esperienza dei sensi, questo non è controllabile con mezzi umani, questo non è neppure esprimibile con categorie umane, questo è un dono di Dio che si comprende per il dono di Dio, per il dono della fede. E’ una cosa grande, stupenda, meravigliosa. Questa è la vita cristiana. Non è qualche cosa d’altro.
Gesù Cristo è venuto nel mondo per questo:
per essere la remissione dei peccati per mezzo del suo sangue,
per essere lavacro di rigenerazione per cui diventiamo figli del Padre,
per essere il primogenito di questa moltitudine di fratelli che partecipano alla sua vita, alla sua esistenza e alla natura del Padre.
In un modo singolare e distinto – si capisce!- dal suo, ma fino a che punto è distinto? Siamo nel mistero. Ammettiamolo. Ma siamo anche in una grande realtà. Siamo figli di Dio. Non di nome ma di fatto, Dio è nostro Padre. Ora, tutto questo che Dio ha fatto, che Dio prepara per noi:
– è per il mondo,
– è il tesoro della chiesa,
– è il tesoro che sta nelle nostre mani,
– è ciò che specifica la natura della chiesa,
– è ciò che specifica la nostra natura di cristiani,
– è ciò che specifica la missione della chiesa,
– è ciò che specifica la nostra missione nella chiesa,
– è ciò che specifica il nostro ministero sacerdotale.
Entriamo questa sera in questo punto particolare dell’identità del nostro ministero che coincide con l’identità del cristianesimo, che è tutto questo che abbiamo detto e non un’altra cosa.
Tutto il resto:
la liberazione integrale dell’uomo,
la giustizia nel mondo,
il progresso nel mondo,
la dignità della persona,
la libertà della persona e i suoi diritti, sono delle conseguenze che non possono stare senza queste premesse. Il mondo -ecco l’obiezione – non capisce queste cose e i giovani non le vogliono sentire. E noi siamo veramente preoccupati di raggiungere una convinzione a riguardo di ciò che Dio vuole fare per l’uomo, al di là di tutte le problematiche umane?
Non è detto che Dio sia indifferente alle problematiche umane, ai problemi degli uomini, ma il suo punto di partenza, e il suo punto di arrivo, e il tragitto tra questo punto di partenza e il punto di arrivo è:
ciò che Lui é per l’uomo
ciò Lui fa per l’uomo,
ciò che Egli è insieme all’uomo
Mai l’uomo senza Dio, e mai Dio senza l’uomo dal momento che Dio fa tutto queste cose stupende e meravigliose per l’uomo!
Io mi chiedo, noi dobbiamo chiederci insieme, se c’è la preoccupazione di offrire a noi stessi queste realtà, per la consolazione della nostra esistenza, a conforto della nostra speranza, a sostegno della motivazione della nostra vita. Mi chiedo se queste realtà ci sono veramente famigliari.
Mi chiedo se il nostro cuore si appoggia sulla realtà che il Padre del Signore nostro Gesù Cristo, attraverso il dono di Gesù Cristo che muore in croce per la nostra salvezza, vuole essere il nostro Padre.
Mi chiedo se il nostro cuore si appoggia sulla realtà che il Padre per mezzo dell’azione dello Spirito Santo, opera in noi quella trasformazione,
quell’arricchimento senza limiti che dimostra l’efficacia della potenza del suo amore.
Mi chiedo se abbiamo veramente il coraggio di ancorare la nostra esistenza e il nostro ministero su questa realtà, sulle motivazioni che derivano da questa realtà e sulla fiducia della forza di questa realtà di essere operanti in noi.
Mi chiedo se abbiamo il coraggio di staccarci da tutto, di sbarazzarci di tutto, di liberarci anche di certi mezzi che potrebbero sembrare propri di una vita spirituale cristiana, ma che di fatto non lo sono, per mettere in questa verità tutta la nostra fiducia, tutta la nostra speranza e tutta la nostra gioia.
Scusate: è tanto umano avere certe preoccupazioni: e cioè di preoccuparmi davanti a voi, di dirvi all’incirca sempre le stesse cose, ma sento di dover superare queste preoccupazioni. Non importa se sono cose ripetute, non importa se su queste cose ripetute si può esprimere il giudizio di cose astratte, di cose non adatte per noi, di cose non utili per la nostra chiesa. Vediamo insieme se non è questo che Dio è per l’uomo, se non è questo che Dio fa per noi, se non è questo che Dio vuole che facciamo, insieme a lui, per i nostri fratelli.
Se possiamo dare solo dei dubbi su qusti punti, allora le cose diventano veramente serie. Tragiche direi. Ma se non possiamo sollevare dubbi su questi punti, non è detto che quello che viene dopo e di conseguenza, sia molto chiaro o molto facile. Tutt’altro ma, intanto garantiamo per noi e per i nostri fratelli, quanto vi è di più sicuro in ciò che Dio è in se stesso e conseguentemente ancora per noi perchè egli, per dire in modo assurdo, non è per se stesso, è per noi e lo vuole con tutta la forza e la potenza del suo amore.
OM 515 sacerdoti 74